L’altare di Isenheim. Mathis Grünewald pittore della Morte e della Resurrezione

«È la faccia del dolore, dell’angoscia, della morte. L’impatto è sconvolgente, fin dal primo sguardo. La Crocifissione è un culmine tragico dell’arte occidentale: uno di quei capolavori che rendono difficile il discorso critico, giacché sono nati proprio su quel limite in cui la parola esaurisce la possibilità di comunicare. Visioni generate dal silenzio e nel silenzio, la loro realtà s’invera tutta nell’evidenza flagrante dell’immagine».

Il volumetto contiene il testo della conferenza tenuta da Adriano Mariuz all’Ateneo San Basso a Venezia il 2 aprile 1987. Si è scelto di non apportare alcuna modifica o integrazione allo scritto, per lasciargli il tono colloquiale voluto dall’autore: sicuramente uno degli elementi di fascino di questa dissertazione, come dell’altra sull’Adorazione dei pastori di Tintoretto, pubblicata nel 2010, e ora ristampata in seconda edizione. Sarà una scoperta per molti accostarsi a una delle creazioni artistiche più commoventi dell’arte occidentale
– l’altare di Isenheim, un capolavoro ancora poco conosciuto ai più – e a un pittore grandissimo, Mathis Grünewald. Adriano Mariuz (1938-2003) ha insegnato Storia dell’arte moderna all’Università di Padova. Formidabile conoscitore, specialista di pittura veneziana del Settecento, ha dato fondamentali contributi su Giambattista e Giandomenico Tiepolo (raccolti nel volume, pure curato dall’Istituto di Storia dell’Arte, Tiepolo, Cierre edizioni, 2008).