Istituto Antonio Vivaldi Archives - Pagina 8 di 10 - Fondazione Giorgio Cini

Demetrio

Libretto di Pietro Metastasio

Musica di Johann Adolf Hasse

Edizione in facsimile della partitura; edizione del libretto a cura di Francesca

Menchelli-Buttini; saggi introduttivi di Reinhard Strohm e di Francesca Menchelli-Buttini

«Drammaturgia  musicale veneta», 17

Ricordi, Milano, 2014

Il presente volume è dedicato al Demetrio messo in scena a Venezia, nel 1732, con le musiche di Johann Adolf Hasse, su libretto di Pietro Metastasio.  Alla stampa in anastatica del manoscritto della partitura, conservato presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, si affianca la trascrizione del libretto secondo l’esemplare conservato presso la Biblioteca Nazionale Braidense di  Milano, con il corredo di una «Nota al testo» e due saggi introduttivi relativi all’opera e al contesto storico-musicale di riferimento. Il primo, di Reinhard Strohm, dà conto del soggetto e dei precedenti teatrali e letterari del libretto, fa luce sul progetto di Metastasio attraverso il commento alle situazioni drammatiche  più rilevanti, analizza la partitura vagliando le scelte e gli obblighi del compositore. Il secondo  saggio, di  Francesca Menchelli-Buttini, prende in esame gli altri capolavori coevi, Artaserse (1730) e Alessandro nell’Indie  (1736), anche attraverso il confronto con soluzioni compositive parallele tratte dai melodrammi di Hasse cronologicamente prossimi.

Il novello Giasone

Libretto: Giacinto Andrea Cicognini – Giovanni Filippo Apolloni

Musica: Francesco Cavalli – Alessandro Stradella

Edizione in facsimile della partitura ed edizione dei libretti a cura di Nicola Usula; saggi introduttivi di Fausta Antonucci, Lorenzo Bianconi e Nicola Usula.

«Drammaturgia  musicale veneta», 3

Ricordi, Milano, 2013

Approdato a Colco con gli argonauti, Giasone, invece di arrischiarsi alla conquista del Vello d’oro, frequenta nottetempo la regina Medea, che con i suoi poteri magici lo aiuterà nella perigliosa impresa. Senonché su quelle remote sponde è sbarcata anche Isifile, regina di Lemno da lui precedentemente sedotta e ingravi- data: di qui prendono le mosse le peripezie più amorose che eroiche del Giasone di Giacinto Andrea Cicognini e Francesco Cavalli (Venezia1649), l’opera più divulgata e acclamata del Seicento. Nella lunga traiettoria della fortuna teatrale di questo dramma per musica, più di vent’anni dopo la première veneziana, s’incon- tra una versione ritoccata nel testo e nella musica da Giovan Filippo Apolloni e Alessandro Stradella (Roma 1671), intitolata Il novello Giasone, la cui partitura ritrovata a Siena è ora offerta in facsimile  in questo terzo numero della «Drammaturgia musicale veneta». Nel primo dei due saggi introduttivi, Fausta Antonucci e Lorenzo Bianconi ricostruiscono il bizzarro mosaico di fonti classiche e drammi spagnoli moderni (Lope de Vega) che si cela dietro il sincretismo del beffardo libretto di Cicognini. Nel secondo saggio, Nicola Usula illustra partitamente la ratio degli interventi effettuati dai rimaneggiatori romani sull’opera di Cavalli, offrendo in più l’edizione sinottica dei libretti del Giasone relativi alla primissima edizione del 1649 (finora inedita) e alla ripresa romana del 1671.

«Studi Vivaldiani» 12

Nuova serie n. 12
S.P.E.S., Firenze, 2012

Indice
Michael Talbot, The Concerto Collection “Roger no. 188”: Its Origin, Nature and Content
Rashid-S. Pegah, Musikalische Unterhaltung in Porto Mantovano und ein böhmischer Lautenspieler in Berlin: Notizen zu Interpreten Vivaldis
Giovanni Andrea Sechi, Nuove scoperte dal carteggio tra Albizzi e Vivaldi (1735/1736)
Giulia Giovani, Le cantate da camera e le serenate di Antonio Vivaldi oggi fruibili in Clori
Miscellanea, a cura di Michael Talbot
Aggiornamenti del catalogo vivaldiano, a cura di Federico Maria Sardelli
Discographie Vivaldi 2011-2012, aux soins de Roger-Claude Travers

Fabrizio Ammetto I concerti per due violini di Antonio Vivaldi

Collana «Studi di musica veneta. Quaderni vivaldiani», XVIII
Leo S. Olschki editore, Firenze, 2013

