Saggi Archives - Pagina 10 di 76 - Fondazione Giorgio Cini

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SOMMARIO

Sulla presa diretta. Una lettera di Karlheinz Stockhausen e alcuni apocrifi straubiani
Enrico de Angelis, Su Paul Hindemith
Nicoletta Confalone, Schubert e la chitarra perduta
Giacomo Albert, ‘Sound sculptures’ e ‘Sound installations’
Diego Ce`mbrola, Falsum ipsum contrafactum: on the copy, authenticity and forgery of musical artifacts
Giacomo Fronzi, Estetica della disgregazione. Articolazioni e disarticolazioni della musica elettroacustica
Mario Sánchez Arsenal, Jean Michel Jarre y Pierre Schaeffer. Un vínculo excepcional entre Oxyge`ne (1976) y la musique concrète
Curt Cacioppo, Un pianista nell’Inferno di Dante. Il ciclo pianistico di Marino Baratello dedicato alle Bolge dantesche
Maurizio Agamennone, Festival, feste, eventi e patrimonio immateriale : alla ricerca della tradizione
Giorgio Mangini, «Lutter avec soi-même c’est lutter avec l’ange » : la Passione di Jean-Luc Godard (Passion, 1981)

I palazzi veneziani.

L’opera, che segna la rinascita, sotto la direzione di Giuseppe Pavanello, della storica collana «Profili e saggi d’Arte Veneta» fondata da Rodolfo Pallucchini, si propone di chiarire aspetti cronologici, stilistici e tipologici dell’architettura civile veneziana tre e quattrocentesca. Attraverso l’interrogazione puntuale di documenti archivistici e una lettura critica e approfondita dei fabbricati stessi, lo studioso traccia le vicende di ventisei palazzi; ne individua la committenza,  i passaggi di proprietà, l’aspetto originario, le modificazioni e i restauri intercorsi nei secoli fino all’Ottocento, epoca – per dirla con le parole dell’autore – di «ritocchi estetici fra ricostruzione e invenzione». Nella seconda parte del volume, partendo da palazzo Aldioni Barbaro a San Vidal, scheda dopo scheda, si giunge, come in un percorso ruskiniano, all’analisi di edifici simbolo del tessuto urbano della Serenissima, quali la Ca’ d’Oro o Ca’ Foscari.
Un commento, però, che non si basa unicamente sulla pratica tedesca della Bauforschung (cioè l’esecuzione di precisi rilievi di facciate), ma che intende penetrare anche all’interno della planimetria del manufatto architettonico, appuntando modifiche tanto di carattere strutturale quanto di carattere ornamentale. Non una storia dell’architettura fine a se stessa; bensì una storia dell’architettura che si interseca con quella che potremmo definire “civiltà dell’abitare”.

 

Il gusto dell’organizzazione

Questo volume raccoglie una serie di scritti di Pasquale Gagliardi pubblicati – quasi tutti in lingua inglese – nell’arco di circa vent’anni come introduzioni di opere collettive da lui curate, capitoli di opere curate da altri, articoli e recensioni apparsi sulle riviste più accreditate nel campo degli studi organizzativi (quali Administrative Science Quarterly e Journal of Management Inquiry). L’insieme di questi scritti delinea un itinerario intellettuale e professionale – tuttora aperto – che può essere fonte di ispirazione per chi studia le organizzazioni, i manager che le gestiscono, coloro che ne subiscono le logiche e si sforzano di interpretarle. Lo sfondo e le tappe di questo itinerario sono illustrate nella introduzione di Massimiliano Monaci, che funge da guida analitica alla lettura della raccolta.

Il Veneto dei contadini (1921 -1932)

Paul Scheuermeier
Il Veneto dei contadini (1921–1932)
Collana di «Studi e Ricerche sulle Culture Popolari Venete»
Angelo Colla editore, Vicenza, 2010

