Saggi Archives - Pagina 9 di 76 - Fondazione Giorgio Cini

A Bibliographical Repertory of Italian Private Collections. Volume IV: Paar-Ruzzini

A cura di Chiara Ceschi, con l’assistenza di Daniele D’Anza e Matteo Gardonio

Elizabeth E. Gardner, curator nel “Dipartimento di pittura europea” del Metropolitan Museum di New York, aveva iniziato sin dal 1946 a raccogliere notizie biografiche e bibliografiche sui collezionisti italiani, ponendo particolare attenzione alla storia e alla provenienza dei dipinti di proprietà del Metropolitan. L’archivio che si andava formando – tuttora unico nel suo genere e costituito nel 1973 da quasi 10.000 voci relative alle
collezioni italiane – si rivelò di fondamentale importanza per le ricerche confluite nella serie dei cataloghi a stampa del Museo.
L’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, cui l’autrice ha affidato le schede originali manoscritte con l’intento di creare un nuovo strumento di ricerca per gli studiosi del collezionismo italiano, dopo la scomparsa di Elizabeth E. Gardner ha fatto proprio il progetto e si è fatto promotore della pubblicazione a stampa. Le voci sono state aggiornate ed organizzate in forma di dizionario bio-bibliografico, formando così un repertorio dei collezionisti di opere d’arte presenti in Italia dal Quattrocento ai giorni nostri come venivano registrati dalle fonti letterarie principali, nei documenti d’archivio, nei cataloghi di mostre, di musei e di vendite. Ogni volume è corredato dalla Bibliografia e dagli Indici degli artisti e dei personaggi citati.

Dentro l’urne confortate di pianto. Antonio Canova e il Monumento funerario di Maria Cristina d’Austria

Si pubblica qui il testo della conferenza tenuta il 26 febbraio 2003 al Piccolo Teatro di Milano su invito del FAI.

«È un nuovo genere di bellezza in scultura» osservava Dominique Vivant Denon dopo aver visto il monumento nel 1809, emozionatissimo: «È la prima volta che un marmo mi ha commosso fino alle lacrime». Siamo sulla medesima lunghezza d’onda dei Sepolcri foscoliani: «All’ombra dei cipressi e dentro l’urne confortate di pianto». Ardita è l’ideazione di quel rettangolo nero, al quale s’appressa per prima una giovinetta, segno dell’ineluttabilità del destino: occorre arrivare forse ai tagli sulla tela di Lucio Fontana per trovare qualcosa di analogo e di altrettanto originale. È quella presenza che dà significato al tutto, che giustifica quella componente patetica, quel parlare al ‘cuore’, come già i contemporanei rilevavano. Neoclassico? Romantico? Etichette inadeguate. Il Monumento funerario di Maria Cristina d’Austria, il capolavoro di Antonio Canova eseguito fra il 1798 e il 1805, si rivela passaggio imprescindibile della scultura moderna, tanto da poterlo considerare incunabolo dell’età contemporanea nelle arti figurative, al pari delle creazioni dell’ultimo Mozart e del Beethoven dell’Eroica in campo musicale.

La fienagione nelle Dolomiti venete

Dopo l’uscita nello scorso anno de Il Veneto dei contadini 1921 – 1932 di Paul Scheuermeier, ecco, di Giuseppe Grava e Giovanni Tomasi, La fienagione nelle Dolomiti venete, con la quale i due autori estendono geograficamente la loro pluriennale ricerca – i cui frutti antecedenti hanno visto la luce ne La fienagione nelle Prealpi venete (1999) – alla parte settentrionale della provincia di Belluno, fino al Cadore e all’isola germanofona di Sappada. Una nuova pubblicazione sempre legata alla tematica della fienagione che appare tanto più preziosa quanto più rari e difficili da reperire sono diventati i materiali dialettologici alla base dell’indagine, patrimonio di un numero sempre più esiguo di informatori, e che attesta anche nel 2012 la vitalità della «Collana di Studi e Ricerche sulle Culture Popolari Venete», patrocinata dalla Regione del Veneto e impegnata sistematicamente nella memorizzazione di vicende dalla lunga durata.
Il volume comprende anche un ricco corredo di fotografie e di tavole, che contribuiscono in maniera determinante a restituirci nel loro insieme le tecniche della fienagione e le sue parole, riconfermando ancora una volta l’indissolubile rapporto che da sempre lega cultura materiale e lingua: da un lato il lavoro, dall’altro un ambiente, un paesaggio geoantropico in cui natura e presenza umana interagiscono.

