Convegni e seminari Archives - Pagina 44 di 49 - Fondazione Giorgio Cini

Musica dall’Armenia

L ’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza per la
seconda volta, in collaborazione con la sezione musicale del Centro Studi
e Documentazione della Cultura Armena di Venezia, diretta da Minas
Lourian, un corso dedicato al duduk, strumento a fiato a doppia ancia, costruito in legno d’albicocco e simbolo della tradizione musicale armena.

Il corso sarà tenuto da Gevorg Dabaghyan.

Il duduk
(considerato convenzionalmente come l’oboe armeno) è uno strumento
popolare dal timbro caldo, leggermente nasale e dalla sonorità
fortemente evocativa, che accompagna i canti e le danze di tutte le
regioni dell’Armenia oltre ad essere lo strumento privilegiato per
matrimoni e funerali.

Nel 2005, il duduk (o dziranapogh
in armeno) venne proclamato come il capolavoro rappresentativo della
tradizione musicale armena all’interno del “Programma dei Capolavori
del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità” dell’Unesco.

Gevorg Dabaghyan,
docente al Conservatorio Statale di Erevan, è uno dei massimi
specialisti viventi di questo antichissimo strumento e fondatore di
varie formazioni tra cui l’Insieme Shoghaken, votato alla salvaguardia
del ricchissimo patrimonio folkloristico armeno. Nel vastissimo
repertorio di Dabaghyan ha grande rilievo anche la musica liturgica,
parte fondamentale di una tradizione plurimillenaria caratterizzata
dalle forti radici culturali cristiane, essendo l’Armenia la prima
nazione che proclamò il cristianesimo come religione di stato nel 301.

Contatti:
Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati
tel. +39 041 2710357
e-mail: musica.comparata@cini.it

Corso di canto difonico a cura di Tran Quang Hai

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza il tradizionale corso di canto difonico aperto sia ai principianti sia ad allievi di livello avanzato. Il canto difonico è una tecnica vocale di origine sciamanica diffusa in Mongolia, in Siberia e in Sudafrica. Nella pratica del canto difonico (overtones) una sola persona canta a due voci emettendo un suono grave laringeo cui si sovrappongono, in funzione melodica, suoni acuti prodotti
da armonici ottenuti sulle pareti della cavità oro-faringea. Il corso è affidato al Maestro Tran Quang Hai, considerato il più grande specialista del mondo di canto difonico.

Raffinato interprete delle tradizioni musicali dell’Estremo Oriente, è stato maestro di artisti come Demetrio Stratos, David Hykes, Meredith Monk, Roberto Laneri. Tran Quang Hai proviene da una famiglia di cinque generazioni di musicisti. Il padre Tran Van Khe è tra i maggiori studiosi di musica vietnamita. Nato nel Vietnam del Sud, Tran Quang Hai ha studiato al Conservatorio di Saigon e quindi in Francia presso il Centre d’Etudes de Musique Orientale di Parigi; dal 1968 fa parte del gruppo di ricerca del CNRS, dipartimento di musicologia presso il Musée de l’Homme di Parigi. Polistrumentista, suona oltre quindici strumenti musicali vietnamiti, cinesi, indiani, iraniani, indonesiani ed europei. Compositore, autore e curatore di numerose pubblicazioni (saggi, documentari, dischi), per la sua attività scientifica e musicale ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali. Ha partecipato con successo a Les Tambours 89 di Yves Herwan-Chotard nell’occasione del Bicentenario della Rivoluzione francese, a La Composition Française di Nicolas Frize (1991), al Festival di Saint-Denis e al Festival Internazionale Chant de Gorge Khoomei a Kyzyl e Tuva nel 1995. Da ricordare anche il film etnomusicologico di Hugo Zemp e Tran Quang Hai, Le Chant des Harmoniques (1989), premiato in quattro manifestazioni internazionali. Si è esibito in oltre duemilacinquecento concerti in quarantacinque paesi, contribuendo all’introduzione della tecnica difonica nella musica contemporanea.

