Mostre Archives - Pagina 18 di 23 - Fondazione Giorgio Cini

Canaletto. Dipinti, disegni, incisioni

Per la prima volta la Fondazione Giorgio Cini presenta una folta serie di dipinti di uno dei più grandi artisti di Venezia: Giovanni Antonio Canal detto il Canaletto (1697 -1768).

La mostra espone 41 dipinti di primissima scelta, collaudati senza incertezza dalla tradizione critica e quasi tutti provenienti da clienti o collezionisti del Settecento, per lo più inglesi, in contatto col Canaletto. Se si pone mente alle sempre più gravi difficoltà incontrate dagli organizzatori di mostre d’arte antica, la riunione di 41 dipinti del Canaletto all’Isola di San Giorgio acquista un valore eccezionale, dimostrando il credito che la Fondazione Giorgio Cini gode presso i paesi stranieri, soprattutto anglosassoni.

La mostra inoltre espone una scelta di ben 75 disegni (di cui 25 provenienti dalle Collezioni Reali di Windsor), che offrono la lettura di ogni aspetto dell’attività disegnativa del Canaletto (dallo «scaraboto» al disegno preparatorio, pronto ad essere tradotto a colori): tra l’altro Alessandro Bettagno è riuscito a riunire 9 dei 10 grandi fogli preparatori delle Feste Dogali. Inoltre sono presenti non solo tutte le incisioni del Canaletto scelte negli esemplari più freschi, ma nei diversi stati (primo, secondo, terzo e – talvolta – quarto).

Sono stati assicurati alla mostra due dipinti del Canaletto di collezione privata italiana già apparsi nella mostra del 1967, ma necessari per rendersi conto del senso dello spettacolo, raffiguranti il Ricevimento dell’ambasciatore imperiale conte di Bolagno e la Festa della Sensa.

Un esempio perspicuo della sensibilità canalettiana rivolta a captare lo spazio in un gioco serrato di valori pittorici, è la Veduta del Bacino di San Marco del Museo di Boston, certamente uno dei suoi capolavori in assoluto, raggiunto poco prima del 1740, in piena armonia con il momento più luminoso della pittura veneziana, dal Tiepolo al Piazzetta.

La serie delle acqueforti dedicate al console ed amico Joseph Smith, con il titolo significativo: Vedute, altre prese da i Luoghi altre ideate… (la cui esecuzione va dal 1740 al 1744 circa), si inserisce nello sviluppo artistico del Canaletto non come parentesi marginale, ma come un momento essenziale di alcuni problemi stilistici, che troveranno la loro piena realizzazione nei primi capolavori eseguiti nel soggiorno inglese.

La serie raggruppa fogli che evocano un itinerario che partendo dalla laguna, cioè da Marghera, passando per Mestre, risale il corso del Brenta fino a Padova, non solo inscenata nel cosmorama del Prà della Valle ma in una veduta che segna il passaggio tra la realtà dei luoghi e la fantasia del capriccio. Se il Portico con la lanterna, indubbiamente una delle prove più alte dell’arte incisoria del Canaletto, è una veduta di piena fantasia, l’acquaforte con la cosiddetta Casa del 1741, ricongiunta con la Casa del colonnato, è l’evocazione di una città, che se pur manca di precisi riferimenti topografici, è intrisa di atmosfera veneziana.

Alle quattro vedutine veneziane «prese dal vero», ne seguono altre pure di piccolo formato «ideate», tra le quali i quattro stupendi paesaggi di fantasia, che, tra l’altro, costituiscono una sorpresa nella sequenza delle incisioni per la libertà con la quale il Canaletto si sottrae all’impegno tecnico che aveva fino ad allora strutturato il suo linguaggio, qui sciolto in una rapidità di segno quasi provvisoria, rapidissima, stracciata.

Bettagno è riuscito a raddoppiare il numero delle vedute inglesi esposte alla mostra canadese del 1964 ed a quella di Palazzo Ducale del 1967, esponendo una serie di straordinari esempi di vedute e di paesaggi che il Canaletto ha dipinto in tale soggiorno: dal Ponte di Westminster di collezione privata inglese, dove l’impaginazione panoramica è ravvivata da un’emergenza di notazioni luminose che imprimono all’assieme una vibrazione intensissima, al non meno straordinario Ponte di Walton della Galleria di Dulwich, dove il curioso ponte di legno chiarissimo prende uno stacco irreale sulle tonalità grigio-brunacee calde dell’assieme.

Un’altra ghiotta attrattiva di questa mostra è la presenza delle quattro Vedute veneziane che il Canaletto dipinse per Sigismund Streit, oggi conservate negli Staatliche Museen di Berlino- Dahlem. La vigilia di S. Pietro di Castello e l’altra di S. Marta sono due notturni che costituiscono certamente due tra le più straordinarie esperienze luministiche tentate dal Canaletto in questo ultimo periodo della sua attività.

A sottolineare la fondamentale esperienza luministica canalettiana, Bettagno ha presentato alla mostra due Interni di San Marco delle Collezioni Reali di Windsor che possono considerarsi esempi della ricerca luministica canalettiana.  L’aver messo i’accento sulla ricerca «luministica» dell’ultimo Canaletto costituirà certamente un altro merito di questa mostra.

