Mostre – Pagina 18 – Fondazione Giorgio Cini

Bernardo Bellotto: le vedute di Dresda

La mostra dei dipinti di Bernardo Bellotto che la Fondazione Giorgio Cini presenta, esprime anche un aspetto dei legami che esistevano nel XVIII secolo fra l’Italia e il mondo tedesco. A Bernardo Bellotto, artista veneziano, è dovuta la rappresentazione pittorica della città di Dresda quale si andava concretando, come capitale della Sassonia, attorno alla metà del 1700. Sotto questo profilo Dresda e Bellotto sono indissolubilmente legati. Le distruzioni che Dresda, come altre città dell’Europa, ha purtroppo subito durante l’ultima guerra danno ai dipinti di Bellotto anche il carattere di documentazione di valori architettonici scomparsi. Gli antichi rapporti si rinnovano con questa mostra, che ha luogo per iniziativa e nella responsabilità scientifica della Fondazione Giorgio Cini, con la partecipazione delle Gallerie Statali di Dresda.

Ritratto di Madame X di John Singer Sargent

John Singer Sargent (Firenze 1856 – Londra 1925)
Ritratto di Madame X
Metropolitan Museum of Art (New York)

I Gandolfi. Ubaldo, Gaetano, Mauro

Con la mostra “I Gandolfi: Ubaldo, Gaetano, Mauro” la Fondazione Giorgio Cini introduce una novità nella sua più che trentennale tradizione di esposizioni. Con questa mostra, infatti, la Fondazione inizia la catalogazione critica delle sue collezioni di disegni antichi, donate dal Fondatore Vittorio Cini, di cui quest’anno ricordiamo il decimo anniversario della morte. La mostra comprende una serie omogenea di disegni, scelti fra quelli già appartenenti alla famosa Collezione Certani dedicata alla tradizione grafica Bolognese ed emiliana. I Gandolfi sono tipica espressione dell’arte Bolognese del Settecento e del primo Ottocento e meritano certamente una più approfondita conoscenza, che la nostra mostra intende sollecitare.
La mostra amplia e approfondisce la ricerca sull’arte dei Gandolfi con una scelta di dipinti dei tre maestri bolognesi, integrando così lo studio compiuto da Mary Cazort sui disegni. La mostra è poi trasferita a Bologna, dove è esposta nella sede di Palazzo Pepoli Campogrande, accolta dalla sezione didattica della Pinacoteca Nazionale, a cura dell’Accademia Clementina – così legata alla formazione e alla carriera artistica dei Gandolfi.

Paolo Veronese | Disegni e dipinti

Nell’anno del quarto centenario della morte di Paolo Veronese, la Fondazione Giorgio Cini ha voluto dare il proprio contributo alla celebrazione di un pittore che fu uno dei «grandi» della tradizione veneziana: un contributo che non è di semplice celebrazione, ma che si inserisce nel costume della Fondazione, le cui mostre non costituiscono fine a se stesse, bensì affrontano sempre problematiche di ricerca e di studio anche nel campo della storia dell’arte.
Mentre le opere veneziane del Veronese – recentemente restaurate – saranno visibili al pubblico in una mostra allestita nelle Gallerie dell’Accademia, oppure nelle loro sedi naturali, la mostra di San Giorgio ha voluto riunire una ventina di dipinti di grande livello custoditi in altre raccolte italiane e soprattutto straniere – europee e americane – di meno facile accesso, in modo da poter arricchire per quanto possibile la presentazione dell’opera del grande maestro.
Abbiamo inoltre voluto sottolineare la validità scientifica della presente mostra con l’esposizione di cinquanta disegni veronesiani, la cui presenza mette in rilievo una lunga tradizione della nostra Fondazione nel campo degli studi sul disegno veneto, attraverso cataloghi e mostre che si susseguono regolarmente a San Giorgio da più di trent’anni. La presenza dei disegni è importante perché mettono in luce quale grandissimo disegnatore sia stato Paolo, secondo la tradizione della sua città natale. Sono fogli preziosi, alcuni dei quali non possono essere considerati semplicemente delle idee originarie o schizzi preparatori, ma rappresentano in sé, per la tecnica raffinata, degli autentici valori pittorici. I disegni esposti sono anche indicativi del percorso unitario del lavoro dell’artista; e ciò attraverso un significativo confronto delle fasi della sua opera, dai “primi pensieri” al dipinto compiuto.

Disegni Veneti dell’Ecole des Beaux-Arts di Parigi

Con la rassegna di disegni veneti dell’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts, la Fondazione si ricollega direttamente alla più che trentennale tradizione espositiva che l’ha posta all’avanguardia nel campo degli studi sulla grafica veneta e della valorizzazione del disegno in generale. Per la prima volta vengono esposti a San Giorgio fogli veneti appartenenti a una singola istituzione francese. Una «lacuna» che viene ora colmata; ed è certamente un apporto autorevole all’opera sistematica intrapresa in questo campo dall’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione.
Si tratta di un contributo di indiscutibile validità sia dal punto di vista della qualità dei fogli concessi, sia per il prestigio della parigina École des Beaux-Arts le cui famose raccolte si sono venute arricchendo nel secolo scorso e nei più recenti decenni, di opere grafiche particolarmente rare e rappresentative.

