La raccolta grafica Manlio Malabotta

Nel 2020 le collezioni d’arte della Fondazione Giorgio Cini si sono arricchite di un prezioso nucleo di grafica del Novecento grazie al lascito testamentario disposto da Franca Fenga Malabotta, vedova del noto critico d’arte, poeta, collezionista triestino Manlio Malabotta (Trieste, 1907 – 1975): «una delle più affascinanti personalità culturali del Novecento giuliano», la sua fama è soprattutto legata alla celebre e ricchissima raccolta di dipinti e di grafica di Filippo De Pisis, oggi conservata presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara. Il lascito annovera un poderoso corpus di opere grafiche e di libri illustrati dei più importanti artisti italiani e giuliani del Novecento – tra i quali Bartolini, Carmelich, Carrà, Campigli, Chagall, De Chirico, Grosz, Guidi, Guttuso, Kokoschka, Kubin, Lilloni, Maccari, Marini, Mascherini, Minguzzi, Morlotti, Reggiani, Rosai, Sassu, Scipione, Vedova, Viviani, Zigaina – ed è testimonianza del gusto e delle predilezioni artistiche e collezionistiche di Malabotta, dei suoi interessi critici, orientati in particolar modo all’arte figurativa italiana e mitteleuropea tra le due guerre, delle amicizie culturali e dei rapporti intellettuali e spirituali più intimi e privati, perlopiù coltivati nelle serre del caustico anticonformismo frondista delle riviste legate a Strapaese, come il “Il Selvaggio” o “L’Italiano”, di cui Malabotta fu assiduo collaboratore con articoli, aforismi, racconti. Spiccano, tra queste centinaia di fogli raccolti in cartelle, tre opere di Giorgio Morandi (tra cui una rarissima acquaforte del 1921 e un estremo acquerello del 1963); il corpus di fogli litografici, con numerose prove di stampa, e di libri illustrati dell’amatissimo ‘marchesino’ ferrarese, Filippo de Pisis; e il nucleo di settantatré fogli, tra i quali due ritratti di Manlio, dello scultore trevigiano Carlo Conte, protagonista con Comisso e Malabotta di quel sodalizio intellettuale e amicale che si riuniva nel secondo dopoguerra, negli anni di Montebelluna, a Treviso, la ‘piccola Atene’ sulle rive del Sile, presso la casa editrice Canova diretta da Ciro Cristofoletti. Accanto alle grafica e ad alcuni magnifici volumi illustrati ottocenteschi di interesse giuliano e dalmata, proveniente dalla ricca Biblioteca Malabotta, ai quali va aggiunto l’interessante corpus di vedute a matita del trevigiano Marco Moro, preparatorie per incisioni, il lascito conta un prezioso nucleo di cinque opere di Arturo Martini, tra le quali spicca la terracotta con la Morte di Ofelia, formella in terracotta del 1932, appartenuta, come altre opere del nucleo, a Giovanni Comisso. Il Lascito alla Fondazione Cini, atto conclusivo di un lungimirante percorso di istituzionalizzazione della significativa collezione malabottiana e dell’eredità della sua attività critica e letteraria che ha visto inoltre la recente donazione del nucleo dei dipinti triestini (Bolaffio, Fittke, Carmelich, Nathan, Levier) al Museo Civico Revoltella di Trieste, si qualifica come una delle più importanti acquisizioni degli ultimi anni da parte dell’Istituto di Storia dell’Arte, che ha visto così incrementare in modo considerevole le proprie raccolte d’arte grafica del Novecento. 

 

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  2. La collezione d’arte grafica di Manlio Malabotta alla Fondazione Giorgio Cini da “La Lettera di San Giorgio” 34

Il Lascito di Franca Fenga Malabotta alla Fondazione Giorgio Cini. Il nucleo di Arturo Martini, le raccolte grafiche, i libri d’artista della collezione di Manlio Malabotta da “La Lettera di San Giorgio” 45