Saggi Archives - Pagina 12 di 76 - Fondazione Giorgio Cini

Juditha triumphans devicta Holofernis barbarie – Sacrum Militare Oratorio, RV 644

Fra i quattro oratori a noi noti attribuibili a Vivaldi, Juditha triumphans è il solo a sopravvivere. Già riconosciuto come un capolavoro al tempo della riscoperta della musica inedita del musicista, negli anni venti del ’900, quest’oratorio, scritto per cinque solisti vocali, coro e un’orchestra comprendente numerosi strumenti obbligati poco usuali (mandolino, chalumeau, clarinetti, flauti dritti, organo, viola d’amore, un concerto di viole da gamba, etc), fu composto per le figlie di coro dell’Ospedale della Pietà a Venezia, dove fu eseguito nell’anno 1716. Il libretto, di Giacomo Cassetti, è in lingua latina (come si praticava abitualmente negli ospedali veneziani), e adotta la storia biblica di Juditha come allegoria della lotta militare di Venezia in quegli anni contro l’impero ottomano. Di particolare interesse è la caratterizzazione di Oloferne che, sebbene sia ufficialmente il personaggio ‘malvagio’ della trama, viene trattato, nel libretto e nella musica, con una simpatia inattesa. Juditha triumphans, che gli storici della musica citano spesso come esempio della tendenza ‘operatizzante’ all’interno dell’oratorio settecentesco, spicca per l’originalità e l’alta qualità della sua musica.

Sonate per violino, RV 11 e RV 37

La grande maggioranza delle sonate per violino dell’epoca di Vivaldi, incluse quelle dello stesso compositore, ci sono pervenute sotto forma di partitura con due pentagrammi: uno per il violino, l’altro per il basso. Questo garantisce che, anche se alcune sezioni della composizione mancano, tutto quello che sopravvive è testualmente compiuto. Eccezionalmente, delle cinque sonate per violino di Vivaldi conservate nel Diözesanarchiv di Graz, ci è giunto il solo libro per violino, mentre il libro complementare per violoncello è andato perso. Le sonate sembrano datarsi nel periodo compreso tra il gruppo di Dresda (1716-1717) e la raccolta di Manchester (c. 1726). Di queste sonate, che hanno tutte quattro movimenti, tre possiedono concordanze parziali in altre fonti, con le quali condividono due o tre movimenti, ma due – RV 11 e RV 37 – sono state rintracciate fino ad ora solo a Graz (ad eccezione di un incipit di RV 11 ritrovato in un catalogo tematico coevo). Questa edizione critica rende disponibili queste due ultime sonate per lo studio e l’esecuzione. Nella partitura, la parte del basso è lasciata vuota al fine di consentire all’utente di poter scegliere una di queste opzioni: inserirvi la parte di basso originale, se questa verrà un giorno ritrovata, inventare e inserire una propria parte di basso, oppure aggiungere il basso cifrato preparato dal curatore e fornito in appendice.

La gloria del Mais e altri scritti sull’alimentazione veneta

Luigi Messedaglia (1874-1956), medico, deputato, senatore del regno nel 1929, storico pionieristico del mais – cereale perseguito lungo un cinquantennio d’indagini pazienti e di scavo sistematico – ne delinea l’evoluzione dal suo arrivo come curiosità botanica al suo successivo imporsi quale elemento base dell’alimentazione contadina. Da un lato placa la fame agghiacciante del villico ruzantesco; dall’altro l’effetto di ricaduta dell’avitaminosi e della pellagra. Gloria, quindi, del mais, giusto il titolo assegnato a questa mirata antologicizzazione degli scritti di Messedaglia, ma anche dramma, nella misura in cui l’alimentazione monomaidica, laddove non integrata, diventa un pericolo per il corpo e per lo stesso equilibrio mentale. L’alimentazione dovrebbe sempre essere diversificata. Una diversificazione inclusiva di apparentamenti. Polenta e baccalà ad esempio. E anche quest’ultimo s’affaccia da questa silloge di scritti del medico e storico veronese ora stampata.

