Convegni e seminari – Pagina 44 – Fondazione Giorgio Cini

I Dialoghi di San Giorgio. Le atmosfere della libertà 

La scelta del tema è frutto di riflessioni che prendono spunto da una esperienza estetica.

Su una parete della Sala dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena, un celebre affresco di Ambrogio  Lorenzetti descrive i “principi” del buon governo: i protagonisti (governo e giustizia) e le virtù fondamentali per l’esercizio ‘buono’ del potere (fede, speranza, carità, sapienza, concordia, fortezza, equilibrio).

Su una seconda parete della Sala dei Nove un altro affresco compone il racconto degli “effetti” del buon governo.

L’osservazione di questi affreschi comunica una sensazione di ordine, pace, sicurezza, serenità, prosperità. Il ciclo lorenzettiano si chiude con “l’allegoria e gli effetti” del cattivo governo, dove si rappresenta l’idea di “tirannia”, di un tipo di governo, cioè, che non guarda al bene comune ma ai ristretti interessi di chi governa.

Per ottenere lo squallido risultato il tiranno, che come consiglieri tiene i “vizi”, ha dovuto per prima cosa neutralizzare la “giustizia” che, legata e spogliata, è ormai priva delle sue prerogative.

Ne conseguono effetti devastanti per la città e la campagna, ridotte a scenario di angherie e violenza, teatro
di morte e distruzione, dove nessuno lavora e soltanto il fabbro prospera con la sua mortifera attività di costruttore d’armi. Da tempo politici, filosofi e scienziati sociali discutono le condizioni necessarie per il funzionamento della democrazia.

La loro attenzione, tuttavia, è stata prevalentemente rivolta alle leggi, alle costituzioni, ai meccanismi elettorali, in una parola alle ‘procedure’. Minore attenzione è stata dedicata all’analisi della ‘ecologia‘ che rende ‘vivibili’ le forme istituzionali della democrazia, alla ‘atmosfera‘, così efficacemente rappresentata nell’affresco di Lorenzetti, in cui il buono o il cattivo governo influenza e allo stesso tempo è influenzato
da ogni elemento del paesaggio sociale: dall’economia domestica all’agricoltura, dal commercio alle forme di vita sociale.

Partecipanti: Giorgio Agamben, Philippe Descola, Francois Jullien, Gilles Kepel, Derrick de Kerckhove, Bruno Latour, Giovanni Levi, Sebastiano Maffettone, Ignacio Ramonet, Richard Rorty, Peter Sloterdijk, Isabelle Stengers e il poeta Adam Zagajewski.

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I Dialoghi di San Giorgio. Le architetture di Babele

I DIALOGHI DI SAN GIORGIO (tutte le edizioni)

Il linguaggio, la competenza distintiva della nostra specie, non cessa di trasformarsi, suscitando rimpianti e speranze, moltiplicando i nostri interrogativi, occupando nuovi spazi nelle multiformi architetture di senso dell’età globale.

Al tempo stesso, la globalizzazione rivela o esaspera le connessioni ambigue che legano i linguaggi ad altre sfere o manifestazioni della vita sociale: all’azione politica (il linguaggio può essere strumento di potere, ed essere usato per integrare e includere oppure per omologare ed escludere), alle strategie educative, quali competenze linguistiche sono necessarie nella nuova Babele?
Alle questioni di integrazione o scontro tra civiltà e culture nel mondo d’oggi (quale ruolo possono giocare i linguaggi – vecchi e nuovi – e le intercessioni tra linguaggi diversi o di diversa natura nel determinare le condizioni della stessa convivenza civile?).
Queste questioni rimandano a tematiche più generali di grande interesse teorico.
In che misura, nella nuova Babele e in un contesto di crescenti interdipendenze, il linguaggio consentirà
ancora di valorizzare le individualità, le autonomie, le tradizioni?
Quali equilibri si stabiliranno tra grandi lingue di comunicazione e lingue nazionali o minoritarie?
Se è vero che il linguaggio – come scriveva Heidegger citando Rilke – oscilla tra la mano del mercante e quella dell’angelo, cioè dalla rappresentazione del mondo come tecnica e come mercato alla sua interiorizzazione nell’uomo, nel mondo attuale la bilancia è sempre più saldamente in mano al mercante o è ancora possibile concepire forme espressive assolute, svincolate da ogni funzione pratica?

