Mostre – Pagina 22 – Fondazione Giorgio Cini

Ricordi di guerra e prigionia

Con la precisa volontà di preservare la memoria della propria opera, nel 1989 Renzo Biasion ha donato alla Fondazione Giorgio Cini una settantina di suoi disegni eseguiti tra il 1941 e il 1944.
La raccolta rappresenta una testimonianza unica di un momento essenziale dell’itinerario artistico e umano di Biasion: sono infatti fogli schizzati mentre era impegnato nelle vicende belliche sui fronti albanese e greco, quindi nel periodo trascorso nei campi di detenzione in Germania e in Polonia.
Le opere facevano parte di un corpus assai più consistente andato in gran parte distrutto dopo l’otto settembre 1943. Esse rappresentano, pertanto, assieme alle memorie scritte – in gran parte confluite in Tempi Bruciati (1948) e in Sagapò (1953) -, preziosi documenti che ci permettono di ricostruire storicamente e artisticamente una vicenda che ha segnato l’artista in profondità.
Nei nostri disegni la guerra, con i suoi orrori e distruzioni, non è assolutamente protagonista. Non si vuole denunciare l’atrocità del conflitto, ma offrire visioni della natura e della vita che continua, nonostante tutto.
Biasion registra solo ciò che vuole vedere, per tener vivo un concetto di bellezza assoluta, scelta necessaria per vincere le difficoltà quotidiane e mantenere l’illusione di una ‘normalità’ quotidiana.
Come annota l’artista in Tempi bruciati (1948): “Lo spettacolo della bellezza, la calma della natura. Perché tutti gli uomini si agitano?”.

 

Venezia, Palazzo Cini a San Vio
27 marzo – 30 maggio 2004

 

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Il Buono e il Cattivo Governo

La mostra prendendo spunto dall’affascinante allegoria offerta da Ambrogio Lorenzetti nei celebri affreschi del Palazzo Pubblico di Siena, propone un articolato excursus sulle rappresentazioni del tema del buono e del cattivo governo, dell’attività politica e dei suoi effetti.
La mostra è stata concepita come evento coordinato con la prima edizione di un nuovo progetto culturale della Fondazione Giorgio Cini, I Dialoghi di San Giorgio dal titolo Le atmosfere della libertà. Per una ecologia del Buon Governo (15 – 17 settembre 2004), e con l’esposizione Making Things Public, dedicata alle pratiche materiali di condivisione dei saperi e delle decisioni concernenti la ‘cosa pubblica’, che si terrà nel corso del 2005 al Zentrum für Kunst und Medientechnologie di Karlsruhe.
Le opere esposte si propongono di illustrare tanto l’iconografia del buono e del cattivo governo, quanto i simboli, i miti e le allegorie attraverso i quali il potere politico è stato rappresentato nel corso dei secoli.

 

L’esposizione è divisa in quattro sezioni:
1. L’iconografia del Buono e del Cattivo Governo: l’esempio di Siena
2. Venezia
3. Libretti d’opera
4. Decorazioni di Parlamenti e palazzi pubblici nel XIX e XX secolo

 

Oltre a dipinti, miniature, sculture, disegni, stampe e oggetti d’arte, verranno proiettati tre video con immagini di opere che riguardano le seguenti tematiche:
– L’iconografia del Buono e del Cattivo Governo
– Venezia
– Decorazione dei Parlamenti

Inoltre, è stata allestita Quodlibet una postazione d’ascolto mediante la quale il visitatore può ascoltare brani che lo inducono a confrontarsi con paesaggi sonori attinenti o evocativi il tema del buono e del cattivo governo.

 

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
15 settembre – 12 dicembre 2004

 

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Il mito della fenice in Oriente e in Occidente

In occasione della riapertura completa del ricostruito Teatro La Fenice di Venezia, la Fondazione Teatro La Fenice, in collaborazione con l’Istituto per le Lettere, il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini, organizza una mostra nella quale verranno illustrate origine, evoluzione e significato del mito da cui il teatro veneziano ha tratto il suo nome, quello del favoloso uccello che muore e rinasce dalle sue ceneri.

