Saggi Archives - Pagina 74 di 76 - Fondazione Giorgio Cini

La città  dei filosofi

Per quanto strano possa
sembrare, il lettore non specialista che abbia la curiosità di
conoscere le vicende di Atene tardoantica e bizantina deve ancora
rivolgersi alla celebre Geschichte der Stadt Athen im Mittelalter di Ferdinand Gregorovius (1889), peraltro mai tradotta in lingua
italiana. Questo lavoro si propone dunque di colmare una lacuna negli
studî ateniesi, offrendo una sintesi completa per quel che concerne il
periodo tardoantico, durante il quale la polis ateniese fu sede delle
grandi scuole sofistiche, dove affluirono studenti da ogni parte
dell’Impero, e della famosa scuola neoplatonica, dove si elaborarono i
fondamenti del pensiero filosofico tardoantico e bizantino; in questa
stessa epoca, inoltre, la città-simbolo del paganesimo
ellenistico-romano è costretta a fare i conti con la nuova realtà del
cristianesimo in espansione, e ciò dà origine a interessanti fenomeni
sia sul piano più specificamente religioso e filosofico sia su quello
politico e sociale.
Il libro allarga lo sguardo anche sulle
posteriori vicende storiche e culturali di Atene, soffermandosi in
particolare sull’immagine della città nelle fonti tardoantiche e
bizantine.

INDICE

Prefazione
Introduzione

Capitolo I – La città dei sofisti: retorica e politica ad Atene fra II e IV secolo d.c.
Capitolo II – Tra Amfione e Achille: realtà e mitologia della difesa di Atene fra III e IV secolo
Capitolo III – «I giardini di Atene»: Giuliano imperatore e l’utopia ateniese
Capitolo IV – La città dei filosofi: filosofia e politica ad Atene da Plutarco a Damasco
Capitolo V – «Quid ergo Athenis et Hierosolymis?»: Pagani e cristiani ad Atene da san Paolo a  Giustiniano
Appendice – Atene immaginaria: il mito di Atene nella letteratura bizantina tra agiografia, teosofia, e Mirabilia

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«Viridarium» 3

L’archetipo
mitico, e la costellazione simbolica del “dio dei ladri”, risale
probabilmente agli albori dell’umanità, alla figura del trickster o “furfante divino”.
Il filo conduttore dei diversi saggi che compongono Le vie spirituali dei briganti, terzo volume della collana Viridarium curato da Alessandro Grossato, è costituito dall’analisi della
fenomenologia religiosa di una categoria certamente anomala di
individui e di organizzazioni sempre vissute ai margini delle
rispettive società; una fenomenologia spirituale piuttosto complessa,
che fino ad oggi era stata assai poco documentata, per via della sua
indubbia problematicità. Sei sono i contributi di cui si compone
l’opera. Il primo saggio, di Carlo Donà, prende in esame il tema della
redenzione del brigante nella tradizione narrativa medievale, partendo
dalla figura evangelica di San Disma, il “Buon Ladrone”. Ancora
nell’ambito del Medioevo occidentale, Franco Cardini espone il caso
opposto e paradossale del nobile crociato Rinaldo di Châtillon,
signore di Transgiordania, che per poco non fu ricordato come un
martire cristiano, pur avendo compiuto numerose rapine a danno di
inermi pellegrini musulmani. Angelo Iacovella descrive alcune
particolari e poco conosciute forme di brigantaggio organizzato
nell’Islam medievale. Alessandro Grossato, autore del quarto saggio,
prende invece in esame la via spirituale dei ladri nell’Induismo, a
partire dalle figure delle loro divinità patrone, fino alla forma
estrema dei thag, che
operarono lungo le vie commerciali dell’India fino alla seconda metà
del XIX secolo. Attilio Andreani analizza la figura emblematica del
bandito Zhi e, infine, Giorgio Arduini traccia un pregnante profilo
storico e antropologico dell’ambigua organizzazione criminale degli Yakuza,
dei suoi rituali e delle sua simbologie, in particolare di quelle
connesse alla pratica del tatuaggio. Quest’esempio giapponese, forse
più di altri, data la sua attualità, dimostra ancor oggi che cosa possa
realmente succedere quando la “via dell’eccesso” incrocia, alla sua
maniera, la via degli dèi

INDICE

Alessandro Grossato
Introduzione. Le vie spirituali dei briganti in Europa e in Asia

