Gabinetto dei Disegni e delle Stampe

Le raccolte grafiche antiche Le collezioni d’arte della Fondazione Giorgio Cini si costituirono sin dagli esordi nell’intreccio tra il mecenatismo del fondatore Vittorio Cini – desideroso di dotare di cospicue raccolte l’Istituto di Storia dell’Arte, fondato nel 1954 – e le istanze di studio e ricerca determinate dalla programmazione scientifica dell’Istituto stesso, volto a promuovere la dotazione di nuclei che ne fossero espressione. Questi propositi portarono alla costituzione, tra il 1962 e il 1963, di quella cospicua raccolta di disegni antichi che rappresenta ancora oggi la parte più rilevante del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Fondazione Cini. Presso l’antiquario milanese Elfo Pozzi vennero acquistate, grazie alla mediazione del mercante, studioso e bibliofilo Tammaro De Marinis, i nuclei costitutivi: la Raccolta Giuseppe Fiocco, appartenuta al primo direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte, con i circa cinquecento fogli perlopiù afferenti al Settecento veneziano; la Raccolta Donghi, corpus di 327 disegni radunato dai fratelli milanesi Giambattista e Felice Donghi, appartenuto successivamente al figlio di quest’ultimo, Daniele, ricco soprattutto di scenografie di Pietro Gonzaga e Alessandro Sanquirico; e il Corpus Fissore Pozzi, di formazione eterogenea, ma connotato da fogli di grande qualità dal XVI al XX secolo riferibili a scuole differenti e da un notevole gruppo di progetti finemente acquerellati di Giacomo Quarenghi. Negli stessi anni, grazie ancora a De Marinis, Vittorio Cini assicurò allo studio e al pubblico godimento la mirabile Raccolta Antonio Certani: i 5517 disegni, radunati nella prima metà del secolo scorso dal compositore e violoncellista emiliano Antonio Certani, furono donati nel 1963 da Cini, scongiurandone la dispersione sul mercato. La collezione rappresenta uno dei bacini più significativi per lo studio della grafica bolognese ed emiliana antica dal XVI al XIX secolo, con gli splendidi fogli di Guercino, Canuti, Crespi, Bigari, Giani e i suoi nuclei estesi di disegni di Donato Creti, dei Gandolfi, dei Bibiena e della loro nutritissima scuola; e le centinaia di fogli legati alla quadratura, all’ornato, al paesaggio e alle arti decorative; in essa non mancano disegni di altre scuole, da quella veneziana alla lombarda, dalla genovese alla romana. Il 1963 vede anche l’atto simbolico della donazione da parte di Paul Wallraff e della consorte Muriel della Veduta dell’Isola di San Giorgio Maggiore, penna acquerellata di Francesco Guardi proveniente dalla celebre raccolta londinese di disegni veneziani del Settecento del noto collezionista, esposta a San Giorgio nel 1959 in una delle celebri mostre di grafica antica promosse dall’Istituto di Storia dell’Arte sin dal 1955.A questa primigenia matrice si aggiunse una donazione di grande rilievo per l’accrescimento di opere volte a documentare la civiltà artistica del Settecento veneziano: grazie ancora una volta alla pronta segnalazione di De Marinis, Vittorio Cini acquistò nel 1968, presso il libraio antiquario Carlo Alberto Chiesa, l’Album di caricature di Antonio Maria Zanetti il Vecchio e Marco Ricci, transitato nelle collezioni del nobile polacco Aleksander August Zamoyski e forse del principe Stanislao Poniatowski e donato l’anno successivo alla Fondazione. Da porre accanto agli esemplari di Windsor e dell’Israel Museum di Gerusalemme, è vanto della Fondazione per la preziosità dell’esemplare.La raccolta di stampe antiche aveva invece avuto il suo esordio nel 1961, quando venne acquistata l’edizione in 24 volumi della Calcographie de Piranesi Frères, pubblicati tra 1800 