Nella mostra, curata dal direttore dell’Istituto per le Lettere, il Teatro ed il Melodramma della Fondazione, Francesco Zambon, e Alessandro Grossato, docente di Storia e cultura dei Paesi Islamici presso l’Università  di Padova, il mito della fenice è ricostruito, sia nelle sue varianti occidentali sia in quelle orientali, attraverso l’esposizione di raffigurazioni (in originale o in riproduzione fotografica) provenienti da ogni parte del mondo

 

Venezia, Teatro La Fenice
29 Gennaio ”“ 2 Aprile 2005

Contatti
Fondazione Teatro La Fenice
tel. +39 041 786611
Images online: www.teatrolafenice.it

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Tiepolo, Piazzetta, Canaletto, Piranesi, Guardi… | I disegni del Professore

La raccolta di disegni messi assieme da Giuseppe Fiocco, ed entrata integralmente a far parte delle collezioni della Fondazione, riflette la varietà e la ricchezza di interessi dello studioso. Particolare significato riveste, all’interno della raccolta, il gruppo comprendente i disegni di scuola veneta: di straordinario interesse è innanzitutto il nucleo di circa duecento disegni di Giambattista Pittoni e della sua scuola, già appartenuti alla raccolta del barone Ugo Salvotti, che rappresentano la parte più cospicua del corpus grafico pervenutoci del pittore veneziano. Altri fogli appartenenti al fondo Fiocco concorrono a fornire un panorama variegato del disegno veneto del Settecento, illustrandone i generi, le diverse forme e tecniche, dal “preliminare” di studio all’affermazione come opera autonoma. Tra i fogli più significativi una Testa di giovane di Giambattista Piazzetta, le caricature e i Pulcinella di Giambattista Tiepolo, gli studi di Giandomenico Tiepolo e Giambattista Piranesi, gli schizzi vedutistici di Canaletto e Francesco Guardi. Un altro importante gruppo è costituito dai disegni già appartenuti a Daniele Donghi: due i nuclei di particolare interesse, il quaderno di disegni dell’architetto Giacomo Quarenghi e i bozzetti del pittore-scenografo bellunese Pietro Gonzaga.

L’esposizione, promossa dalla Fondazione in collaborazione con il Comune di Padova – Assessorato ai Musei, Politiche Culturali e Spettacolo – Musei Civici, gode del patrocinio e di un contributo della Regione del Veneto.

Padova, Museo Civico agli Eremitani
8 maggio – 24 luglio 2005

Contatti:
Istituto di Storia dell’Arte
tel. +39 041 2710230 – fax +39 041 5205842
e-mail: arte@cini.it

Omaggio a Milloss

Nel 2006 ricorre il centenario della nascita del danzatore e coreografo ungherese Aurel M. Milloss che poco prima della morte, nel 1988, ha donato alla Fondazione Giorgio Cini il proprio archivio artistico e la biblioteca personale. Per questo motivo, l’Istituto per le Lettere, il Teatro e il Melodramma che conserva questo lascito, intende organizzare una mostra per ricordarne l’opera e valorizzarne la figura.
La mostra intende mettere in luce le tappe più importanti e gli aspetti più interessanti della carriera di Aurel M. Milloss, valorizzando al contempo la preziosa collezione di libri e documenti relativi alla storia della danza. Sono state scelte alcune tematiche fondamentali attorno a cui la mostra si articola e sviluppa grazie alla possibilità di esporre materiali e documenti originali di grande interesse, in gran parte inediti.
Un primo percorso è legato alla formazione teorica e pratica di Milloss danzatore, coreografo e storico: i primi anni in Ungheria, i contatti in Germania con von Laban e la sua tecnica, la formazione sospesa fra danza accademica e istanze del nuovo.
Il secondo filo conduttore della mostra è quello relativo alla presenza di Milloss a Venezia, città dove il coreografo lega strettamente il suo nome e il suo lavoro alla Biennale teatro e musica e al teatro la Fenice.
La mostra intende mettere in luce e valorizzare l’unicità e l’importanza della raccolta di documenti, fotografie, lettere autografe del Fondo Milloss e i rari volumi di storia e critica della danza, conservati presso l’Istituto per le Lettere, il Teatro e il Melodramma alla Fondazione Cini. A questi materiali si aggiungono quelli conservati presso l’Istituto per la Musica: si tratta della biblioteca musicale e delle partiture dei balletti, sulle quali il coreografo ha riportato i suoi appunti, esempio rarissimo di scrittura coreografica nella prima metà del Novecento. Utilizzando il prezioso materiale a disposizione per questo ‘Omaggio’, si è pensato di documentare la sua formazione internazionale, i contatti con i grandi maestri storici della danza di inizio secolo e il suo rapporto privilegiato con la città di Venezia, in particolar modo con il teatro la Fenice e la Biennale di Venezia. Gli archivi di queste istituzioni conservano anch’essi materiali relativi alle creazioni di Milloss per Venezia come bozzetti, figurini, manifesti e pubblicazioni.

