Mostre Archives - Pagina 10 di 23 - Fondazione Giorgio Cini

Disegni teatrali della collezione Elena Povoledo

DISEGNI TEATRALI DELLA COLLEZIONE ELENA POVOLEDO

In occasione del convegno internazionale di studi in onore di Elena Povoledo Illusione scenica e pratica teatrale“, il Centro Studi Teatro ha allestito, presso la sala espositiva della Biblioteca della Manica Lunga, una mostra di figurini e bozzetti originali appartenenti alla Collezione Elena Povoledo. Saranno esposti, tra gli altri, materiali di Boris Bilinsky, Ludovico Burnacini, Alexandra Exter, Emanuele Luzzati, Pier Luigi Pizzi, Gianni Polidori.

Elena Povoledo, in ambito italiano, è stata una pioniera nello studio del rapporto tra le arti figurative e lo spettacolo, avendo svolto una lunga e variegata attività di ricerca sui temi della storia del teatro, della scenografia, dell’architettura teatrale e dell’iconografia. E’ stata uno dei docenti più amati dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma, capo redattore e curatore dell’apparato iconografico dell’intera Enciclopedia dello Spettacolo e autorevole collaboratrice della Fondazione Giorgio Cini per le mostre di argomento teatrale allestite negli anni Sessanta e Settanta.

Si ringrazia la famiglia Povoledo, in particolar modo Elisabetta, per la collaborazione alla realizzazione della mostra.

In aedibus ‘Cini’. L’arte tipografica a Venezia ai tempi di Aldo Manuzio

In occasione del V centenario della morte del ‘principe’ dei tipografi, Aldo Manuzio, saranno esposti alcuni volumi del Quattro e Cinquecento provenienti dal Fondo antico della Fondazione Giorgio Cini.

Il percorso espositivo, a cura di Ilenia Maschietto, bibliotecaria della Fondazione Giorgio Cini, documenta la nascita, lo sviluppo e il successo dell’arte della stampa a Venezia nel Rinascimento, riconoscendo nei manufatti aldini una testimonianza di rara eccezionalità: dal primo utilizzo del carattere corsivo, conosciuto come italico in tutto il mondo, ai volumi in greco che Manuzio compose con eleganza ed equilibrio, dall’Opera omnia di Poliziano all’incontrovertibile unicità dell’Hypnerotomachia Poliphili, capolavoro e sintesi di armonia tipografica e testo enigmatico, ricco di raffinate e, a volte, stravaganti xilografie.

Oltre ad evidenziare gli aspetti strettamente tipografici dell’impresa manuziana, la mostra intende illustrare la stretta e fruttuosa rete di relazioni che Aldo strinse con i principali protagonisti della scena culturale che lui stesso visse e contribuì a generare.

Scarica il pieghevole: In aedibus ‘Cini’. L’arte tipografica a Venezia ai tempi di Aldo Manuzio

Orari

Lunedì – venerdì dalle 10 alle 17 per i frequentatori delle Biblioteche.
Il sabato e le domeniche solo tramite il servizio di visite guidate

Hans-Joachim Staude e l’arte del Novecento italiano

Nell’immagine: Hans-Joachim Staude, Ragazza con chitarra, 1929. Olio su legno, cm 90 x 74, dettaglio

Hans-Joachim Staude e l’arte del Novecento italiano

Mostra (18-22 novembre 2015)
Convegno studi (18-19 novembre 2015)
a cura di Francesco Poli ed Elena Pontiggia

18 novembre 2015 inaugura sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia un evento dedicato al pittore Hans-Joachim Staude (Haiti 1904 – Firenze 1973), artista tedesco che si è distinto nella Firenze del ‘900, alla luce di nuove interpretazioni e dei suoi scritti inediti, organizzato dai figli JakobStaude e Angela Staude Terzani in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini.

Per cinque giorni la Sala Piccolo Teatro vedrà una mostra curata da Francesco Poli ed Elena Pontiggia con 27 dipinti ritratti, paesaggi, nature morte – realizzati tra il 1929 e il 1973, accompagnata da un convegno che prevede l’intervento di 11 storici d’arte italiani e stranieri (18 e 19 novembre), per approfondire le ricerche che hanno fatto riscoprire l’importanza di questo pittore nell’arte italiana del ‘900.