Corso di Canto difonico a cura di Tran Quang Hai

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
3 – 5 ottobre 2008

Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati
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Genji, il principe splendente. Mille anni di eleganza in Giappone

Il convegno Genji, il principe splendente. Mille anni di eleganza in Giappone è organizzatodall’Istituto «Venezia e l’Oriente» della Fondazione Giorgio Cini e da StudioArte inoccasione dei mille anni del più importante romanzo classico della letteratura giapponese,il Genji monogatari. Scritto nel 1008 dalla dama di corte Murasaki Shikibu, esso
rappresenta la summa della cultura e dell’estetica di corte di epoca Heian, l’epoca classica del Sol Levante (794-1185), ma è anche la massima espressione del filone letterario femminile in lingua “volgare”. Moltissime sono le opere pittoriche dedicate all’illustrazionedei capitoli del Genji fino a oggi. La più antica fu realizzata su rotoli orizzontali,con testi e immagini, circa un centinaio di anni dopo la stesura del romanzo, ma versioni a noi contemporanee l’hanno trasposto oltre che in film anche in versione manga.

Tra i relatori del convegno figurano il massimo studioso di letteratura giapponese, Donald Keene, Professor Emeritus della Columbia University; John Carpenter, docente di Storia dell’Arte Giapponese alla SOAS di Londra, esperto di calligrafia e calligrafo; Gillo Dorfles, studioso di estetica in Europa sull’arte, la moda, il design; Gian Carlo
Calza, docente di Storia dell’Arte dell’Asia orientale all’Università Ca’ Foscari di Venezia, autore di libri sull’arte dell’Asia e promotore di congressi e mostre internazionali.

Parteciperanno alla conferenza anche personalità del mondo letterario italiano, per un confronto sui temi della scrittura al femminile, come Nadia Fusini, o della trasposizione contemporanea in versione illustrata nei manga, come Giorgio Amitrano. Il botanico Ohba Hideaki, ospite del Padiglione giapponese della Biennale di Architettura, che apre in concomitanza con il convegno, interverrà sul rapporto con la natura nel Giappone classico e contemporaneo. Inoltre, il Direttore della Hitachi Digital Images Division, Takayuki Morioka, presenterà la replica del rotolo originale illustrato di Genji, per l’occasione esposto durante i giorni del convegno. In occasione del convegno e dei mille anni del Genji, è prevista la presentazione del volume illustrato Genji. Il principe splendente,
di Gian Carlo Calza, edito da Electa.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
10 – 11 settembre 2008

Ingresso libero

Contatti

tel. 041 2710402
email marketing@cini.it

Conferenza stampa di presentazione delle iniziative per le celebrazioni dei 150 anni dalla nascita di Eleonora Duse

Mercoledì 2 luglio alle ore 12.00 si terrà presso Palazzo Balbi, sede della Regione del Veneto, la conferenza stampa di presentazione delle iniziative culturali in programma il prossimo autunno per le celebrazioni dei 150 anni dalla nascita di Eleonora Duse (1858 – 2008).
Parteciperanno: Franco Miracco, Laura Barbiani, Maria Ida Biggi, Paolo Puppa e Carmelo Alberti.
Ingresso libero.

Venezia, Regione del Veneto – Palazzo Balbi
2 luglio 2008

Segreteria
tel.+39 041 2710234
fax +39 041 2710215
e-mail mariaida.biggi@cini.it

Fabio Fano (1908-1991)

Fabio Fano (1908-1991) è stato, negli anni trenta e nella seconda metà del secolo, figura di rilievo nella vita culturale italiana, e in particolare veneta e veneziana.

L’importanza del suo contributo allo sviluppo delle conoscenze storico-musicali è testimoniato dalla quantità dei suoi studi e delle sue pubblicazioni, dalla molteplicità degli interessi e dei campi di indagine affrontati, dalla profondità e penetrazione dei  contributi apportati al pensiero musicologico: i suoi studi su Vincenzo Galilei, sulla Cappella Musicale del Duomo di Milano, Matteo da Perugia e Franchino Gaffurio, la sua monografia su Giuseppe Martucci e il suo Profilo di una storia della musica a Venezia dalle origini alla vigilia della fioritura rinascimentale, oltre a molti altri su Chopin, Liszt, Mahler, Strauss e sulla storia della musica a Napoli, rimangono tutt’oggi punto di riferimento imprescindibile per chi si avvicini a tali argomenti.