e 1807, che raccolgono, in tavole di buona tiratura, il Corpus incisorio integrale di Giovanni Battista Piranesi e del figlio Francesco Piranesi. Seguirono negli anni successici altri lasciti (Alessandro Bettagno, Janos Scholz, Achille Bertini Calosso, Ranieri da Mosto, Stefano Rosso-Mazzinghi) e acquisti, come quello del Corpus d’incisioni di William Hogarth, provenienti dalle raccolte Sormani, effettuato nel 1989 in occasione della preparazione della mostra dedicata all’artista inglese e che, insieme all’acquisto del Corpus di Francesco e Pietro Antonio Novelli nel 2007, formano un pregevole nucleo incisorio, quasi esclusivamente concentrato sul XVIII secolo. Le raccolte grafiche del Novecento Esordio, nella formazione delle raccolte grafiche del Novecento, è l’acquisizione nel 1962 di sessanta chine acquerellate di Felice Carena, donate dallo stesso artista come testimonianza del vincolo affettivo che lo legava a Vittorio Cini; nel 1966, alla morte dell’artista, si aggiunse un nucleo di dipinti donati dagli eredi, tra i quali la splendida tela Bambina sulla porta del 1919. La prassi del dono diretto degli artisti, in virtù di rapporti d’amicizia con i protagonisti di quella stagione, da Cini a Fiocco, da Bettagno a Branca, fu alla base di quel costante flusso di opere perlopiù legate a personalità della cultura artistica veneta: così fu, per esempio, per l’acquisizione nel 1962 della matita grassa con la Veduta dell’Isola di San Giorgio Maggiore di Carlo Carrà; o de Corpus di acquerelli di Giorgio Valenzin, donati nel 1964.I lasciti e le  acquisizioni si concentrano, a partire  negli anni Ottanta, proprio sulla costituzione delle raccolte di grafica novecentesca. Tra 1980 e 1984 la vedova Teresa Sensi e il fratello Giorgio Dalla Zorza donarono una sezione di rilievo della produzione dell’artista: il Corpus Carlo Dalla Zorza è composto da dipinti, disegni, stampe, rappresentando le diverse fasi di uno dei più sensibili esponenti del paesaggismo della Scuola di Burano.Con integrazioni e parziali modifiche al testamento olografo del 1984, l’editore, scrittore, scultore e incisore Neri Pozza dispose il lascito alla Fondazione Cini di gran parte della sua raccolta grafica (Raccolta Neri Pozza): disegni, incisioni e libri illustrati di artisti tra i più rilevanti dell’arte italiana del Novecento, da Consagra a De Pisis, da Deluigi a Fazzini, da Guttuso a Rossi, da Spazzapan a Viani, raggiunsero alla sua morte, nel novembre del 1988, il Gabinetto dei Disegni; ricchissimi i nuclei di Giovanni Barbisan, Luigi Bartolini, Leonardo Castellani, Mino Maccari e Tono Zancanaro.Il 1983 è l’anno della donazione da parte degli eredi di un corpus di progetti e schizzi, perlopiù edifici e vedute veneziane e scene di feste e cerimonie, di Tomaso Buzzi, il geniale ed eclettico architetto che firma per Vittorio Cini numerosi interventi di restauri e rifacimenti nelle residenze del conte (Corpus Tomaso Buzzi).Nel 1989 l’artista e scrittore Renzo Biasion scelse la Fondazione Cini come luogo di studio e conservazione di un nucleo di settantatré disegni legati agli anni drammatici che lo videro coinvolto nella Campagna di Grecia (1940-1941), come comandante di alcuni presidi strategici, e al successivo periodo di prigionia nei campi di concentramento (1943-1944) di Meppen, Biala Podlaska e Norimberga (Corpus Renzo Biasion).E tra le tante altre donazioni, talvolta connesse all’acquisizione di archivi documentali di ambito letterario e musicale – si contano: gli splendidi carboncini e pastelli di Arturo Rietti, dagli eredi del critico d’arte e letteratura e collezionista Gustavo Botta, di cui la Fondazione conserva biblioteca e archivio (1971); un