Vivaldi and Fugue

Sebbene Vivaldi non sia universalmente noto come compositore di fughe – anzi, la tradizione storiografica tende a considerare il suo stile poco contrappuntistico – egli ci ha lasciato almeno un centinaio di composizioni che contengono delle fughe o degli elementi ad essa riconducibili. Poiché dimostra una conoscenza della tecnica fugata assai approfondita e affatto inconsueta in un violinista-compositore, possiamo supporre che in gioventù abbia preso delle lezioni, secondo la tradizione dei maestri di cappella. Anche se il suo interesse nei confronti della scrittura fugata ebbe origine nell’ambito della composizione vocale sacra e dalla sua inclinazione per il genere musicale del concerto a quattro senza solista, egli era in grado di incorporare degli elementi fugati all’interno delle più disparate strutture musicali, come la forma bipartita, la forma-ritornello e quella dell’aria col da capo, tanto che sono veramente pochi i generi musicali in cui si astenne dal farne uso. L’interesse di Vivaldi per questa tecnica raggiunse un picco nel periodo 1725 – 1735 ca., prima di scemare nei suoi ultimi anni di vita. Oltre a una trattazione delle fughe vivaldiane, la monografi a indaga i vari aspetti inerenti la terminologia e la prassi legata a questa tecnica compositiva in grado di interessare sia gli studiosi che gli amanti della fuga.
La pubblicazione costituisce il duecentesimo titolo edito dall’Istituto Italiano Antonio Vivaldi dal 1978, anno in cui è entrato a far parte della Fondazione Giorgio Cini.

60 dB. La Scuola veneziana di musica elettronica

Trentacinque anni di insegnamento al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia e centotrentuno allievi: questi i principali numeri dell’attività di docente di Alvise Vidolin fino ad oggi. Nato il 13 luglio 1949, Vidolin ha contribuito e contribuisce in maniera decisiva allo sviluppo della musica elettronica in Italia – e non solo – e all’affermazione di una “scuola” che si può ritrovare nell’attività dei suoi numerosi allievi. Per essere un maestro non bastano, però, i numeri; bisogna coinvolgere gli studenti nelle produzioni, aiutarli a muovere i primi passi nel mondo del lavoro, lasciarli liberi di sviluppare una propria poetica senza interferire e credendo nelle capacità di ognuno, spronare e chiarire, fornire una tecnica e una disciplina. I ventitré contributi presenti in questo liber discipulorum testimoniano il coinvolgimento, l’aiuto, la libertà, la fiducia, lo sprone e la chiarezza, la tecnica e la disciplina che Alvise Vidolin ha trasmesso e insegnato ai suoi allievi, e formano il quadro di una “scuola” che può essere anche un collage, formato da materiali e pezzi diversi, tutti tenuti insieme dalla figura del Maestro.

Dagli Incurabili alla Pietà . Le chiese degli Ospedali Grandi di Venezia tra architettura e musica (1522-1790)

L’attività musicale che si sviluppò nei quattro Ospedali Grandi veneziani durante il Sei e Settecento fu, come è noto, uno dei fenomeni culturali più importanti di questo periodo e di rinomanza internazionale. Le orfane qui ospitate venivano educate al suono e al canto da celebri compositori e attiravano, grazie alla qualità delle loro esecuzioni, un gran numero di ascoltatori. I luoghi in cui quest’attività ebbe vita furono le chiese dei quattro istituti, «quattro venerandi templi di Euterpe», come ebbe a definirle Francesco Caffi a metà Ottocento.
Ma quale fu il segno che la musica lasciò sugli edifici? Quali le trasformazioni cui questi vennero sottoposti per adeguarli alle crescenti necessità dell’attività musicale? Anche l’architettura divenne, infatti, un mezzo per dare soluzione a problematiche ed esigenze strettamente connesse all’attività musicale, intessendo con essa un rapporto dialettico che nel corso del tempo si è sviluppato ed evoluto. In oltre due secoli di storia è stato possibile per l’architettura affinare teorie e soluzioni costruttive in grado di soddisfare le crescenti necessità espresse dalla musica? Con quali esiti? Il volume ripercorre la storia architettonica dei quattro edifici proponendosi l’obiettivo di individuare, in momenti particolarmente significativi delle loro vicende costruttive, i segni lasciati dalla musica sull’architettura.

Antologia della critica goldoniana e gozziana

Articolata in due parti ben distinte, riservate rispettivamente a Carlo Goldoni e a Carlo Gozzi, questa antologia della critica intende però rispondere a una medesima esigenza di affiancare, con precisa focalizzazione storiografica, due personalità che una plurisecolare tradizione critica aveva impoverito in giustapposizioni e semplificazioni tanto efficaci quanto poco veritiere.
Così la rassegna critica goldoniana allestita da Michele Bordin, dalle prime testimonianze contemporanee all’autore fino agli interventi più recenti, ci presenta un ritratto non convenzionale del commediografo che, pur partendo dalla centralità dell’idea e della prassi della riforma nella sua lunga e feconda avventura drammaturgica, evidenzia piuttosto le difficoltà, le incertezze e le disillusioni di un itinerario teatrale percorso da Venezia a Parigi.
Innovativa è anche l’angolazione dalla quale Anna Scannapieco ha ricostruito l’accidentata, bizzarra, e istruttiva storia della ricezione critica di Carlo Gozzi, da cui emerge il carattere squisitamente antagonista della sua personalità e insieme lo spessore della sua multiforme produzione artistica e saggistica, a lungo condizionata dal pregiudizio che la voleva determinata e alimentata solo dallo scontro con Carlo Goldoni.