Venezia, Palazzo Cini a San Vio
8 giugno – 2 luglio 2006

Orario d’apertura
Tutti i giorni tranne il lunedì, dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 18.30
Aperto nelle festività

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Teste di Fantasia del Settecento Veneziano

La mostra presenta una trentina di originali che costituiscono una eccezionale raccolta di pittura veneta settecentesca, rimasta per tutto l’Ottocento a costituire parato decorativo del Castello dei Visconti di Modrone a Somma Lombardo (Varese) e, in seguito, finita in diaspora. Si tratta di un’antologia di “teste di fantasia” o “teste di carattere” dovute ad autori diversi ma tutti attivi nella capitale della Serenissima, accomunati persino dal formato e dal disegno della cornice. La famiglia committente fece ricorso, per il suo programma intitolato alla “testa di fantasia”, ad artisti contemporanei, diversi per stile e per fama. Il nucleo più consistente è stato recentemente ritrovato, ancora indiviso, in una collezione privata, mentre il resto è stato pazientemente rintracciato in altre ubicazioni, anche museali. Emblematico il caso di uno dei Tiepolo della serie, il Ragazzo con libro del Museum of Art di New Orleans, scorporato dall’insieme all’inizio del Novecento e, fino a ieri, unico titolo noto.
Il puro elenco degli artisti, presenti con una o più opere, basta a suggerire l’importanza storica ed estetica del florilegio: Pietro Bellotti, Sebastiano Ricci, Silvestro Manaigo, Bortolo Litterini, Antonio Pellegrini, Girolamo Brusaferro, Santo Piatti, Nicola Grassi, Francesco Polazzo, Giambattista Piazzetta, Egidio Dall’Oglio, Giuseppe Nogari, Giambattista Pittoni, Gaspare Diziani, Bartolomeo Nazzari, Giambattista Mariotti, Felicita Sartori, Nazario Nazzari, Mattia Bortoloni, Giambattista Tiepolo, Giacomo Ceruti, Pietro Longhi, Giambettino Cignaroli, Francesco Fontebasso, Jacopo Marieschi, Domenico Maggiotto, Giuseppe Angeli, Alessandro Longhi, Giambattista Mengardi, Francesco Maggiotto, Giuseppe De Gobbis, Saverio Dalla Rosa.
Al di là dei loro intrinseci valori estetici e storici, i dipinti in parola offrono l’occasione per fare il punto su un capitolo poco sondato della figurazione settecentesca. Di fatto, trattando di “teste di carattere”, ci si accorge che non sembra esistere ancora una riflessione che ne definisca esaustivamente l’estensione semantica e la parabola storica. Dalla mostra potrà quindi derivare un nuovo contributo alla definizione di ciò che si considera una sottoclasse della cosiddetta pittura di genere, una categoria condannata alla minorità dall’onda lunga della classificazione aristotelica, specificamente riferita al volto umano: come imago di un’età della vita, di un tipo fisionomico, affettivo, sociale o etnico.
Ciò che qui si afferma sullo stato degli studi specifici vale, quantomeno, in relazione all’area veneta e alle sue immediate propaggini. La quale area, se non è identificabile come primigenia fucina della speciale categoria espressiva e iconografica (dalla storia invero remota), ne fu di certo, dopo le importanti manifestazioni in prima età barocca, precoce centro di riqualificazione e di rilancio per il Settecento europeo. Se le premesse tipologiche vanno ricercate soprattutto nell’Olanda e nelle Fiandre del Seicento, bisogna ricordarsi quanto Rembrandt, il maestro della luce e l’insusperabile indagatore di indoli, fosse amato a Venezia nel secolo dei Lumi. Tra i tanti segni al riguardo, vale richiamare che esponenti di spicco della cultura lagunare, quali Anton Maria Zanetti il Vecchio o Joseph Smith, andavano fieri di possedere l’intera serie delle acqueforti dell’olandese, comprendente tanti studi di volti, a campione degli ‘affetti’ e del reagire alla luce. Gli artisti veneziani (Piazzetta in testa) avevano inoltre a disposizione un grande repertorio di ‘historie’ pittoriche cinquecentesche ‘locali’ (di Paolo Veronese, Tiziano, Bassano…) da cui estrapolare teste emblematiche di un carattere o di un ruolo.

