Opere musicali, edizioni critiche – Pagina 2 – Fondazione Giorgio Cini

Il primo libro de madrigali a sei voci

Andrea Gabrieli

Il primo libro de madrigali a sei voci

Edizione critica a cura di Alessandro Borin

“Edizione Nazionale delle opere di Andrea Gabrieli”, 5

Ricordi, Milano, 2014

La presente edizione critica si basa sulle due edizioni de Il primo libro de madrigali a sei voci, pubblicate a Venezia rispettivamente nel 1574 e nel 1587. La princeps, dedicata al mecenate bolognese Giovanni Saraceni, comprende diciotto madrigali il primo dei quali, in lode del dedicatario, fu sostituito nella ristampa da due componimenti – sempre a sei voci – gia pubblicati nel Secondo libro di madrigali a cinque voci (1570). Nella Prefazione al volume si forniscono brevi accenni storico-stilistici sulla natura dei legami di Gabrieli con la famiglia Saraceni, sui circoli letterari veneziani in cui furono concepiti i testi intonati in questa raccolta e sui modelli che potrebbero aver influenzato alcune scelte musicali di Gabrieli. Nelle Note critiche si fornisce la descrizione analitica dell’editio princeps (testimoniata in sole due copie complete, conservate presso la Landesbibliothek und Murhardsche Bibliothek der Stadt di Kassel e la Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera) e della ristampa postuma (quattro esemplari completi sopravvissuti), oltre a un elenco cronologico delle fonti concordanti, che includono dei travestimenti spirituali e delle versioni diminuite di brani pubblicati nella presente raccolta (fra cui il celebre trattato Il vero modo di diminuir […] di Girolamo della Casa, le cui esemplificazioni sono stampate in Appendice a questo volume).

 

Il primo libro di madrigali a cinque voci

Andrea Gabrieli

Il primo libro di madrigali a cinque voci

Edizione critica a cura di Alessandro Borin e David Bryant

“Edizione Nazionale delle opere di Andrea Gabrieli”, 2

Ricordi, Milano, 2013

La presente edizione critica si basa sulla collazione delle tre edizioni del Primo libro di madrigali a cinque voci di Andrea Gabrieli a noi note. La prima edizione (1566), dedicata all’abate veneziano Domenico Paruta, comprende diciassette madrigali. La seconda (1572) e uguale per contenuto e disposizione grafica alla editio princeps. La terza (1587) presenta invece non poche differenze rispetto all’originale (fra cui la soppressione della lettera dedicatoria, lo spostamento in posizione interna del madrigale d’esordio e l’aggiunta di un nuovo brano). Ai fini dell’edizione critica si e scelto di seguire l’ordine stabilito dalla princeps del 1566, in modo da rendere chiara l’originaria concezione e disposizione della raccolta, integrandolo con il brano aggiuntivo della ristampa postuma del 1587. Nelle Note critiche si fornisce la descrizione analitica dell’editio princeps (sopravvissuta in tre copie, tutte incomplete, custodite presso la Osterreichische Nationalbibliothek di Vienna, la Biblioteca Nazionale di Firenze e la Biblioteca dell’Accademia Filarmonica di Verona) e delle due ristampe, oltre a quella sintetica delle due collezioni di musiche di più autori che includono a loro volta anche alcuni dei brani pubblicati nel presente volume (fra queste Il Desiderio, una raccolta di madrigali stampata nel 1566 con dedica al patrizio veneziano Alessandro Contarini).

 

Madrigali et ricercari a quattro voci

Andrea Gabrieli

Madrigali et ricercari […] a quattro voci

Edizione critica a cura di Alessandro Borin

“Edizione Nazionale delle opere di Andrea Gabrieli”, 14

La presente edizione critica si basa sulla prima e unica edizione dei Madrigali et ricercari […] a quattro voci pubblicata postuma, a Venezia, fra il 1589 e il 1590. La raccolta comprende quattordici madrigali e sette ricercari strumentali, materiali eterogenei distribuiti su un arco cronologico eccezionalmente ampio: nella prefazione al volume si forniscono brevi accenni storico-stilistici delle composizioni. Nelle note critiche si fornisce la descrizione analitica dell’editio princeps (sopravvissuta in sole quattro copie complete, custodite presso la Offentliche Bibliothek dell’Universita di Basilea, la Musiksammlung des Grafen von Schonborn- Wiesentheid di Wiesentheid, la British Library di Londra e la Biblioteca Capitolare di Verona) e quella sintetica delle due collezioni di musiche di piu autori che includono a loro volta anche alcuni dei brani pubblicati nel presente volume (fra queste Gli amorosi concenti, una raccolta stampata nel 1586 con dedica all’ambasciatore cesareo a Venezia, Vito di Dorimbergo).