È stato insegnante di Storia della Musica al Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia dal 1954 al 1975, e all’Università di Padova dal 1965 al 1975, ed è stato per molti anni collaboratore della Fondazione Giorgio Cini.

L’intenzione è quella di tracciare un profilo della figura del musicologo e del pianista, attraverso il recupero di documenti d’archivio e di scritti inediti, e di lasciare poi spazio alla trattazione di argomenti di carattere prettamente musicologico. Si intende inoltre dedicare alla
memoria di Fabio Fano, eccellente e virtuoso pianista, un recital pianistico eseguito dal veneziano Massimo Somenzi, con in programma le
musiche dei suoi autori prediletti: Scarlatti, Beethoven, Chopin, Debussy, Martucci.

 

Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore
5 luglio 2008

 

Archivio Musicale Guido Alberto Fano
Cannaregio 4674 • 30121 Venezia
tel +39 041 5220678 – 340 9291163
fax +39 041 8622037
www.archiviofano.itinfo@archiviofano.it

Master Class e Spettacolo di danza e strumenti africani dei Baganda e dei Basoga

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati ha promosso, in collaborazione con il Dipartimento di “Art, Dance and Drama” della Makerere University di Kampala (Uganda), una master class sulle musiche dei Baganda e dei loro vicini Basoga a cura di Sylvia Nannyonga Tamusuza a cui segue uno spettacolo dell’Ensemble “Ugandan Beat of Africa”.

Per info

Programma
La didattica e la prassi esecutiva di musiche dell’Africa si è sviluppata negli ultimi decenni in Italia grazie soprattutto a musicisti provenienti dai paesi occidentali del continente. Molto meno nota è la densa e articolata produzione musicale delle zone orientali. Una delle più ricche tradizioni musicali in Uganda è quella dello xilofono su tronchi di banano, strumento diffuso in tutta la regione interlacustre. Il grande xilofono akadinda, suonato da cinque musicisti, era centrale per l’esecuzione dei repertori di corte nell’antico regno del Buganda. Un secondo xilofono, amadinda, è percosso da tre suonatori. Ambedue sono oggi praticati da musicisti esperti nella particolare tecnica di formule musicali a incastro. Analogo all’amadinda è l’embaire dei Basoga, confinanti con i Baganda, che coltivano una notevole varietà di strumenti e repertori musicali. Gli xilofoni sono accompagnati da particolari set di tamburi. Nel corso del concerto e del seminario sono anche presentati alcuni strumenti solistici come lo ndongo (lira), il mulere (flauto), lo ndingiti (fidula monocorde). La danza (musica da vedere) è parte integrante della cultura musicale ganda e soga come di altre culture musicale dell’Uganda. Durante il concerto è dunque presentata una selezione di danze tra cui il bakisimba, la più importante danza dei Baganda, basata su un particolarissimo movimento del bacino. Gli ngoma (tamburi bipelle con stringhe a fungere da tiranti) di diverse dimensioni insieme a un lungo tamburo monopelle (engalabi) formano l’orchestra usata per accompagnare le danze.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
30 maggio – 1 giugno 2008

Master Class: 30 – 31 maggio 2008
9.30 – 12.30 e 14.30 – 17.30
Quota di iscrizione: Euro 80 (da versare in contanti il primo giorno)

Spettacolo: 1 giugno 2008
18.30
Ingresso libero

Contatti:
Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati
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Banchetti veneziani dal Rinascimento al 1797

Venerdì 23 maggio 2008 alle ore 17,30 si terrà presso l’Aula Magna
dell’Ateneo Veneto la presentazione del volume di Lina Urban  Banchetti veneziani dal Rinascimento al 1797 (collana “Cultura Popolare Veneta”, serie speciale). Presenteranno il volume Marino Zorzi e Adriana Augusti.
Ingresso libero.

I Dialoghi di San Giorgio. Le atmosfere della libertà 

La scelta del tema è frutto di riflessioni che prendono spunto da una esperienza estetica.

Su una parete della Sala dei Nove del Palazzo Pubblico di Siena, un celebre affresco di Ambrogio  Lorenzetti descrive i “principi” del buon governo: i protagonisti (governo e giustizia) e le virtù fondamentali per l’esercizio ‘buono’ del potere (fede, speranza, carità, sapienza, concordia, fortezza, equilibrio).