Venezia, Palazzo Cini a San Vio
9 settembre – 22 ottobre 2006

Orari:
Tutti i giorni 10.00-13.00 e 15.30-18.30
Chiuso il lunedì

Biglietto:
Intero € 6.50
Ridotto € 5.50 (studenti fino ai 26 anni; over 65; residenti del comune di Venezia; titolari Venice Card)

Contatti:
Istituto di Storia dell’Arte
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Ibsen ed Eleonora Duse

Da Oslo arriva a Venezia, a Casa Goldoni, la mostra Duse e Ibsen, curata da Maria Ida Biggi e organizzata dalla Fondazione Giorgio Cini di Venezia con l’Ambasciata d’Italia e l’Istituto Italiano di Cultura in Oslo e il NationalTheatret di Oslo. Quest’anno Oslo celebra un doppio centenario: quello di Ibsen e quello delle interpretazioni al NationalTheatret di Kristiania di Eleonora Duse. Nel febbraio 1906, tre mesi prima della morte di Ibsen, Eleonora Duse, una delle più grandi attrici di ogni tempo, effettuò una tournée scandinava intesa come un pellegrinaggio per rendere omaggio al grande drammaturgo, di cui era divenuta l’interprete più celebrata. La mostra propone, attraverso una serie di pannelli organizzati come un itinerario cronologico, le preziose testimonianze delle interpretazioni dusiane attraverso pagine di copioni con i suoi interventi, le riscritture e le correzioni autografe, le fotografie di scena con particolare attenzione a quelle che la ritraggono sul palcoscenico del NationalTheatret di Kristiania, le locandine e i ritratti fotografici dell’attrice.

Venezia, Casa Goldoni
18 ottobre – 21 novembre 2006

Orari:
Fino al 31 ottobre 10.00-17.00 (biglietteria 10-16.30)
Dal 1 novembre 10.00 – 16.00 (biglietteria 10-15.30)
Chiuso la domenica

Contatti:
www.museiciviciveneziani.it

Istituto per le Lettere, il Teatro e il Melodramma
tel.+39 041 2710234
fax +39 041 2710215
e-mail: iltm@cini.it

