Convegni e seminari Archives - Pagina 39 di 49 - Fondazione Giorgio Cini

CIAC – XLI CORSO INTERNAZIONALE DI ALTA CULTURA

Qual è la città sulle montagne
Si spacca e si riforma e scoppia nell’aria viola
Torri crollanti
Gerusalemme Atene Alessandria
Vienna Londra
Irreale

così giunge al Novecento, alla Terra desolata di T. S. Eliot, il biblico anelito del Salmo 121, in vista del monte Sion:


E ora i nostri piedi sostano
alle tue porte, Gerusalemme!
Chiedete pace per Gerusalemme:
sia pace a coloro che ti amano
sia pace sulle tue mura

Alla vigilia dell’anno giubilare, il Corso ripercorre nei testi e nei miti delle “Città eterne”, città sacre e luoghi di pellegrinaggio, di voti e di desideri, di invocazioni e soste, il ricorrente anelito umano di “dar luogo” al divino, di fornire all’invisibile una dimora terrena. Dall’Itinerarium Egeriae alla Topographie légendaire des Evangiles en Terre Sainte di Maurice Halbwachs, dalla prima opera giubilare, la Divina Commedia di Dante, alle Storie della città di Dio di Pier Paolo Pasolini, da Roma a Gerusalemme, da Kyoto a Benares, da Compostela alla Mecca, dall’Occidente all’estremo Oriente, l’uomo di questi due millenni trascorsi non ha fatto che viaggiare cercando il tempo e il luogo in cui tempo ed eternità si congiungessero ed egli trovasse sonno terreno e veglia nel sempre, la sua agognata dormitio.

Il Corso ripercorre quei passi e quei canti, quei viaggi e quegli aneliti, nelle lingue che son trascorse, nei monumenti che rimangono:


Alta, lei. Alta
Sopra di sé.
Scavata
in che miniera
di luminosità
quell’altezza, dico
che la eleva –
la alza vertiginosamente

e la spiomba su se medesima
a formare la basilica,
la nostra, lasciata
al putiferio della mortalità – e che pure,
e che pure mortale non ci sembra…

(Mario Luzi, Eglise)

CIAC – XLIII CORSO INTERNAZIONALE DI ALTA CULTURA

La manifestazione avviene nel quadro delle celebrazioni del cinquantenario della Fondazione Giorgio Cini 1951 – 2001.

I grandi rivolgimenti storici e i grandi compimenti statuali sono stati preparati o suggellati da chartae, dichiarazioni, elencazioni di princípi, e infine costituzioni. L’Europa a venire è erede di molteplici manifesti di intenti, che la recente Charta, proposta a Nizza, eredita e riflette.

Il Corso vuole ripercorrere e studiare questa pluralità, nella continuità degli accenti, o nella marcata specificità dei movimenti storici: da Carlo Magno alla Rivoluzione francese, dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo agli emblemi riassuntivi di una identità collettiva: inni e bandiere, feste e giuramenti, sino alle presenti difficoltà di ridurre ad unità una pluralità contesa, di lingua, di dialetti, di tradizioni, di costituzioni.

CIAC – XXXII CORSO INTERNAZIONALE DI ALTA CULTURA

Paesaggio, décor, fondali, «lontani», esterni, vedute, atmosfere, notturni: ogni modo di definire ciò che ci circonda implica anche un giudizio sul nostro modo di essere, ci situa nello spazio come relazione. L’arte, tutte le arti, così come la riflessione filosofica, il senso della condizione esistenziale, e il configurarsi e mutare di segno della particolare presenza umana in esso, hanno, da sempre, sentito e dovuto affrontare il problema: la nascita, o la lenta scoperta, del paesaggio, il suo collocarsi e trasmutare, il suo dominare la scena dell’espressività, fino alla fuga nell’esotismo, forse al suo dissolversi, e al possibile ricostituirsi. Il farsi e il disfarsi del paesaggio sarà studiato in questo corso, con più approfonditi sondaggi, nell’evoluzione delle arti e nel loro intreccio, in quelle figurative e plastiche, nella letteratura, nella musica, nella storia delle mentalità e delle idee, nei processi consci ed inconsci, dalla percezione alla descrizione, al simbolo, alla metafora, in una vicenda che ha accompagnato lo svolgersi del rapporto dell’uomo con la realtà di cui è parte.Volume Il Paesaggio. Dalla percezione alla descrizione