Mentre gli anni recenti hanno visto un recupero del Ritorno all’ordine, a cui anche Staude, sia pure in modo autonomo e con particolari specificità, si può avvicinare, la sua figura è rimasta fuori da questo insieme di ricerche. E questa è certamente una perdita – non solo per il giusto riconoscimento dell’opera dell’artista, ma anche per la conoscenza del panorama complessivo dell’epoca.

L’esposizione retrospettiva che si intende realizzare si propone di indagare anche questo aspetto, ricollocando meglio Staude nell’ambito del suo tempo. Saranno esposte circa ventisette opere, tra le più significative dei diversi periodi della sua produzione creativa. Si farà riferimento alle precedenti mostre (in particolare a quella molto importante al Palazzo Pitti di Firenze), ma ampliando l’analisi del linguaggio pittorico e documentando (attraverso scritti dell’autore e testimonianze inedite) il background teorico e culturale dell’artista.
Momento centrale della mostra sarà un convegno con la partecipazione dei maggiori studiosi del periodo.

Catalogo della mostra, programma del convegno e altri materiali si possono scaricare qui:


 

Hans-Joachim Staude (1904 –1973) nato a Port-au-Prince (Haiti) da genitori tedeschi, si forma ad Amburgo, dove nel 1918 vede la prima grande mostra di Munch. Subito dopo entra in contatto con l’Espressionismo tedesco della “Brücke” e in particolare con Schmidt-Rottluff .
La sua ricerca è segnata in questo periodo da una sottile dimensione introspettiva e da una forte ispirazione filosofi ca. Nel 1920 decide di dedicarsi alla pittura e due anni più tardi abbandona l’Espressionismo. Nel 1925, dopo un periodo trascorso ad Amburgo, parte per Firenze e negli anni successivi si divide tra la città toscana, Amburgo stessa e Parigi. Nel 1929 si stabilisce defi nitivamente a Firenze, dove lavora tutta la vita, avvicinandosi alla “moderna classicità” dell’arte italiana fra le due guerre. Pittore tedesco tra i più interessanti – e in un certo senso “eccentrici” – della sua generazione, la sua opera viene ora esaminata a fondo, puntando su uno studio criticamente più puntuale della sua stretta connessione con la pittura del Novecento italiano: da Ardengo Soffi ci a Felice Carena, nel quadro del classicismo moderno dell’arte europea fra le due guerre.

Un rapporto profondo, che rende l’artista uno dei più ‘italiani’ fra i pittori tedeschi del XX secolo.

 

Il Serraglio delle Meraviglie. Il mosaico romano di Lod alla Fondazione Giorgio Cini

La Fondazione Giorgio Cini, in collaborazione con la Israel Antiquities Authority e Shelby White and Leon Levy Lod Mosaic Center presenta nel centro espositivo sull’Isola di San Giorgio Maggiore Il Serraglio delle Meraviglie. Il mosaico romano di Lod alla Fondazione Giorgio Cini.

La mostra, unica tappa italiana del tour che ha portato l’opera nei più importanti musei del mondo, è stata resa possibile grazie al supporto di Patricia e Phillip Frost. Il mosaico sarà visitabile fino al 10 gennaio 2016.

Il Serraglio delle Meraviglie è un’iniziativa che offre al pubblico italiano l’esclusiva opportunità di ammirare un mosaico romano di superba qualità iconografica e conservativa, rinvenuto nel 1996 nei pressi della cittadina israeliana di Lod, luogo che secondo un’antica leggenda locale diede i natali a San Giorgio. L’eccezionalità dell’opera, che risale al terzo secolo dopo Cristo, è dovuta anche alla sua qualità conservativa. Si tratta di uno più bei e grandi pavimenti musivi mai ritrovati in Israele, un vero e proprio gioiello archeologico, estremamente ben conservato. Il pavimento è composto di riquadri in cui sono raffigurati in dettaglio mammiferi, uccelli, pesci, una varietà di piante e le navi che erano usate all’epoca della sua realizzazione. Il mosaico è formato da tessere in pietra e cubi di vetro di vari colori: dal blu all’ocra, dal rosso al giallo, dal marrone al bianco, fino al nero, passando per varie sfumature di grigio.

