Mostre Archives - Pagina 13 di 23 - Fondazione Giorgio Cini

Napoleone Martinuzzi. Venini 1925-1931

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore, Le Stanze del Vetro

PROROGATA FINO AL 6 GENNAIO 2014

In seguito al gradimento da parte del pubblico nazionale ed estero, Le Stanze del Vetro annunciano la proroga fino al 6 gennaio 2014 della mostra Napoleone Martinuzzi. Venini, 1925  1931, curata da Marino Barovier. Inaugurata lo scorso 7 settembre 2013 nel nuovo spazio espositivo Le Stanze del Vetro, sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, l’esposizione, la seconda del ciclo espositivo dedicato alla storia della vetreria Venini, ha finora sfiorato i 30.000 visitatori.


La mostra è la seconda del ciclo espositivo dedicato alla storia della vetreria Venini e organizzato da Le Stanze del Vetro, progetto culturale pluriennale avviato da Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria del Novecento.Il progetto de Le Stanze del Vetro prevede infatti, tra le sue molte attività culturali, la realizzazione di dieci mostre, una all’anno, che hanno come protagonista la Venini, la cui produzione si è distinta nel panorama del vetro artistico del XX secolo. Le mostre, a carattere monografico, illustrano di volta in volta l’opera di artisti che hanno negli anni collaborato con la nota vetreria muranese. Ogni mostra è accompagnata da un volume che, a conclusione del ciclo espositivo, costituirà il Catalogo Ragionato di Venini.

Lo spazio espositivo de Le Stanze del Vetro è stato progettato lo scorso anno dallo studio newyorchese di Annabelle Selldorf Architects, specializzato nella progettazione di spazi e ambienti museali, che ha deciso di collaborare con alcune tra le più interessanti maestranze veneziane, in particolare Augusto Capovilla e Gino Zanon, aziende di tradizione familiare che rappresentano l’eccellenza nel territorio nei diversi ambiti lavorativi.Come per la mostra Carlo Scarpa. Venini 1932-1947 inaugurata a San Giorgio lo scorso agosto 2012 e dal prossimo novembre ospitata al Metropolitan Museum of Contemporary Art di New York (5 novembre 2013 – 2 marzo 2014), l’esposizione dedicata a Napoleone Martinuzzi è resa possibile grazie all’accurata ricerca documentaria, intrapresa da Marino Barovier, coadiuvato da un gruppo di studiosi, sulla storia della vetreria muranese e dei grandi progettisti che l’hanno resa celebre nel mondo. Lo studio e la verifica incrociata delle diverse fonti documentarie (foto, cataloghi, disegni di fornace) e il confronto di queste con gli oggetti reali, messi a disposizione da musei, istituzioni pubbliche e private, collezionisti italiani e stranieri, hanno consentito di realizzare una rassegna completa dei vetri progettati da Napoleone Martinuzzi tra il 1925 e il 1931, periodo in cui fu direttore artistico della Venini.
Nel periodo in cui Martinuzzi collaborò con Paolo Venini realizzò splendidi oggetti, ispirati alla classicità della forma ma innovativi per le tecniche vetrarie e l’utilizzo delle paste vitree. La mostra Napoleone Martinuzzi. Venini 1925–1931 ripercorre cronologicamente tutta la sua produzione: dagli eleganti soffiati trasparenti, alle opere dalla inedita tessitura opaca, dalle sperimentazioni con il vetro pulegoso e a fitte bollicine a quelle con il vetro opaco dalle intense e compatte colorazioni.

Le opere in mostra sono circa 200, rappresentative di quanto di più significativo la vetreria realizzò grazie all’inventiva dello scultore muranese.
Molte di queste opere furono presentate alle Biennali di Venezia dal 1926 al 1930, e alle grandi manifestazioni di arti decorative, in particolare la Biennale e la Triennale di Monza. Il 1930 fu un anno importante nella storia della Venini: grazie all’ingegno di Martinuzzi, la produzione si distinse per la particolare ricchezza di opere proposte in occasione di queste grandi esposizioni. Furono presentati i classici vetri trasparenti, insieme a una collezione di vetri pulegosi dal sapore arcaico; i singolari acquari insieme ai coloratissimi vasi velati; le piante grasse insieme a un variopinto bestiario.
L’esposizione dedica inoltre attenzione al legame che Martinuzzi ebbe con il poeta Gabriele D’Annunzio, il quale commissionò all’artista muranese non solo lavori scultorei ma anche diverse opere vetrarie. Per restituire questo particolare legame e il progetto artistico condiviso da queste due personalità, in mostra è stata riproposta una sala del Vittoriale, allestita dallo scenografo Pierluigi Pizzi, con alcuni degli esemplari più importanti che Martinuzzi disegnò per il poeta. Ne sono un esempio la zucca luminosa in vetro incamiciato, che Martinuzzi realizzò su specifica richiesta di D’Annunzio per la sua residenza, il vaso con grandi anse costolate e il canestro con frutta, la coppa in vetro trasparente azzurro e l’elefante in pasta vitrea rossa. Ognuno di questi oggetti è un pezzo unico.