CIAC – XXXIV CORSO INTERNAZIONALE DI ALTA CULTURA

Le grandi mostre d’arte, quando sono l’atto conclusivo di studi originali e ripensamenti critici, o di nuove scoperte documentarie o messe a punto e sistemazioni storiche, costituiscono anche il momento per riflessioni, analisi, interrogazioni che vanno al di là dello stretto terreno della storia dell’arte, che pur ne è l’occasione, per toccare problemi più vasti di condizioni storiche, di interrelazioni sociali, di prospettive culturali, di vicende economiche, di vita morale. La mostra dedicata nell’autunno del 1992 dalla città di Bassano del Grappa al suo maggior pittore, Jacopo dal Ponte, da essa detto appunto il Bassano, che vedrà anche la pubblicazione, da tanto tempo auspicata, di quel fondamentale inedito che è il libro dei conti della sua bottega, è uno di questi eventi, ed esso fomirà dunque il tema generale al XXXIV Corso di Alta Cultura che si terrà a San Giorgio dal 29 agosto al 12 settembre prossimi. Jacopo Bassano per quasi tutta la vita ha operato nella città natale: le particolarità stilistiche e iconografiche della sua produzione, la tradizione pittorica cui egli ha dato vita, il funzionamento della sua bottega, le numerose e diverse committenze con cui si è trovato in rapporto, il ruolo da lui assunto come artista, sono elementi che evidenziano una condizione artistica ed umana strutturalmente legata a quella cultura di terraferma spesso chiamata «provinciale», sia rispetto a Venezia sia ad altre capitali del secondo Cinquecento italiano. Ma proprio perché, pur nella sua unicità, la vicenda dell’artista può essere considerata esemplare delle condizioni in cui operavano al suo tempo gli artisti veneti di terraferma, essa suggerisce temi e problemi la cui esplorazione serve ad approfondire contemporaneamente altre situazioni e condizioni della vita artistica e intellettuale, derivandone una migliore conoscenza dei caratteri linguistici e degli ambiti sociali e culturali in cui una vocazione poteva allora manifestarsi e svolgersi. Di qui, accanto ad un percorso più direttamente centrato sul pittore di Bassano, l’allargarsi del corso a temi che investiranno una più ampia area del rapporto capitale-centri periferici nell’ambito della geografia della repubblica veneta, temi sociologico-antropologici, temi religioso-devozionali sulla scia delle nuove disposizioni relative all’arte sacra emanate dal Concilio di Trento, temi legati alla struttura agricola dei territori e alle stratificazioni e «mentalità» propri della società contadina, temi infine della dialettica mare-terra che nessun altro «stato» italiano visse con tale intensità nel secolo qui considerato. Da un grande episodio di arte cinquecentesca, ai caratteri più significativi di una storia che quell’arte ha in parte rappresentato, in parte suggerito, in parte sofferto o sublimato, che è comunque ad essa esistenzialmente e inestricabilmente intrecciata.

CIAC – XXXVI CORSO INTERNAZIONALE DI ALTA CULTURA

“Caratteri e ritratti” poneva accanto, nella sua Crestomazia, il Leopardi; così si snoderà la ricerca dell’identità attraverso la divinazione delle congetture: dal costituirsi della rappresentazione umana nel mondo antico al ritratto per simbologie e metafore, per segni, per biografie, nelle arti, nelle lettere, nella speculazione scientifica. Il Corso percorrerà la storia e i modi del far presente attraverso il ritratto (e l’autoritratto), come forma e modo di un “conoscere se stesso”, dalla fascinazione dello specchio all’apologo di Narciso, sino all’impossibilità ultima di una definizione: il Ritratto d’ignoto del XX secolo.Volume Le metamorfosi del ritratto