Carlo Donà
Pessimae vitae finis optimus: la santità dei briganti nei racconti religiosi del Medioevo

Franco Cardini
Martire o brigante? Una nota su Rinaldo di Châtillon

Angelo Iacovella
Ayyarùn e Futuwwa

Alessandro Grossato
La via dei ladri in India

Attilio Andreini
Il Bandito Zhi: empietà e virtù

Giorgio Arduini
Yakuza: quando la via dell’eccesso incrocia la via degli dèi

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Carteggi e scritti di Camillo Togni sul Novecento internazionale

Già
nella presentazione del primo volume di lettere e scritti di Camillo
Togni principalmente attribuibili al Novecento musicale italiano, edito
in questa Collana, si era identificata nel Musicista quella «persona
estremamente ordinata su ogni piano dell’esistenza (intellettuale,
manuale, eccezionale, quotidiana)» consapevolmente dedita a preservare
dal degrado ogni documento di vita. La particolare cura dedicata dal
Maestro a conservare lettere, telegrammi, minute e copialettere,
testimonianze finanche minime di tutti i rapporti culturali e
intersoggettivi intrapresi nell’arco di un cinquantennio, aveva
permesso una ricognizione puntuale di un gran numero di scambi e di
contatti con i più disparati contesti musicali italiani del Novecento.
La
stessa indagine riprende qui assumendo ora i documenti più
significativi, ancora lettere, lettere ricevute, lettere spedite,
scritti, approfondimenti, semplici appunti, memorie riguardanti l’ampio
mondo, tedesco ovvero internazionale, della Musica del Novecento. A
partire dal contatto pervicacemente cercato, con commossa apprensione,
con il massimo modello della creatività di Togni, dalla giovinezza alla
maturità: Arnold Schoenberg.

INDICE

Parte Prima – Carteggi

Parte Seconda – Altri Scritti

Appendice

Giada Viviani – Camillo Togni studia le Variationen für orchester op. 31 di Schoenberg

Indice dei nomi

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Les atmosphères de la politique

Nel 2004 la Fondazione Giorgio Cini ha promosso una nuova iniziativa culturale, chiamata “I Dialoghi di San Giorgio,
nata allo scopo di favorire il dialogo e il confronto tra esperti di
diverse discipline e appartenenti a diverse tradizioni culturali su
questioni fondamentali della società contemporanea.
La prima
edizione dei “Dialoghi” vide un ristretto gruppo di filosofi, storici,
antropologi, letterati di fama internazionale riflettere e discutere
sul tema “Le atmosfere della libertà. Per una ecologia del
buongoverno”. La scelta del tema nasceva dalla convinzione che da tempo
politici, filosofi e scienziati sociali discutono le condizioni
necessarie per il funzionamento della democrazia, rivolgendo tuttavia
prevalentemente la loro attenzione alle leggi, alle costituzioni, ai
meccanismi elettorali, in una parola alle ‘procedure’. Minore interesse
è stato dimostrato per l’analisi dell’ecosistema che rende vivibili le
forme istituzionali della democrazia, per l’atmosfera così
efficacemente rappresentata nell’affresco che Lorenzetti dipinse per il
Palazzo Pubblico di Siena, in cui il buono o il cattivo governo
influenza, e allo stesso tempo è influenzato, da ogni elemento del
paesaggio sociale: dall’economia domestica all’agricoltura, dal
commercio alle forme di vita sociale. Proprio da questo incontro è
tratto il volume Les atmosphères de la politique. Dialogue pour un monde commun
a cura di Pasquale Gagliardi e Bruno Latour. Il volume, destinato al
vasto mercato editoriale di lingua francese, non contiene
semplicemente gli ‘atti’ di quel seminario, ma ne utilizza
creativamente i materiali, presentandoli  in una forma che
‘drammatizza’ il confronto intellettuale.

Indice

Prologue
Personnages
Le soir avant le premier jour
Premier jour
Deuxième jour
Troisième jour
Épilogue
Notes

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Venezia 1806

Il 1806 fu un anno drammatico per la Chiesa
veneziana, con una soppressione generalizzata di quasi tutti i
monasteri e i conventi, i cui beni vennero incamerati dal demanio. Il
napoleonico Regno d’Italia portava così al compimento il percorso
iniziato anni prima con i provvedimenti della Municipalità Provvisoria:
la lotta contro la Chiesa cattolica e i suoi beni raggiungeva ora il
suo punto più elevato. Anche l’abbazia benedettina di San Giorgio
Maggiore, il più ricco e dotato di tutti i monasteri della laguna,
venne soppresso, i beni confiscati e i monaci trasferiti a Padova
nell’abbazia di Santa Giustina. Grazie all’ultimo libro della Cronaca,
fortunosamente salvato e da poco ritrovato, è stato possibile
ricostruire i suoi ultimi tre anni di vita, inserendone le
vicissitudini nel contesto storico e ambientale sia di Venezia che
dell’Europa.