Subito dopo la scoperta, il mosaico venne nuovamente sepolto per proteggerlo dagli elementi che avrebbero potuto comprometterne la conservazione. Solo nel 2009 venne esposto di nuovo, per un fine settimana soltanto; oltre 30mila visitatori colsero l’opportunità di ammirarlo in quell’occasione. Nello stesso anno, furono avviati i lavori – finanziati dalla Leon Levy Foundation e da Shelby White, presidente degli Amici della Israel Antiquities Authority – del Lod Mosaic Archaeological Center, il centro museale che ospiterà permanentemente il mosaico a partire dal 2017, anno in cui è prevista l’apertura.

Nel 2010, il Mosaico di Lod è partito per un tour internazionale, che lo ha visto esposto in alcuni tra i più prestigiosi musei mondo: dal Metropolitan Museum of Art di New York al Louvre di Parigi all’Altes Museum di Berlino, dal Waddesdon Manor, castello nel cuore del Buckinghamshire nel Regno Unito, all’Hermitage di San Pietroburgo. Penultima tappa del tour, prima del definitivo ritorno in Israele, e unica, imperdibile, tappa italiana è Venezia, dove dal 9 ottobre 2015 al 10 gennaio 2016 sarà a negli spazi della Fondazione Giorgio Cini. Il tour si concluderà a Miami, negli Stati Uniti, all’interno della mostra Patricia and Phillip Frost Art Museum in the Florida International University, in programma dall’11 febbraio al 15 marzo 2016.

In occasione della mostra l’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini ha sviluppato la riflessione sul tema del mosaico di Lod ideando e realizzando, con la collaborazione scientifica di Elisabetta Concina, una mostra fotografica, e due video. Le fotografie, provenienti dalla ricchissima Fototeca della Fondazione Cini, si riferiscono ai mosaici pavimentali di alcuni tra più importanti complessi archeologici del nostro Paese: Aquileia, Roma, Palestrina e Pompei. Il primo video invece, realizzato in collaborazione con le Sovrintendenze Archeologiche di Veneto, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, propone un viaggio per immagini che documenta la straordinaria ricchezza del patrimonio archeologico italiano, con specifico riferimento all’area alto adriatica, nel tentativo di suggerire al pubblico un vero e proprio itinerario di viaggio che gli permetta di approfondire il tema della mostra. Il secondo video propone un confronto più ampio, allargando l’area di paragone del Mosaico di Lod al bacino del mediterraneo nel tentativo di identificarne i modelli di stile, le comunanze tematiche, le similitudini iconografiche ma anche le divergenze compositive e le deviazioni tecniche.

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[accordion_entry title=”Biglietti“]
TICKETS
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[accordion_entry title=”Visite guidate e laboratori didattici”]

Progetto didattico

a cura di Artsystem

Il magnifico pavimento musivo sarà per tutti un’occasione unica per conoscere un’opera che viene da lontano e che qui a Venezia avrà il potere di fare da ponte con la nostra importante tradizione musiva a cominciare da quella presente nel territorio lagunare per raggiungere, attraverso un viaggio di immagini, nell’area dell’Alto Adriatico. Un’occasione unica anche per riprendere confidenza con l’arte del mosaico: un’aula didattica allestita con pietre, vetro, colore, fantasia, storie, sabbie, attrezzi… ospiterà mosaicisti in erba, piccoli e grandi, che tenteranno di trattenere, non solo nel ricordo, le meraviglie di questo grande serraglio.

Scarica il programma-didattico

 A partire dal 17 ottobre e per tutta la durata della mostra, i visitatori che desiderano ammirare da vicino il Mosaico di Lod e approfondire la conoscenza dell’opera e la tecnica del mosaico, potranno richiedere, previa prenotazione, visite guidate o laboratori didattici, realizzati da Artsystem.

