Piccio. Tutta la pittura e un’antologia grafica

Da Istituto di Storia dell'Arte

Renzo Mangili

Piccio. Tutta la pittura e un’antologia grafica

Lubrina editore, Bergamo, 2014

L’impeccabile e documentatissima monografia di Renzo Mangili su Giovanni Carnovali detto il Picio, in linea con la tradizione dell’Istituto di Storia dell’Arte, orientato a preservare metodo e prassi di una solida ricerca scientifica, ha il pregio di ripercorrere la produzione dell’umbratile e geniale pittore lombardo, sottratto dalle brume dell’oleografia romantica di un “ribellismo” di maniera e ricondotto storicamente nella complessa trama della pittura italiana del XIX secolo, tra storicismi di stampo accademico, con la coda di un neoclassicismo d’oltranza, tendenze del realismo “impegnato” e vagiti aurorali dell’avanguardia scapigliata. Ne scaturisce un racconto aggiornato e avvincente di una delle personalità più affascinanti dell’Ottocento italiano: una tessitura che si muove sul doppio registro dell’articolazione calibrata tra produzione e contesto da un lato e della ricostruzione puntuale dell’opera pittorica dall’altro, con significative esplorazioni sul fronte della grafica.

A comprensione immediata della ricca metodologia d’indagine della monografia e della pluralità dei punti di vista e di osservazione, sul filo serrato del rapporto tra biografia e opera che riesamina complessivamente la cronologia, è sufficiente scorrere i titoli dei paragrafi del saggio introduttivo, che ci guida alla lettura delle fonti antiche e coeve e dei modelli sottesi alle creazioni del Carnovali, rinnovati e reinterpretati con spirito libero (da Correggio a Parmigianino, da Lotto a Moroni, fondamentale quest’ultimo per i ritratti); e si concentra poi sulla committenza, sul contesto sociale e umano, sui generi affrontati dal pittore – dalla ritrattistica, dove eccelle, al paesaggio, includendo la pittura sacra e il bozzetto da collezione – sulla grafica, di cui si presenta un’antologia in catalogo, sulla fortuna critica e sui collezionisti che hanno contribuito a determinarne la fama. La messa a fuoco, condotta entro una griglia storiografica sorvegliata, consegna ai posteri una figura di prim’ordine, la cui poetica è improntata, come sottolinea l’autore, a “indefettibile qualità e a stretta coerenza nello sviluppo” entro una “tensione individuale verso il Moderno”