Marsilio Editore, Venezia – Fondazione Giorgio Cini

«Illustre Signora Duse». Cento voci dall’archivio dell’attrice

A cento anni dalla scomparsa di Eleonora Duse (Vigevano, 1858 – Pittsburgh 1924), il volume propone un’inedita selezione delle numerose lettere conservate nell’archivio dell’attrice custodito presso l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini. Si tratta di cento delle molte voci che hanno intrattenuto con lei rapporti artistici e amicali, tra cui attrici e attori, intellettuali e letterati.
Dalle lettere alla Duse emergono ricordi di incontri, scambi di opinioni, condivisione di progetti e visioni creative. Una pluralità di voci, spesso lontane le une dalle altre, sorprendentemente concordi nel riconoscere l’eccezionalità della figura di Eleonora Duse , del suo sguardo, del suo teatro.

Artista rivoluzionaria e appassionata, Eleonora è stata la più celebre attrice italiana del nostro recente passato. Attrice e capocomica di successo, ha lasciato un segno indelebile nella cultura italiana ed europea del suo tempo. Su di lei furono scritte molte pagine e alcune della più significative testimoninanze sono raccolte in questo libro: la poetessa Ada Negri la descrive come “la più sublime figura femminile del nostro tempo”, Piero Gobetti ne parla come “di uno spirito religioso” e lo scrittore fiorentino Fernando Agnoletti paragona chi non ha avuto la fortuna di sentirla a teatro “a chi in poesia non ha letto l’Odissea”.

Ma Pupa, Henriette.

Il volume contiene le lettere che Eleonora Duse ha inviato alla figlia Enrichetta Marchetti, poi signora Bullough, dal 1892 all’aprile 1924, anno della sua morte negli Stati Uniti.
Questa corrispondenza, costituita da 452 lettere, biglietti, cartoline e telegrammi, è conservata tra le carte Duse della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, proveniente dal dono della nipote dell’attrice, Eleonora Ilaria Bullough, Sister Mary Mark. Si tratta, in parte, di documenti originali e, in parte, di trascrizioni che la figlia ha effettuato su piccoli carnet, i cosiddetti ‘Quaderni di Enrichetta’.
La pubblicazione di questo materiale, per la prima volta sistemato ed ordinato cronologicamente, costituisce una fonte originalissima e inedita per conoscere la figura dell’attrice come artista e madre, per vivere direttamente la sua prima e unica esperienza nel mondo del cinema muto, per seguire le difficoltà vissute durante gli anni della Grande Guerra. L’ultima parte del volume testimonia le problematiche relative al suo ritorno sulle scene teatrali nel 1921, fino all’ultima tragica tournée negli Stati Uniti. Basta scorrere l’indice dei nomi per rendersi conto della vastità dei significativi rapporti di stima e amicizia che l’attrice intratteneva con personalità dell’arte e della cultura europea e americana, tra la fine dell’Ottocento e i primi Novecento: Arrigo Boito, Giuseppe Primoli, Alexandre Dumas fils, Giuseppe Giacosa Giovanni Verga, Luigi Albertini, Marco Praga, Gabriele d’Annunzio, Giovanni Papini, Matilde Serao, Gaetano Salvemini, Luigi Pirandello, Adolfo de Bosis, Sibilla Aleramo, Paul Claudel, Hermann Sudermann, Hugo von Hoffmansthal, Rainer Maria Rilke, George Bernard Shaw, Edouard Schneider, Isadora Duncan, Edward Gordon Craig, Camilla Mallarmé, Yvette Guilbert, Aurélien Lugné-Poe, Lucien Guitry, Auguste Rodin, Olga Signorelli, David Wark, Griffith, Laurence Alma Tadema, