Concerto con Maria Pia De Vito e Huw Warren “DialeKtos”

Isola di San Giorgio Maggiore, Auditorium "Lo Squero", Venezia
plus MAR, 17 2018
In occasione del  Convegno internazionale di studi The Female Voice in the Twentieth Century: Material, Symbolic and Aesthetic Dimensions  sabato 17 marzo all’Auditorium ‘Lo Squero’ alle ore 18:00.
si terrà un concerto con la  cantante Maria Pia De Vito, accompagnata dal pianista Huw Warren.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti.
Non è richiesta la prenotazione.

Maria Pia De Vito e Huw Warren “DialeKtos”
Il progetto “Diálektos” testimonia l’incontro musicale straordinario tra la Maria Pia De Vito e il pianista e compositore inglese Huw Warren. Da sempre attratta dalle infinite possibilità sonore della voce, Maria Pia De Vito inizia molto giovane le sue sperimentazioni partendo dai gruppi di ricerca sulla musica etnica arrivando successivamente al jazz europeo contemporaneo, incontrando sulla sua strada l’elettronica, danzatori, poeti, artisti visivi.L’incredibile versatilità, creatività e sensibilità unite alle straordinarie doti vocali fanno di Maria Pia De Vito una delle più raffinate e emozionanti vocalist contemporanee. Vincitrice di numerosi premi in Italia ed
all’estero,ha collaborando con musicisti tra i quali John Taylor, Ralph Towner, Norma Winstone, Joe Zawinul, Rita Marcotulli, Enrico Rava, Steve Swallow, Jim Black, Guinga . Registra nel 2013 per la prestigiosa etichetta ECM l’acclamato Il Pergolese, un lavoro tra il settecento napoletano e l’improvvisazione libera, e nel 2017 “ Core Coração “,omaggio alla grande musica brasiliana d’autore tradotta in napoletano , con la collaborazione e la presenza di Chico Buarque de Hollanda Pianista e compositore inglese, Huw Warren è un artista riconosciuto per la sua originalità e per la carica innovativa( premio BBC per l’innovazione e la
ricerca) Il suo approccio versatile, passionale, innovativo al pianoforte non conosce confini, essendo capace di attraversare tutti gli stili musicali. Collabora con musicisti della scena New Yorkese , come Mark
Feldman, Theo Blackmann, Jim Black, e il suo disco Quercus, con June Tabor e Iain Ballamy, pubblicato da ECM, ha avuto un enorme successo di critica e pubblico internazionalmente. Due artisti con una forte personalità e con il desiderio di intraprendere nuovi percorsi musicali hanno deciso di mettere
insieme la loro vasta esperienza compositiva e improvvisativa in un progetto in cui cui creatività vocale e linguistica (il dialetto napoletano unito alle composizioni originali di Warren o come traduzione di lavori di grandi autori brasiliani, come Chico Buarque , Egberto Gismonti , Guinga) e infinite possibilità di dialogo si uniscono a sorprendenti invenzioni pianistiche.
“l’aspetto di maggior rilievo sta proprio in questa sintesi artistica tra musica colta, vitalità dell’improvvisazione, radici popolari e tratti avanguardistici che si fondono in un tessuto equilibrato, in una ricetta a dosaggio perfetto in grado di soddisfare mente e cuore; l’impasto non è mai astratto e distante”(Vittorio Formenti)“Se c’è un’artista di cui è difficile prevedere la prossima mossa, come per i più audaci jazzisti della storia, questa è Maria Pia De Vito. Al centro del suo progetto, da anni, si colloca la possibilità di sperimentare alleanze, adesioni, coerenze con altri soggetti.(pianisti, percussionisti, cantanti, violoncelli, sei corde, installazioni, opere d’arte, parole a fiumi, clavicembalisti, il rock, Joni Mitchell, l’underground, il barocco), per ciascuno dei quali ha senso e necessità la costruzione non tanto di un linguaggio, ma almeno di una sintassi,
una serie di istanze espressive che ne permettano la realizzazione stessa,senza generare il caos, o peggio, la dispersione. Un ventaglio di forme delle quali l’artista napoletana riesce a tenere il filo e non soltanto in virtù di una naturale disposizione al dialogo e al confronto, quanto di una innata capacità nel
parlare i più svariati dialetti musicali, In questo nuovo disco, che a prima vista sembra un riassunto di esperienze già affrontate (il duo piano-voce, l’uso della lingua napoletana, il mèlos complessivo), la mossa audace, quella che non ti aspetti, e che rischia di sgretolare la tua difesa, è che tutto il materiale è
rivisto, riprocessato alla luce di tutti i dialetti già imparati, parlati e dimenticati. Nel pieno di una maturità vocale unica, Maria Pia rischia sul piano dell’intesa immediata, naturale, quasi sovrannaturale con Huw Warren (non parlano, i due, e si capiscono, come gli innamorati di cui racconta la storia la struggente “Allirallena”); e il pianista inglese-geniale: se non conoscete i suoi lavori solistici, procurateveli- di suo ci mette la velocità nell’organizzare attacchi e contrattacchi. Come uno scacchista altrettanto bravo, misura le sue strategie su quelle dell’avversario, le avvolge, e quando serve le ribalta, sgretolandole con la sicurezza di chi sembra passare lì per caso. Non è un caso, invece, che questo disco suoni come un ur-dialetto di tutte
le lingue di Maria Pia De Vito, tutte quelle lingue che confinano con il volo degli uccelli e il battito del cuore, (Vincenzo Martorella – jazzit 2008)