In una apposita area della mostra riservata all’attività didattica sarà allestito, grazie alla collaborazione con la ditta veneziana Orsoni Mosaici srl – Gruppo Trend Spa – e la restauratrice di mosaici Alessandra Costa, uno spazio dedicato al mestiere del mosaicista. Si potranno vedere gli attrezzi del mestiere, toccare con mano tessere lapidee e vitree cogliendo le caratteristiche che ne determinano poi i diversi usi decorativi.

Bambini della scuola primaria e ragazzi della scuola secondaria di primo grado potranno provarsi, secondo vari livelli di difficoltà, con quest’arte dalla storia molto antica con grande potenzialità decorativa ed espressiva. Il Serraglio delle Meraviglie come un tempo ispirerà curiosità e divertirà con i suoi animali reali e fantastici. Durante le visite guidate si approfondiranno varie tematiche come le possibili chiavi di lettura delle figure riprodotte nel tappeto musivo, la storia della città israeliana di Lod, luogo della scoperta, l’operazione delicata e difficile dello strappo, il lungo peregrinare del mosaico e il suo ritorno in Israele.

Le visite guidate e i laboratori si possono richiedere, previa prenotazione, contattando la segreteria didattica  al n. verde 800 662 477 (lunedì, mercoledì e venerdì mattina dalle 9 alle 13) o scrivendo a artsystem@artsystem.it.
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[accordion_entry title=”Conferenze sui pavimenti musivi e marmorei dall’antichità al medioevo“]

L’Istituto di Storia dell’Arte presenta al pubblico un ciclo di incontri a cura di Giordana Trovabene, che conta la presenza di archeologici e storici dell’arte specialisti dell’argomento, volto ad esplorare alcuni aspetti della produzione materiale, delle tecniche esecutive, dell’iconografia e dell’evoluzione storico-stilistica dei pavimenti musivi dall’antichità al romanico, privilegiando per ragioni di contestualità storico-geografica l’area del Mediterraneo.

GIOVEDÌ 5 NOVEMBRE 2015 | ore 17.00

Il mosaico di Lod. Considerazioni sui tessellati di età romana in ambito domestico: domus, villae suburbanae et maritimae

Giordana Trovabene
Università Ca’ Foscari di Venezia e Association Internationale Etude Mosaïque Antique

GIOVEDÌ 12 NOVEMBRE 2015 | ore 17.00

I mosaici pavimentali delle basiliche paleocristiane (secoli IV-VI)

Giordana Trovabene
Università Ca’ Foscari di Venezia e Association Internationale Etude Mosaïque Antique

GIOVEDÌ 19 NOVEMBRE 2015 | ore 17.00

I mosaici del Veneto e il progetto di catalogazione dei rivestimenti pavimentali antichi

Federica Rinaldi
Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma

Francesca Veronese
Padova, Musei Civici agli Eremitani, Museo Archeologico

GIOVEDÌ 3 DICEMBRE 2015 | ore 17.00

I “sectilia pavimenta”: da Costantinopoli a Venezia

Simonetta Minguzzi
Università degli Studi di Udine

GIOVEDÌ 10 DICEMBRE 2015 | ore 17.00

I pavimenti musivi delle sinagoghe in Israele fra il IV e il VI secolo

Elisabetta Concina
Università Ca’ Foscari di Venezia

GIOVEDÌ 17 DICEMBRE 2015 | ore 17.00

I pavimenti musivi dell’occidente romanico tra XI e XIII secolo in Italia e in Francia

Giordana Trovabene
Università Ca’ Foscari di Venezia e Association Internationale Etude Mosaïque Antique

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Disegni veneti del Settecento della Fondazione Giorgio Cini e un prestito d’eccezione: il Capriccio di Francesco Guardi

In coincidenza con il prestito del Doppio ritratto di amici di Pontormo della Galleria di Palazzo Cini per la mostra sulla ritrattistica fiorentina nel Cinquecento presso il Musée Jacquemart- André di Parigi, Florence. Portraits à la cour des Médicis, 11 settembre 2015 – 25 gennaio 2016, l’istituzione francese ha concesso in cambio uno dei capolavori della sua raccolta d’arte antica: una meravigliosa gouache del vedutista veneziano Francesco Guardi, raffigurante un suggestivo capriccio architettonico (1760 ca.).

