Saggi – Fondazione Giorgio Cini

Attilio Badodi fotografo di teatro

Tra i maggiori protagonisti della fotografia italiana del primo Novecento, Attilio Badodi (Reggio Emilia, 1880 ― Milano, 1967) ritrae il teatro del tempo in un affresco di rara precisione e bellezza. Nelle sue opere, straordinari esempi di foto ritratto liberty, compaiono attori, cantanti, musicisti, compositori e drammaturghi, sia in scatti privati che in abiti di scena. Partendo dalle parole dello stesso Badodi, questo volume vuol essere un omaggio alla fortunata carriera del fotografo e a quella dei protagonisti del teatro italiano immortalati nelle sue lastre: “Due grandi passioni hanno caratterizzato la mia esistenza: la fotografia e il teatro. Non fu quindi soltanto l’amore per la professione che esercitavo a indurmi, nel 1902, ad abbandonare la città natia per Milano, ma insieme il fascino potente che su di me esercitava la brillante vita artistica della metropoli. Era quello il tempo dei trionfi di Tina Di Lorenzo, di Petrolini, della Duse, di Betrone, della Borelli”.

Basi e bote

Unica commedia lirica di Arrigo Boito dedicata all’amato «vernacolo venezïan» e alle maschere della tradizione, Basi e bote fu a lungo nota per frammenti, diffusi in contesti estranei alla naturale destinazione dell’opera. Nel 1914 l’edizione integrale fissò un testo dallo statuto ambiguo. L’incompiutezza della musicazione, tentata da Boito ma firmata solo nel 1927 da Riccardo Pick Mangiagalli su libretto adattato, si somma alla fluidità della storia testuale. Del testo, però, i contemporanei colsero subito la vivacità linguistica, esaltandone la brillante efficacia degli accostamenti sonori, metrici e rimici: pregi riconosciuti dalla critica moderna, alla quale pure Basi e bote è apparsa ‘eccentrica’ tanto da porla a margine nella produzione dell’autore, complici anche trama e personaggi. L’opera, al contrario, può e deve essere legittimamente collocata all’interno del percorso artistico e della poetica boitiani, dei quali costituisce snodo coerente.

Questa prima edizione condotta con criteri moderni approfondisce tale lettura, offrendo una panoramica completa dei materiali a stampa e degli autografi noti, con uno sguardo anche agli estemporanei appunti musicati da Boito.

Il Libro dei versi

Tra i testi fondamentali della scapigliatura milanese, Il Libro dei versi, unica raccolta poetica di Arrigo Boito, contiene poesie-manifesto come DualismoA Emilio Praga e A Giovanni Camerana. Silloge breve ma fin troppo complessa e stratificata, volutamente oscura e più volte incompresa, è un raffinato diario degli eccitati anni della giovinezza del colto e malizioso poeta, tra icone della modernità, orrido, sensualità peccaminosa, victorhughiani Quasimodi delle fantasticherie, in una giostra di morti, macerie, rottami, canto di una bellezza alterata, putrescente, imbruttita, aggressiva, in cui riconoscere una diversa concezione estetica, debitrice di Baudelaire ma anche intimamente dantesca.

Questa nuova edizione critica, che apre l’Edizione nazionale delle opere di Arrigo Boito, offre per la prima volta, insieme a quello della princeps del 1877 (ripubblicata con modifiche nel 1902), l’inedito testo autografo, che fissa al meglio la poetica ribelle e demolitrice, ironica, stravagante e aspra che ha generato quei versi, composti tra il 1862 e il 1869, nel pieno della militanza scapigliata dell’autore.

Beethoven’s Sonatas Op. 31: Creative Process, Formal Structures and Performance

L’Istituto per la Musica prosegue la sua attività editoriale online  sulla piattaforma Open Monograph Press della Fondazione Giorgio Cini.