Queste e altre questioni sono discusse da un gruppo ristretto di linguisti, scrittori, sociologi, filosofi, storici e antropologi.
Partecipanti:Marcel Detienne, Alessandro Duranti, Paolo Fabbri. Harold Haarmann, Scott Lash, Nicholas Ostler, Paolo Ramat, Suzanne Romaine, Michel Serres.

La Fondazione Cini offre la possibilità di assistere a questa edizione de I Dialoghi collegandosi in video streaming

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I Dialoghi di San Giorgio. Martìri. Testimonianze di fede, culture della morte, nuove forme di azione politica.

L’edizione 2006 dei Dialoghi di San Giorgio, il tradizionale appuntamento di riflessione e approfondimento su temi rilevanti per la società contemporanea che riunisce sull’Isola di San Giorgio Maggiore grandi intellettuali provenienti da tutto il mondo, si svolgerà a Venezia dal 13 al 15 settembre.

La scelta del tema ha preso le mosse da una riflessione sul martirio nella sua accezione etimologica generale di ‘sacrificio di sé come testimonianza di un ideale’.

Il martirio è un fenomeno universale, che attraversa le culture e la storia dell’uomo, e che trova nel suo carattere ‘dichiarativo’ ciò che fondamentalmente lo distingue dal sacrificio. Certamente, esso può
essere considerato un archetipo della civiltà occidentale, che riconosce in Prometeo uno dei propri miti fondativi e annovera la croce tra i suoi simboli più diffusi.

Per molto tempo, il martirio è parso sparire dal nostro orizzonte fenomenologico, come se non vi fosse più spazio per esso in una società progressivamente secolarizzata. Pur essendo stato il novecento un secolo di martiri – nella accezione tradizionale di persone che subiscono e accettano consapevolmente la sofferenza e la morte per testimoniare una fede – il fenomeno è stato ignorato o negletto, come se una incrollabile cultura della vita comportasse inevitabilmente la negazione del valore della sofferenza e della morte.

L’irruzione nella società globalizzata dei ‘nuovi martiri’, che incarnano una visione offensiva della testimonianza dandosi spontaneamente la morte e arrecandola agli altri, sfida credenze sul valore della vita umana che parevano profondamente radicate e ampiamente condivise, e solleva con forza interrogativi ineludibili, giacché il fenomeno ci appare, allo stesso tempo, e con una evidenza straordinariamente dilatata dai mezzi di comunicazione di massa, in tutta la sua potenza e in tutto il suo mistero.

In che misura un’analisi semantica può orientare il nostro sforzo di distinguere e capire le diverse forme di martirio? Fino a che punto la declinazione moderna del martirio deriva da una nuova irruzione della
religione nella vita civile? Quale relazione esiste tra testimonianza religiosa e vocazione politica? Che cosa accomuna, sotto questo profilo, il martire ‘tradizionale’ – che continua la sua marcia silenziosa anche nel mondo d’oggi, e sembra disinteressato alla visibilità del suo gesto – e il martire ‘moderno’, che ostenta il suo gesto e ne moltiplica l’efficacia comunicativa attraverso l’esposizione mediatica?

Quali meccanismi rendono accettabili il suicidio e l’assassinio come forme ‘civili’ (legittime e meritorie) di violenza? Può il martirio nelle sue nuove forme essere considerato e utilizzato come un ‘analizzatore’,
in grado di svelarci i meccanismi di funzionamento della società globalizzata post-moderna? Quale ‘discorso’ il martire affida al proprio corpo torturato e ucciso? Possono artisti e poeti aiutarci a decifrare questo discorso? Quale ruolo svolge il rito del martirio, nelle sue diverse forme, nella economia simbolica delle nostre diverse civiltà?

Tali questioni non saranno lasciate solo agli specialisti, ma verranno affrontate con un approccio squisitamente interdisciplinare, grazie al coinvolgimento di politologi ed esperti di questioni religiose, sociologi, filosofi, storici, antropologi, artisti e letterati.

A questa iniziativa oltre all’islamista Gilles Kepel e al filosofo della politica Bruno Karsenti, che hanno contribuito all’ideazione, parteciperanno l’induista Charles Malamoud, l’antropologa delle religioni Elisabeth Claverie, i politologi Bernard Yack, David LaitinRobert Pape e Ian Shapiro, la storica della civiltà arabo islamica Anna Bozzo e lo storico delle religioni Giovanni Filoramo.