L’opera, gravida di materia liquida che la tecnica del guazzo esalta nella sua resa opalescente, è un palpitante a affondo sullo squarcio urbano di una Venezia malinconica, reinventata alla luce di una sensibilità da molti definita ‘preromantica’: lo scorcio di questo campiello, cinto da palazzi che il tempo ha consumato e segnato sullo sfondo da un monastero su cui svetta la tipica cupola veneziana, è inquadrato da un portico brulicante di vegetazione, la cui scala dimensionale esalta il cannocchiale della vertiginosa prospettiva diagonale. Pennellate guizzanti e materiche creano sinteticamente le figure che animano lo spazio, mentre svirgolature e tocchi di bianchi, verdi, marrone, creano una mobile tessitura chiaroscurale tipica dello stile fratto e tremolante dell’artista.

Stessi caratteri di stile e poetica li riscontriamo in un più tardo capriccio architettonico a penna acquerellata su carta, molto simile nella composizione e nella resa di luci e ombre, custodito presso le collezioni grafiche della Fondazione Cini e appartenente alla raccolta che fu di Giuseppe Fiocco. L’importante prestito francese diviene dunque occasione proficua per esporre le due opere di Guardi in dialogo fra di loro, nei rinnovati spazi del secondo piano della Galleria, e di proporre contestualmente una ricca selezione di disegni veneti del Settecento conservati nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Fondazione.

Un percorso suggestivo tra fogli di pregio di Ludovico Dorigny, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, Canaletto, Antonio Pellegrini, Giambattista Piazzetta, Giambattista Pittoni, Giuseppe Zais, Bernardino
Bison, perlopiù pertinenti alle raccolte Fiocco e Fissore Pozzi; ad arricchimento del gruppo guardesco, si aggiunge un grande foglio acquerellato con la Veduta di San Giorgio Maggiore, attribuito a Francesco Guardi, dono di Paul Wallraf, la cui collezione grafica fu esposta in Fondazione del 1959.

E proprio nello spirito delle memorabili mostre di disegni veneti organizzati dall’Istituto di Storia del’Arte nel secolo scorso, questa esposizione si colloca ad incipit di una stagione di iniziative volte a valorizzare e far conoscere al grande pubblico la ricchezza e il valore delle sue collezioni gra che, nella magni ca cornice di Palazzo Cini.

I ritratti di Daniele Barbaro di Tiziano e Veronese a Palazzo Cini

In occasione del cinquecentenario della nascita di Daniele Barbaro (1514-1570), la Galleria di Palazzo Cini ospiterà, al secondo piano del museo, due capolavori della ritrattistica rinascimentale realizzati da Tiziano e Veronese, entrambi recanti l’effigie del celebre patrizio.

L’evento si colloca al centro del programma di iniziative culturali dedicate alla figura dell’umanista veneziano, promosse dalla Regione del Veneto e dalla Fondazione Giorgio Cini attraverso il “Comitato Regionale per le Celebrazioni” appositamente istituito.

Mecenate raffinatissimo, animatore del dibattito intellettuale nei circoli culturali della Serenissima, in dialogo con Benedetto Lampridio, Domenico Morosini, Giovanni della Casa, Bernardo Navagero, Benedetto
Varchi, Sperone Speroni, Pietro Bembo; committente di alcuni dei più importanti artisti del secolo, come Palladio e Veronese, entrambi impiegati in quello che resta il suo lascito più noto e il suo testamento spirituale, la villa di famiglia a Maser; prolifico trattatista versato in ogni campo del sapere, dalla matematica all’ottica, dalla retorica alla teologia, dalle scienze dalle scienze alla filosofia a, Daniele Barbaro è noto soprattutto per la traduzione commentata del De Architectura di Vitruvio, edita a Venezia dal Marcolini nel 1556: opera che vanta il contributo di Andrea Palladio, compagno di Barbaro in un viaggio di studio
a Roma nel 1554.

Il ritratto di Tiziano, conservato nel Museo del Prado di Madrid, lo coglie di tre quarti, sulla trentina, con lo sguardo introspettivo dello studioso; si colloca dunque negli anni di Padova (1545 ca.), dove Barbaro si addottorò e fu tra i soci fondatori dell’Accademia degli Infiammati. Nel contempo ricevette il primo incarico dalla Serenissima, divenendo sovrintendente alla costruzione dell’Orto Botanico.