Il catalogo, a cura di Marino Barovier, è edito da Skira.Anche per questa esposizione, continuano le attività didattiche gratuite per studenti di scuole elementari, medie e superiori, insieme al servizio di accompagnamento guidato gratuito per i visitatori de Le Stanze del Vetro. Nello specifico, le attività didattiche prenderanno la forma di laboratori e workshop, durante i quali ragazzi e bambini si confronteranno direttamente con la storia e l’importanza dell’arte vetraria per Venezia, producendo artefatti e partecipando ad attività laboratoriali e momenti di confronto.
Per entrambi i servizi è obbligatoria la prenotazione telefonando al numero verde 800 662 477 (dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle 17.00) o inviando una mail a: artsystem@artsystem.it. Sul sito internet www.artsystem.it saranno disponibili informazioni dettagliate sulle attività laboratoriali per studenti suddivisi per fasce di età.

 

I Vetri della Seguso per il Bauer (1950-1965)

18 maggio – 29 settembre 2013
Venezia, Hotel Bauer
Orario: 10.00 – 19.00
Ingresso libero

Per comprendere al meglio la presenza degli affascinanti vetri realizzati dalla Seguso Vetri d’Arte per il Bauer, è d’obbligo riferirsi alla figura dell’armatore Arnaldo Bennati – proprietario del prestigioso albergo a partire dal 1930 – che volle arredare e decorare gli spazi interni con gusto raffinato, ricercando il bello nelle forme, spesso ardite, dell’arte moderna.

Bennati si avvalse, dal 1940 in poi, di maestranze di primo livello: uno degli architetti più in vista dell’epoca, Marino Meo, ebbe il compito di rinnovare l’architettura che, su espresso desiderio del committente, avrebbe avuto una forma a losanga in modo da simulare la prua di una nave e, una volta condotto a termine il tutto, la Seguso Vetri d’Arte guidata da un designer del calibro di Flavio Poli, si sarebbe occupata dell’illuminazione e, più in generale, dell’abbellimento vitreo dell’albergo.

Le prime ricevute di pagamento risalgono al 1950, quando l’esigentissimo Bennati si affidava con fiducia alla Seguso Vetri d’Arte che lavorava anche per altre importantissime architetture di proprietà dell’armatore, come l’Hotel Bristol a Merano per il quale la Seguso realizzò lo stupefacente, e per certi versi insuperato, grande lampadario per il Salone delle Feste.

Con la mostra I Vetri della Seguso per il Bauer – che volutamente, a mo’ di integrazione, si svolge in contemporanea con la grande esposizione Seguso. Vetri d’arte: 1932-1973 al Museo del Vetro di Murano, curata da Marc Heiremans – il visitatore avrà l’opportunità di ammirare alcune delle soluzioni d’illuminazione e di arredo dell’epoca, ancor oggi presenti in vari ambienti, assieme ai loro disegni preparatori, gli originali fogli di progetto usati in fornace dai maestri vetrai durante la creazione, conservati presso l’archivio del Centro Studi del Vetro della Fondazione Giorgio Cini e restaurati per l’occasione grazie al generoso sostegno dell’Hotel Bauer.

E’ un affascinante tuffo nel passato, che ripercorre l’intenso viaggio dell’opera vetraria: dalla mente del designer – che la concepisce  e la fissa su carta – al prodotto finito in virtù delle sapienti mani dei maestri muranesi, fino alla collocazione negli spazi previsti, secondo personali intuizioni d’estetica illuminotecnica. Per l’occasione è stato restaurato e rimontato, grazie alla collaborazione della stessa Seguso Vetri d’Arte, lo straordinario Arlecchino che fu per decenni l’insegna del celebre omonimo night club dell’Hotel Bauer, esposto accanto al grande disegno e al progetto preparatorio conservati alla Fondazione Giorgio Cini.

