Mostre – Pagina 20 – Fondazione Giorgio Cini

Fratelli d’Italia di Matthias Schaller


Nell’ambito delle iniziative collaterali della 11. Mostra Internazionale di Architettura, la Fondazione Giorgio Cini organizza la mostra Fratelli d’Italia, un progetto dell’artista tedesco Matthias Schaller, fondato concettualmente sull’analogia tra ideologia politica e architettura, declinato in centocinquanta teatri d’opera sparsi in tutte le regioni d’Italia e realizzato tra il 2005 e il 2008. Si tratta di una serie di fotografie di dimensioni cm 87 x 91, realizzate con tecnica C-PRINT, DIASEC.

Prendendo spunto dalle tappe del Viaggio in Italia di Goethe da Trento ad Agrigento, e intenzionato a mettere in discussione gli stereotipi del popolo tedesco nei confronti dell’Italia attraverso una documentazione fotografica della realtà di questo Paese, Schaller ha scelto come filo conduttore lo stile del teatro d’opera all’italiana. I teatri, costruiti prevalentemente in un momento storico in cui si intendeva sottolineare, anche in architettura, l’unità di una nazione appena nata, si configurano come una sorta di icona sotto la quale si celano ancora innumerevoli differenze culturali e umane, e diventano simbolo di un meccanismo di uniformazione architettonica con intenzioni politicoculturali.
Nel suo lavoro seriale Schaller insinua così un parallelismo tra il progetto politico della unificazione italiana e la costruzione intensiva di teatri d’opera in ogni regione della Penisola.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
13 settembre – 12 ottobre 2008

Aperta tutti i giorni tranne il lunedì
10.00 – 18.00 (orario continuato)
Ingresso libero

Informazioni: marketing@cini.it – 041 2710402

TDC2008 New Graphic Design Japan

La mostra TDC2008 New Graphic Design Japan , a cura di Gian Carlo Calza, organizzata dall’Istituto «Venezia e l’Oriente» della Fondazione Giorgio Cini e StudioArte, in collaborazione con Dai Nippon Printing, Type Directors Club e Ginza Graphic Gallery, Tokyo, presenta oltre trecento lavori di grafica premiati nell’anno 2008 dalla giuria internazionale del Tokyo Type Directors Club (TDC), selezionati tra gli oltre trentamila progetti provenienti da tutto il mondo.
Presentate nel mese di aprile, contestualmente alla premiazione annuale, nella tradizionale vetrina nel cuore di Tokyo, la Ginza Graphic Gallery (ggg), le opere saranno esposte a Venezia come prima tappa di un itinerario all’estero, un appuntamento che si intende rinnovare annualmente come occasione di sperimentazione, aggiornamento e dialogo creativo tra Oriente e Occidente.
Le opere della rassegna sono state realizzate nell’anno 2007 e rappresentano l’avanguardia dell’espressione grafica contemporanea in campo internazionale, raccogliendo il meglio del design grafico e tipografico selezionato da una giuria composta da maestri quali: Aoba Masuteru, Asaba Katsumi, Yukimasa Okumura, Masayoshi Nakajo, ma anche Alexander Gelman, Stefan Sagmeister e John Warwicker.
La mostra presenta manifesti pubblicitari e di sensibilizzazione; immagini coordinate di musei, grandi magazzini, gruppi musicali, cliniche private; packaging, lettering e loghi per prodotti che spaziano dalla profumeria all’alimentare, dall’abbigliamento all’editoria al settore musicale, oltre a infinite tipologie di carta, tessuti, nuovi materiali plastici o riciclati che diventano poster, copertine, etichette, ma anche magliette, borse, cappellini, gadget di ogni tipo. Vincitore del Gran Prix 2008 è il poster di Kazunari Hattori.
Tra gli altri nomi aggiudicatari del premio TDC08 vi sono: Kjell Ekhorn & Jon Forss, Guang Yu, Hideki Nakajima, Issay Kitagawa, Fernand de Mello Vergas. In occasione dell’inaugurazione, vi sarà un intervento del Direttore del TDC, Issay Kitagawa, e del curatore del concorso TDC, Takako Terunuma, su “Tokyo Type Directors Club and TDC Prize 2008”. L’immagine coordinata della mostra è stata appositamente realizzata da uno dei maggiori esponenti del Type Directors Club, Inoue Tsuguya, e stampata in Giappone dalla Dai Nippon Printing.
La mostra, che gode del patrocinio di The Japan Foundation e del Consolato Generale del Giappone a Milano, è stata realizzata sotto la direzione scientifica di The International Hokusai Research Centre.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore, Le Sale del Convitto
10 settembre – 2 novembre 2008