 

Demetrio

Libretto di Pietro Metastasio

Musica di Johann Adolf Hasse

Edizione in facsimile della partitura; edizione del libretto a cura di Francesca

Menchelli-Buttini; saggi introduttivi di Reinhard Strohm e di Francesca Menchelli-Buttini

«Drammaturgia  musicale veneta», 17

Ricordi, Milano, 2014

Il presente volume è dedicato al Demetrio messo in scena a Venezia, nel 1732, con le musiche di Johann Adolf Hasse, su libretto di Pietro Metastasio.  Alla stampa in anastatica del manoscritto della partitura, conservato presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, si affianca la trascrizione del libretto secondo l’esemplare conservato presso la Biblioteca Nazionale Braidense di  Milano, con il corredo di una «Nota al testo» e due saggi introduttivi relativi all’opera e al contesto storico-musicale di riferimento. Il primo, di Reinhard Strohm, dà conto del soggetto e dei precedenti teatrali e letterari del libretto, fa luce sul progetto di Metastasio attraverso il commento alle situazioni drammatiche  più rilevanti, analizza la partitura vagliando le scelte e gli obblighi del compositore. Il secondo  saggio, di  Francesca Menchelli-Buttini, prende in esame gli altri capolavori coevi, Artaserse (1730) e Alessandro nell’Indie  (1736), anche attraverso il confronto con soluzioni compositive parallele tratte dai melodrammi di Hasse cronologicamente prossimi.

Il novello Giasone

Libretto: Giacinto Andrea Cicognini – Giovanni Filippo Apolloni

Musica: Francesco Cavalli – Alessandro Stradella

Edizione in facsimile della partitura ed edizione dei libretti a cura di Nicola Usula; saggi introduttivi di Fausta Antonucci, Lorenzo Bianconi e Nicola Usula.

«Drammaturgia  musicale veneta», 3

Ricordi, Milano, 2013

Approdato a Colco con gli argonauti, Giasone, invece di arrischiarsi alla conquista del Vello d’oro, frequenta nottetempo la regina Medea, che con i suoi poteri magici lo aiuterà nella perigliosa impresa. Senonché su quelle remote sponde è sbarcata anche Isifile, regina di Lemno da lui precedentemente sedotta e ingravi- data: di qui prendono le mosse le peripezie più amorose che eroiche del Giasone di Giacinto Andrea Cicognini e Francesco Cavalli (Venezia1649), l’opera più divulgata e acclamata del Seicento. Nella lunga traiettoria della fortuna teatrale di questo dramma per musica, più di vent’anni dopo la première veneziana, s’incon- tra una versione ritoccata nel testo e nella musica da Giovan Filippo Apolloni e Alessandro Stradella (Roma 1671), intitolata Il novello Giasone, la cui partitura ritrovata a Siena è ora offerta in facsimile  in questo terzo numero della «Drammaturgia musicale veneta». Nel primo dei due saggi introduttivi, Fausta Antonucci e Lorenzo Bianconi ricostruiscono il bizzarro mosaico di fonti classiche e drammi spagnoli moderni (Lope de Vega) che si cela dietro il sincretismo del beffardo libretto di Cicognini. Nel secondo saggio, Nicola Usula illustra partitamente la ratio degli interventi effettuati dai rimaneggiatori romani sull’opera di Cavalli, offrendo in più l’edizione sinottica dei libretti del Giasone relativi alla primissima edizione del 1649 (finora inedita) e alla ripresa romana del 1671.

Fabrizio Ammetto I concerti per due violini di Antonio Vivaldi

Collana «Studi di musica veneta. Quaderni vivaldiani», XVIII
Leo S. Olschki editore, Firenze, 2013

Il libro inquadra la particolare esperienza compositiva dei concerti per due violini di Vivaldi (1678-1741) – il più importante compositore in Europa di questo genere, con poco meno di una trentina di lavori realizzati lungo quasi il suo intero arco creativo – a partire dal panorama complessivo del concerto romano, bolognese e veneziano a cavallo tra Sei e Settecento. L’indagine sonda le origini ‘concettuali’ del doppio-concerto per due violini in Vivaldi, la natura, la disseminazione e la relazione reciproca delle fonti (con particolare attenzione verso i ripensamenti compositivi presenti negli autografi), ma si occupa anche dell’analisi delle composizioni (formale e armonico-strutturale, tecnico-strumentale e relativa alla prassi esecutiva). I concerti tramandati da testimoni non autografi particolarmente problematici vengono discussi nel dettaglio. Dei due lavori pervenuti incompleti (RV 520 e RV 526) si propone una ricostruzione della parte mancante del primo solista. Vengono quindi descritti e analizzati i concerti per due violini composti in Germania da Telemann e da J. S. Bach, i due contemporanei di Vivaldi che hanno dedicato maggior attenzione al genere del doppio-concerto. Chiudono il volume un elenco completo delle edizioni moderne dei concerti per due violini di Vivaldi e una loro discografia scelta.  