 

Gabrighisola. Il teatro di Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio

Gabrighisola, nuovo allestimento della Stanza di Eleonora Duse dedicato al teatro di Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio.

In occasione dei 150 anni dalla nascita di Gabriele D’Annunzio e nel contesto delle celebrazioni promosse dal Vittoriale degli Italiani, il Centro Studi per la Ricerca Documentale sul Teatro e il Melodramma Europeo allestisce una nuova mostra dedicata al teatro di Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio nello spazio, inaugurato nel 2011, della stanza Duse, nata con l’intento di rendere l’Archivio dell’attrice un “luogo” aperto al pubblico da scoprire e visitare.

Il titolo della mostra, Gabrighisola, rimanda alla firma con cui Gabriele sottolineava la loro unione. “Ghisola” dal nome Dantesco Ghisolabella, è uno dei soprannomi che lui le aveva dato.

Attraverso i molti documenti e le fotografie conservate nel Fondo Duse sarà possibile ripercorrere il legame professionale tra l’attrice e il poeta, che lavorarono l’una al fianco dell’altro per la messa in scena di alcuni celebri drammi dannunziani: Il sogno di un mattino di primavera, La Gioconda, La Gloria, Francesca da Rimini e La città morta.

La Stanza di Eleonora Duse è un Archivio aperto e presenta una parte dei documenti originali come: autografi (tra cui lettere, copioni, documenti e registri di compagnia), fotografie d’epoca, oggetti personali, ma anche abiti e una parte del suo mobilio.

La Stanza è visitabile su prenotazione
041.2710236
teatromelodramma@cini.it

 

logo Vittoriale     D'Annunzio 150

 

Piranesi, Rome and the Arts of Design

Continua il tour della mostra Le Arti di Piranesi, presentata in anteprima a Venezia alla Fondazione Giorgio Cini nel 2010; l’esposizione è stata allestita a Madrid (24 aprile – 9 settembre 2012) e Barcellona (9 ottobre 2012 – 20 gennaio 2013), dove è stata vista da oltre 250.000 visitatori.

La mostra si trasferisce al Museum of Art di San Diego, dove il pubblico americano potrà ammirarla dal 30 marzo al 7 luglio 2013.
Entusiastica fin qui anche l’accoglienza della critica internazionale: su El Pais il premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa l’ha definita “una mostra straordinaria”, giudizio che si aggiunge a quello del “Financial Times” che l’ha giudicata “magistrale” di “Le Monde” per cui è “magica” e del “Frankfurter Allgemeine Zeitung” che l’ha descritta come “spettacolare”..

Le Arti di Piranesi è un progetto espositivo ideato da Michele De Lucchi e prodotto dalla Fondazione Giorgio Cini e da Factum Arte, in collaborazione con Exhibits Development Group.

Tutte le opere esposte sono di proprietà della Fondazione Giorgio Cini, a partire dalle oltre trecento incisioni originali di Giambattista Piranesi selezionate tra quelle più rappresentative dalla collezione, pressoché integrale, in edizione Firmin Didot conservata presso l’Istituto di Storia dell’Arte.

«A Wave of Ultra-Modern Music». Venezia e oltre

Manoscritti e documenti dagli archivi musicali della Fondazione Giorgio Cini
Giovanni Morelli in memoriam

22 marzo – 20 giugno 2013
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore, Nuova Manica Lunga, Saletta espositiva
lunedì  venerdì: 9.00 – 16
Sabato e domenica: 10.00 – 16.00*
* Il sabato e la domenica l’accesso è consentito solo tramite le visite guidate alla Fondazione

L’Istituto per la Musica della Fondazione Giorgio Cini opera per la tutela e la valorizzazione di archivi del  XX e del XXI secolo, con particolare attenzione a quelli prodotti da personalità di rilievo del mondo musicale, coreutico e audiovisivo.

Le carte esposte appartengono a 8 fondi distinti sul piano archivistico, ma intersecati fra loro su quello storico-documentario. Nelle sei vetrine si alternano, secondo l’ordine degli eventi, i passaggi o le presenze sulla scena internazionale veneziana di Alfredo Casella, Gian Francesco Malipiero, Aurel Milloss, Luigi Cortese, Gino Gorini, Alberto Bruni Tedeschi, Camillo Togni e Nino Rota: dalla tappa della celebre tournée italiana di Arnold Schönberg con il Pierrot Lunaire e il Concerto per quartetto d’archi di Casella alla prima esecuzione assoluta del Gesang zur Nacht di Camillo Togni, passando per Malipiero che compone per il cinema e scrive su Stravinskij. Una polifonia della storia musicale emerge anche nei suoi tratti inconciliabili o non ancora conciliati fra la Sonata per violoncello e pianoforte di Gorini e i Cinque momenti musicali di Cortese, oppure, sorprendentemente, fra Diagramma circolare di Bruni Tedeschi e La grande guerra di Mario Monicelli. L’ultima vetrina è dedicata alle musiche di Rota per Il Padrino. 