Aperto tutti i giorni tranne il lunedì
10.00 – 18.00 (orario continuato)
Ingresso libero

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Venezia da Stato a Mito

La mostra, che la Fondazione Giorgio Cini, realizzando una iniziativa della Regione del Veneto per l’anno bicentenario della caduta della Repubblica di Venezia, ha tenuto dal 31 agosto al 30 novembre 1997, ha presentato in centocinquanta opere, tra le più suggestive della storia della pittura, le immagini che i maggiori artisti “veneziani” hanno dedicato all’illustrazione dei grandi eventi, ai simboli del potere, ai protagonisti e alla vita pubblica, della società e dello stato. Vi sono opere che da Carpaccio, Tiziano, Paolo Veronese, Batoni, Palma, passando per alcuni più significativi capolavori della scultura, arrivano fino a Canaletto, Tiepolo e Guardi, su cui quella millenaria vicenda si chiude. Ma nello stesso tempo si allarga e si rinnova per il grande fascino – il “mito” di Venezia – che dal tramonto del neoclassicismo e fino al presente la città ha continuato ad esercitare. Da Turner a Bonington a Ruskin a Whistler, dai Romantici tedeschi agli Impressionisti francesi, alla attiva scuola americana di cui si espongono numerose, rare evocazioni dei “luoghi” della città, agli italiani da Hayez fino a Boccioni e via via lungo i decenni del Novecento, presenta una scelta essenziale di “momenti” di eccezionale qualità.
La mostra – con prestiti provenienti dai grandi musei di quei paesi che hanno voluto partecipare a questo evento: non una celebrazione, ma la riaffermazione dei valori che Venezia continua a testimoniare e di cui è simbolo perenne – è stata curata da Alessandro Bettagno con la collaborazione dei nomi più autorevoli, italiani e stranieri, in questo campo di studi.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
31 agosto – 30 novembre 1997

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Archivi della pittura veneziana. Ettore Tito (1859-1941)

La mostra percorre, attraverso un centinaio di opere (oltre settanta dipinti, la maggior parte dei quali di grandi dimensioni e una folta scelta di disegni) l’intera carriera artistica di un maestro della pittura veneziana che, vissuto in un periodo di frontali contrapposizioni tra tradizione e avanguardia, dopo anni di successi e riconoscimenti internazionali, ha forse subìto il pregiudizio, quando non la dimenticanza di un tempo di permanenti mutamenti.

Artista di grande sensibilità coloristica, che si manifesta soprattutto nelle vedute e paesaggi lagunari e nelle scene di animazione popolare (come nella festa in Piazza San Marco per l’inaugurazione del nuovo campanile), ma anche pittore di figure e ritrattista di forte impianto e penetrazione (come in ritratti famosi, non solo di veneziani, da Albertini a Volpi, e in quelli femminili, di particolare suggestione ed eleganza), o nei nudi tra verismo e simbolismo, Ettore Tito è stato non soltanto la vedette di molte Biennali veneziane (1909, ’12, ’14, ’22), ma l’artista scelto – forse il solo possibile – per ricreare il soffitto tiepolesco della chiesa degli Scalzi, distrutto durante la prima guerra mondiale, di cui in mostra è presente il grande modello.

Con questa esposizione la Fondazione Giorgio Cini, dopo un cinquantennio di mostre dedicate soprattutto allo studio dell’arte veneta dei grandi secoli, affronta, con gli strumenti di una critica più consapevole e aperta, un capitolo spesso ignorato o frainteso dell’evoluzione artistica veneziana, a partire dall’unità nazionale, meritevole di una analisi storica spassionata e senza pregiudizi.
La mostra a cura di Alessandro Bettagno, si è valsa della collaborazione specialistica di Fernando Mazzocca, degli studi recenti di Anna Mazzanti, e delle ricerche di archivio di Giorgio Fossaluzza autori del catalogo edito da Electa.