Michele Bordin, dottore di ricerca in Italianistica, insegna italiano e storia presso l’IPSSAR “G. Maffioli” di Castelfranco Veneto. Nell’ambito della drammaturgia goldoniana ha approfondito in vari saggi il tema della villeggiatura e la fenomenologia del lieto fine, mentre per l’Edizione Nazionale delle Opere di Goldoni edita da Marsilio ha preparato la Nota sulla fortuna della Trilogia della villeggiatura.

Anna Scannapieco, docente presso l’Università di Venezia Ca’ Foscari, si occupa di letteratura italiana dal Sette al Novecento, e in particolare di problematiche legate alla tradizione dei testi teatrali. Alla produzione di Carlo Gozzi ha dedicato il volume Carlo Gozzi: la scena del libro (Marsilio, 2006); di Goldoni ha curato, nell’ambito dell’Edizione Nazionale delle Opere, le edizioni critiche de Il padre di famiglia, La buona madre, La dalmatina.

I Trovatori nel Veneto e a Venezia

È uscito presso la casa editrice Antenore I Trovatori nel Veneto e a Venezia, a cura di Giosuè Lachin, con una prefazione di Francesco Zambon. Il volume contiene gli atti del convegno internazionale svoltosi a Venezia dal 28 al 31 ottobre 2004, dedicato alla diffusione della poesia trobadorica in Italia nell’ultimo quarto del XII secolo, e nel Veneto a partire dai primi decenni del Duecento. Un fenomeno cruciale per due motivi fondamentali: da una parte, il seme della poesia dei trovatori attecchì presto nel Nord della Penisola, dando origine alla tradizione lirica italiana. Dall’altra, la lingua d’oc favorì la compilazione della maggior parte dei canzonieri provenzali, i manoscritti antologici che conservano i testi poetici dei trovatori.

«Viridarium» 5

Questo quinto volume di Viridarium raccoglie le relazioni che i principali specialisti a livello internazionale hanno presentato alla Fondazione Giorgio Cini nel corso del primo convegno svoltosi in Italia dedicato alla storia e alle dottrine dell’esoterismo occidentale.

INDICE

Alessandro Grossato, Il posto dell’esoterismo nella storia della cultura occidentale
Antoine Favre, La parola “esoterismo” e i suoi usi: presentazione di bouquets variopinti di significati
Mino Gabriele, Tracce di silenzio
Kocku Von Stuckrad, La sapienza oltre la dimostrazione: la conoscenza esperienziale dalla Tarda Antichità al XIII secolo in una prospettiva interreligiosa
Francesco Zambon, L’interpretazione esoterica della messa nei romanzi medioevali del Graal
Nicholas Goodrick-Clarke, Raimondo Lullo e il nuovo ordine mondiale: evangelismo esoterico e filosofia militante
Jean-Pierre Brach, Le correnti aritmologiche del Rinascimento, ovvero come l’esoterismo entra nella matematica
Moshe Idel, La Kabbalah in Italia nel XVI secolo: alcune nuove prospettive
Wouter J. Hanegraf, La nascita dell’esoterismo dallo spirito del Protestantesimo
Joscelyn Godwin, Keplero e Kirker sull’Armonia delle sfere
Agostino De Rosa, L’Apocalisse dell’Ottica: le anamorfosi gemelle di Emmanuel Maignan e di Jean Francois Nicéron a Trinità dei Monti, Roma
Jean-Pierre Laurant, L’esoterismo come vero cristianesimo, una teamatica per eccellenza del XIX secolo
Hans Thomas Hackl, Adonismo – L’adorazione di Adone e Didone. La storia intrigante di un culto magico-pagano del XX secolo in Austria, Germania e Cecoslovacchia
Marco Pasi, Il problema della definizione dell’esoterismo: analisi critica e proposte per la ricerca futura

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I diporti della villa in ogni stagione

(Ristampa 1969)

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