Micky White. Antonio Vivaldi. A life in documents

Collana «Studi di musica veneta. Quaderni vivaldiani», XVII
Leo S. Olschki editore, Firenze, 2013

Presentare la biografia di un grande compositore come una serie cronologica di documenti originali corredata da copiose annotazioni, concetto che O. E. Deutsch introdusse nella sua «biografia documentaria» di Händel (1955), possiede il vantaggio di rivelare con chiarezza e accuratezza il vero fondamento delle nostre conoscenze attinenti alla sua biografia. In questa nuova relazione della vita di Antonio Vivaldi, Micky White, utilizzando non solo documenti noti ma anche quelli da lei e da altri studiosi scoperti in tempi recentissimi, è la prima ad adottare tale approccio per Vivaldi. Questo lavoro delinea la figura del compositore con grande chiarezza, nel suo ambiente musicale, familiare, religioso e sociale, e ci fornisce un accurato quadro della sua personalità e della sua vita quotidiana. L’autrice, che abita da molti anni a Venezia, dove si è dedicata con assiduità alla scoperta di nuove informazioni d’archivio, oltre a verificare, collazionare e valutare i dati già noti, ha creato un vademecum insostituibile per i vivaldiani, che rimarrà per lungo tempo una risorsa essenziale. Il volume è corredato di un CD-ROM con le fotoriproduzioni di tutti i documenti originali.

Antonio Vivaldi L’estro armonico, Op. III

Edizione critica a cura di Michael Talbot
«Edizione critica delle Opere di Antonio Vivaldi»
Ricordi, Milano, 2013

Questa raccolta, la più emblematica e storicamente significativa di tutte le raccolte di musica strumentale di Antonio Vivaldi date alla stampa – ossia i dodici concerti che decretarono il suo successo nel mondo musicale europeo – appartengono alle composizioni più difficili da preparare per un’edizione moderna a causa del complesso rapporto tra i manoscritti inviati dal compositore ad Amsterdam, oggi perduti, e l’edizione incisa e poi pubblicata nel 1711. Un esame attento evidenzia che l’editore, Estienne Roger, interpretò talvolta male il testo di Vivaldi, oppure decise di modificarlo, in particolare con l’aggiunta di numeri supplementari per il basso. Questo emerge più chiaramente da un confronto tra le versioni manoscritte primitive di due dei concerti (RV 567 e RV 578a) e le rispettive versioni a stampa. Per la prima volta l’edizione della raccolta include, in appendice, entrambe le versioni primitive. Viene inoltre fornito un apparato critico dettagliato e numerose raccomandazioni da parte del curatore riguardo all’interpretazione e alla prassi esecutiva. Il presente volume è il primo di una collana di edizioni critiche che comprenderà tutte le sonate e tutti i concerti di Vivaldi pubblicati durante la sua vita.

Nerone – Nero. Libretto: Agostino Piovene – Johann Mattheson Musica: Giuseppe Maria Orlandini – Johann Mattheson

Edizione in facsimile della partitura e edizione dei libretti, con saggi introduttivi di Francesco Giuntini e Reinhard Strohm
«Drammaturgia musicale veneta», 14
Ricordi, Milano, 2013

Il Nerone, una «tragedia per musica» di Agostino Piovene, andò in scena per la prima volta a Venezia nel 1721 con la musica di Giuseppe Maria Orlandini e riscosse un grande successo nella versione realizzata due anni dopo a Amburgo da Johann Mattheson, che mantenne le arie originali ma tradusse in tedesco e intonò nuovamente i recitativi, aggiungendo alcuni pezzi di sua composizione.

Il volume contiene, oltre alla partitura corrispondente alla versione amburghese (D-B, Mus. ms. 16370), l’edizione del libretto italiano del 1721 e di quello tedesco del 1723.

L’opera è uno dei frutti più avanzati delle tendenze riformistiche del primo Settecento: si tratta di una vera tragedia, ispirata al Britannicus di Racine, che si conclude con il semplice recitativo di Agrippina che apostrofa i suoi sicari prima di essere uccisa. Esempio notevole delle strategie di adattamento a cui viene sottoposta l’opera italiana nei teatri europei, il Nerone testimonia inoltre la fortuna della tematica antitirannica sulla scena amburghese, ma soprattutto le capacità critiche e artistiche di Mattheson.

Antonio Vivaldi. Serenata a 3, RV 690

La Serenata a tre, RV 690, è la più antica e per certi aspetti la più enigmatica di tutte le serenate vivaldiane a noi pervenute. La sua insolita drammaturgia traspone sul piano allegorico i tratti salienti della biografia del giansenista francese Jean de Tourreil, arrestato in Italia per ordine del Sant’Uffizio e imprigionato a Castel Sant’Angelo. Affiliato alla Accademia dell’Arcadia e in rapporto epistolare con il filosofo e matematico tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz, Tourreil fu un intellettuale moderno e affascinante, apprezzato dai maggiori esponenti del milieu culturale italiano dell’epoca. L’esame degli atti relativi al suo processo – rinvenuti presso l’Archivio della Curia Arcivescovile di Firenze e l’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede in Roma – ha permesso di ricostruire i passaggi fondamentali che portarono alla sua condanna e alla sua tardiva assoluzione, permettendoci nel contempo di formulare alcune nuove ipotesi in merito alla genesi della partitura vivaldiana, al luogo dove fu eseguita per la prima volta e al suo più probabile committente.