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Notturni d’Arte a Venezia 2008

Giovedì 29 maggio alle ore 21 Carlo Bertelli tiene una conferenza nel Cenacolo Palladiano sul tema Palladio e Veronese a San Giorgio Maggiore: il connubio ricreato.
L’evento fa parte di una rassegna organizzata in collaborazione con le principali istituzioni culturali veneziane, dedicata al Palladio nell’anno del cinquecentesimo anniversario della nascita: Notturni d’Arte a Venezia, 2008. Architetti e architetture nel Cinquecento palladiano.
Nel corso della conferenza, è preso in esame il rapporto tra Palladio e Veronese e le riflessioni che emergono alla luce della ricollocazione nel Refettorio delle Nozze di Cana, sia pure nella forma del facsimile.
Ingresso libero fino a esaurimento posti*.

*E’ vivamente raccomandata la prenotazione:
tel. 041 2750462 – info@chorusvenezia.org, lunedì – venerdì dalle 10 alle 16

Ingresso libero fino a esaurimento posti.

E’ vivamente raccomandata la prenotazione:
tel. 041 2750462 – info@chorusvenezia.org
lunedì – venerdì dalle 10.00 alle 16.00

150 anni dalla nascita di Eleonora Duse (1858-2008)

Il convegno in programma a ottobre nasce nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dalla nascita di Eleonora Duse. Un anniversario così importante merita di essere celebrato con un’iniziativa di alto livello scientifico e respiro internazionale, volta alla valorizzazione artistica e umana della grande attrice e alla scoperta di lati non ancora indagati della sua poliedrica personalità. Per questo due istituzioni come la Fondazione Giorgio Cini e l’Università di Venezia Ca’ Foscari con il Dipartimento di Storia delle Arti e Conservazione dei Beni Artistici G. Mazzariol hanno promosso un convegno che vedrà autorevoli studiosi riuniti per confrontarsi intorno alla figura della grande attrice, dal punto di vista delle tematiche più diverse.

Agli studiosi invitati sono stati infatti proposti quattro grandi temi, come fili da svolgere e intrecciare nel corso del convegno. Gli argomenti affrontati riguardano la sua formazione, l’apprendistato, l’esordio dell’attrice e i primi anni di carriera; lo sguardo delle altre attrici e l’influenza esercitata su queste e sul palcoscenico del mondo; la Duse e i repertori internazionali visti attraverso le tournée e i suoi rapporti con autori internazionali come Henrik Ibsen. Nell’ultima giornata si approfondisce il ricco e complesso rapporto di Eleonora Duse con le arti, come la letteratura, la musica, la danza, il cinema, la fotografia o la moda.

Partecipano al convegno: Carmelo Alberti, Roberto Alonge, Antonio Attisani, Paola Bertolone, Maria Ida Biggi, Paola Bignami, Paolo Bosisio, Annamaria Cecconi, Francesco Cotticelli, Ilaria Crotti, Roberto Cuppone, Mimma De Leo, Marco De Marinis, Joe Farrell, Susanne Franco, Paola Giovanelli, Adriana Guarnieri, Gerardo Guccini, Gigi Livio, Claudio Longhi, Laura Mariani, Ferruccio Marotti, Gaetana Marrone, Paola Martinuzzi, Silvia Mei, Claudio Meldolesi, Donatella Orecchia, Maria Pia Pagani, Franco Perrelli, Gilberto Pizzamiglio, Anastasia Plazzotta, Paolo Puppa, Paolo Quazzolo, Elena Randi, Lucia Re, Ricciarda Ricorda, Maurizio Scaparro, Anna Sica, Francesca Simoncini, Silvana Sinisi, Kunio Suzuki, Dario Tomasello, Valentina Valentini, Claudio Vicentini.

Due serate speciali, il 3 e 4 ottobre, accompagneranno il convegno nel segno dell’attrice
e della sua arte. Elena Bucci darà corpo e voce al testo scritto a quattro mani con Paolo
Puppa, Eleonora o la metamorfosi e Milena Vukotic interpreterà il monologo composto
dallo stesso Puppa, Una notte di Eleonora.