CIAC – XXXVIII CORSO INTERNAZIONALE DI ALTA CULTURA

Il Corso di Alta Cultura opera le proprie scelte anno per anno, tenendo anche presenti particolari ricorrenze storiche (di eventi o di anniversari di grande importanza) oppure l’affiorare nell’evoluzione della cultura mondiale di interessi o di problematiche nuove, l’aprirsi o il chiudersi di situazioni o di problemi storici che hanno particolarmente inciso sulla società del nostro tempo.Nell’imminenza del 1997 – e, com’è uso in questi casi a San Giorgio, con opportuno anticipo – si coglierà l’occasione della bicentenaria ricorrenza della fine della Serenissima Repubblica. Una ricorrenza che verrà doverosamente ricordata dalla Fondazione che a Venezia è sorta e che alla civiltà veneziana ricollega la maggior parte delle sue iniziative – non prendendo in considerazione solamente gli eventi politici quanto ponendo a fuoco causalità prossime e remote, le condizioni interne e internazionali di quel momento storico, l’evoluzione o il tramonto delle ideologie settecentesche, lo sfaldarsi delle istituzioni politiche e sociali della Repubblica, i nuovi orientamenti della vita non soltanto politica ma soprattutto economica e culturale di Venezia e la nuova vocazione della città nel corso dell’Ottocento, prima e dopo l’Unità.

Una visione il più possibile articolata nei limiti della durata del corso, delle problematiche intorno a Venezia nei suoi vari momenti, che miri a dare il senso “storico” di quel che la Repubblica ha significato, i modi della vita sociale, l’evoluzione delle istituzioni culturali, i mutamenti intervenuti per quel che riguarda la città e la sua funzione nel quadro delle nuove realtà, alcune delle figure più importanti nell’arte, nelle lettere e nella cultura, da Tiepolo a Casanova, da Canova al Foscolo, gli eventi culturali e le trasformazioni di percezione che la parola Venezia suscita.

Il Corso Internazionale di Alta Cultura è un’iniziativa comune della Fondazione Giorgio Cini e della Fondazione Cassa di Risparmio di Venezia. Esso è parte di un progetto di collaborazione fra le due Fondazioni nell’attività di formazione, il quale comprende l’insieme dei corsi e delle manifestazioni ad essi collegate che si svolgono lungo l’anno nell’isola di San Giorgio Maggiore.

Volume Le metamorfosi di Venezia, da capitale di stato a città del mondo

CIAC – XL CORSO INTERNAZIONALE DI ALTA CULTURA

Dopo il declino del mondo antico, quantunque la civiltà bizantina abbia continuato a testimoniare della grecità classica, una nuova e impetuosa riscoperta e ripresa di conoscenza e di vitale influenza ha caratterizzato quel nuovo umanesimo, in particolare italiano, fondamento della civiltà che chiamiamo moderna.Di questa ripresa e rinascita Venezia è stata uno dei focolai più fervidi e attivi, e per la posizione stessa e i rapporti che lo stato veneziano ebbe nel Mediterraneo greco fin quasi alla caduta della Repubblica, uno dei centri di elaborazione, di contatti e di esperienza più intensi e vivi.

Il Corso studierà, in alcuni suoi momenti, figure ed eventi di maggior significato, lo svolgersi di questa esperienza, da quel che della grecità rimase nell’irradiazione di Bisanzio, all’eredità dei codici greci di Bessarione, al collezionismo archeologico del Grimani, a Manuzio, al fiorire del mito greco nella grande arte veneziana del Cinquecento, e fino all’ellenismo foscoliano e al neoclassicismo di Canova, in una serie di lezioni che comprenderanno eventi storici e quadro sociale, analisi di documenti scritti e di monumenti della civiltà figurativa, persistenze e diramazioni culturali di una delle vicende intellettuali più profonde e affascinanti dei rapporti Oriente-Occidente.