Il ritratto di Veronese, pervenuto dal Rijksmuseum di Amsterdam, lo raffigura in età più avanzata (1560-61), ammantato della veste ecclesiastica con mozzetta violacea e tricorno vescovile, insegne talari che rimandano alla dignità patriarcale (nel 1550 divenne patriarca di Aquileia). Seduto su uno scranno, il prelato è colto in un attimo di sospensione meditativa, innanzi a due volumi della sua opera su Vitruvio: una delle più affascinanti testimonianze del colto umanesimo cristiano nella Venezia del Cinquecento.

Fulvio Bianconi alla Venini

Foto: Fulvio Bianconi, Vasi Fazzoletto in vetro incamiciato, 1949-50

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Imago Mundi. Luciano Benetton Collection. Mappa dell’arte nuova.

Imago Mundi – Luciano Benetton Collection
MAPPA DELL’ARTE NUOVA
Cinque continenti, più di 40 Paesi, 6.930 artisti con opere 10×12 centimetri

Arte e Mondo senza confini. Imago Mundi, il progetto globale non profit di arte contemporanea di Luciano Benetton, espone parte delle sue collezioni: 6.930 artisti con opere 10×12 centimetri provenienti da più di 40 Paesi e popolazioni native.

In mostra le collezioni di Algeria, Boscimani del Kalahari, Nigeria, Sud Africa, Tunisia, Uganda/Ruanda/Burundi (AFRICA); di Brasile, Caraibi, Cile, Colombia, Cuba, Messico, Stati Uniti e degli Indigeni nativi americani (AMERICHE); di Afghanistan, Arabia Saudita, Corea del Nord, Filippine, Giordania, Iran, Israele, Siria, Tailandia, Tibet (ASIA);  di Austria, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria (EUROPA); degli artisti aborigeni d’Australia (OCEANIA).

Visita il sito di Imago Mundi

La salvaguardia dei Monumenti durante la Grande Guerra. La raccolta fotografica di Ugo Ojetti alla Fondazione Giorgio Cini

Protagonista del panorama culturale italiano del Novecento, giornalista eclettico, critico d’arte e scrittore, Ugo Ojetti è certamente una figura complessa e difficile da delineare. Eterno amante del bello con la sua penna e il suo forte carattere è stato in grado di descrivere la complessità dei cambiamenti culturali e politici che si sono susseguiti nell’intricato periodo storico racchiuso tra la fine dell’Ottocento e la seconda guerra mondiale. Ojetti partecipa volontariamente alla Grande Guerra in qualità di sottotenente presso l’Esercito Regio con l’incarico di tutelare i monumenti delle Terre Redente. Si tratta di una fase circoscritta all’interno della sua carriera, nella quale si scontra con le necessità delle Soprintendenze, gli ordini dati dal Comando Supremo e la fragilità della materia minacciata dall’evento bellico. Durante questo periodo raccoglie numerose testimonianze fotografiche per documentare i danni causati dai bombardamenti nemici ai monumenti italiani nell’area del Friuli Venezia Giulia, del Veneto e del Trentino, nonché le operazioni di salvaguardia di opere d’arte attuate dall’Esercito Regio, in particolar modo nella città lagunare.

L’Istituto di Storia dell’Arte custodisce nei suoi archivi la raccolta fotografica riunita da Ugo Ojetti nel corso della Grande Guerra e che comprende più di cinquecento fotografie, gelatine e albumine, realizzate tra il 1915 e il 1919, di diversa provenienza ad attestare la fitta rete di rapporti intessuti dallo stesso Ojetti durante il conflitto allo scopo di raccogliere una documentazione dettagliata utilizzata anche a fini propagandistici.

In concomitanza con le celebrazioni per il centenario della Grande Guerra, l’Istituto di Storia dell’Arte propone dunque, attraverso la mostra che si terrà dal 9 giugno al 31 luglio 2015 negli spazi espositivi della Nuova Manica Lunga, un percorso di lettura delle immagini appartenenti a questa interessantissima raccolta, fotografie che illustrano i danni subiti dalle città durante il primo conflitto mondiale e le opere di salvaguardia del patrimonio storico artistico nazionale, riflettendo sul ruolo della fotografia quale mezzo di diffusione delle idee.