G.B. Piazzetta. Disegni, incisioni, libri e manoscritti

Dopo la grande mostra del 1982: “Canaletto, Disegni, dipinti, incisioni”, la Fondazione Giorgio Cini prosegue il suo programma di esposizioni di grafica dei maestri veneti con questa di disegni di Giambattista Piazzetta: occasione di ricerca e di studio sui problemi del maestro veneziano del quale ricorre quest’anno il terzo centenario della nascita.
L’annuncio di questa mostra era stato dato aprendo il 24 luglio 1982 quella del Canaletto. Successivamente sono intervenute a Venezia altre iniziative dedicate al Piazzetta. Ma noi abbiamo ritenuto di mantenere la nostra, perché le due rassegne – quella promossa dal Comune: “Giambattista Piazzetta il suo tempo la sua scuola” e la nostra, dedicata ai disegni – non si escludono né si sovrappongono, ma si integrano a vicenda.
La mostra è la prima in assoluto dedicata ai disegni del Piazzetta. Né esisteva finora una trattazione sistematica della grafica piazzettesca. Il nostro catalogo intende costituire quella trattazione che finora è mancata. Nello spirito di interdisciplinarietà che caratterizza da qualche anno le mostre di San Giorgio anche questa del Piazzetta offre l’occasione di coinvolgere studiosi di differenti discipline, allargando il campo di ricerca a problemi che toccano non soltanto l’opera disegnativa e grafica, ma anche altri aspetti della cultura veneziana del Settecento, come l’editoria, il collezionismo e la letteratura nelle sue varie implicazioni.

Disegni veneti di collezioni olandesi

Nel 1981 la Fondazione Giorgio Cini accolse gli splendidi disegni di scuola veneta raccolti dal grande collezionista olandese Frits Lugt (attualmente custoditi a Parigi), questa mostra invece riporta temporaneamente a Venezia una rara scelta di disegni di maestri della Serenissima, che appartengono alle massime raccolte museali dei Paesi Bassi.
Dei più antichi fondi olandesi di disegni veneti, pochissimo rimane oggi in Olanda, se si accettuano alcune decine di fogli di proprietà del Teylers Museum di Haarlem, acquistate nel 1970 a Roma presso la famiglia Odescalchi, insieme a circa 2000 altri disegni che, almeno in parte, erano appartenuti in precedenza alla regina Cristina di Svezia.
I due più importanti nuclei attualmente esistenti, quelli del Museum Boymans-van Beuningen di Rotterdam e del Rijkspreten-kabinet di Amnsterdam, sono invece di recente formazione; e vennero costituiti nel corso di questo secolo. […]

Bernardo Bellotto: le vedute di Dresda

La mostra dei dipinti di Bernardo Bellotto che la Fondazione Giorgio Cini presenta, esprime anche un aspetto dei legami che esistevano nel XVIII secolo fra l’Italia e il mondo tedesco. A Bernardo Bellotto, artista veneziano, è dovuta la rappresentazione pittorica della città di Dresda quale si andava concretando, come capitale della Sassonia, attorno alla metà del 1700. Sotto questo profilo Dresda e Bellotto sono indissolubilmente legati. Le distruzioni che Dresda, come altre città dell’Europa, ha purtroppo subito durante l’ultima guerra danno ai dipinti di Bellotto anche il carattere di documentazione di valori architettonici scomparsi. Gli antichi rapporti si rinnovano con questa mostra, che ha luogo per iniziativa e nella responsabilità scientifica della Fondazione Giorgio Cini, con la partecipazione delle Gallerie Statali di Dresda.

Ritratto di Madame X di John Singer Sargent

John Singer Sargent (Firenze 1856 – Londra 1925)
Ritratto di Madame X
Metropolitan Museum of Art (New York)

I Gandolfi. Ubaldo, Gaetano, Mauro

Con la mostra “I Gandolfi: Ubaldo, Gaetano, Mauro” la Fondazione Giorgio Cini introduce una novità nella sua più che trentennale tradizione di esposizioni. Con questa mostra, infatti, la Fondazione inizia la catalogazione critica delle sue collezioni di disegni antichi, donate dal Fondatore Vittorio Cini, di cui quest’anno ricordiamo il decimo anniversario della morte. La mostra comprende una serie omogenea di disegni, scelti fra quelli già appartenenti alla famosa Collezione Certani dedicata alla tradizione grafica Bolognese ed emiliana. I Gandolfi sono tipica espressione dell’arte Bolognese del Settecento e del primo Ottocento e meritano certamente una più approfondita conoscenza, che la nostra mostra intende sollecitare.
La mostra amplia e approfondisce la ricerca sull’arte dei Gandolfi con una scelta di dipinti dei tre maestri bolognesi, integrando così lo studio compiuto da Mary Cazort sui disegni. La mostra è poi trasferita a Bologna, dove è esposta nella sede di Palazzo Pepoli Campogrande, accolta dalla sezione didattica della Pinacoteca Nazionale, a cura dell’Accademia Clementina – così legata alla formazione e alla carriera artistica dei Gandolfi.

