Opere musicali, edizioni critiche – Fondazione Giorgio Cini

Antonio Vivaldi «Vivaldi Album»

«Vivaldi Album» è una serie di antologie di arie d’opera, suddivise per registri vocali, tratte dal corpus delle musiche teatrali di Antonio Vivaldi sopravvissute fino ai giorni nostri. Questo repertorio annovera ventiquattro drammi per musica, tre serenate e un ingente numero di arie sciolte. Ciascun volume comprende dodici brani, diversificati per affetto e carattere, che esemplificano una pluralità di stili e di situazioni drammatiche, disposte in ordine cronologico, così da rappresentare uno spaccato ideale dell’intera carriera di Vivaldi.

 

Le dodici arie contenute in ciascuno dei quattro volumi sono tratte da altrettante produzioni operistiche, che coprono un arco cronologico di circa un quarto di secolo: dall’esordio vicentino (1713) alle opere più mature, rappresentate alla fine degli anni Trenta del Settecento. Oltre che per la varietà e l’intrinseco valore musicale, i titoli raccolti all’interno del volume sono stati scelti perché rappresentano uno spaccato ideale dell’intera produzione vivaldiana per il teatro d’opera: alcuni brani risalgono infatti alla prima fase della sua carriera, legata soprattutto al rapporto col teatro veneziano di Sant’Angelo, la maggior parte al periodo di mezzo, coinciso con una serie di scritture ottenute presso le più importanti corti italiane dell’epoca (Mantova, Firenze, Milano, Roma), e altri ancora alla fase conclusiva della sua attività, allorché la diaspora dei musicisti napoletani verso il nord della penisola, e Venezia in particolare, lo aveva costretto a decentrare il suo raggio d’azione verso la Terraferma veneta. Solo alcune delle partiture da cui sono tratte le arie pubblicate in questa antologia ci sono pervenute in forma completa o prossima alla completezza; la maggior parte di esse, infatti, è caratterizzata da un grado di incompiutezza più o meno accentuato, oppure è sopravvissuta esclusivamente allo stato di abbozzo, come semplici residui di opere in gran parte perdute.

La finta pazza

La finta pazza

Libretto di Giulio Strozzi Musica di Francesco Sacrati Edizione in facsimile della partitura ed edizione critica del libretto a cura di Nicola Usula; saggi introduttivi di Lorenzo Bianconi, Wolfgang Osthoff e Nicola Usula.

«Drammaturgia musicale veneta», 1
Ricordi, Milano, 2018

 

Nel Fondo Musiche dell’Archivio dei principi Borromeo sull’Isola Bella (Stresa) si conserva quella che a oggi risulta essere la più antica partitura superstite di un’opera allestita a Venezia in un teatro a pagamento: La finta pazza di Giulio Strozzi con le musiche di Francesco Sacrati, messa in scena nel 1641 per l’inaugurazione del Teatro Novissimo, l’ultima fatica dell’acclamato architetto e scenografo Giacomo Torelli. Dopo anni d’attesa il facsimile di questa partitura vede la luce in un’accurata edizione corredata di materiali iconografici, del libretto dell’opera e di tre saggi introduttivi a cura di Lorenzo Bianconi, Wolfgang Osthoff e Nicola Usula. Nel primo Lorenzo Bianconi chiarisce le circostanze del ritrovamento della partitura sull’Isola Bella nel 1984 e propone una carrellata degli studi che si sono avvicendati dagli anni settanta del Novecento in avanti riguardo a quest’opera. Di seguito Wolfgang Osthoff avanza una riflessione sulla trasposizione in musica della pazzia nella Finta pazza di Sacrati e in altre opere del Seicento veneziano; mentre nel terzo saggio Nicola Usula, assieme a uno studio del fondo operistico secentesco conservato sull’Isola, propone una dettagliata analisi codicologica del manoscritto e ne individua le coordinate cronologiche e geografiche di confezionamento. Il volume contiene infine l’edizione critica della prima versione itinerante del libretto della Finta pazza (legata all’allestimento piacentino del 1644), e la riproduzione delle cinque incisioni a stampa con le scenografie che Giacomo Torelli realizzò per la ripresa parigina del 1645.

Antonio Vivaldi. Sonata per violino, violoncello e basso continuo, RV 820

Sonata per violino, violoncello e basso continuo, RV 820

Edizione critica a cura di Federico Maria Sardelli

Collana «Edizione critica delle Opere di Antonio Vivaldi»