 

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
5 settembre – 29 novembre 1998

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Venezia. La nuova architettura

Gli anni più recenti hanno conosciuto un improvviso rifiorire di iniziative, di programmi, di concorsi destinati a richiamare l’attenzione della cultura architettonica internazionale su Venezia, sollecitando il contributo dei progettisti per la soluzione di alcuni cruciali problemi della città lagunare.
Il contesto di riferimento è stato quello delineato dal nuovo piano regolatore della città, radicalmente ridisegnato dopo quasi quarant’anni, che ha individuato una nuova fascia centrale – a cavallo tra Venezia e il suo entroterra – collocata lungo il margine lagunare tra i due nuovi terminal di Fusina e Tessera e la prima zona industriale a Porto Marghera e alcuni nuclei di intervento prioritario e coordinato nella città storica, in particolare l’isola della Giudecca, le aree del porto commerciale a Santa Marta, la testa di ponte attorno a Piazzale Roma e alla stazione ferroviaria, l’isola di Murano, oltre a quello, straordinario, dell’Arsenale.

Su queste aree si è sviluppata una intensissima attività progettuale che ha avuto come protagonisti, insieme al Comune di Venezia, diversi altri soggetti pubblici e privati, dall’Autorità portuale, alla società per il Parco scientifico-tecnologico, all’Aeroporto, le Università veneziane, il Consorzio di imprese “Judeca Nova”, l’Edilvenezia. Architetti italiani e stranieri hanno partecipato ai numerosissimi concorsi di progettazione banditi in questo contesto a partire dal 1996, coinvolgendo la più avanzata cultura architettonica nella ideazione e realizzazione di questi interventi.

Si è costituito così, rapidamente, uno straordinario patrimonio di idee e di progetti, talvolta ormai in corso di realizzazione, che hanno contribuito a modificare profondamente il rapporto storicamente complesso tra le tematiche della conservazione dell’antico e quelle della nuova architettura e hanno fatto di Venezia uno dei luoghi centrali della ricerca architettonica contemporanea.
L’inglese David Chipperfield, gli spagnoli Santiago Calatrava e Enric Miralles, l’americano Frank Gehry, l’olandese Ben van Berkel, gli austriaci Boris Podrecca e Wilhelm Holzbauer, hanno affiancato progettisti italiani rinomati come Vittorio Gregotti, Francesco Venezia e Giancarlo De Carlo e altri emergenti come Carmen Andriani, Alberto Cecchetto, Cino Zucchi, Carlo Magnani.

La mostra, in collaborazione con Comune di Venezia, Istituto Universitario di Architettura di Venezia, si propone di presentare a un vasto pubblico, non solo di specialisti e di architetti, gli episodi più significativi di questa eccezionale stagione progettuale, documentando non solo i singoli contributi, ma anche il complesso di trasformazioni in atto nella città di Venezia e nel suo territorio. A tale fine tre fotografi veneziani, Luca Campigotto, Alessandra Chemollo, Fulvio Orsenigo sono stati incaricati di realizzare un vasto reportage fotografico sui luoghi della città, protagonisti di questo processo.
Plastici, disegni, simulazioni video e fotografie saranno presentati all’interno di un percorso espositivo appositamente disegnato da Pier Luigi Cerri.

 

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
26 marzo – 13 giugno 1999

 

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L’immagine e la scena.