 

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Benno Geiger e la cultura italiana

Il volume presenta materiali conservati presso la Fondazione Giorgio Cini, e in gran parte inediti, utili a ricostruire il ruolo di Benno Geiger nella cultura italiana del Novecento. Un ampio e documentato saggio di Daniele Rubboli, giornalista e saggista, ricostruisce questi rapporti seguendo i fili delle diverse passioni e dei molteplici interessi di Geiger. Un breve ricordo di Elsa Geiger, la figlia del critico e traduttore, ne restituisce un’immagine più familiare e affettuosa. Una scelta delle lettere più significative presenti nella corrispondenza italiana, trascritte e curate da Tania Eccher, dà conto della ricchezza e intensità dei rapporti tra Geiger e importanti artisti, intellettuali, musicisti, giornalisti della prima metà del Novecento.
Tra di essi Pascoli, Comisso, Marinetti, Croce, Papini, Ojetti, Valgimigli, Traverso, Valeri, Benelli, Gino Rossi, Malipiero, Gui. Il catalogo completo di tutte le lettere possedute dalla Fondazione (circa
800), a cura di Linda Selmin, e un indice dei nomi completano il volume, che è corredato da una quarantina di foto, istantanee di vita o riproduzioni di quadri che ritraggono Geiger, opera in alcuni casi di grandi artisti come Kokoschka ed Emile Bernard.

 

INDICE

Premessa di Francesco Zambon

Io e papà Benno di Elsa Geiger Ariè

Benno Geiger e la cultura italiana di Daniele Rubbioli

Nota bio-bibliografica

Parte prima
Lettere dei corrispondenti italiani a Benno Geiger

Parte seconda
Articoli su Benno Geiger

Parte terza
Catalogo delle lettere dei corrispondenti italiani a Benno Geiger conservate presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia a cura di Linda Selmin

Indice dei nomi

 

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Fiabe e racconti veronesi

Si conclude con questo terzo volume la
pubblicazione delle Fiabe e racconti veronesi raccolti da Ettore
Scipione Righi, impresa avviatosi nel 2004 nell’ambito della collana
«Cultura popolare veneta», realizzata su iniziativa della Regione del
Veneto, con il contributo della Fondazione Giorgio Cini di Venezia.
I
settanta racconti qui pubblicati completano i 230 di cui si compone
l’intera raccolta e fanno di questa collezione di testi di narrativa
popolare una delle più importanti di Italia, paragonabile per mole a
quelle di Giuseppe Pitrè o di Vittorio Imbriani.
L’interesse e il
grande consenso venuto non solo da parte di specialisti di
etnoantropologia, demologia, linguistica, dialettologia, ma anche dal
mondo della scuola e da moltissimi lettori non specialisti, non ha
fatto che confermare l’assoluta straordinarietà della raccolta.
Ricordava
Daniela Perco, nell’introduzione al primo volume, che quella di Righi
era «una sorta di missione, animata da sensibilità di tipo linguistico,
ma anche dalla fiducia nel progresso e nella convinzione che nulla
esista di trascurabile od inutile al mondo, e che tutto concorra allo
sviluppo incessante della civiltà cui tendono in differenti maniere i
voleri di tutte le menti elevate e gli animi onesti.»

INDICE

XXXIII. Carolina Carli
XXXIV. Francesco Dalla Vecchia
XXXV. Caterina Montebelli
XXXVI. Giobatta Franchi
XXXVII. Gabriella Guglielmi
XXXVIII. Gaetano Comparotto
XXXIX. Angelina Vallinetti
XL. Guido Ruffoni
XLI. Antonietta Allegrini
XLII. Luigi Zampini
XLIII. Maria Fassini
XLIV. Augusta Cavazzana
XLV. Gino Zuffelato
XLVI. Domenica Pontiroli
XLVII. Maria Bresavola De Missa
XLVIII. Fiabe anonime