Il libro inquadra la particolare esperienza compositiva dei concerti per due violini di Vivaldi (1678-1741) – il più importante compositore in Europa di questo genere, con poco meno di una trentina di lavori realizzati lungo quasi il suo intero arco creativo – a partire dal panorama complessivo del concerto romano, bolognese e veneziano a cavallo tra Sei e Settecento. L’indagine sonda le origini ‘concettuali’ del doppio-concerto per due violini in Vivaldi, la natura, la disseminazione e la relazione reciproca delle fonti (con particolare attenzione verso i ripensamenti compositivi presenti negli autografi), ma si occupa anche dell’analisi delle composizioni (formale e armonico-strutturale, tecnico-strumentale e relativa alla prassi esecutiva). I concerti tramandati da testimoni non autografi particolarmente problematici vengono discussi nel dettaglio. Dei due lavori pervenuti incompleti (RV 520 e RV 526) si propone una ricostruzione della parte mancante del primo solista. Vengono quindi descritti e analizzati i concerti per due violini composti in Germania da Telemann e da J. S. Bach, i due contemporanei di Vivaldi che hanno dedicato maggior attenzione al genere del doppio-concerto. Chiudono il volume un elenco completo delle edizioni moderne dei concerti per due violini di Vivaldi e una loro discografia scelta.  

Micky White. Antonio Vivaldi. A life in documents

Collana «Studi di musica veneta. Quaderni vivaldiani», XVII
Leo S. Olschki editore, Firenze, 2013

Presentare la biografia di un grande compositore come una serie cronologica di documenti originali corredata da copiose annotazioni, concetto che O. E. Deutsch introdusse nella sua «biografia documentaria» di Händel (1955), possiede il vantaggio di rivelare con chiarezza e accuratezza il vero fondamento delle nostre conoscenze attinenti alla sua biografia. In questa nuova relazione della vita di Antonio Vivaldi, Micky White, utilizzando non solo documenti noti ma anche quelli da lei e da altri studiosi scoperti in tempi recentissimi, è la prima ad adottare tale approccio per Vivaldi. Questo lavoro delinea la figura del compositore con grande chiarezza, nel suo ambiente musicale, familiare, religioso e sociale, e ci fornisce un accurato quadro della sua personalità e della sua vita quotidiana. L’autrice, che abita da molti anni a Venezia, dove si è dedicata con assiduità alla scoperta di nuove informazioni d’archivio, oltre a verificare, collazionare e valutare i dati già noti, ha creato un vademecum insostituibile per i vivaldiani, che rimarrà per lungo tempo una risorsa essenziale. Il volume è corredato di un CD-ROM con le fotoriproduzioni di tutti i documenti originali.

Antonio Vivaldi L’estro armonico, Op. III

Edizione critica a cura di Michael Talbot
«Edizione critica delle Opere di Antonio Vivaldi»
Ricordi, Milano, 2013

Questa raccolta, la più emblematica e storicamente significativa di tutte le raccolte di musica strumentale di Antonio Vivaldi date alla stampa – ossia i dodici concerti che decretarono il suo successo nel mondo musicale europeo – appartengono alle composizioni più difficili da preparare per un’edizione moderna a causa del complesso rapporto tra i manoscritti inviati dal compositore ad Amsterdam, oggi perduti, e l’edizione incisa e poi pubblicata nel 1711. Un esame attento evidenzia che l’editore, Estienne Roger, interpretò talvolta male il testo di Vivaldi, oppure decise di modificarlo, in particolare con l’aggiunta di numeri supplementari per il basso. Questo emerge più chiaramente da un confronto tra le versioni manoscritte primitive di due dei concerti (RV 567 e RV 578a) e le rispettive versioni a stampa. Per la prima volta l’edizione della raccolta include, in appendice, entrambe le versioni primitive. Viene inoltre fornito un apparato critico dettagliato e numerose raccomandazioni da parte del curatore riguardo all’interpretazione e alla prassi esecutiva. Il presente volume è il primo di una collana di edizioni critiche che comprenderà tutte le sonate e tutti i concerti di Vivaldi pubblicati durante la sua vita.

Antonio Vivaldi. Serenata a 3, RV 690

La Serenata a tre, RV 690, è la più antica e per certi aspetti la più enigmatica di tutte le serenate vivaldiane a noi pervenute. La sua insolita drammaturgia traspone sul piano allegorico i tratti salienti della biografia del giansenista francese Jean de Tourreil, arrestato in Italia per ordine del Sant’Uffizio e imprigionato a Castel Sant’Angelo. Affiliato alla Accademia dell’Arcadia e in rapporto epistolare con il filosofo e matematico tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz, Tourreil fu un intellettuale moderno e affascinante, apprezzato dai maggiori esponenti del milieu culturale italiano dell’epoca. L’esame degli atti relativi al suo processo – rinvenuti presso l’Archivio della Curia Arcivescovile di Firenze e l’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede in Roma – ha permesso di ricostruire i passaggi fondamentali che portarono alla sua condanna e alla sua tardiva assoluzione, permettendoci nel contempo di formulare alcune nuove ipotesi in merito alla genesi della partitura vivaldiana, al luogo dove fu eseguita per la prima volta e al suo più probabile committente.