L’esposizione, in collaborazione con i Musei Civici Veneziani, gli Amici della Fenice e il Gazzettino di Venezia, intende illustrare l’attività di due importanti artisti, i Bertoja, padre e figlio, dal 1840 al 1902.
Giuseppe ha rappresentato il prototipo dello scenografo romantico e ha espresso il punto massimo della scuola teatrale veneziana, sviluppatasi sin dal Seicento, affermandosi come uno dei maggiori artisti dell’epoca in questo campo. Nel momento in cui Giuseppe è responsabile dell’allestimento scenico nel maggior teatro veneziano vengono rappresentate le cinque prime verdiane di cui egli curerà la memorabile messa in scena per “Attila”, “Rigoletto”, “La Traviata” e “Simon Boccanegra”. Il figlio Pietro, collaboratore del padre fin dalla giovane età, è l’espressione della crisi che la scenografia attraversa verso la fine del XIX secolo con l’avvento delle case d’arte. Pietro, comunque, saprà reagire, opponendo alla dilagante serializzazione, una tecnica pittorica fortemente espressiva, utilizzata in alcuni importanti allestimenti al Teatro La Fenice: “Il re di Lahore” di Jules Massenet, “Mefistofele” di Arrigo Boito, “Guglielmo Ratcliff” di Pietro Mascagni.
La loro grande abilità pittorica è testimoniata dalla qualità artistica dei bozzetti che saranno esposti nella mostra.
Sono esposti un centinaio di disegni, che documentano circa 45 spettacoli, provenienti in massima parte dai Musei Civici Veneziani, e recentemente restaurati in occasione della mostra dagli “Amici della Fenice” e da “Il Gazzettino” di Venezia. Altri bozzetti sono prestati da collezioni private.
Si espongono anche preziosi documenti (autografi di Verdi e degli stessi Bertoja) provenienti dall’Archivio Storico del Teatro La Fenice e un modellino del palcoscenico ottocentesco.
Saranno inoltre montati alcuni pezzi di scenografie originali utilizzate al Teatro la Fenice nel 1986 per un allestimento dell’Attila, ridisegnato sui bozzetti di Giuseppe Bertoja, da Emanuele Luzzati.
La mostra è accompagnata da un volume che contiene la schedatura di circa 300 disegni prodotti dai due artisti per il Teatro veneziano, pubblicato da Marsilio.

Le curatrici della mostra sono Maria Teresa Muraro, per anni segretario dell’Istituto del Melodramma della Fondazione Giorgio Cini e responsabile della fototeca di Teatro qui conservata e Maria Ida Biggi, storica della scenografia e docente all’Università di Venezia.

Venezia, Palazzo Cini a San Vio
9 maggio – 30 giugno 1999

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Da Paolo Veneziano a Canova

Nelle sale della Fondazione Giorgio Cini sono esposte 72 opere, provenienti dai maggiori Musei del Veneto, scelte tra le molte restaurate con finanziamenti regionali negli ultimi venti anni; soprattutto dipinti e affreschi, ma anche sculture, arazzi e tessuti che consentono di tracciare un articolato itinerario dell’arte veneta nelle sue fondamentali stagioni, dal Trecento al primo Ottocento. Un’occasione per ritrovare gli indiscussi protagonisti della civiltà artistica di Venezia e del Veneto, e per avvicinarsi ad altre personalità, che testimoniano la vivacità della ricerca stilistica in cui si perpetua, nei secoli, una dinamica di rapporti tra Venezia e le altre città del territorio. Alcuni centri possono così vantare, in determinate fasi, manifestazioni artistiche che assumono caratteri peculiari e di vera e propria scuola o che si distinguono per un’alta tradizione di botteghe.

Negli anni dell’immediato dopoguerra si sono svolti indimenticabili eventi espositivi che hanno avuto per protagonisti le maggiori espressioni dell’arte veneta, e la stessa Fondazione Cini si è fatta promotrice della pubblicazione di molti cataloghi dei Musei del Veneto. Seguendo questo percorso, la Fondazione ha colto l’occasione offertale ora dalla Regione, per un viaggio pittorico che, partendo da Venezia, si allarga al territorio per scoprire una ricchezza non ancora pienamente conosciuta e il restauro diventi momento di studio e di analisi per nuovi contributi scientifici alla ricerca.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
22 gennaio – 30 aprile 2000

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Le civiltà  del libro e la stampa a Venezia

La mostra – che la Fondazione Giorgio Cini e la Biblioteca Nazionale Marciana presentano congiuntamente – nasce nell’ambito dell’Incontro Intenazionale di Studi “Which God for Which Humanity? Religions question themselves“, tenutosi dal 23 al 28 maggio nella sede della Fondazione Cini, a Venezia, nell’isola di S. Giorgio Maggiore. Una mostra dedicata al libro veneziano a stampa di argomento sacro è apparsa iniziativa particolarmente adatta a sottolineare le ragioni e il significato della scelta di Venezia a sede di un convegno interreligioso.

