Il tema scelto per il XIV seminario, L’etnomusicologia visiva, è denso di implicazioni: da quelle che rinviano alle tecniche cinematografiche pertinenti alla restituzione per suoni e immagini di un evento musicale, soprattutto in ambiti di tradizione e mentalità orale, a quelle più generali e teoriche che chiamano in causa le varie possibili interazioni fra differenti codici e forme della comunicazione.
Di come il cinema possa oggi avvicinarci alla globalità dell’espressione musicale è ciò di cui appunto si discuterà nei tre giorni del Seminario, valutando la relazione fra suono e immagine filmica a partire dalla presentazione e discussione, assieme agli autori, di alcune fra le più recenti ed interessanti produzioni dell’etnomusicologia visiva; un’occasione che, fra l’altro, permetterà di fare il punto della situazione per quel che riguarda l’uso delle nuove tecnologie digitali di ripresa e montaggio nell’indagine etnomusicale.
In effetti, se la musica è innanzitutto suono organizzato, come oggi la si definisce, essa è anche suono in movimento: non solo perché non può essere realizzato e percepito se non nella sua dinamica temporale, ma anche in quanto prodotto di un’azione. Inoltre, il suono musicale si materializza e si propaga in uno spazio, fisico e sociale, in cui gli individui e i gruppi si dispongono e interagiscono secondo modalità variamente codificate e formalizzate. In questo senso, la musica in azione è un’esperienza percettiva globale, che si situa all’incrocio di più codici: linguistico-verbale, sonoro non verbale, gestuale-spaziale, ludico, rituale, ecc. Ed è certamente un’esperienza audiovisiva che il mezzo cinematografico può cogliere e rendere manifesta, anche a fini di analisi, in modo di gran lunga più realistico della semplice registrazione sonora.
In tale prospettiva, come era solito dire Diego Carpitella, “il film, quando ha una sintassi e una grammatica pertinenti, sostituisce tante parole”.
Tornano anche quest’anno le attività culturali specificamente dedicate alla musica classica indiana: dal 21 al 24 aprile la nota interprete Amelia Cuni, assistita da Francesca Cassio, tiene un Corso di canto indiano Dhrupad, incentrato sugli elementi portanti della teoria musicale dell’India del Nord. Il Dhrupad, il genere più antico della musica colta dell’India del Nord, influenzato dalle pratiche dello yoga del suono (nada yoga) e tramandato oralmente da famiglie d’arte. Evolutosi nel corso dei secoli fino a diventare il tramite fra la musica dei templi e quella delle corti, fra sacro e profano, viene oggi considerato il fondamento della musica strumentale e vocale indostana. L’aspetto introspettivo e meditativo si alterna a strutture ritmiche e improvvisazioni di grande vitalità , i vocalizzi ai versi poetici.
Amelia Cuni ha vissuto e studiato in India per più di dieci anni con noti maestri quali R. Fahimuddin Dagar, Bidur Mallik e D.C. Vedi. Dal 1987 insegna e si esibisce in Europa, Asia e le Americhe ricevendo l’apprezzamento della critica sulla stampa internazionale. Partecipa a numerosi progetti musicali che confrontano tradizione e sperimentazione e realizzato produzioni discografiche e collaborazioni con artisti diversi. È docente di canto indiano al Conservatorio di Vicenza e tiene seminari e dimostrazioni in università e istituzioni di tutto il mondo; vive a Berlino.
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
21 – 24 aprile 2008
Contatti:
Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati
tel. +39 041 2710357
e-mail: musica.comparata@cini.it
Prosegue anche nel mese di aprile Libri a San Vio, rassegna di presentazione delle novità editoriali della Fondazione Giorgio Cini nella splendida sede di Palazzo Cini.
Tra le novità del mese, è presentata un’attività editoriale di notevole importanza promossa dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati: la pubblicazione di materiale digitale sul sito www.cini.it del Seminario Internazionale del 2005 dal titolo Etnomusicologia e studi di popular music: quale possibile convergenza? con l’inserimento di estratti musicali e video, e la messa a disposizione on-line del Database bibliografico sugli studi di popular music consistente in oltre 6.000 titoli curato da Philip Tagg dell’Università di Montreal.
Presentano le pubblicazioni multimediali Marco “Furio” Forieri e Tony Pagliuca.
Partecipano Giovanni Giuriati e Laura Leante.
Ingresso libero.
Venezia, Galleria di Palazzo Cini a San Vio
16 aprile 2008, ore 17.00
Contatti
Ufficio Editoriale
tel. +39 041 2710202
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it
Riprende in aprile il corso di ‘ud, il liuto, lo strumento più importante della tradizione classica del mondo arabo, a cura del Maestro Farhan Sabbagh. L’‘ud (letteralmente ‘legno’) ha goduto di grande popolarità sin dagli albori della civiltà araba, e nel VI secolo si diffuse, a partire dalla città di Hirah nell’Iraq, in forme simili alle attuali derivate, probabilmente, dallo strumento persiano denominato barbat. Sul liuto gli arabi hanno concepito ed elaborato la loro teoria musicale basata sul sistema modale dei maqamat con numerose scale che utilizzano intervalli di quarti di tono. L’‘ud ha generalmente cinque corde doppie più una nel registro grave, pizzicate con un plettro, una cassa di risonanza bombata e piriforme, un manico corto senza tasti, ed è considerato nel mondo arabo, proprio per questo suo stretto legame con la teoria musicale, il “principe” degli strumenti. Nel suo repertorio svolge un ruolo fondamentale l’improvvisazione, in particolare nei brani denominati taqsim, elaborazioni in ritmo libero su un determinato maqam (modello scalare e melodico). Il suono morbido e dolce di questo strumento affascina l’ascoltatore arabo, tanto da essere paragonato al canto dell’usignolo.
Nato a Homs, in Siria, Farhan Sabbagh è un rinomato virtuoso di questo strumento, con il quale ha intrapreso una fortunata carriera di solista. Sabbagh è anche un affermato compositore eseguito in Europa e negli Stati Uniti, vanta numerose incisioni discografiche e ha acquisito una vasta esperienza didattica internazionale tenendo corsi e laboratori in diversi paesi europei fin dagli anni Ottanta, quando ha insegnato il suo strumento presso l’International Institute for Comparative Music Studies di Berlino.
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
11 – 13 aprile 2008
Contatti:
Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati
tel. +39 041 2710357
e-mail: musica.comparata@cini.it