Su una seconda parete della Sala dei Nove un altro affresco compone il racconto degli “effetti” del buon governo.

L’osservazione di questi affreschi comunica una sensazione di ordine, pace, sicurezza, serenità, prosperità. Il ciclo lorenzettiano si chiude con “l’allegoria e gli effetti” del cattivo governo, dove si rappresenta l’idea di “tirannia”, di un tipo di governo, cioè, che non guarda al bene comune ma ai ristretti interessi di chi governa.

Per ottenere lo squallido risultato il tiranno, che come consiglieri tiene i “vizi”, ha dovuto per prima cosa neutralizzare la “giustizia” che, legata e spogliata, è ormai priva delle sue prerogative.

Ne conseguono effetti devastanti per la città e la campagna, ridotte a scenario di angherie e violenza, teatro
di morte e distruzione, dove nessuno lavora e soltanto il fabbro prospera con la sua mortifera attività di costruttore d’armi. Da tempo politici, filosofi e scienziati sociali discutono le condizioni necessarie per il funzionamento della democrazia.

La loro attenzione, tuttavia, è stata prevalentemente rivolta alle leggi, alle costituzioni, ai meccanismi elettorali, in una parola alle ‘procedure’. Minore attenzione è stata dedicata all’analisi della ‘ecologia‘ che rende ‘vivibili’ le forme istituzionali della democrazia, alla ‘atmosfera‘, così efficacemente rappresentata nell’affresco di Lorenzetti, in cui il buono o il cattivo governo influenza e allo stesso tempo è influenzato
da ogni elemento del paesaggio sociale: dall’economia domestica all’agricoltura, dal commercio alle forme di vita sociale.

Partecipanti: Giorgio Agamben, Philippe Descola, Francois Jullien, Gilles Kepel, Derrick de Kerckhove, Bruno Latour, Giovanni Levi, Sebastiano Maffettone, Ignacio Ramonet, Richard Rorty, Peter Sloterdijk, Isabelle Stengers e il poeta Adam Zagajewski.

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I Dialoghi di San Giorgio. Le architetture di Babele

I DIALOGHI DI SAN GIORGIO (tutte le edizioni)

Il linguaggio, la competenza distintiva della nostra specie, non cessa di trasformarsi, suscitando rimpianti e speranze, moltiplicando i nostri interrogativi, occupando nuovi spazi nelle multiformi architetture di senso dell’età globale.

Al tempo stesso, la globalizzazione rivela o esaspera le connessioni ambigue che legano i linguaggi ad altre sfere o manifestazioni della vita sociale: all’azione politica (il linguaggio può essere strumento di potere, ed essere usato per integrare e includere oppure per omologare ed escludere), alle strategie educative, quali competenze linguistiche sono necessarie nella nuova Babele?
Alle questioni di integrazione o scontro tra civiltà e culture nel mondo d’oggi (quale ruolo possono giocare i linguaggi – vecchi e nuovi – e le intercessioni tra linguaggi diversi o di diversa natura nel determinare le condizioni della stessa convivenza civile?).
Queste questioni rimandano a tematiche più generali di grande interesse teorico.
In che misura, nella nuova Babele e in un contesto di crescenti interdipendenze, il linguaggio consentirà
ancora di valorizzare le individualità, le autonomie, le tradizioni?
Quali equilibri si stabiliranno tra grandi lingue di comunicazione e lingue nazionali o minoritarie?
Se è vero che il linguaggio – come scriveva Heidegger citando Rilke – oscilla tra la mano del mercante e quella dell’angelo, cioè dalla rappresentazione del mondo come tecnica e come mercato alla sua interiorizzazione nell’uomo, nel mondo attuale la bilancia è sempre più saldamente in mano al mercante o è ancora possibile concepire forme espressive assolute, svincolate da ogni funzione pratica?

Queste e altre questioni sono discusse da un gruppo ristretto di linguisti, scrittori, sociologi, filosofi, storici e antropologi.
Partecipanti:Marcel Detienne, Alessandro Duranti, Paolo Fabbri. Harold Haarmann, Scott Lash, Nicholas Ostler, Paolo Ramat, Suzanne Romaine, Michel Serres.