Venezia, emporio mediterraneo aperto al mondo, per secoli punto di convergenza di genti di ogni stirpe, cultura e fede, celebra nel campo specifico della stampa la sua vocazione cosmopolita. Dal 1469, anno in cui vi fu introdotta la nuova arte della stampa, sino alla metà del Cinquecento, Venezia fu il maggior centro di produzione libraria del mondo. Un continuo affluire, da ogni paese dell’Europa, di capitali, di imprese, di capacità tecniche e commerciali, un convergere di scrittori, traduttori, filologi, miniatori, incisori, ideatori di testi, di immagini, di tecniche e di caratteri tipografici, in un clima di intensa creatività, faceva di Venezia la vera capitale del libro. La benevola tolleranza del governo patrizio favoriva lo straordinario sviluppo dell’industria tipografica che, vivacissima sino al secondo Cinquecento, dopo un periodo di stasi riprese forza e prestigio nel tardo Seicento, mantenendo un alto livello fino alla caduta della Repubblica (maggio 1797).

Oggetto principale della produzione libraria veneziana era il libro religioso: i testi sacri nelle varie lingue e quelli destinati al culto. Nella mostra si espongono libri, stampati a Venezia, in ebraico, greco, latino, italiano, armeno, ceco, croato, serbo, turco, arabo. Si possono vedere libri a stampa destinati agli islamici, agli ebrei di varie comunità della diaspora, ai cristiani delle più varie nazioni e dei più diversi riti. I caratteri tipografici sono i più vari, romano, gotico, greco, armeno, glagolitico, cirillico, arabo.

I volumi esposti appartengono alle raccolte della Fondazione Giorgio Cini e della Biblioteca Marciana, integrate da alcuni preziosissimi pezzi gentilmente prestati dai conventi veneziani di S. Michele in Isola e di S. Francesco della Vigna, dal monastero mechitarista di S. Lazzaro degli Armeni, dalla Biblioteca Estense di Modena e da due collezionisti privati. Molti libri esposti sono di grande rarità; di alcuni è nota soltanto la copia in mostra.

 

Venezia, Libreria Sansoviniana
27 maggio – 29 luglio 2000

 

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Capolavori dalle collezioni della Fondazione Giorgio Cini

Dopo alcuni decenni – memorabili le esposizioni di miniature e disegni a Tokyo, Teheran e in varie città della Germania alla fine degli anni ’60 – importanti nuclei delle più preziose collezioni donate da Vittorio Cini alla Fondazione tornano a essere presentati nei maggiori musei europei e mondiali.

70 disegni scelti dal corpus di quasi 7.000 posseduti dalla Fondazione (tra gli altri i Carracci, il Guercino, Guido Reni, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, i Bibiena, il Domenichino), 14 grandi fogli miniati del XV secolo dei 350 posseduti, il manoscritto miniato del Martirologio dei Battuti Neri di Ferrara, 6 libri a stampa figurati del Rinascimento tra gli oltre 2000 incunaboli e cinquecentine delle collezioni, un volume di incisioni di Vincenzo Coronelli “Singolarità di Venezia”, nonché i due capolavori su tavola di Dosso Dossi Scena allegorica e di Pontormo Doppio ritratto di amici sono esposti all’Israel Museum di Gerusalemme, per celebrare la riapertura delle rinnovate gallerie dei dipinti antichi del museo.

Assieme ai capolavori della Fondazione Cini è esposta una importante collezione di bronzi del Rinascimento del collezionista newyorkese Alexis Gregory. Questa collezione, recentemente donata al Fogg Art Museum dell’Harvard University, comprende capolavori di Riccio, Aspetti, Roccatagliata, Sansovino, Algardi e della Porta.

 

Gerusalemme, Israel Museum
4 giugno – 9 settembre 2000

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Miquel Navarro. Città  muraglia

L’opera dell’artista valenzano Miquel Navarro è inscindibile dalle sue immagini della città, per le quali oggi è internazionalmente conosciuto. L’esposizione a latere della 7° Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, in collaborazione con Fundación Eduardo Capa (Castillo de Santa Bárbara), presenta le sue forme archetipe e distanti e s’inserisce nel territorio dell’immagine dell’architettura. La mostra è stata curata da Manuel Blanco della Escuela de Architettura de Madrid. E’ stata organizzata in collaborazione con la Generalitat de Valencia grazie al Consorcio de Museos de la comunidad Valenciana.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
18 giugno – 31 luglio 2000

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