Dentro l’urne confortate di pianto. Antonio Canova e il Monumento funerario di Maria Cristina d’Austria

Si pubblica qui il testo della conferenza tenuta il 26 febbraio 2003 al Piccolo Teatro di Milano su invito del FAI.

«È un nuovo genere di bellezza in scultura» osservava Dominique Vivant Denon dopo aver visto il monumento nel 1809, emozionatissimo: «È la prima volta che un marmo mi ha commosso fino alle lacrime». Siamo sulla medesima lunghezza d’onda dei Sepolcri foscoliani: «All’ombra dei cipressi e dentro l’urne confortate di pianto». Ardita è l’ideazione di quel rettangolo nero, al quale s’appressa per prima una giovinetta, segno dell’ineluttabilità del destino: occorre arrivare forse ai tagli sulla tela di Lucio Fontana per trovare qualcosa di analogo e di altrettanto originale. È quella presenza che dà significato al tutto, che giustifica quella componente patetica, quel parlare al ‘cuore’, come già i contemporanei rilevavano. Neoclassico? Romantico? Etichette inadeguate. Il Monumento funerario di Maria Cristina d’Austria, il capolavoro di Antonio Canova eseguito fra il 1798 e il 1805, si rivela passaggio imprescindibile della scultura moderna, tanto da poterlo considerare incunabolo dell’età contemporanea nelle arti figurative, al pari delle creazioni dell’ultimo Mozart e del Beethoven dell’Eroica in campo musicale.