Ultimo titolo pubblicato nella collana, patrocinata dalla Regione Veneto, di «Studi e Ricerche sulle Culture Popolari Venete», il lavoro di Paul Scheuermeier, ora edito da Angelo Colla, costituisce un apporto fondamentale alla conoscenza e alla comprensione del mondo – altrimenti destinato all’oblio – dei contadini veneti, colto nel biennio 1921-1922 a ridosso della prima guerra mondiale, in una fase economicamente terremotata dall’irruzione della fabbrica con relativo rimbalzo sugli assetti delle campagne.
Frutto di indagini portate avanti sistematicamente, destinate, inizialmente all’Atlante linguistico ed etnografi co dell’Italia, il volume offre l’esaustiva documentazione grafica e fotografi ca realizzata con la sua inchiesta dallo storico zurighese Paul Scheuermeier (1888-1973), grande linguista di formazione e nel contempo attentissimo fotografo, che – nella messa a fuoco della sua ricerca – s’avvalse pure, per la visualizzazione degli strumenti del lavoro agricolo, dei loro precisi disegni eseguiti da un abile disegnatore. Il libro ora pubblicato si offre così come un’istantanea sinottica di un’attività agricola topograficamente distribuita nelle pianure, nelle ondulazioni collinari e nei territori montuosi veneti; in questa panoramica generale, particolare attenzione etnografi ca è dedicata a Mirano con un supplemento di inchiesta condotta negli anni 1930-1932. Un affresco che documenta e interpreta con grande efficacia, questo dello storico svizzero; a vieppiù valorizzarlo concorre il nutrito apporto di saggi convergenti – e sul dialetto e sulla cultura materiale – di specialisti quali Glauco Sanga, Daniela Perco, Danilo Gasparini, Alberto Zamboni, Maria Teresa Vigolo, Carla Gentili.

L’Adorazione dei pastori di Jacopo Tintoretto “una stravagante invenzione”

“Un cielo di fiamma, come d’aurora boreale, illumina l’interno attraverso il tetto diruto, arde alla finestrella nello sfondo; e la luce guizza ovunque, trasfigurando ogni cosa. Al manifestarsi di questa luce, che non ha una precisa sorgente – gratuita come la grazia, lumen de lumine – la povera stalla si trasforma nella più fulgida delle dimore, dove ogni cosa, ogni presenza acquista un significato ulteriore, che rinvia a una dimensione diversa, pur rimanendo visibilmente se stessa”.
Il volumetto contiene il testo di una conferenza tenuta da Adriano Mariuz nel dicembre 1989: il tono colloquiale, voluto dall’autore, è senz’altro uno degli elementi di fascino di questa dissertazione, come dell’altra su Grünewald e l’altare di Isenheim che apparirà nel 2011.
L’Adorazione dei pastori di Tintoretto si rivela quale snodo nel percorso figurativo che va da Giorgione a Caravaggio. Il dialogo testo-illustrazioni è serrato: non c’è frase, né immagine superflua, sicché la lettura risulta densissima e avvincente. È il Mariuz iconologo, quello degli esordi, quando interpretò il fregio giorgionesco di Castelfranco Veneto.

Spazi sonori della musica

Il volume, con scritti di Giannattasio, Feld, Garroni, Canévet, Müller, Tedeschini Lalli, Vidolin, Cadieu, Giuriati, Rappoport, Ricci, nasce come un’estensione del X Seminario Internazionale di etnomusicologia organizzato nel gennaio 2004 dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, curato da Francesco Giannattasio, ideatore di questa serie di Seminari nei quali si intende dibattere questioni di rilievo per la musicologia interculturale. Il volume raccoglie alcuni degli interventi presentati in quella sede, ed aggiunge a questi altri contributi richiesti dai curatori ad altri esperti non presenti a Venezia e relativi ad ambiti non contemplati nel Seminario veneziano. Il volume ha un forte carattere interdisciplinare, con scritti di esperti nel campo della musicologia, etnomusicologia, matematica, fisica, acustica, antropologia, estetica, tutti convergenti nell’affrontare una questione poco presente nel dibattito scientifico contemporaneo. Lo spazio costituisce una dimensione imprescindibile del suono, un parametro al pari degli altri quali il tempo (la durata) l’intensità, la frequenza. In questo volume si affronta organicamente la questione in una prospettiva interdisciplinare, riflettendo a più voci e con diverse competenze su tale componente dei suoni umanamente organizzati. Ne emerge un serrato dialogo tra fenomeni percettivi e luoghi di diffusione del suono, modelli analitici fisico-matematici e questioni storiche, prospettive antropologico-culturali ed estetiche.