Nell’immagine: Alfredo Casella, Concerto per quartetto d’archi, abbozzo (1923-1924). Fondazione Giorgio Cini onlus, Archivio Alfredo Casella, Quaderno 8 (MUS 46), particolare del f. 6v.

 

Fragile?

Nell’immagine: David Batchelor, Concreto (vetro 01), 2012 vetri colorati, cemento, 183 x 214 x 66 mm courtesy l’artista e Galeria Leme, Sao Paulo

Dopo il successo della mostra Carlo Scarpa. Venini 1932–1947 a cura di Marino Barovier, prorogata fino al 6 gennaio 2013, che ha totalizzato oltre 46.000 visitatori, il progetto Le Stanze del Vetro prosegue nel 2013 con due nuovi importanti appuntamenti espositivi: il primo sarà Fragile? a cura di Mario Codognato, mentre a fine estate è in programma una mostra monografica a cura di Marino Barovier dedicata alle creazioni del celebre artista Napoleone Martinuzzi per la vetreria Venini tra il 1925 e il 1932.

L’8 aprile 2013 apre al pubblico sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia Fragile? a cura di Mario Codognato.

La mostra presenta 28 opere di artisti internazionali, tra i più interessanti del nostro tempo che hanno utilizzato anche il vetro come medium della loro poetica – da Marcel Duchamp e Joseph Beuys, fino ad Ai Weiwei, Damien Hirst, Giovanni Anselmo e Jannis Kounellis solo per citarne alcuni – e rientra nel progetto Le Stanze del Vetro, iniziativa congiunta di Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung, nata con l’obiettivo di valorizzare l’arte vetraria del Novecento e mostrare le innumerevoli potenzialità e declinazioni di questa materia. L’esposizione resterà aperta fino al 28 luglio 2013.

Nel particolare contesto della produzione vetraria veneziana e della tradizione artigianale che la caratterizza, la mostra Fragile? prende in considerazione un altro aspetto, altrettanto rilevante, dell’utilizzo del vetro nelle arti visive del secolo scorso e di quello appena iniziato: l’impiego del vetro come oggetto trovato, come materiale dalle particolari qualità metaforiche e linguistiche. Anziché la precisione o l’originalità del disegno del manufatto, entrano in gioco il potenziale simbolico della trasparenza, della fragilità e della resistenza (Fragile?), dell’imprecisione e della levigatezza, nella costruzione di una situazione che attinge volontariamente dall’esperienza della realtà quotidiana e del linguaggio artistico contemporaneo.

Nel ventesimo secolo con le sperimentazioni delle avanguardie storiche, le arti visive cessano di essere solamente una mimesi della realtà attraverso la pittura e la scultura – afferma il curatore Mario Codognato – tramite l’utilizzo diretto di oggetti e materiali estrapolati direttamente dalla realtà e dalla produzione industriale, costruiscono e concettualizzano una nuova dimensione metaforica e al contempo tautologicamente concreta. Il vetro, grazie anche al suo impiego sempre più preponderante in architettura, con il suo duplice ruolo di elemento trasparente e di barriera, viene a costituire un nuovo strumento linguistico nella costruzione di immagini“.

La mostra Fragile? mette insieme le opere di alcuni tra i più interessanti artisti del nostro tempo, che hanno utilizzato il vetro con intenti e risultati tra i più diversi e contrastanti: dal provocatorio gesto di Marcel Duchamp di rinchiudere in un’ampolla trasparente l’aria di Parigi alla tragica liricità dei frammenti di vetro dell’opera di Joseph Beuys dedicata alla ferocia del terremoto, dalla trasformazione degli oggetti industriali in individualità poetiche nei lavori storici di Luciano Fabro all’ironica deflagrazione dei vetri delle automobili nel video di Pipilotti Rist.

Nel loro insieme, le opere e gli artisti presenti in Fragile? traducono le infinite potenzialità del vetro in una dialettica inedita che coinvolge inevitabilmente la nostra esperienza quotidiana, elemento costitutivo del linguaggio artistico contemporaneo.

Tra gli altri, Fragile? mette in mostra i lavori di: Michael Craig-Martin, Ceal Floyer, Carsten Nicolai, Lawrence Weiner, Monica Bonvicini, David Batchelor, Keith Sonnier, Giuseppe Penone, Rachel Whiteread, Damien Hirst, Ai Weiwei,  Marcel Duchamp, Luciano Fabro, Mona Hatoum, David Hammons, Gilbert & George, Claire Fontaine, Matias Feldbakken, Walead Beshty, Cyril de Commarque, Barry le Va, Joseph Kosuth, Pipilotti Rist, Mario Merz, Gerhard Richter, Giovanni Anselmo, Jannis Kounellis, Joseph Beuys.

Il catalogo della mostra è edito da Skira.

Il coordinamento organizzativo dell’esposizione, delle visite guidate e della didattica è a cura di ArtSystem, sponsor tecnico della mostra.

LE STANZE DEL VETRO

Isola di San Giorgio Maggiore, 1
30124, Venezia
tel. +39 041 5230869
info@lestanzedelvetro.it
www.lestanzedelvetro.it – www.cini.it

 

Disegni veneti del Settecento della Fondazione Giorgio Cini e delle collezioni venete

Sia permesso, una volta tanto, all’lstituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini di fare gli onori di casa, non fosse altro che per collaudare le due nuove sale che, testé allestite accanto all’incantevole Biblioteca del Longhena, ne costituiscono un superbo corollario, il tesoro. Vi sono raccolti i libri del fondo del duca D’Essling, cioè della più famosa collezione d’incunabuli veneziani illustrati che si conosca, regalati dal senatore Vittorio Cini, liberalmente arricchita da quelli, con illustrazioni e senza, raccolti a complemento dal nostro maggiore bibliofilo: Tammaro De Marinis. Siccome, oltre ai libri, nel tesoro sono entrate preziose collezioni di miniature, di stampe e di disegni, si è pensato che la Mostra di una scelta di questi ultimi, seppure limitata al Settecento veneziano, avrebbe offerto il miglior modo di celebrare il faustissimo avvenimento.

Manoscitti ed edizioni veneziane di opere liturgiche e ascetiche greche e slave in occasione del Convegno Internazionale di Studio sul ‘Millenario del Monte Athos’

L’esposizione dei manoscritti e dei libri contenuti nel presente catalogo è stata organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia in occasione del convegno di studi per il Millenario del Monte Athos (3 – 6 settembre 1963). Questa esposizione vorrebbe essere, in ordine cronologico, quasi un millenario di libri liturgici e ascetíci che hanno congiunto Venezia al mondo ecclesiastico bizantino da quando essa faceva ancora parte dell’impero cristiano d’Oriente.

L’esposizione di questi tesori religiosi e culturali è stata possibile grazie al concorso benevolo della Direzione della Biblioteca Marciana e all’aiuto dell’Istituto Ellenico di Venezia e della Biblioteca Nazionale di Parigi.

Essa comprende in primo luogo una trentina di manoscritti greci e quattro manoscritti slavi conservati tutti alla Marciana; poi circa ottanta libri religiosi greci, soprattutto liturgici e ascetici; infine una dozzina di libri liturgici slavi, tutti stampati a Venezia.

Disegni veneti del Settecento nel Museo Correr di Venezia

Questa Mostra di alcuni saggi eloquenti dei tesori grafici posseduti dalle cospicue raccolte del Museo Civico Correr di Venezia, famose forse più per gli specialisti che per il pubblico, composta da centoventi esemplari accuratamente scelti e commentati dal professor Terisio Pignatti, approda alla Fondazione Giorgio Cini, che l’aveva auspicata, dopo un viaggio fortunato attraverso i Musei degli Stati Uniti d’America.

Deve essere quindi particolarmente felicitata, e per quello che propriamente rappresenta in sé e per sé, e per la conclusione di questo suo periplo. Basti ricordare, quale attestato magnifico della sua nobiltà, il gruppo di disegni di Giambattista e del figlio Giandomenico, quello dei disegni di Pietro Longhi e massimamente il trepido complesso dei fogli di Francesco Guardi. S’inserisce, d’altra parte, questa Mostra, opportunamente nelle direttive dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione, il quale da anni si rivolge assiduamente agli studiosi ed agli «amatori», per richiamare il loro interesse verso questo ausilio prezioso per la comprensione dell’opera d’arte, che è rappresentato dai disegni.