Venezia, Università Ca’ Foscari, Auditorium Santa Margherita
Fondazione Giorgio Cini – Isola di San Giorgio Maggiore
1-4 ottobre 2008

Segreteria
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fax +39 041 2710215
e-mail mariaida.biggi@cini.it

Johann Rosenmuller. Music and dissimulation in 17th-century Europe

Sabato 10 maggio il Seminario di Musica Antica ‘Egida Sartori e Laura Alvini’ propone una giornata internazionale di studio aperta al pubblico: Johann Rosenmüler musica e dissimulazioni nel Seicento europeo

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
10 maggio 2008

Contatti:
Seminari di Musica Antica ‘Egida Sartori e Laura Alvini’
tel. +39 041 2710357
e-mail: musica.antica@cini.it

Stage di danza indiana Bharata Natyam 2007 a cura di Raghunath Manet

Dal 31 agosto al 6 settembre sull’isola di San Giorgio Maggiore si svolge un corso dedicato alla danza Bharata Natyam. Il corso, organizzato dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, è tenuto da Raghunath Manet. Il Bharata Natyam è uno stile di danza originario dei templi dell’India del Sud che vanta una tradizione di oltre tremila anni. Lirica nel concetto e nell’esecuzione, la danza combina due aspetti principali: Nritia, cioè la tecnica e Nriiya, ossia l’interpretazione emotiva attraverso i movimenti delle mani (mudras) e le espressioni del viso (abhnaya).
Con la sua sofisticata grazia il Bharata Natyam ha superato i confini dei templi indù, diffondendosi dall’India al resto del mondo. Ciò nonostante, la sua profonda religiosità, che si manifesta nella mistica identificazione della danzatrice con la divinità, non è andata perduta.

Raghunath Manet, danzatore,coreografo e musicista è nato a Pondichéry, antica legazione francese dell’India sud-orientale. Allievo di Sri Nathan presso la Scuola del Tempio di Villenour, si è diplomato nel 1985 alla Kalakshetra, Accademia di Musica e Danza di Madras. Ha continuato ad approfondire la sua conoscenza del repertorio tradizionale con numerosi maestri depositari della tradizione, tra cui Ram Gopal, ed è divenuto uno dei maggiori esponenti della danza tradizionale indiana nello stile Bharata Natyam dell’India del sud.
Musicista oltre che danzatore, è stato iniziato giovanissimo al canto dal nonno Gnanamani Pillaj ed ha appreso a suonare la vina sotto la guida di Goumati Shankara.
Nel 1998 ha fondato a Pondichéry Tala Sruti, una scuola di danza e musica e, dal 1990, dirige una propria compagnia di danza. Svolge le sue attività di danzatore e coreografo fra la Francia e l’India, effettuando inoltre tournées in tutto il mondo.
Raghunath Manet si dedica al recupero delle antiche danze tradizionali indiane a livello sia scientifico – è autore de Les Bayadères, danseuses sacrées du Temple de Villenour, ed. Tala Sruti, 1995; Bharata Natyam du Temple à la Scène, Ed. Tala Sruti, 1999; La musique carnatique, Ed. Pondichéry Artists, 2001 – sia pratico, allestendo numerosi spettacoli. Tra le più importanti coreografie: Shivanjali (1988) per la Maison du Cultures du Monde, Pas et rythme (1993) per l’Institut du Monde Arabe, Shiva Tandava (1995) per il Festival di Avignone, Terru Kuttu (1996) per il Quartier d’Eté a Parigi, Chidambaran (2000) all’Opéra Bastille di Parigi e quindi su grandi scene internazionali: Inghilterra, Italia, Stati Uniti, Africa e Australia. Nel giugno 2002, Carolyn Carson l’ha invitato a presentare il suo spettacolo Omkara nell’ambito della rassegna de La Biennale Danza di Venezia.
Nel gennaio 2001 ha ricevuto dal Ministro della Cultura il titolo di Cavaliere delle Arti e delle Lettere.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
31 agosto – 6 settembre 2007, 16-17.30 principianti; 17.30-19 avanzati

Contatti:
Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati
tel. +39 041 2710357
e-mail: musica.comparata@cini.it

Stage di Danza del Maghreb (Marocco) 2007 a cura di Badiaa Lemniai

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza per il terzo anno uno stage intensivo dedicato alle danze del Maghreb con particolare attenzione alla tradizione del Marocco. Lo stage è affidato alla nota danzatrice Badiaa Lemniai, divulgatrice di una danza di tradizione millenaria che si distingue per la sua grande compiutezza.