Beethoven’s Sonatas Op. 31: Creative Process, Formal Structures and Performance

 

The three piano sonatas Opus 31, which even at the time of their publication and first performances were described as works of “great style”, reveal significant deviations from the formal models that Beethoven himself had helped to consolidate. Carl Czerny regarded them as key evidence of the “new way” that the composer had indicated as necessary for his artistic evolution. The fact that they were composed at the same time as the Third Symphony (Eroica) and the Heiligenstadt Testament further underlines their significance. The peculiar structure of the themes and the ambiguity of the formal functions, which emerge most clearly in the second sonata (The Tempest), reveal a propensity for experimentation that has posed almost insurmountable challenges to generations of performers and theorists. This book is the final outcome of a project that began in 2021 with a workshop where studies by musicologists came to grips with issues of performance practices on both the fortepiano and modern piano. As well as an interview with Andreas Staier, the pianist who coordinated the practical sessions of the workshop, there are essays by Gianmario Borio (on the history of the analyses of these sonatas), Hans Joachim Hinrichsen (on styles of interpretation), Janet Schmalfeldt (on compositional technique) and Martina Sichardt (on the sources of the genesis).

Vittore Carpaccio. Contesto, iconografia, fortuna

Il volume raccoglie gli atti del convegno internazionale di studi dedicati a Vittore Carpaccio (1465-1525 ca.), ospitato presso la Fondazione Giorgio Cini il 14-15 giugno 2023. Il simposio è stato promosso dall’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini in concomitanza con l’importante mostra sull’artista tenutasi a Palazzo Ducale a Venezia, organizzata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia i collaborazione con la National Gallery of Art di Washington. Ha visto il confronto tra i maggiori specialisti di Carpaccio, annoverato fra i più originali maestri della prima stagione rinascimentale veneta.
Gli esiti sono qui presentati secondo le principali linee tematiche approfondite nel corso delle giornate veneziane, incentrate su tre filoni di studio: la figura di Carpaccio in relazione alla committenza e alla complessa cultura del suo tempo; i problemi di ordine materiale, tecnico e conservativo delle sue opere, ed infine la fortuna del maestro nella tradizione critica di Otto e Novecento. Una pluralità di letture che offre nuovi strumenti interpretativi e uno sguardo aggiornato sul celebre “pittore di storie” che ha saputo porre al centro della sua narrazione l’immenso potere delle immagini.

«Illustre Signora Duse». Cento voci dall’archivio dell’attrice

A cento anni dalla scomparsa di Eleonora Duse (Vigevano, 1858 – Pittsburgh 1924), il volume propone un’inedita selezione delle numerose lettere conservate nell’archivio dell’attrice custodito presso l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini. Si tratta di cento delle molte voci che hanno intrattenuto con lei rapporti artistici e amicali, tra cui attrici e attori, intellettuali e letterati.
Dalle lettere alla Duse emergono ricordi di incontri, scambi di opinioni, condivisione di progetti e visioni creative. Una pluralità di voci, spesso lontane le une dalle altre, sorprendentemente concordi nel riconoscere l’eccezionalità della figura di Eleonora Duse , del suo sguardo, del suo teatro.

Artista rivoluzionaria e appassionata, Eleonora è stata la più celebre attrice italiana del nostro recente passato. Attrice e capocomica di successo, ha lasciato un segno indelebile nella cultura italiana ed europea del suo tempo. Su di lei furono scritte molte pagine e alcune della più significative testimoninanze sono raccolte in questo libro: la poetessa Ada Negri la descrive come “la più sublime figura femminile del nostro tempo”, Piero Gobetti ne parla come “di uno spirito religioso” e lo scrittore fiorentino Fernando Agnoletti paragona chi non ha avuto la fortuna di sentirla a teatro “a chi in poesia non ha letto l’Odissea”.

Santuzza Calì. Arte fantasia e colore

Santuzza Calì nasce a Pulfero (Udine) il 28 marzo 1934, da padre siciliano e madre friulana. Costumista e scenografa di grande ingegno e fantasia, dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti di Vienna, diventa assistente del suo professore Oskar Kokoschka fino al 1966. Dai primi anni settanta del Novecento, lavora in teatro, dapprima con Lele Luzzati, come costumista, poi amplia il suo raggio d’azione anche alla scenografia. Artista indipendente e creativa, disegna costumi come pezzi d’arte partendo da un approccio fantasioso e originale, dimostrando una grande versatilità e artigianalità, che la ha portata a collaborare con alcuni dei maggiori registi italiani tra i quali,  Tonino Conte,  Gianfranco de Bosio, Franco Enriquez, Vittorio Gassman, Maurizio Scaparro e Paolo Poli. In questo volume, viene per la prima volta mostrata la documentazione della sua intera produzione artistica per il teatro, raccolta nel prezioso Archivio che Lei ha voluto generosamente donare e ora conservata presso l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Il materiale, costituito soprattutto da figurini e bozzetti originali, è suddiviso in più di duecento cartelle Teatro di Prosa, Lirica e Teatro Ragazzi.

