Cecchina suonatrice di ghironda

Edizione in facsimile della partitura e edizione del libretto, accompagnati da un saggio di Marco Beghelli

Il XXVIII volume della «Drammaturgia musicale veneta» è dedicato alla farsa per musica Cecchina suonatrice di ghironda di Gaetano Rossi e Pietro Generali (Venezia, Teatro San Moisè, 1810), vale a dire ad uno degli ultimi e fra i più interessanti esempi di quel particolare genere di teatro musicale in un atto che monopolizzò gran parte delle serate veneziane a cavallo fra Sette e Ottocento. L’interesse principale di questo lavoro sta nel soggetto, che porta sulle scene (in forma edulcorata) una delle maggiori piaghe sociali del tempo: l’emigrazione a Parigi di numerosi adolescenti savoiardi attivi come spazzacamini (i maschi) o dediti alla prostituzione (le femmine). Per entrambi, la ghironda divenne presto un riconoscimento sonoro, legato all’ambiente dei mendicanti. Nello specifico, in questa partitura il tentativo di imitare con l’orchestra il sound complesso di una ghironda è all’origine di un virtuosismo compositivo senza eguali, che ricorre a una scrittura musicale davvero sperimentale. Il lungo saggio introduttivo di Marco Beghelli si sofferma con uguale attenzione sugli aspetti stilistici e drammaturgici del libretto e della partitura, osservati rispettivamente alla luce dei tanti soggetti savoiardi e delle tante farse musicali sorti in quegli anni. Meticolosa la lettura del libretto in rapporto alla fonte letteraria di derivazione, nonché della partitura alla luce delle strutture musicali vigenti.