Linea Veneta

  1. Dino Buzzati, a cura di Alvise Fontanella, pp. 364, 1982
  2. Giovanni Comisso, a cura di Giorgio Pullini, pp. VIII-288, 1983
  3. Ezra Pound a Venezia, a cura di Rosella Mamoli Zorzi, pp. 284, 1985
  4. Henry James e Venezia, a cura di Sergio Perosa, pp. VIII-280, 1987
  5. Giacomo Noventa, a cura di Franco Manfriani, pp. 282, 1988
  6. Hemingway e Venezia, a cura di Sergio Perosa, pp. VIII-236, 1988.
  7. Giuseppe Berto, a cura di Everardo Artico e Laura Lepri, pp. VIII-312, 1989
  8. Browning e Venezia, a cura di Sergio Perosa, pp. VI-342, 1991
  9. Giammaria Ortes. Un “filosofo” veneziano del Settecento, a cura di Piero Del Negro, pp. VI-342, 1993
  10. Arrigo Boito, a cura di Giovanni Morelli, pp. VIII-600 con 30 ill. e 16 es. mus., 1994
  11. Goffredo Parise, a cura di Ilaria Crotti, pp. XII-288, 1997
  12. Malipiero Maderna 1973 – 1993, a cura di Paolo Cattelan, pp. X-364 con 77 es. mus. n.t. e 3 tavv f.t., 2000
  13. Giacomo Casanova. Tra Venezia e l’Europa, a cura di Gilberto Pizzamiglio, pp. VI-352 con tavv.f.t., 2001
  14. Ruskin e Venezia. La bellezza in declino, a cura di Sergio Perosa, pp. VIII-166, 2001
  15. Aurel M. MILLOSS, Coreosofia. Scritti sulla danza, a cura di Stefano Tomassini pp. V-245, 2002
  16. Antonio CONTI, Lettere da Venezia a Madame la Comtessse de Caylus, 1727 – 1729. Con l’aggiunta di un Discorso sullo Stato della Francia, a cura di Sylvie Mamy pp. VI-276, 2003
  17. La Musica degli Occhi  Scritti di Pietro Gonzaga Fondazione Giorgio Cini. Linea veneta, vol. 18 2006, cm 17 X 24, xxx-168 pp. con 20 tavv. f.t. a colori. ISBN: 9788822255723
  18. Benno Geiger e la cultura italiana Fondazione Giorgio Cini. Linea veneta, vol. 19, 2007, cm 17 x 24, lxviii-270 pp. con 19 tavv. f.t. di cui 6 a colori.ISBN: 978882225

 

Andrea Zanzotto tra Soligo e Laguna di Venezia, Fondazione Giorgio Cini. Linea veneta, vol. 20 2008, cm 17 x 24, xvi-278 pp.ISBN: 9788822257574

 

Benno Geiger e la cultura europea Fondazione Giorgio Cini. Linea veneta, vol. 21 2010, cm 17 x 24, lvi-274 pp. con 14 tavv. f.t. di cui 8 a colori. ISBN: 9788822260338

 

Benno Geiger e la cultura europea

Dopo il volume che nel 2007 ha presentato i materiali, conservati presso la Fondazione Giorgio Cini, relativi alla presenza di Benno Geiger nella cultura italiana del Novecento, questo nuovo libro viene ora a completare il suo ritratto intellettuale in chiave europea, offrendo – ancora una volta grazie a molti inediti – un’immagine a tutto campo dei molteplici interessi che lo legarono a quel mondo artistico e letterario, specie tedesco e francese. Proprio agli intensi contatti con gli intellettuali tedeschi si rivolge principalmente l’ampio saggio introduttivo di Marco Meli, preceduto da una premessa di Francesco Zambon e seguito da un commosso ricordo di Elsa Geiger Arié sull’ultima passeggiata veneziana del padre, pochi giorni prima della sua morte. Agli stessi personaggi evidenziati nell’introduzione fa poi riferimento una successiva scelta di lettere, trascritte e tradotte, oltre che dai curatori del volume, da Valentina Trambusti: è un ristretto ma significativo campione dei rapporti, talora prolungati e affettuosi, intrattenuti da Geiger con scrittori quali Ugo von Hofmannsthal e Stefan Zweig, Hermann Hesse e Rudolf Alexander Schroeder, Franz Csokor e Rudolf Pannwitz, o con pittori come Emile Bernard e Oskar Kokoschka. Il catalogo completo di tutte queste lettere possedute dalla Fondazione (circa 1300), a cura di Giuseppe Marcon, e un indice dei nomi completano l’opera, arricchita da un corredo di fotografie che hanno sempre come soggetto Benno Geiger, siano esse istantanee che fissano momenti della sua esistenza, o riproduzioni dei quadri che gli dedicarono alcuni grandi artisti, a cominciare da Emile Bernard, autore del dipinto posto in copertina.