La mostra che si inaugura il 9 giugno sarà preceduta, alle ore 17:00, da una conferenza nella Sala Barbantini tenuta da  Marta Nezzo dell’Università degli Studi di Padova.

 

 

Painting as shooting di Liu Xiaodong

La Fondazione Faurschou  presenta Painting as Shooting di Liu Xiaodong, uno degli artisti più influenti del panorama cinese degli ultimi due decenni, presso la Fondazione Giorgio Cini a Venezia.

 Si tratta della prima grande mostra a livello europeo che esplora approfonditamente la singolare tecnica di Liu Xiaodong, che si concentra in modo sensibile ma convincente sui profondi chiasmi sociali ed ecologici della nostra vita contemporanea. La mostra è a cura di Jérôme Sans e si focalizza su una serie di progetti dell’ultimo decennio appositamente selezionati che analizzano importanti temi a livello mondiale sia ambientali che sociologici.

PAINTING AS SHOOTING

Liu Xiaodong tratta il suo lavoro con gli occhi e la tecnica dello storyboard tipica dei cineasti.
Ognuna delle opere dell’artista prende forma da una semplice idea annotata quotidianamente nel suo diario, dove egli descrive gli eventi di cui è stato testimone, le foto che ha scattato o le persone che ha incontrato, e successivamente le trasforma in personaggi reali nelle sue tele. In un certo senso i dipinti dell’artista somigliano a un set cinematografico nel quale egli è il regista che collabora con gli attori per recitare, narrare o ricreare una situazione, impressioni varie o i relativi effetti. Ed è così che Liu Xiaodong incarna il concetto di ‘painting as shooting’ (pittura come fotografia).

BIO

Liu Xiaodong (1963) vive e lavora a Pechino. Ha un BFA (Laurea in Belle Arti) e un MFA (Master di specializzazione) in pittura ottenuti presso l’Accademia Centrale delle Belle Arti, Pechino (1988, 1995).

L’artista ha acquisito fama negli anni ’90 e rappresenta lo stile neo-realista cinese. Le sue personali includono Kunsthaus Graz, Austria (2012) e Ullens Center for Contemporary Art, Pechino (2010), mentre il suo lavoro è stato esibito in varie collettive quali la Shanghai Biennale (2000, 2010), la XV Biennale di Sydney (2006) e la 47. Biennale di Venezia (1997).

Jérôme Sans è un curatore noto a livello internazionale, un critico d’arte, un direttore artistico che ha curato numerose importanti mostre in tutto il mondo. E’ stato direttore dell’innovativo Ullens Center for Contemporary Art a Pechino e co-fondatore dell’acclamato Palais de Tokyo a Parigi. Attualmente è direttore artistico di uno dei più importanti progetti di sviluppo urbano in Europa, Lyon Rives de Saône-River Movie, e co-fondatore di Perfect Crossovers ltd, gruppo di consulenza culturale con sede a Pechino.

 

FAURSCHOU FOUNDATION
Faurschou Foundation è un’istituzione artistica privata. Ospita una collezione d’arte contemporanea di altissimo rilievo a livello internazionale. Le sue mostre sono organizzate nel North Harbour di Copenhagen e nell’attraente distretto artistico 798 di Pechino. La Fondazione avvicina i visitatori ad alcuni degli artisti più acclamati nel mondo. Inoltre, sviluppa e amplia costantemente la propria collezione introducendo sempre nuove opere.

Dopo la sua creazione nel 2001, la Faurschou Foudation è riuscita ad affermarsi in brevissimo tempo come un’istituzione artistica di rilievo, che espone opere d’arte di altissimo livello internazionale organizzando mostre personali di artisti come Ai Weiwei, Cai Guo-Qiang, Louise Bourgeois, Shirin Neshat, Gabriel Orozco, Danh Vo, e Bill Viola.

 

(Orari tutti i giorni dalle 10 alle 19, chiuso il mercoledì, per info:www.faurschou.com)