Editore Ricordi, Milano, 2015

La sonata RV 820 somma in sé due piccoli primati: è l’ultimo arrivo del catalogo vivaldiano ed è anche una delle più antiche composizioni di Vivaldi, forse la più antica fra quelle conosciute. Venuta alla luce fra i numerosi manoscritti anonimi della Sächsische Landesbibliothek – Staats- und Universitätsbibliothek di Dresda, è stata attribuita da Federico Maria Sardelli in virtù di alcune concordanze musicali con lavori giovanili autentici; inoltre, un complesso reticolo di relazioni paleografiche e biografiche ha rivelato come questa sonata, copiata dalla mano di un giovanissimo Johann Georg Pisendel, appartenesse a un primo nucleo di composizioni che Giuseppe Torelli portò con sé dall’Italia quando venne chiamato come Kapellmeister ad Ansbach nel 1698. In questo contesto, la sonata di Vivaldi si trova assieme a due manoscritti che testimoniano una primitiva stesura di due concerti poi confluiti ne L’estro armonico, composizioni di Torelli e del suo allievo Pietro Bettinozzi. Ne emerge un quadro nuovo che getta luce sul periodo dell’apprendistato di Vivaldi e il suo debito verso Torelli: dal punto di vista stilistico, RV 820 è un’insolita sonata a tre per violino e violoncello dalla struttura ancora tardo seicentesca, su cui Vivaldi innesta invenzioni del tutto nuove e peculiari. Una gemma rara che ci svela il lavoro svolto dal compositore prima di diventare se stesso.

 

Antonio Vivaldi. Dixit Dominus, RV 594

Dixit Dominus, RV 594

Salmo 109 per due soprani, tenore e basso solisti, due cori a quattro voci miste, due trombe, due oboi e archi divisi in due cori

Riduzione per canto e pianoforte

Collana «Edizione critica delle Opere di Antonio Vivaldi»

Editore Ricordi, Milano, 2015

Anche se di questo salmo, così frequentemente musicato, possediamo altre due intonazioni di uguale pregio di mano di Vivaldi, questo rimane tuttavia il suo ‘grande’ Dixit Dominus. Grande in ogni senso: per le dimensioni, per la pienezza della strumentazione (si richiedono due cori), per la virtuosità che richiede agli interpreti, per la densità contrappuntistica – dimostrata con somma ampiezza nella fuga conclusiva sopra un basso di ciaccona –, e per la vastità della concezione. Sembrerebbe trattarsi di un lavoro abbastanza tardivo (posteriore al 1725), ma le circostanze della sua composizione rimangono sconosciute. Si sono fatte diverse ipotesi relative alla sua genesi, ma sembra tuttavia chiaro che fosse destinato a una festività maggiore di una chiesa importante. La composizione riunisce in sé, in maniera affascinante, elementi tradizionali e innovatori. In questo Dixit Dominus Vivaldi si rivela essere un compositore «completo» di musica sacra, la cui immaginazione risulta pienamente rispondente al potenziale espressivo del testo liturgico.

L’Introduzione e le Note critiche di questa riduzione per canto e pianoforte, realizzata da Antonio Frigé, sono basate strettamente sull’Edizione critica a cura di Paul Everett pubblicata nel 2002.

 

La Griselda, RV 718

Antonio Vivaldi

La Griselda, RV 718

Edizione critica a cura di Marco Bizzarini e Alessandro Borin

Collana “Edizione critica delle Opere di Antonio Vivaldi”

Editore Ricordi, Milano, 2015

La Griselda, RV 718, fu composta e rappresentata a Venezia, nella primavera del 1735, in occasione della fiera della Sensa (Ascensione). Il compito di adattare il libretto di Apostolo Zeno alle particolari esigenze della messinscena fu affidato a un giovane commediografo della compagnia di Giuseppe Imer, Carlo Goldoni. Questi immortalò nei suoi Mémoires l’incontro con Vivaldi e la sua inseparabile primadonna, il contralto Anna Giraud, confessando di aver dovuto «assassinare» suo malgrado il dramma zeniano a capriccio del compositore. La Griselda, che a dispetto delle querimonie di Goldoni fu accolta con favore dal pubblico del San Samuele, restò il solo melodramma vivaldiano messo in scena in un teatro della potente famiglia Grimani. L’edizione critica della partitura è preceduta da una scelta di riproduzioni fotogra- che del manoscritto autografo e accompagnata da una ristampa anastatica completa del libretto. I testi a corredo dell’edizione, pubblicati in un volume a parte, comprendono un’Introduzione storica e un Apparato critico che registra e discute tutte le varianti attestate nelle fonti principali e secondarie collazionate.

 

Serenata a 3, RV 690

Antonio Vivaldi

Serenata a 3, RV 690

Riduzione per canto e pianoforte

Collana «Edizione critica delle Opere di Antonio Vivaldi»

Editore Ricordi, Milano, 2014

La Serenata a 3, RV 690, è la più antica e per certi aspetti la più enigmatica fra le serenate vivaldiane a noi note. Il libretto traspone sul piano allegorico la storia dell’ecclesiastico tolosano Jean de Tourreil, sullo sfondo delle grandi controversie dottrinali sorte in Italia in seguito alla di usione delle idee gianseniste sotto il ponti- cato di Clemente XI. Anche se molti quesiti inerenti la genesi della partitura vivaldiana rimangono ancora irrisolti, è probabile che l’opera sia stata commissionata ed eseguita a Roma attorno al 1715, su iniziativa di un committente vicino al compositore e direttamente implicato nell’a aire Tourreil. Questa riduzione per canto e pianoforte, realizzata da Antonio Frigé, si basa sull’edizione critica della partitura curata da Alessandro Borin (Editore Ricordi, Milano, 2011).