Cinque pezzi sacri

I saggi raccolti in questo volume analizzano i testi poetici di alcuni celebri oratòri settecenteschi e intendono proporre un filone di ricerca ancora poco curato dalla critica artistica e musicale: con la conseguenza che pure nelle trasmissioni radiofoniche e televisive e addirittura nelle presentazioni ed esecuzioni organizzate nelle chiese essi, testi religiosi, risultano del tutto ignorati.
Si cerca, quindi, di colmare questa lacuna causata più di tre secoli or sono dal trionfante preconcetto illuministico che intendeva liberare la produzione letteraria, artistica e musicale dal “religioso”, rispettato tutt’al più e consentito nella libera scelta delle persone.
Gli oratòri sacri trovano il loro punto di riferimento nella Bibbia e nella riflessione teologica, ascetica e morale della millenaria tradizione cristiana e in alcuni scritti apocrifi che, relativi all’Antico e al Nuovo Testamento, sono generalmente di scarso valore letterario e frutto di fantasia.
Le opere, che qui si esaminano, vengono proposte non in ordine cronologico di produzione, ma secondo la tematica del quadro biblico concernente la creazione dell’universo, le profezie messianiche, la passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo. Temi sui quali indugiarono il genio artistico e la sensibilità religiosa del Metastasio, di Handel e Haydn.

Ma Pupa, Henriette.

Il volume contiene le lettere che Eleonora Duse ha inviato alla figlia Enrichetta Marchetti, poi signora Bullough, dal 1892 all’aprile 1924, anno della sua morte negli Stati Uniti.
Questa corrispondenza, costituita da 452 lettere, biglietti, cartoline e telegrammi, è conservata tra le carte Duse della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, proveniente dal dono della nipote dell’attrice, Eleonora Ilaria Bullough, Sister Mary Mark. Si tratta, in parte, di documenti originali e, in parte, di trascrizioni che la figlia ha effettuato su piccoli carnet, i cosiddetti ‘Quaderni di Enrichetta’.
La pubblicazione di questo materiale, per la prima volta sistemato ed ordinato cronologicamente, costituisce una fonte originalissima e inedita per conoscere la figura dell’attrice come artista e madre, per vivere direttamente la sua prima e unica esperienza nel mondo del cinema muto, per seguire le difficoltà vissute durante gli anni della Grande Guerra. L’ultima parte del volume testimonia le problematiche relative al suo ritorno sulle scene teatrali nel 1921, fino all’ultima tragica tournée negli Stati Uniti. Basta scorrere l’indice dei nomi per rendersi conto della vastità dei significativi rapporti di stima e amicizia che l’attrice intratteneva con personalità dell’arte e della cultura europea e americana, tra la fine dell’Ottocento e i primi Novecento: Arrigo Boito, Giuseppe Primoli, Alexandre Dumas fils, Giuseppe Giacosa Giovanni Verga, Luigi Albertini, Marco Praga, Gabriele d’Annunzio, Giovanni Papini, Matilde Serao, Gaetano Salvemini, Luigi Pirandello, Adolfo de Bosis, Sibilla Aleramo, Paul Claudel, Hermann Sudermann, Hugo von Hoffmansthal, Rainer Maria Rilke, George Bernard Shaw, Edouard Schneider, Isadora Duncan, Edward Gordon Craig, Camilla Mallarmé, Yvette Guilbert, Aurélien Lugné-Poe, Lucien Guitry, Auguste Rodin, Olga Signorelli, David Wark, Griffith, Laurence Alma Tadema, Alexande Wolkoff e Natalia Gontcharova.
Le lettere, inoltre, descrivono una relazione madre-figlia complessa, in cui i ruoli tendono inevitabilmente a scambiarsi. Alla vita avventurosa e in continuo movimento della madre si contrappone, infatti, la vita strutturata e pacata della figlia, madre e moglie esemplare, che vive a Cambridge con il marito Edward Bullough, professore di italiano nella prestigiosa università inglese.
Il ricco e fitto carteggio madre-figlia è pubblicato dalla casa editrice Marsilio di Venezia, nella collana dedicata a biografie e carteggi, trovando così la sua giusta collocazione e un’ampia possibilità di valorizzazione e diffusione.