Opere musicali, edizioni critiche – Pagina 4 – Fondazione Giorgio Cini

Allegro danzante

Prefazione
Verso la fine dell’Ottocento, dopo il plurisecolare monopolio del melodramma, si assiste in Italia a un rinasimento dell’musica strumentale. Grazie a una generazione di compositori che traghetteranno la cu ltura musicale italiana dall’arretrato isolamento in cui era man mano caduta a un pieno inserimento nel consueto europeo, con una peculiarità di intendimenti e felicita di realizzazioni che hanno fatto parlare, come in passato, di scuola italiana o, almeno di maniera italiana di intendere la musica nella modernità, le cui ramificazioni e influssi continuato in certo modo ancor oggi.

Un saggio dell’inventiva e della verve di Rota si ha anche nel breve Allegro danzante scritto nel 1977 durante un soggiorno estivo a Fiuggi, foglio d’album tripartito in cui ritroviamo appieno la personalità dell’Autore e il suo infallibile senso dell’armonia e dei cromatismi.

Il brano è qui pubblicato per la prima volta e il manoscritto si trova presso l’archivio Rota della Fondazione Cini di Venezia.
Gabriele Rota

L’Incoronazione di Poppea

Nella storia del teatro d’opera L’incoronazione di Poppea (Venezia 1643), dramma di Giovan Francesco Busenello e musica attribuita a Claudio Monteverdi, tiene un posto speciale. È infatti il primo melodramma su un soggetto storico: invece di Dafne, Orfeo, Adone, intervengono qui l’imperatore Nerone, l’imperatrice Ottavia, la cortigiana Sabina Poppea, il filosofo Seneca. Un beffardo cinismo pervade il dramma, tratto dagli Annali di Tacito e da una tragedia latina attribuita a Seneca (Octavia): vi si riconosce l’impronta del libertinismo filosofico e morale coltivato nell’Accademia degli Incogniti. La straordinaria vivezza del canto ne esalta l’effetto: mentre l’azione si avvita nel suo criminoso percorso, l’ascoltatore segue le bellezze della musica con crescente costernazione.
Il volume della «Drammaturgia musicale veneta» riproduce la partitura manoscritta conservata a Napoli. Come il manoscritto della Biblioteca Marciana (già riprodotto nel 1938), essa reca l’impronta di molte mani: Francesco Cavalli, forse Benedetto Ferrari, probabilmente un ignoto musicista napoletano. Nel saggio introduttivo, lo storico Gino Benzoni traccia un panorama del tacitismo seicentesco, stoffa di fondo del dramma. Alessandra Chiarelli dipana l’intricata matassa delle fonti musicali e librettistiche. Lorenzo Bianconi offre l’edizione dello «scenario» (1643), del dramma come lo volle pubblicare l’autore (1656), e delle varianti nel libretto napoletano (1651).

Artaserse

Edizione in facsimile della partitura e edizione del libretto, accompagnati da un saggio di Francesca Menchelli Buttini

Il presente volume della collana «Drammaturgia musicale veneta» presenta in anastatica l’Artaserse di Baldassare Galuppi andato in scena nel 1749 a Vienna, presso il Theater nächst der Burg, un’intonazione che ha le notevoli prerogative di testimoniare la fortuna che l’autore godette fuori della patria, di utilizzare i materiali poetici e drammatici di uno dei libretti più celebri di Pietro Metastasio, di imporre alla chiusura del primo atto una nuova veste mediante l’inserimento di un quartetto. Alla riproduzione della partitura si affianca la trascrizione del libretto secondo l’uso moderno, col corredo di una «Nota al testo» che ne illustra i criteri generali e chiarisce i rapporti fra le fonti pervenute. Il saggio introduttivo sviluppa un commento ai testi e alle musiche, mettendo in luce il problema della tradizione relativa ad Artaserse, incluse le riprese della musica di Galuppi, il tema dei rapporti del libretto con i propri modelli e, quindi, i nuclei della conclusione dei primi due atti, della figura del vilain, delle scene d’esordio e dell’episodio del duetto, sul piano dell’interrelazione fra dramma e musica, fra significati verbali, musicali e visivi.

Valzer

[Valse] lento molto cantabile, un poco liberamente
Pianoforte
1945
Dedica: Alla gentile Signora Giovanna Albano Sottomano per omaggio cordiale di Nino Rota. Bari 12/7/1945

Nel limitato numero di opere del catalogo rotiano consacrate al solo pianoforte, questo Valzer è l’esempio di come anche un tipico brano di occasione – si trattava di un regalo per una amica pugliese – sia stato per il Maestro un modo di esercitare quel sapiente artigianato unito ad una vena immediata e accattivante tipica delle sue pagine migliori. Recuperato il testo originale con la revisione di Adriano Cirillo, il Valzer è oggi disponibile grazie a questa pubblicazione