acquerello dell’amburghese Eduard Bargheer, dalla baronessa Alda Anrep; il nucleo di disegni e stampe di Mimì Quilici Buzzacchi donati dalla medesima; fogli sciolti da Favai a Lucarda presenti nel lascito della clavicembalista e docente di musica Egida Sartori (1999); disegni e incisioni di Corrado Balest donate dall’artista nel 2004; chine e collages su carta nepalese del francese Laurent Royer, donate nel 2009 dalla famiglia dell’artista prematuramente scomparso all’età di ventisei anni. Di grande interesse il corpus di matrici in zinco dell’incisore ferrarese Enzo Baglioni, voce interessante nell’Art Decò italiana e bulinista di pregio. Gli ultimi cinque anni di attività dell’Istituto di Storia dell’Arte sono stati caratterizzati da numerose donazioni di grafica del Novecento. Nel 2014 Emiliano Balistreri dona un gruppo di disegni dell’architetto Egle Renata Trincanato, delicati acquerelli con vedute dedicate alla sua “Venezia minore”. Nel 2016 Enzo Di Martino dona cento disegni di Virgilio Guidi, cui si aggiunge nel 2019, sempre grazie alla generosità del critico d’arte, un corpus di 34 incisioni. Allo stesso anno data il conferimento della ricca raccolta grafica appartenuta al critico d’arte, scrittore e collezionista Manlio Malabotta, con le centinaia di disegni, incisioni e libri d’artista destinati alla Fondazione Cini dalla vedova Franca Fenga Malabotta tramite lascito testamentario.Sempre nel 2016, in concomitanza con il conferimento in comodato dell’Archivio documentale della Galleria e delle Edizioni del Cavallino da parte delle nipoti Angelica e Barbara Cardazzo, si dispone la donazione di una raccolta di libri e cataloghi editi dal Cavallino e di un ricco corpus di stampe e libri litografici, con opere di Anselmi, Bacci, Capogrossi, Campigli, Carrà, Guidi, Morandis, Pozzati, Reggiani, Saetti.Il 2017 vede l’acquisizione di alcuni nuclei particolarmente interessanti dal punto di vista della esemplificazione del rapporto tra grafica e arti decorative: gli ottantaquattro ex libris del ceco Michel Fingesten, provenienti dalla Collezione Lombardo e donati da Marina Cattaneo, che costituiscono un corpus di grande rilievo per approfondire la produzione del pittore e incisore di formazione viennese e ‘secessionista’; e la donazione di un corpus di trentacinque opere su carta del maestro Ugo Zovetti senior, pittore, designer, decoratore tra i maggiori interpreti europei dell’arte della decorazione del libro e tramite fondamentale per la diffusione in Italia del gusto e dello stile della Secessione viennese, da parte della nipote Paola Zovetti.Dello stesso anno la donazione della serie di ventuno disegni a matita rossa, china e carboncino del pittore Franco Gentilini, conferiti dalla vedova Luciana e a lei dedicati attraverso una galleria di ritratti en travesti.Nel 2018 si aggiunge alle ricche collezioni di libri d’artista della Neri Pozza e della Malabotta, la serie quasi completa delle Edizioni Colophon di Belluno, libri d’artista di grande pregio editi a partire dal 1988 dalla casa editrice fondata Egidio Fiorin e arricchiti da incisioni, disegni, collages, assemblages, sculture, di alcuni dei più importanti artisti italiani del ‘900, da Dorazio a Paladino, da Cadorin a Zigaina, da Baj a Dorfles, da Scianna a Vedova.Recentissima donazione del 2019 è quella del corpus di disegni e stampe dello scultore atestino Gino Cortelazzo, conferito dal figlio Guido Maria: Cortelazzo è annoverabile tra le personalità artistiche più interessanti e sperimentali della scultura italiana della seconda metà del ‘900, in dialogo con le esperienze seminali di Boccioni e Martini e con gli esiti di maggior rilievo della plastica novecentesca.