Ogni giorno più se ne valuta la voce discreta, che è nello stesso tempo la più spontanea e la più istruttiva, oltreché spesso la più squisitamente dilettevole, e commovente. Sono proprio queste Mostre le più adatte a rivelare gli aspetti interni dell’arte, colta alle sue stesse scaturigini, e perciò invitanti ai colloqui più intimi con le creazioni e con i loro autori. L’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione di San Giorgio, che ha testé chiuso l’esposizione dei disegni inviati amichevolmente dall’Ermitage, omaggio graditissimo dell’URSS a quella Venezia che ha in parte aiutato il nascere incantevole di Pietroburgo, si compiace di salutare così, fattivamente, il ritorno delle cose belle di casa.

Si tratta della quindicesima ripresa di queste manifestazioni promosse dall’Istituto, con la collaborazione un po’ da tutto il mondo; e ognuno constaterà che, seppure la più nostrana, è certo una delle più istruttive per i problemi che risolve e per quelli che propone.

Vanno quindi ringraziati, oltre al Sindaco di Venezia, ingegnere Giovanni Favaretto Fisca, che l’ha permessa e patrocinata, l’Assessore alle Belle Arti, professor Mario De Biasi, il Direttore delle Belle Arti del Comune, professor Pietro Zampetti, e il professor Giovanni Mariacher, direttore del Museo Correr, che l’hanno cordialmente effettuata.

Disegni veneti del Museo di Leningrado

Sino Dal suo nascere l’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini ha valutato l’utilità di agevolare con mostre annuali discrete, ma scelte, quali poteva proporle e ospitarle nella propria sede, lo studio dei disegni – e massime, ovviamente, di quelli veneti – che costituiscono il preludio più illuminante e vivo delle opere. Questa iniziativa è parsa tra le più adatte nell’ambito dell’attività di un Istituto che ha una sua Biblioteca, ormai famosa, dedicata alle Arti e arricchitasi or non è molto della più insigne raccolta di libri illustrati veneti del Quattro e Cinquecento, e di magnifiche collezioni di miniature, di disegni e di stampe, per dono cospicuo del Fondatore. Si trattò di raccolte di Musei nostrani o di scelte monografiche. Ma l’impegno parve più felicemente soddisfatto allorché si presentarono alla ribalta disegni di proprietà straniera, tanto più desiderati quanto meno accessibili. Si ebbero così i prestiti di S. M. Britannica per il Canaletto; dei Musei di Polonia; dell’Ashmolean Museam di Oxford; dell’Albertina di Vienna; ed ecco oggi che i cordiali, simpatici legami, stretti con gli storici dell’arte e con i Musei dell’U.R.S.S., anche con un mio viaggio del 1955, ci hanno portato allo stupendo esito di una Mostra nobilmente sUggerita da Vittorio Cini, di 127 disegni veneti, inviati dal superbo Museo dell’Ermitage di Leningrado, secondo una scelta fatta dall’illuminato direttore del reparto, Dobroklonsky, e che nel presente Catalogo figurano illustrati dalla intelligente e autorevole ispettrice dell’Ermitage, Larissa Salmina. Saranno, per l’alta qualità e per il non facile accesso, una sorpresa e un godimento per critici, studiosi, uomini di gusto, ai quali tutti la Mostra viene raccomandata con fede sicura nel suo esito e nel suo insegnamento.

Le preferenze stesse di questi disegni ci rivelano quale importanza abbia avuto accanto alla francese, l’arte italiana, e in massimo grado quella di Venezia, per l’orientamento del gusto della Russia; come indica lo splendido periodo incominciato da Caterina II. Mi basti ricordare, che pur non avendo potuto andare a Leningrado il Tiepolo, vi approdarono artisti insigni, come Pietro Rotari, Francesco Fontebasso, Giacomo Guarana, Pietro Antonio Novelli, per non parlare dell’architetto Giacomo Quarenghi che ha dato quasi il volto alla città, e del grande scenegrafo Pietro Gonzaga. È a questo interesse che si deve la richiesta di quadri veneziani (e bastino i due Tiepolo superbi della villa di Archangelskoje), e di stampe e disegni, che sono alla base delle famose raccolte dell’Ermitage e dell’U.R.S.S. Si può dire che questa Mostra prolunghi in Occidente i risultati delle assidue, sapienti ricerche degli studiosi dell’U.R.S.S., che è bene qui rievocare, perché si tratta di un esito che conclude innumeri interessi a vantaggio della scienza e dell’arte.