Paradosso del farmacista. Il Metastasio nella morsa del tranquillante
In ultima istanza, il «paradosso» che dà titolo a questo libro è il pluridecennale shock che stringe in una sola, unica, le due biografie – l’umana e – l’intellettuale – del Metastasio. Da una parte quella dell’ipocondriaco più tipico – malato inutilmente di tutto e di niente – e dall’altra quella di colui che «dopo essersi inutilmente affannato
ad accordare nel canto il raziocinio umano ai decreti della Provvidenza» si trova a dovere auto-effigiarsi da vecchio in una stele immaginaria che spiega come «nel secolo Settecento sia vissuto un abate – tal Metastasio – poeta soffribile fra i cattivi, non brutto e non bello ecc. fedele ma inutile, provveduto di voglia di far bene e nudo
ne’ mezzi per farlo, che perdé tutta la sua vita per istruir dilettando il genere umano».
Protagonista dello srotolarsi delle pagine di questo libro, è anche la vicenda del Farmaco, la cui peripezia si snoda dalla realizzazione del sacrificio umano, a quella del narcotico e, infine, a quella del tranquillante.
INDICE
Pars Prima: Tre farmaci. “Attesa”
– Policrite soffocata dagli scialli
– Ad omnem lippitudinem
– Trasportata in colle aprìco mai non scordi il bosco antico
Altera Pars: Né Re né Pastore, altri canti d’ aminta
«Peripezia e Parafrasi»
– Gli innocenti cancheretti
– Homo homini agnus (1751)
– Una gran brutta botta (primo novembre 1755)
– Transizioni di fase: «Rousseau uno-due-tre» poi «Mozart» (1762 -1775)
– Sogno d’un ecosistema regressivo complicato dalla semplicità (1765 -1980)
Pars Extrema: Svanire è dunque la ventura delle venture
«Catastrofe»
– Gutbube Bürstenbinder e il recupero mancato dei quattro ritratti scomparsi del principe Galitzine
– Morire di placebo
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