Paolo Veronese | Disegni e dipinti

Nell’anno del quarto centenario della morte di Paolo Veronese, la Fondazione Giorgio Cini ha voluto dare il proprio contributo alla celebrazione di un pittore che fu uno dei «grandi» della tradizione veneziana: un contributo che non è di semplice celebrazione, ma che si inserisce nel costume della Fondazione, le cui mostre non costituiscono fine a se stesse, bensì affrontano sempre problematiche di ricerca e di studio anche nel campo della storia dell’arte.
Mentre le opere veneziane del Veronese – recentemente restaurate – saranno visibili al pubblico in una mostra allestita nelle Gallerie dell’Accademia, oppure nelle loro sedi naturali, la mostra di San Giorgio ha voluto riunire una ventina di dipinti di grande livello custoditi in altre raccolte italiane e soprattutto straniere – europee e americane – di meno facile accesso, in modo da poter arricchire per quanto possibile la presentazione dell’opera del grande maestro.
Abbiamo inoltre voluto sottolineare la validità scientifica della presente mostra con l’esposizione di cinquanta disegni veronesiani, la cui presenza mette in rilievo una lunga tradizione della nostra Fondazione nel campo degli studi sul disegno veneto, attraverso cataloghi e mostre che si susseguono regolarmente a San Giorgio da più di trent’anni. La presenza dei disegni è importante perché mettono in luce quale grandissimo disegnatore sia stato Paolo, secondo la tradizione della sua città natale. Sono fogli preziosi, alcuni dei quali non possono essere considerati semplicemente delle idee originarie o schizzi preparatori, ma rappresentano in sé, per la tecnica raffinata, degli autentici valori pittorici. I disegni esposti sono anche indicativi del percorso unitario del lavoro dell’artista; e ciò attraverso un significativo confronto delle fasi della sua opera, dai “primi pensieri” al dipinto compiuto.

Disegni Veneti dell’Ecole des Beaux-Arts di Parigi

Con la rassegna di disegni veneti dell’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts, la Fondazione si ricollega direttamente alla più che trentennale tradizione espositiva che l’ha posta all’avanguardia nel campo degli studi sulla grafica veneta e della valorizzazione del disegno in generale. Per la prima volta vengono esposti a San Giorgio fogli veneti appartenenti a una singola istituzione francese. Una «lacuna» che viene ora colmata; ed è certamente un apporto autorevole all’opera sistematica intrapresa in questo campo dall’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione.
Si tratta di un contributo di indiscutibile validità sia dal punto di vista della qualità dei fogli concessi, sia per il prestigio della parigina École des Beaux-Arts le cui famose raccolte si sono venute arricchendo nel secolo scorso e nei più recenti decenni, di opere grafiche particolarmente rare e rappresentative.

La mostra è stata resa possibile per il contributo di Yves Saint Laurent.

Ritratto di una cantante di Jean-Honoré Fragonard

Jean-Honoré Fragonard
Grasse 1732-Parigi 1806
Studio (Ritratto di una cantante)
olio su tela, cm 82 x 66
Louvre, Parigi

Mondrian e De Stijl

Per Mondrian stesso, l’evoluzione dell’arte moderna attraverso gradi progressivi di astrazione verso l’espressione non-figurativa, non-mimetica, rifletteva la graduale riscoperta per l’umanità dei principi naturali in una prospettiva condizionata e guidata dalla scienza. La sua “astrazione” conduceva a una concettualizzazione non-figurativa della “bellezza universale” che richiedeva, tra le altre cose, la trascendenza dell’io da parte del soggetto della percezione. Il creatore dell’arte non-oggettiva presagiva un’umanità cui fosse stata restituita la natura, ma non nella sua condizione originale, indifferenziata. “L’esponente dell’arte non-figurativa “, scriveva Mondrian, è un esponente della natura denaturata, della civiltà “. Per “civiltà ” Mondrian non intendeva uno stato di sofisticazione intellettuale o di benessere materiale superiori a quelli goduti dai nostri antenati, remoti o recenti. Nella sua concezione del mondo rientrava quello che definiva “un processo di intensificazione, un’evoluzione dall’individuale verso l’universale, dal soggettivo verso l’oggettivo, verso l’essenza delle cose e di noi stessi”. Mondrian puntava, di fatto, a un’immaginazione creativa ri-naturata, libera dal “dominio dell’inclinazione individuale”, e dunque capace di percepire e creare ad un tempo “una pura rappresentazione della bellezza [universale]”. La sua idea visionaria dell’arte non figurativa rifletteva nientemeno che una fede totale nella capacità di tale arte di condurre gli individui oltre il sacro, la società oltre la storia, e il genere umano in una condizione di stabile armonia.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
19 maggio – 2 settembre 1990

Contatti:
Istituto di Storia dell’Arte
Isola di San Giorgio Maggiore – 30124 Venezia
tel. +39 041 2710230
fax +39 041 5205842
e-mail: arte@cini.it

in collaborazione con la Fondazione Internazionale Russa per la Cultura e la Società Olivetti