La mostra è stata resa possibile per il contributo di Yves Saint Laurent.

Ritratto di una cantante di Jean-Honoré Fragonard

Jean-Honoré Fragonard
Grasse 1732-Parigi 1806
Studio (Ritratto di una cantante)
olio su tela, cm 82 x 66
Louvre, Parigi

Mondrian e De Stijl

Per Mondrian stesso, l’evoluzione dell’arte moderna attraverso gradi progressivi di astrazione verso l’espressione non-figurativa, non-mimetica, rifletteva la graduale riscoperta per l’umanità dei principi naturali in una prospettiva condizionata e guidata dalla scienza. La sua “astrazione” conduceva a una concettualizzazione non-figurativa della “bellezza universale” che richiedeva, tra le altre cose, la trascendenza dell’io da parte del soggetto della percezione. Il creatore dell’arte non-oggettiva presagiva un’umanità cui fosse stata restituita la natura, ma non nella sua condizione originale, indifferenziata. “L’esponente dell’arte non-figurativa “, scriveva Mondrian, è un esponente della natura denaturata, della civiltà “. Per “civiltà ” Mondrian non intendeva uno stato di sofisticazione intellettuale o di benessere materiale superiori a quelli goduti dai nostri antenati, remoti o recenti. Nella sua concezione del mondo rientrava quello che definiva “un processo di intensificazione, un’evoluzione dall’individuale verso l’universale, dal soggettivo verso l’oggettivo, verso l’essenza delle cose e di noi stessi”. Mondrian puntava, di fatto, a un’immaginazione creativa ri-naturata, libera dal “dominio dell’inclinazione individuale”, e dunque capace di percepire e creare ad un tempo “una pura rappresentazione della bellezza [universale]”. La sua idea visionaria dell’arte non figurativa rifletteva nientemeno che una fede totale nella capacità di tale arte di condurre gli individui oltre il sacro, la società oltre la storia, e il genere umano in una condizione di stabile armonia.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
19 maggio – 2 settembre 1990

Contatti:
Istituto di Storia dell’Arte
Isola di San Giorgio Maggiore – 30124 Venezia
tel. +39 041 2710230
fax +39 041 5205842
e-mail: arte@cini.it

in collaborazione con la Fondazione Internazionale Russa per la Cultura e la Società Olivetti

La collezione del console Smith

La collezione grafica riguarda una gamma affascinante di artisti operanti a Venezia al tempo del console Smith. Accanto a Canaletto (di cui Smith era sia patrono che mercante), include opere di Marco e  Sebastiano Ricci, Giambattista Piazzetta e Antonio Visentini, e disegni di Raffaello, dei fratelli Carracci, Guido Reni
e Giovanni Benedetto Castiglione.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
15 settembre – 18 novembre 1990

Contatti:
Istituto di Storia dell’Arte
Isola di San Giorgio Maggiore – 30124 Venezia
tel. +39 041 2710230
fax +39 041 5205842
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Michelangelo e la Sistina

