L’archivio personale di Giovanni Salviucci all’Istituto per la Musica

È stato firmato oggi dai figli Giovanna Marini e Stefano Salviucci l’atto di donazione. L’archivio comprende i materiali di Ida Parpagliolo, compositrice e tra le prime donne a dirigere un’orchestra in Italia

 È stato firmato oggi, 8 novembre 2013, l’atto con cui Stefano Salviucci e Giovanna Salviucci, la musicista, cantautrice e ricercatrice etnomusicale più nota al pubblico come Giovanna Marini, hanno donato all’Istituto per la Musica della Fondazione Giorgio Cini l’archivio personale del padre, il compositore Giovanni Salviucci (1907-1937). Il fondo comprende anche i materiali della moglie, Ida Parpagliolo (1904-1994), a sua volta compositrice, che fu tra le prime donne a dirigere un’orchestra in Italia.

Il Fondo Salviucci si articola in due parti. La prima riguarda l’attività compositiva di Giovanni Salviucci, mancato all’età di soli trent’anni, quando era già considerato tra i più promettenti della sua generazione, e comprende circa 1.300 documenti autografi (schizzi, abbozzi, stesure, parti staccate), un centinaio di lettere e un considerevole numero di testi manoscritti e dattiloscritti, oltre a partiture a stampa, ritagli di giornale e fotografie. La seconda parte documenta l’attività di Ida Parpagliolo e comprende 1.200 autografi tra abbozzi, stesure e parti, oltre a lettere, partiture, testi e appunti. I documenti troveranno collocazione sull’Isola di San Giorgio Maggiore e saranno affidati all’Istituto per la Musica della Fondazione Giorgio Cini, che dall’inizio del prossimo anno li metterà a disposizione di quanti vorranno approfondire lo studio dell’opera e del pensiero di una figura fondamentale del Novecento musicale.

«Per tutta la vita ho cercato di dare a mio padre una degna collocazione nel mondo musicale di oggi  – ha affermato Giovanna Marini dopo la firma dell’atto. – Nonostante le esecuzioni di sue opere sotto la direzione di interpreti di altissimo livello (da Mario Rossi a Gianandrea Gavazzeni, da Fernando Previtali a Carlo Maria Giulini) e alcune iniziative discografiche più recenti, Salviucci e più in generale i musicisti della scuola di Respighi e Casella sono rimasti per certi versi schiacciati dalla grande visibilità dell’Avanguardia musicale del secondo Novecento. Solo Petrassi, che ha vissuto molto a lungo, è riuscito a imporsi. Quando ho ricevuto l’invito, da parte di Gianmario Borio, direttore dell’Istituto per la Musica, a donare il fondo Salviucci, sono stata molto felice e per molti versi sollevata da una responsabilità. Il fatto che siano stati accolti anche i materiali di mia madre mi rende ancora più soddisfatta, perché ho sempre pensato che tra i due vi fosse una sorta di simbiosi musicale. Confido nel fatto che questa sia una collocazione ottimale dal punto di vista della loro conservazione e valorizzazione, consentendo agli studiosi un approfondimento della loro opera e della loro attività musicale.»

 

Quella del fondo Salviucci è la terza importante acquisizione del 2013 di fondi personali di compositori italiani del XX secolo, dopo quelle degli archivi di Roman Vlad, avvenuta lo scorso luglio, due mesi prima della scomparsa del compositore, e di Giacomo Manzoni, avvenuta lo scorso marzo in concomitanza con le manifestazioni in memoria di Giovanni Morelli. Il fondo Salviucci arricchisce il già considerevole patrimonio documentario di compositori italiani del primo Novecento e si inserisce in maniera organica tra i fondi dei maestri del compositore, Ottorino Respighi e Alfredo Casella, ospitati nello stesso archivio.

 

Giovanni Salviucci (1907-1937), iniziò gli studi di pianoforte, organo e composizione a Roma con Ernesto Boezi, perfezionandosi poi con Ottorino Respighi e Alfredo Casella. Con Respighi approfondì la conoscenza della tradizione strumentale, con particolare attenzione per il poema sinfonico, mentre Casella lo introdusse ai linguaggi della contemporaneità e soprattutto a quello neoclassico. A Roma fu attivo, oltre che come compositore, come insegnante di contrappunto e fuga presso l’Istituto Muzio Clementi e come redattore della «Rassegna Nazionale». Al tempo stesso frequentò i corsi universitari di giurisprudenza. Tra le sue composizioni più rilevanti citiamo laSinfonia italiana (1932), la Sinfonia da camera per diciassette strumenti (1933), l’Introduzione, passacaglia e finale (1934), Alcesti (1936) e la Serenata per nove strumenti (1937). Scrisse inoltre poemi sinfonici e preludi orchestrali. Di una progettata opera teatrale resta soltanto un’Introduzione per Coro ed Orchestra. Nell’anno della sua prematura scomparsa era considerato da importanti settori della critica musicale come uno dei tre compositori italiani di nuova generazione più promettenti e innovativi, insieme a Luigi Dallapiccola (1904-1975) e Goffredo Petrassi (1904-2003).

Ida Parpagliolo (1904-1994), moglie di Giovanni Salviucci, insegnò armonia al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Oltre a essere attiva come compositrice e come didatta, fu tra le prime donne a dirigere un’orchestra in Italia.

 

L’Istituto per la Musica promuove la ricerca scientifica e la diffusione del sapere su diversi ambiti della cultura musicale dell’Occidente. Le attività sono rivolte in modo particolare a tre aree: processi compositivi, teoria e pratica dell’interpretazione musicale ed esperienza audiovisiva. Esse si esplicano attraverso la conservazione e la valorizzazione di rilevanti  fondi di persona, la pubblicazione di letteratura musicologica, l’organizzazione di convegni, seminari e manifestazioni musicali, favorendo le necessarie sinergie fra enti pubblici e privati nazionali e internazionali.

L’Istituto per la musica opera per l’acquisizione, la conservazione, la tutela, e la valorizzazione di archivi del XX e del XXI secolo, con particolare attenzione a quelli prodotti da personalità di rilievo del mondo musicale, coreutico e audiovisivo (Alberto Bruni TedeschiAlfredo CasellaGian Francesco MalipieroGiacomo Manzoni, Aurél MillossOttorino RespighiNino RotaOlga RudgeEgida Sartori, Camillo Togni e Roman Vlad). Collabora a tal fine con altri istituti della Fondazione Giorgio Cini, con la Direzione Generale per gli Archivi, la Soprintendenza Archivistica per il Veneto, la Direzione Beni Culturali della Regione del Veneto e con enti privati italiani e stranieri, partecipando agli Archivi della musica del Sistema Archivistico Nazionale, al Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze e al progetto Novecento Veneto Musica.

 

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