Domenico Bossi 1767-1853. Da Venezia al Nord Europa. La carriera di un maestro del ritratto in miniatura

Il volume, frutto di un lavoro di ricerca decennale, è la prima monografia dedicata al miniaturista italiano Domenico Bossi (1767 – 1853). Nato a Trieste da famiglia veneziana, Bossi, considerato a ragione uno dei più grandi “ritrattisti in miniatura” dell’età neoclassica,
dopo essersi formato all’Accademia di Venezia sotto l’egida di Giandomenico Tiepolo, fu protagonista di una straordinaria carriera internazionale. Operoso tra Sette e Ottocento in alcune delle più importanti città d’Europa – quali Berlino, Amsterdam, Amburgo, Stoccolma, San Pietroburgo, Parigi, Vienna e Monaco di Baviera – ottenne prestigiose commissioni dalle famiglie regnanti di Prussia, Olanda, Meclemburgo- Schwerin, Svevia e Russia, venendo aggregato alle accademie di belle arti di Stoccolma (1798) e di Vienna (1818), e nominato nel 1824 “pittore di corte” del re di Svezia Carlo XIV Giovanni.
La monografia si connota come un vero e proprio risarcimento alla figura di questo grande artista, ben conosciuto in nord Europa, ma in Italia pressoché dimenticato.
Continuando valorosamente la gloriosa tradizione del ritratto in miniatura su avorio, affermatosi sin dai primi anni del Settecento grazie allo strepitoso successo dell’arte innovativa di Rosalba Carriera, si firmava con orgoglio: “Domenico Bossi, veneziano”.

Meravigliose macchine di giubilo. L’architettura e l’arte degli organi a Venezia nel Rinascimento

L’organo, macchina meravigliosa, conobbe a Venezia una stagione particolarmente feconda durante il rinascimento, distinguendosi come una vera e propria summa delle arti. Il libro di Massimo Bisson fornisce un inedito quadro storiografico, di approccio squisitamente interdisciplinare, che include la descrizione delle caratteristiche sonore e tecniche degli strumenti, l’analisi delle loro architetture e delle loro ornamentazioni,
lo studio degli spazi sacri e delle cerimonie liturgiche.
Si tratta dunque di un itinerario di ampio respiro tra musica, architettura e arte, che abbraccia circa due secoli di storia veneziana (tra la metà del Quattrocento e la metà del Seicento), il periodo di massimo splendore culturale della capitale veneta.

Andrea e Giuseppe Pozzo. Atti del Convegno Internazionale di Studi (Venezia, Fondazione Giorgio Cini, 22 – 23 novembre 2010)

Una delle più stupefacenti manifestazioni dell’arte barocca è stato l’uso della prospettiva combinata all’illusione ottica: una prassi artistica che condusse alla creazione di vertiginose architetture dipinte ascendenti al cielo, popolate dalle divinità dell’Olimpo o spalancate su visioni paradisiache. Di questo sapere artistico fu maestro indiscusso il gesuita trentino Andrea Pozzo (1642 – 1709), che unì una piena consapevolezza teorica a una perfetta padronanza delle tecniche pittoriche, oltre a spiccate capacità organizzative e didattiche.
Queste ultime gli permisero di gestire e portare a termine vaste imprese decorative sacre e profane tra Roma e Vienna – vale a dire nei massimi centri del potere pontificio e imperiale – ma anche in Piemonte e in Toscana, mentre la sua produzione di pale d’altare e apparati effimeri si diffuse in tutta Italia.
Nell’opera di celebrazione visiva della gloria della Chiesa cattolica e dei santi, Andrea fu affiancato dal fratello Giuseppe (1645 – 1721), anch’egli religioso appartenente all’ordine dei Carmelitani Scalzi. Meno versatile del fratello maggiore e meno famoso, Giuseppe Pozzo fu però un geniale architetto e progettista di altari, ideati per stupire i fedeli e rinsaldarne la fede attraverso la prefigurazione dei fasti del paradiso. Lo dimostrano ancora oggi i suoi capolavori conservati nelle chiese di Venezia, dove fu lungamente attivo.

Il presente volume raccoglie i contributi di venti autorevoli studiosi convenuti a Venezia nel 2010 – in occasione del convegno promosso dalla Fondazione Giorgio Cini e dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del terzo centenario della morte di Andrea Pozzo – per approfondire i principali aspetti della produzione artistica dei fratelli Pozzo, per la prima volta affiancati in un’opera editoriale che rispecchia la loro vastissima influenza sull’arte barocca in Europa e nel resto del mondo.

The Architectures of Babel

Sono qui raccolti i contributi della seconda edizione de «I Dialoghi di San Giorgio», progettata dalla Fondazione Giorgio Cini sul tema delle Architetture di Babele. Linguisti, semiologi, filosofi, sociologi, scienziati e poeti discutono dell’intercessione dei linguaggi nei rapporti di integrazione e scontro fra culture, etnie e religioni. A partire dalle forme della contemporaneità, si interpreta la diaspora di Babele come una risorsa, che ha sostituito all’ideale inattuabile della lingua unica, la fruttuosa alternativa della traduzione. Ci si interroga sulla mutazione delle lingue, che oggi appaiono sempre meno sistemi verbali e sempre più sincretismi di parole, grafi, numeri, immagini. E, contro gli effetti della «società globalizzata », si tenta di capire in che modo le lingue valorizzino le specificità culturali, favoriscano tattiche di strutturazione dei saperi, per la loro conservazione, promuovano le differenze.