Tavola sinottica delle fiabe del Fondo Righi della Biblioteca Civica di Verona

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Andrea Zanzotto tra Soligo e laguna di Venezia

Il volume raccoglie le riflessioni critiche di una quindicina di specialisti italiani e stranieri dell’opera di Andrea Zanzotto, rivolte in particolare all’esame del ruolo che svolge in essa il paesaggio – dalle Dolomiti alla laguna di Venezia – e dei durevoli e intimi rapporti dello scrittore con la città di Venezia, che appare nella sua poesia come una sorta di grande archetipo, in connessione-contrapposizione con i luoghi più familiari del natio Soligo o con altre parti del Veneto. Alcuni interventi si soffermano poi ad analizzare, altresì, i rapporti tra Zanzotto e Fellini, quali traspaiono evidenti nel poemetto Filò (1976), dove la scena dell’emersione di una gigantesca testa di donna dal Canal Grande con cui si apre il film Il Casanova di Federico Fellini (per il quale Zanzotto scrisse alcuni testi in veneziano), diventa una vera e propria allegoria del riemergere, quasi dall’inconscio del poeta, della sua parlata dialettale, nei suoi misteriosi legami con le radici più profonde del linguaggio e con la stessa terra madre/matrigna. Senza naturalmente perdere di vista il forte legame di questi temi con l’insieme dell’opera letteraria e teorica di Andrea Zanzotto.

Il volume è stato presentato per la rassegna Libri a San Giorgio alla Biblioteca Longhena della Fondazione Giorgio Cini il 27 giugno 2008. Guarda il video

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Dizionario veneziano

l volume, curato da Manlio Cortelazzo, che già aveva collaborato con Gianfranco Folena al progetto e all’avvio dell’Archivio Lessicale Veneto presso la Fondazione Giorgio Cini, era nato inizialmente con
l’intenzione di incrementare lo schedario in formazione con alcuni
spogli da autori veneziani del Cinquecento, con i quali aveva una
lontana consuetudine. Man mano che le schede aumentavano, si rese conto
che era più opportuno pensare ad un’opera larga ed organica, i cui
risultati sarebbero poi confluiti nell’Archivio. È nata così l’idea di questo voluminoso Dizionario,
che, dopo una quarantina d’anni di preparazione, si presenta oggi come
uno strumento di notevole valore per quanti, non solo linguisti e
dialettologi, ma, soprattutto, cultori della storia di Venezia, storici
del costume e della società della Serenissima e specialisti di
tradizioni popolari, abbiano il piacere o la necessità di interpretare
i molti termini comuni e rari in uso durante un secolo fra i più
interessanti della vita veneziana, il Cinquecento.
I singoli lemmi, che, al confronto con i più noti vocabolari storici, si allargano fino a comprendere locuzioni, incipit
di canzoni, parole e modi latini e stranieri ed altri elementi finora
trascurati, sono illustrati da esempi ricavati dai testi più vari in
veneziano illustre, medio e plebeo e perfino in italiano regionale,
talvolta seguiti da sobrie note esplicative, che facilitano la precisa
comprensione di tanti termini sconosciuti o in qualche modo difficili.

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Suite del Casanova di Federico Fellini

Nino Rota era un ottimo pianista e questa sua abilità lo aiutò molto nella pratica compositiva per il cinema. Tale era la sua naturalezza nell’improvvisare e variare sui temi approntati per Ie sedute di lavoro con i registi, che questi ultimi spesso credevano di essere loro stessi gli autori della musica che si andava definendo per il film. Purtroppo di queste sedute di composizione estemporanea non rimaneva mai traccia compiuta. Fa eccezione Il Casanova di Federico Fellini, per il quale il Maestro, sulla base degli abbozzi di lavorazione, scrisse una vera e propria suite pianistica. Nella colonna sonora originale del film furono utilizzate in modo massiccio, anche contemporaneamente, tastiere di ogni epoca: dal claviecembalo al piano elettrico, dall’organo a canne a quello elettronico. Questo fatto unito alla presenza di materiali relativi a due valzer per pianoforte sul nome BACH, composti dal Maestro qualche tempo prima, è stato certamente alla base dell’ispirazione di questa Suite che declina una grande varietà di sonorità pianistiche. Va infine sottolineato che, se pure per il tramite di uno spartito, il brano ci restituisce quell’aspetto della musicalità di Nino Rota che ha incantato alcuni dei più grandi registi cinematografici della seconda metà del Novecento.

Francesco Lombardi

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