Questa mostra, progettata e realizzata in stretta collaborazione dai Musei Vaticani e dalla Biblioteca Apostolica, ha luogo nel momento di transizione tra la fine della pulitura della volta e l’inizio dell’intervento sul Giudizio. Essa prende l’avvio contemporaneamente ad un convegno internazionale organizzato dai Musei allo scopo di analizzare in sede scientifica problematiche e risultati del restauro e si propone di mettere a disposizione del grande pubblico le informazioni finora emerse dal lavoro: riunendo inoltre per la prima volta i documenti romani e vaticani che tracciano la storia della Cappella e delle vicende subite dagli affreschi michelangioleschi, unitamente ad una scelta delle copie e delle incisioni che ne furono tratte nel ‘500, cosìda fornire una visione d’insieme, la più esauriente possibile. A completamento dell’indagine sulla struttura architettonica della Cappella è stato realizzato un modello 1:20 dell’intero edificio – soffittone, cantine e appartamenti dei maestri delle cerimonie compresi – basato sul rilievo fotogrammetrico della volta che, memorizzato in un computer, ha costituito lo schema di base su cui sono stati inseriti e archiviati i dati sullo stato di conservazione della decorazione michelangiolesca e sulla tecnica impiegata dall’artista per realizzarla. L’intervento è ampiamente illustrato in mostra mediante una ricca documentazione grafica e fotografica, sia per ciò che riguarda la fase preliminare delle indagini di laboratorio, sia per quella della pulitura vera e propria alla quale è dedicato anche un video, realizzato nel corso delle operazioni sulla seconda metà della volta. Largo spazio viene dato all’analisi della tecnica progettuale ed esecutiva di Michelangelo grazie alla documentazione fotografica eseguita in occasione del lavoro; a reperti come i calchi delle incisioni indirette che materializzano il negativo dei cartoni perduti di Michelangelo; ad un altro video che ricostruisce momento per momento la trasposizione del cartone e la realizzazione pittorica della Creazione del Sole e della Luna, ad una serie di disegni autografi, tratti in parte dalle collezioni della Biblioteca Apostolica, in parte presenti grazie alla generosità e alla comprensione di alcuni grandi Musei, come il British di Londra, l’Ashmolean di Oxford, gli Uffizi e la Casa Buonarroti di Firenze. La scelta è stata limitata esclusivamente a quegli studi che potevano documentare la diversa tipologia dei singoli momenti della progettazione grafica e al tempo stesso il mutare del segno tra volta e Giudizio. Un plastico ricostruttivo dell’architettura immaginata della volta michelangiolesca nella stessa scala di quello dell’architettura reale fornisce un ulteriore contributo all’indagine della fase progettuale, mentre un plastico al vero della porzione di volta con la Sibilla Libica e del settore di ponte sottostante renderà possibile al visitatore di verificare le proporzioni reali della superficie su cui operò Michelangelo, di constatarne la deformazione visuale quotidianamente affrontata e di trovarsi in condizioni analoghe a quelle sperimentate dall’artista cosìcome dal restauratore. Una serie di disegni, dipinti e stampe, una volta ancora in parte provenienti dalle collezioni della Biblioteca Apostolica, in parte da altri enti prestatori, si propone di abbozzare, non certo di esaurire, il discorso sulla fortuna pressochè immediata e prolungata nel tempo degli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina. Le stampe, tutte della Biblioteca Apostolica, costituiscono la grande maggioranza di quelle tirate nel ‘500 e documentano per la volta il concentrarsi dell’interesse sulle immagini isolate dei Veggenti e degli Ignudi, con l’esclusione pressochè costante – salvo poche eccezioni – delle scene della Genesi: per il Giudizio, la nascita pressochè immediata di un interesse che determinò la tiratura di un numero elevato di copie in gran parte derivate, anche dopo l’intervento censorio di Daniele da Volterra, da quella dipinta nel 1549 dal Venusti, qui esposta dopo la pulitura eseguita per l’occasione. I disegni comprendono invece solo una piccola scelta di pezzi significativi, che vanno dalle copie accuratamente fedeli di Rubens, all’impiego del singolo motivo in un diverso contesto come è il caso dello schizzo di Raffaello, recentemente scoperto a Stoccolma, redatto in tempi vicinissimi allo smantellamento del ponte della volta. Della stessa natura è il caso del dipinto di Caravaggio col San Giovannino, liberamente tratto da uno degli Ignudi ed eseguito alla fine del secolo. L’intento di questa scelta necessariamente ristretta si limita come s’è detto, ad abbozzare il tema, sottolineandone i motivi di interesse ma lasciando ad altre mostre e ad altri il compito di approfondire l’argomento.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
27 aprile – 28 luglio 1991

Contatti:
Istituto di Storia dell’Arte
Isola di San Giorgio Maggiore – 30124 Venezia
tel. +39 041 2710230
fax +39 041 5205842
e-mail: arte@cini.it

in collaborazione con la Biblioteca Apostolica Vaticana

Da Gaudì a Picasso

Gli ultimi due decenni dell’ottocento e i primi del Novecento rappresentarono per la Catalogna una delle epoche culturalmnente più importanti e intense. E in questo periodo che si delineano nuove correnti estetiche, artistiche e letterarie che per originalità e portata reggono il paragone con movimenti quali il romanticismo e il naturalismo ottocenteschi, o il novecentismo del nostro secolo.
Nasce allora il “modernismo”, la cui vena creativa si esplica negli ambiti più svariati dalla letteratura all’architettura, dalla pittura alla scultura, dall’oreficeria alla ceramica, alle arti grafiche, alla lavorazione dei metalli fino alle più diverse arti decorative. Lo caratterizza la capacità di coniugare spirito moderno e tradizione, che gli consente anche di superare la fase colta ed elitaria per convertirsi in fenomeno popolare. Nel suo nome vengono realizzate opere nobili ma anche umili; del suo influsso sono permeati i processi produttivi più industrializzati e seriali.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
1 settembre – 4 novembre 1991

Contatti:
Istituto di Storia dell’Arte
Isola di San Giorgio Maggiore – 30124 Venezia
tel. +39 041 2710230
fax +39 041 5205842
e-mail: arte@cini.it

in collaborazione con Department de Cultura de la Generalitatt Catalunya e Hispano Olivetti