Nata a Marrakech, Badiaa impara le danze popolari marocchine, dapprima in ambito familiare poi al Conservatorio di Musica.
Trasferitasi in Europa continua a studiare con i più grandi maestri coreografi del mondo arabo tra i quali Mahmoud Reda e Farida Fahmy, pionieri della danza orientale. Badiaa Lemniai diffonde da anni la danza orientale in Europa, America del Sud, Australia, Marocco, Tunisia ed Egitto. Partecipa a diversi festival e tiene stages in varie città della Svizzera e in Francia, a Bar-le-Duc, ove prepara gli studenti del Centre d’Initiation Musicale nell’ambito della rassegna “Oriente e Occidente”. Insegna all’Università popolare di Mulhouse, a Basilea al Centre “Oasis”, a Losanna al Centro di scambi culturali arabo-svizzeri e a Ginevra all’Atelier d’Ethnomusicologie.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
30 marzo – 1 aprile 2007

Orari dei corsi:
venerdì 30 marzo 10.00 – 12.00  14.00 – 16.00
sabato 31 marzo 10.00 – 12.00  14.00 – 16.00
domenica 1 aprile 10.00 – 12.00  14.00 – 16.00

Contatti:
Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati
tel. +39 041 2710357
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Forme e correnti dell’esoterismo occidentale

Il convegno, primo in Italia e unico nel suo genere, è dedicato alla storia, ai personaggi, ai testi e alle dottrine dell’esoterismo occidentale. Curato da Alessandro Grossato, il convegno riunisce a Venezia i massimi esperti di una materia relativamente nuova, ma il cui studio è in crescente sviluppo presso molti Atenei d’Europa, e non solo. Le loro relazioni danno conto dello stato attuale degli studi e delle ricerche riguardanti le principali forme e correnti dell’esoterismo occidentale, partendo dagli ultimi secoli dell’Antichità per arrivare, attraverso il Medioevo e il Rinascimento, fino all’Età contemporanea.
Alla luce dei dati scoperti più di recente, sono analizzate le migrazioni, le derivazioni, le rotture e le trasformazioni di queste complesse realtà della cultura europea, ancora troppo poco note. Durante il convegno è approfondito anche l’importante apporto, in gran parte ancora misconosciuto, dato dalle correnti esoteriche all’arte sia visiva che musicale dell’Occidente, grazie al loro ricchissimo immaginario simbolico. Sono così considerati l’ermetismo neo-alessandrino da cui nasce la cosiddetta ‘filosofia ermetica’, che ha in Giordano Bruno il suo massimo rappresentante, l’arte della memoria, l’alchimia spirituale, la kabbalah cristiana, il paracelsismo, la letteratura detta rosicruciana, e la teosofia. Particolare attenzione è inoltre dedicata al fenomeno, storicamente cruciale, della complessa interazione fra la religiosità esoterica occidentale e i processi di modernizzazione a partire dal Rinascimento. Vengono infine prese in considerazione anche le correnti contemporanee che, dal XVIII secolo, si collocano più o meno nel solco delle precedenti.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
29 – 30 ottobre 2007

Contatti:
Segreteria del Convegno ‘Forme e correnti dell’esoterismo occidentale’
tel. +39 041 2710435
e-mail: convegno.esoterismo@cini.it

Polifonie in viva voce 11. Polifonie femminili della Georgia

L’undicesima edizione, che si tiene quest’anno, è dedicata alle polifonie femminili della Georgia. All’edizione di quest’anno, nel concerto serale, partecipa il gruppo polifonico femminile Mzetamze, costituito nel 1987, e assai noto anche fuori della Georgia, per la scelta di proporre in palcoscenico sia il repertorio tradizionale, sia musiche di composizione recente, a testimonianza della continuità e vitalità della polifonia georgiana.
Al seminario pomeridiano di studio, proposto per approfondire i tratti musicali e gli aspetti culturali delle pratiche polifoniche georgiane, parteciperanno alcuni tra i massimi specialisti dell’analisi e classificazione delle procedure polifoniche: Maurizio Agamennone, Simha Arom, Polo Vallejo e Nato Zumbadze.
Molti musicologi, soprattutto euro-orientali, hanno a lungo considerato e descritto la Georgia come la “culla” della polifonia in Europa, a causa della grande esuberanza e varietà di procedure e generi che le pratiche del cantare in gruppo assumono in questa regione europea. Anche se questa interpretazione, con il tempo, è stata ridimensionata, resta tuttavia indubbio come le manifestazioni georgiane della polifonia risultino tuttora straordinariamente vivaci e complesse: cantare in gruppo è una azione quasi spontanea, per i Georgiani, una consuetudine quotidiana. Pur se prevalentemente maschile, e associata frequentemente a esperienze conviviali, in Georgia è praticata altresì una polifonia femminile, presente in occasioni forse meno appariscenti, ma altrettanto rilevanti sul piano socio-culturale, con esiti musicali di grandissimo interesse.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
28 novembre 2007, Seminario, ore 16.00 – Concerto, ore 20.30

Contatti:
Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati
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