Il segno dell’arte

La mostra, organizzata dall’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con l’Associazione Francesco Francia e la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, presenta una selezione della raccolta Certani della Fondazione Giorgio Cini. La raccolta, comprendente disegni di figura e di paesaggio, studi architettonici e decorativi, bozzetti teatrali, disegni legati alle arti minori, è considerata, insieme al fondo degli Uffizi, la più varia, ricca e rappresentativa della produzione grafica degli artisti bolognesi del Sei e Settecento. La mostra Il segno dell’arte. Disegni di figura nella collezione Certani alla Fondazione Giorgio Cini (1500-1750), curata da Giuseppe Pavanello, presenta una selezione dei disegni di figura della collezione databili a partire dall’inizio del secolo XVI fino alla metà di quello XVIII.
L’esposizione si articola in sei sezioni. La prima comprende ben 69 fogli dei maggiori esponenti della pittura emiliana; la seconda raccoglie una selezione di 16 testi grafici realizzati da artisti chiamati a rappresentare significativamente diverse scuole pittoriche della penisola: da quella veneta a quella romana.
Tra i pezzi di maggiore interesse vanno ricordati, oltre alla primizia del San Sebastiano attribuito al maestro quattrocentesco Nicoletto da Modena, due reperti del bolognese Passerotti e un foglio del Bertoja che rappresentano ad alto livello il secolo XVI. Assai rappresentative del secolo successivo, vera età dell’oro, sono invece il disegno di Ludovico Carracci, uno studio di Guido Reni e alcuni capolavori di Guercino a gesso rosso, tra i quali la nota Donna che allatta il bambino per l’affresco con Venere che allatta Amore sul camino di una camera di palazzo Pannini a Cento e la Testa di ragazzo con cappello, di straordinaria freschezza esecutiva. Meno noti ma altrettanto rappresentativi della civiltà figurativa emiliana del Settecento gli autori di quel secolo presenti nella selezione esposta: oltre a una straordinaria scelta di ben 13 disegni di Donato Creti, vanno segnalati fogli di Schedoni, Cantarini, Rolli, Stringa, Dal Sole, Crespi, Gionima. Tra gli artisti che esulano dall’ambito bolognese ed emiliano verranno fatti conoscere esempi del veronese Marc’Antonio Bassetti, del lombardo Luini, del veneziano Franco e testi di artisti centroitaliani del calibro di Pollini, Balducci, Diamantini. A questi si aggiunge la rarità del disegno riferito allo scultore di origine fiamminga Giusto Le Court, presente in mostra con uno studio per una figura del Monumento Pesaro nella chiesa veneziana dei Frari.

Bologna, Palazzo Saraceni
20 aprile – 17 giugno 2007

Aperto tutti i giorni (festivi compresi) ore 10.00 – 19.00

Ingresso libero

Ufficio Stampa
Annalisa Bellocchi
Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna
tel. +39 051 2754127
cell. +39 338 1537468
e-mail: annalisa.bellocchi@fondazionecarisbo.it

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Il Miracolo di Cana. L’originalità  della ri-produzione

Con lo svelamento del facsimile de Le Nozze di Cana, l’11 settembre 2007 nel Cenacolo palladiano dell’Isola di San Giorgio Maggiore, è stata inaugurata a San Giorgio Maggiore la mostra Il Miracolo di Cana. L’originalità della ri-produzione. La mostra, progettata e curata dall’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini e dall’atelier Factum Arte di Madrid e resa possibile grazie alla collaborazione del Museé du Louvre, è divisa in due sezioni principali. La prima sezione, curata da Factum Arte, illustra e ripercorre tutte le diverse fasi di creazione del facsimile attraverso videoproiezioni, immagini, pannelli informativi e mediante l’esposizione di alcuni degli strumenti e dei più importanti materiali utilizzati per la creazione del facsimile. La seconda ripercorre storia e fortuna del dipinto di Veronese attraverso l’esposizione di una notevole documentazione letteraria e visiva, costituita da antichi testi a stampa e da una serie di copie e derivazioni de Le Nozze di Cana. Sono esposte due importanti copie realizzate tra la fine del Cinquecento e l’inizio del secolo successivo conservate presso il Museo Civico di Vicenza e presso la Fondazione Giorgio Cini e le traduzioni incisorie di Giovan Battista Vanni e John Baptist Jackson. È inoltre esposta la tela di Charles Lebrun Il Convito del Fariseo con la Maddalena ai piedi di Cristo. Tra gli antichi libri a stampa sono visibili la Veduta del refettorio di San Giorgio Maggiore di Vincenzo Maria Coronelli e La Carta del navegar pitoresco di Marco Boschini.
La realizzazione del facsimile de Le Nozze di Cana è stata possibile grazie al contributo di Enel, Casinò di Venezia, Consorzio Venezia Nuova, Fondazione Banco di Sicilia e San Pellegrino.
Il Miracolo di Cana. L’originalità della ri-produzione è una sezione di una mostra itinerante di grandi dimensioni, dedicata al tema Facsimiles. Originality through (digital) reproduction, a cura di Bruno Latour e Adam Lowe, organizzata da Factum Arte in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini. La mostra si tiene in diversi musei del mondo, tra cui lo ZKM di Karlsruhe e il Centraal Museum di Utrecht.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
15 settembre – 12 dicembre 2007