Volume L’eredità greca e l’ellenismo veneziano

CIAC – XLII CORSO INTERNAZIONALE DI ALTA CULTURA

Il tempo corre, ruit hora, ma ogni minuto e ora, giorno e settimana, stagione e anno e secolo e millennio, ricomincia da un punto zero: tutto transita e fugge, eppure il ciclo sempre riprincipia: mentre eguali e fugaci labuntur anni, tuttavia celebriamo “interruzioni instauratrici” di un nuovo tempo che sembrano fornire nuovo ordine al mondo: l’anno sabbatico ebraico, il giubileo cristiano; o le “riforme di calendario” che hanno pensato sincronica la nostra descrizione del tempo ai ritmi del cosmo (riforma gregoriana) o ai principi di una Rivoluzione politica (calendario della Rivoluzione francese, numerazione dell’era fascista, etc.).
Il tempo si azzera in un luogo (meridiano di Greenwich), riprincipia in un’ordalia (Germania anno zero), si accumula in un’economia che esalta lo scadere (zero coupons).
Non soltanto l’anno zero pareggia, solca, divide, addita un di là; ma ancora l’istante zero acumina il punto d’equilibrio oltre il quale già scatta, divampa, lo start: la corsa, il lancio del missile, l’attimo che preme sull’azione.
L’affinarsi delle misurazioni, nella scienza contemporanea, ha aumentato ed approfondito, dalla temperatura alla massa, lo zero assoluto:mai come oggi il compimento e il nulla sono così prossimi.
Tutto è stato liberato, tutto è finito: resto zero.

CIAC – XLIV CORSO INTERNAZIONALE DI ALTA CULTURA

Come ha segnalato una lunga tradizione di studi nel Novecento (da Mauss a Benveniste a Starobinski), le società e i riti dello scambio si intersecano con quelli del dono, l’economia della reciprocità e del patto s’intreccia con quella dell’oblazione e del gratuito. La situazione vale per il sistema economico, per quello dei valori etici, per l’ambito simbolico, in una lunga durata che va dalla teologia (“Qui salvando salvas gratis…”), all’onore cavalleresco – sino ai fantasmi di don Chisciotte -, dalla subventio pauperum al “beau geste” decadente e anarchico, alle attuali forme di volontariato.
Studiare in un ampio arco cronologico e di discipline (dall’economia all’estetica, dall’etica alla storia sociale, alla letteratura) le “forme e i valori del gratuito” permette di interpretare una parte cospicua della storia d’Occidente e d’Oriente, dalla quale talvolta emergono, come relitti linguistici, formule che un tempo normarono vite: noblesse oblige.

CIAC – XLV CORSO INTERNAZIONALE DI ALTA CULTURA

(Vedi tutte le edizioni dal 1959 al 2003)

Tutto si raccoglie nell’infanzia, sviluppo e memoria, formazione e destino. Poiché le epoche sembrano dire: “il futuro è nell’origine”. Così il virgiliano Puer che farà rinascere l’età dell’oro, così il ricordo dell’infanzia che, rimosso o riaffiorante, riporta alla nostra identità: da Freud a Proust.

Ma infanzia è pure il luogo incerto ove colui che “non sa parlare” (infans) è già oggetto dei disegni altrui: su di esso si esercita l’educazione, la scuola, e la fabbrica: proletari erano – e sono ancora in molte parti del mondo – coloro che potevano contare non sul capitale, ma sulla prole. La prole, nella sua stessa origine, è frutto di natura: prolifica, essa stessa, la madre di tutto il creato. Ma artificiale sta divenendo, con i suoi parti, sempre più eugenetici. Sempre più abbandonati: “bimbi di strada”, in America latina, “bimbi dello schermo”, in un Occidente di frenetiche solitudini. Nell’immaginario mitico, l’infanzia non è più compenso giocoso e libero all’irrigidirsi delle abitudini e delle manie del senex: a Qui, Quo, Qua si sostituisce, oggi, il Niño, il sotterraneo impulso di ogni mutamento di clima ed ira della Natura, di cui siamo complici e spettatori.

I tempi dell’iniziazione, dell’ingresso in società erano lunghi: infanzia, puerizia, adolescenza, giovinezza: l’età adulta era riconosciuta, sancita, dopo il superamento dì varie prove, culturali e civili, dalla “maturità” scolastica al servizio militare. Oggi il tempo dell’infanzia si è fatto “corto”: interdetto ai minori resta pochissimo, mentre molto viene offerto al loro consumo. Il perno dell’identità familiare e scolastica si assottiglia e nuovi modi di aggregazione precaria subentrano.

La crisi del principio di autorità rende incerto il luogo dell’obbligo e la fonte del merito. Nell’infanzia si specchiano le ansie di una società che si dà poco futuro e poca ‘attesa di senso’: come ha scritto Roland Barthes, l’infanzia è un luogo ove il ritmo di vita più conta che l’azione o l’oggetto: << il fascino di una quotidianità senza avvenimenti >>.

Sapremo mantenere – nel secolo che inizia – queste clairières, isole di luce e di senso nel fitto addensarsi degli eventi ?