La Fondazione Cini offre la possibilità di assistere a questa edizione de I Dialoghi collegandosi in video streaming

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I Dialoghi di San Giorgio. Martìri. Testimonianze di fede, culture della morte, nuove forme di azione politica.

L’edizione 2006 dei Dialoghi di San Giorgio, il tradizionale appuntamento di riflessione e approfondimento su temi rilevanti per la società contemporanea che riunisce sull’Isola di San Giorgio Maggiore grandi intellettuali provenienti da tutto il mondo, si svolgerà a Venezia dal 13 al 15 settembre.

La scelta del tema ha preso le mosse da una riflessione sul martirio nella sua accezione etimologica generale di ‘sacrificio di sé come testimonianza di un ideale’.

Il martirio è un fenomeno universale, che attraversa le culture e la storia dell’uomo, e che trova nel suo carattere ‘dichiarativo’ ciò che fondamentalmente lo distingue dal sacrificio. Certamente, esso può
essere considerato un archetipo della civiltà occidentale, che riconosce in Prometeo uno dei propri miti fondativi e annovera la croce tra i suoi simboli più diffusi.

Per molto tempo, il martirio è parso sparire dal nostro orizzonte fenomenologico, come se non vi fosse più spazio per esso in una società progressivamente secolarizzata. Pur essendo stato il novecento un secolo di martiri – nella accezione tradizionale di persone che subiscono e accettano consapevolmente la sofferenza e la morte per testimoniare una fede – il fenomeno è stato ignorato o negletto, come se una incrollabile cultura della vita comportasse inevitabilmente la negazione del valore della sofferenza e della morte.

L’irruzione nella società globalizzata dei ‘nuovi martiri’, che incarnano una visione offensiva della testimonianza dandosi spontaneamente la morte e arrecandola agli altri, sfida credenze sul valore della vita umana che parevano profondamente radicate e ampiamente condivise, e solleva con forza interrogativi ineludibili, giacché il fenomeno ci appare, allo stesso tempo, e con una evidenza straordinariamente dilatata dai mezzi di comunicazione di massa, in tutta la sua potenza e in tutto il suo mistero.

In che misura un’analisi semantica può orientare il nostro sforzo di distinguere e capire le diverse forme di martirio? Fino a che punto la declinazione moderna del martirio deriva da una nuova irruzione della
religione nella vita civile? Quale relazione esiste tra testimonianza religiosa e vocazione politica? Che cosa accomuna, sotto questo profilo, il martire ‘tradizionale’ – che continua la sua marcia silenziosa anche nel mondo d’oggi, e sembra disinteressato alla visibilità del suo gesto – e il martire ‘moderno’, che ostenta il suo gesto e ne moltiplica l’efficacia comunicativa attraverso l’esposizione mediatica?

Quali meccanismi rendono accettabili il suicidio e l’assassinio come forme ‘civili’ (legittime e meritorie) di violenza? Può il martirio nelle sue nuove forme essere considerato e utilizzato come un ‘analizzatore’,
in grado di svelarci i meccanismi di funzionamento della società globalizzata post-moderna? Quale ‘discorso’ il martire affida al proprio corpo torturato e ucciso? Possono artisti e poeti aiutarci a decifrare questo discorso? Quale ruolo svolge il rito del martirio, nelle sue diverse forme, nella economia simbolica delle nostre diverse civiltà?

Tali questioni non saranno lasciate solo agli specialisti, ma verranno affrontate con un approccio squisitamente interdisciplinare, grazie al coinvolgimento di politologi ed esperti di questioni religiose, sociologi, filosofi, storici, antropologi, artisti e letterati.

A questa iniziativa oltre all’islamista Gilles Kepel e al filosofo della politica Bruno Karsenti, che hanno contribuito all’ideazione, parteciperanno l’induista Charles Malamoud, l’antropologa delle religioni Elisabeth Claverie, i politologi Bernard Yack, David LaitinRobert Pape e Ian Shapiro, la storica della civiltà arabo islamica Anna Bozzo e lo storico delle religioni Giovanni Filoramo.

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