Il teatro delle riviste 1870-2000

Edizioni di Pagina, Bari, 2024

Il volume costituisce il frutto di un importante lavoro di collaborazione tra l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini, l’Université Sorbonne Nouvelle, l’Université Paris Cité e l’Institut Universitaire de France per lo studio del periodici come oggetto e strumento per la storiografia teatrale. Si tratta di un volume collettaneo che contiene trentacinque contributi di altrettanti studiosi, divisi in tre sezioni cronologiche: fine Ottocento – primo Novecento le riviste nell’era dell’industria teatrale e della stampa illustrataNel cuore del Novecento: le riviste al servizio di progetti estetici e ideologiciDopo il 1945: le riviste come luoghi di riflessione e ricerca tra questioni istituzionali e sperimentali. 

Completano la struttura del volume anche tre Intermezzi, in cui si affrontano questioni di ordine generale e metodologico, curati da studiosi di caratura internazionale, quali Evanghelia Stead, Lorenzo Mango e Georges Banu, recentemente scomparso e a cui è dedicato il volume.

Antonio Guardi. I Fasti veneziani

L’album dei cosiddetti “Fasti veneziani” di Antonio Guardi è uno dei capolavori del disegno veneto del Settecento. Rappresentanti episodi della storia della Serenissima e liberamente ispirati a dipinti realizzati prevalentemente nel Cinquecento come parte della decorazione di Palazzo Ducale ma non solo, i fogli testimoniano le prodigiose capacità metamorfiche del segno guardesco, capace di trasformare quei modelli in opere d’arte autonome ed esemplari di una via veneziana alla stagione rococò.

 

Il volume riproduce e analizza per la prima volta estensivamente i disegni di questo nucleo già appartenuti alla collezione di Vittorio Cini (che, con intuito e sensibilità, ne aveva quindi colto lo straordinario valore) e prende in esame gli altri dispersi in musei e raccolte di tutto il mondo. Di taluni fogli vengono inoltre nuovamente identificati i soggetti e riconosciuti i rispettivi modelli pittorici. Riprendendo la storiografia che si è occupata della questione e riannodando le intricate fila di una querelle guardesca che ha infuriato negli studi novecenteschi, l’autore propone ipotesi riguardo la natura del loro progetto originario, le finalità culturali della loro realizzazione e riconosce tecniche e stili differenti impiegati all’interno del gruppo, compatibili con un lavoro collettivo plausibile nell’ambito della bottega dei fratelli Guardi.

Egisto Macchi: The Assassination of Trotsky Sources of the Creative Process

Egisto Macchi: The Assassination of Trotsky
Sources of the Creative Process

Serie: The Composer’s Workshop, vol. 2
di Marco Cosci
Brepols Publishers, Turnau

 

Questo volume ripercorre il processo creativo di Egisto Macchi per la colonna sonora de L’assassinio di Trotsky diretto da Joseph Losey (1972). Attraverso un’attenta lettura delle fonti conservate nell’archivio Egisto Macchi presso l’Istituto per la Musica della Fondazione Giorgio Cini, e presso la
Joseph Losey Collection presso il British Film Institute (Londra), il libro fa luce sulla prima collaborazione tra Losey e Macchi, proseguita negli anni successivi per il film Mr. Klein (1976). Perché Losey ha scelto questo compositore apparentemente sconosciuto? Come si è avvicinato al sistema
cinematografico un compositore d’avanguardia? Che tipo di esperienza audiovisiva hanno esplorato Macchi e Losey attraverso questo film? Per risponderea queste domande, il volume affronta diversi aspetti del processo creativo, unendo lettere, appunti, bozze, schizzi e le partiture orchestrali finali. Il saggio introduttivo presenta Egisto Macchi nel contesto delle avanguardie romane e degli ambienti cinematografici degli anni Sessanta e dei primi Settanta. Il volume è completato da un’ampia selezione di fonti riprodotte in facsimile.