Contatti:
Ufficio Stampa
tel. 041 2710280
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Giuseppe Santomaso e l’opzione astratta

In occasione delle celebrazioni per il centenario della nascita di Giuseppe Santomaso (Venezia 1907-1990) Intesa Sanpaolo e la Fondazione Giorgio Cini promuovono, con il sostegno della Regione del Veneto, la mostra Giuseppe Santomaso e l’opzione astratta, una retrospettiva dell’attività del maestro veneziano dagli esordi fino alla grande stagione della maturità, a cura di Nico Stringa.

La mostra viene inaugurata sabato 12 aprile 2008 e con essa aprono per la prima volta al pubblico gli spazi del nuovo centro espositivo sull’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia.

La comprensione dell’originalità del pittore veneziano viene in questa occasione messa alla prova del confronto; l’esposizione non vuol essere solo monografica, bensì una opportunità per rileggere buona parte della pittura italiana ed europea della seconda metà del Novecento. Vengono proposte, pertanto, opere di Afro, Renato Birolli, Mario De Luigi, Leone Minassian, Zoran Music, Armando Pizzinato, Emilio Vedova, Bice Lazzari, Tancredi, Antonio Corpora, Virgilio Guidi, Toti Scialoja, a testimoniare il dialogo a distanza più o meno ravvicinata che Santomaso ha intrattenuto con i protagonisti dell’astrattismo italiano e opere di Braque, Poliakoff, Winter. Sono inoltre esposte le principali prove grafiche che Santomaso ha realizzato a partire dalla seconda metà degli anni trenta.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore, Nuovo Centro Espositivo
12 aprile – 13 luglio 2008

Orari
aperta tutti i giorni, tranne il lunedì
10.00 – 18.30 orario continuato

Contatti

per info: 041 2710402

Biglietti

Intero
€ 7.00

Ridotto
€ 6.00 (studenti fino ai 26 anni; over 65; residenti del comune di Venezia; possessori di carte Venice Card e Rolling Venice; soci Touring Club Italiano)

€ 5.00 (gruppi di almeno 10 persone)

€ 4.00 (gruppi scolastici di almeno 10 studenti con accompagnatore)

Biglietteria online
Vivaticket

Gratuito (minori di 14 anni se accompagnati da un genitore/adulto; accompagnatori di portatori di handicap; guide autorizzate; interpreti turistici che accompagnino i gruppi; insegnanti che accompagnino i loro studenti).

Visite guidate alla mostra su prenotazione
Gruppi euro 80 (più il prezzo del biglietto)
Scolaresche euro 60 (più il prezzo del biglietto)
Visite guidate in loco (in partenza ogni ora) € 4.00 a persona (più il prezzo del biglietto).

Mostra promossa da

Fondazione Giorgio Cini

Intesa Sanpaolo

con il sostegno della

Regione del Veneto

Sponsor

Casinò di Venezia

Consorzio Venezia Nuova

Sponsor tecnici:

Arteria Sattis

Generali