Antonio Vivaldi. Carae rosae, respirate. Mottetto per soprano, archi e basso continuo, RV 624

Carae rosae, respirate, RV 624 è il solo mottetto vivaldiano per soprano, archi e basso continuo conservato al di fuori dell’Italia. Ci è pervenuto attraverso due raccolte manoscritte, entrambe custodite a Londra: un set di parti staccate appartenente al Royal College of Music e una partitura conservata alla British Library. La struttura del mottetto è quella convenzionale: due arie, intercalate da un breve recitativo, e concluse con un brillante Alleluia. Lo stato incompleto delle fonti (la seconda delle quali fu evidentemente copiata dalla prima) è di un tipo piuttosto insolito. Nella sua forma attuale la partitura comprende una parte vocale, un basso strumentale e una parte di violino primo, tuttavia è evidente che in origine doveva esistere almeno una parte di mezzo (probabilmente due, in conformità con gli altri mottetti sopravvissuti di Vivaldi), poiché in tutte le circostanze, assai frequenti, in cui il basso è in pausa, la parte di primo violino continua come una linea «sopranina» piuttosto che come un basso armonico. Per la ricostruzione sono state aggiunte dal curatore delle parti di mezzo per un violino secondo e una viola, compito non particolarmente diffi cile, in quanto molti passaggi trovano delle precise corrispondenze in altre opere di Vivaldi.

Antonio Vivaldi. Vos invito, barbarae faces. Mottetto per soprano, archi e basso continuo, RV 811

Vos invito, barbarae faces, RV 811, per soprano, archi e basso continuo, è il primo mottetto di Vivaldi scoperto dopo Vos aurae per montes, RV 623, venuto alla luce negli anni Sessanta del secolo appena trascorso. Come quest’ultimo, RV 811 è conservato presso la biblioteca del Sacro Convento di S. Francesco ad Assisi, anche se, a differenza di quello, il manoscritto non reca il nome del compositore. La scoperta è avvenuta grazie a due ricercatori, Valerio Losito e Renato Criscuolo, che durante uno spoglio del fondo musicale di Assisi riconobbero immediatamente l’inconfondibile impronta stilistica vivaldiana del mottetto e lo segnalarono all’Istituto Italiano Antonio Vivaldi. L’origine della composizione è incerta, ma esiste una fondata possibilità che la sua destinazione primaria, analogamente a quella di RV 623, fosse la Basilica del Santo di Padova che, in quanto casa sorella dei Frati Minori, era solita scambiare o prestare la propria musica al Sacro Convento di S. Francesco. Vos invito, barbarae faces è chiaramente una  composizione giovanile (databile attorno al 1715, o anche prima) e presenta una struttura convenzionale modellata secondo la successione Aria–Recitativo–Aria–Alleluia. Si tratta di un’opera nel complesso dotata di un certo fascino, oltre che di una fortunata aggiunta al corpus delle opere vivaldiane giunte sino a noi.

Catalogo delle concordanze musicali vivaldiane

Catalogo delle concordanze musicali vivaldiane, ossia, inventario e visione sinottica di tutti i loci communes musicali dell’opera di Vivaldi: da interi brani fino a piccoli frammenti, temi, frasi e idee musicali che circolano all’interno del suo vasto opus e – talvolta – fuori da esso, in autori da cui Vivaldi attinse o che attinsero da Vivaldi. Le sue centinaia di rimandi e concordanze di vario grado disegnano una mappa del linguaggio vivaldiano, della sua evoluzione cronologica, delle sue scelte creative e stilistiche.

La grande mappa delle concordanze musicali vivaldiane apre lo sguardo su uno straordinario e complesso laboratorio d’idee, su un metodo di lavoro ingegnoso e rigoroso che, se inventariato e ordinato, offre nuove prospettive alla ricerca musicologica.

La principale finalità di questo lavoro consiste infatti nell’offrire uno strumento nuovo e utile per affrontare problemi di datazione e cronologia, di attribuzione ed identificazione, di studio dei periodi creativi e del metodo compositivo vivaldiano. Già numerosi sono i casi di nuove attribuzioni musicali – qui descritte nel dettaglio – ottenute grazie all’impiego di questo nuovo tipo di approccio.

Il volume è diviso in due parti: l’Introduzione, che esamina il metodo di lavoro vivaldiano e getta i fondamenti epistemologici del sistema delle concordanze musicali, e il Catalogo vero e proprio, in cui vengono inventariati, seguendo la numerazione Ryom, tutte le concordanze fino ad oggi rilevate all’interno del repertorio vivaldiano.

L’autore, che è anche il responsabile del Catalogo Ryom, ha aggiornato il suo saggio alle più recenti acquisizioni catalogiche.