 

Rodolfo Pallucchini. Scritti sull’arte contemporanea

Il nome di Rodolfo Pallucchini evoca, nel pronunziarlo, la gloriosa stagione dell’arte veneta dal Trecento al Settecento, ma esiste un altro Pallucchini, meno conosciuto, l’organizzatore delle memorabili Biennali d’arte veneziane del secondo dopoguerra, il critico d’arte contemporanea, solerte sul piano organizzativo, attento ai fenomeni artistici del suo tempo. Il volume raccoglie gli scritti che all’arte contemporanea Pallucchini ha dedicato: una vera miniera, imprevedibile prima dello scandaglio effettuato da Giuliana Tomasella, che si  mossa abilmente fra biblioteche e archivi, riuscendo a scovare anche testi rarissimi, sicché il volume, che ora raccoglie le fatiche del suo lavoro si può ritenere davvero di prim’ordine, al pari del saggio introduttivo in cui viene proposta una lettura organica del Pallucchini ‘contemporaneista’. Il volume rientra in una delle iniziative del Comitato Regionale veneto per le celebrazioni del centenario della nascita di Rodolfo Pallucchini (1908-1989).

The Vivaldi Compendium

Il succinto Vivaldilexikon di Walter Kolneder, edito da Gustav Lübbe nel 1984, ha dimostrato l’utilità di un’opera di cui il più ampio e ambizioso volume di Michael Talbot costituisce una versione atta a rispondere alle odierne necessità. Il cuore di questo lavoro è costituito da un dizionario di persone, luoghi, istituzioni, opere e concetti legati in varia misura a Vivaldi. Questo dizionario prevede una serie di rimandi, attraverso cui il lettore viene efficacemente condotto alle varie voci associate. Il volume possiede inoltre una vasta bibliografia – forse la più estesa mai concepita in relazione a Vivaldi – collegata alle voci del dizionario tramite un sistema di sigle. Il testo include altresì un elenco aggiornato delle composizioni di Vivaldi, comprensivo delle aggiunte e delle revisioni avvenute dopo la pubblicazione, nel 2007, del catalogo di Peter Ryom, e una concisa biografia del musicista. Il libro intende pertanto rappresentare opera di consultazione agile ed efficace, in grado di fungere, nel contempo, da viatico nei confronti della letteratura vivaldiana, tanto antica quanto moderna, prodotta su scala internazionale.

 

Giordano Riccati. Illuminista veneto ed europeo.

INDICE

Introduzione.

I.     Silvia Mazzone, La formazione matematica di Giordano Riccati nella corrispondenza con Ramiro Rampinelli

II.     Sandra Giuntini, Gabriele Manfredi e l’ambiente scientifico bolognese nella prima metà del Settecento

III.    Elisa Patergnani, Giordano Riccati e le enciclopedie del Settecento

IV.   Maria Giulia Lugaresi: Oltre i confini della Serenissima: il carteggio tra Giordano Riccati e Gian Francesco Malfatti

V.    Elisabetta Molteni, Gli scritti di Giordano Riccati sull’architettura: proporzioni, matematica, giudizio e buon gusto

VI.   Valeria Farinati, Tipologia e costruzione delle sale teatrali nell’opera di Giordano RiccatiVII.

VII.  Claudia Caffagni, L’architettura ben temperata nel pensiero di Giordano Riccati

VIII.  Laura Moretti, Le chiese di Giordano Riccati

IX.  Patrizio Barbieri – Lamberto Tronchin, L’impostazione acustica dei teatri nelle proposte del neoclassicismo italiano – Con una ricostruzione digitale del ‘Teatro Ideale’ di Francesco Milizia (1773)

X.    Davide Bonsi – Paolo Ruggeri, Simulazione acustica dell’abbassamento della cantoria dell’organo nel duomo di Chioggia

XI.   Alvise De Piero, Della maniera di perfezionare la musica: due lettere di Giordano Riccati a Giovenale Sacchi sui duetti da camera di Händel e Bononcini

XII.   Luca Del Fra, L’esperienza uditiva: Giordano Riccati e il fondamento della musica

XIII.  Guido Mambella, Spirito sistematico e attitudine sperimentale nelle teorie musicali di Giordano riccati

XIV.  Giovanni Guanti, Contrarmoniche supposizioni (anche su uno scritto pseudo-riccatiano)