 

12 sonate per violino e basso, Opera II

Antonio Vivaldi

12 sonate per violino e basso, Opera II

Edizione critica a cura di Federico Maria Sardelli

“Edizione critica delle Opere di Antonio Vivaldi”

Ricordi, Milano, 2014

La seconda raccolta a stampa di Vivaldi e fondamentale per capire il salto dall’artigianato provinciale alla fama europea spiccato dal compositore sul finire della prima decade del secolo XVIII. L’edizione affronta e scioglie i nodi della datazione esatta, della committenza e del contesto veneziano. Dall’analisi delle diverse tecniche di stampa –a caratteri mobili e calcografica –e dal confronto delle fonti viene ricostruito il contesto in cui l’opera vide la luce e quali furono i suoi reali aspetti innovativi; l’edizione fa il punto sulla ricezione dell’opera, elencando il vasto stuolo di compositori che dall’Opera II attinsero o rubarono idee e soluzioni musicali, testimonianza di una diffusione e un’influenza assai profonda. L’Opera II di Vivaldi, a lungo e ingiustamente trascurata dai critici e dagli esecutori, può considerarsi il manifesto del nuovo linguaggio musicale vivaldiano applicato alla musica da camera, preparato quasi contemporaneamente a quell’altro grande manifesto del nuovo concerto solistico che sarebbe uscito di li a poco con la raccolta de L’estro armonico.

Concerto, RV 817

Antonio Vivaldi

Concerto, RV 817

Edizione critica a cura di Federico Maria Sardelli

“Edizione critica delle Opere di Antonio Vivaldi”

Ricordi, Milano, 2014

Fra le nuove, numerose scoperte vivaldiane degli ultimi anni, non figurano soltanto opere del tutto sconosciute in precedenza: vi si trovano anche lavori che erano stati gia osservati e, per vari motivi, messi da parte. E il caso del concerto per violino RV 817, giunto a noi per mezzo d’una copia priva del nome d’autore. Un suo riesame alla luce del sistema delle ≪concordanze musicali≫ – la grande mappa dei riutilizzi tematici vivaldiani –ha consentito d’attribuirlo senza piu dubbi a Vivaldi e riconoscerlo come uno dei concerti virtuosistici della sua piena maturita. Destinato all’allievo e divulgatore Georg Pisendel, il concerto riflette la predilezione per le doppie corde e per l’esplorazione del registro sovracuto, che accomuna i lavori a lui indirizzati. Con questo ventiduesimo concerto in La maggiore per violino, un’altra preziosa tessera si aggiunge al mosaico del catalogo vivaldiano.

 

Tito Manlio, RV 738

Antonio Vivaldi

Tito Manlio, RV 738

Riduzione per canto e pianoforte

“Edizione critica delle Opere di Antonio Vivaldi”

Ricordi, Milano, 2014

Tito Manlio di Antonio Vivaldi fu rappresentato a Mantova, nell’inverno del 1719, come seconda opera della stagione carnevalesca patrocinata dal governatore della citta per conto della corona asburgica, Filippo d’Assia Darmstadt. Per l’occasione Vivaldi rispolvero un vecchio libretto di Matteo Noris, incentrato su un episodio della storia romana narrato dallo storico padovano Tito Livio. L’intonazione vivaldiana e concepita come uno sfarzoso omaggio nuziale, dal momento che l’opera avrebbe dovuto accompagnare i festeggiamenti organizzati in occasione del matrimonio del langravio Filippo con la principessa Eleonora Gonzaga di Guastalla, annunciato solo poche settimane prima di andare in scena. L’ampio studio introduttivo all’edizione critica ricostruisce, anche con l’ausilio di inediti documenti d’archivio, il contesto economico, ideologico e spettacolare mantovano. L’impianto metodologico adottato si basa sul concetto di “opera come fenomeno sociale” proposto dal filologo statunitense Jerome McGann, secondo cui ogni artefatto fa parte di un complesso sistema di produzione e di consumo, in grado di influenzare tanto il momento della creazione quanto quello piu specificatamente recettivo. Questa riduzione per canto e pianoforte, realizzata da Antonio Frige, si basa sull’edizione critica della partitura curata da Alessandro Borin.

 

Gloria, RV 589

Antonio Vivaldi

Gloria, RV 589

Riduzione per canto e pianoforte

“Edizione critica delle Opere di Antonio Vivaldi”

Ricordi, Milano, 2014

Chi non conosce il Gloria di Vivaldi, RV 589, composizione prediletta dei concerti corali fin dal suo revival sotto Alfredo Casella nel 1938? Il suo livello sempre alto d’ispirazione, la sua varietà d’espressione e il suo dinamismo bastano a garantire l’alta reputazione di cui gode sempre. Questo Gloria e quasi paradigmatico di tutto cio che e rivoluzionario nell’idioma musicale di Vivaldi. Anche se e stato riveduto e ristampato molte volte, tuttavia rimangono in esso ancora alcuni elementi da scoprire. L’Introduzione e le Note critiche di questa edizione per canto e pianoforte, basata strettamente sull’Edizione critica pubblicata nel 2002, gettano luce sull’origine complessa, e ancora non del tutto chiara, di questo capolavoro.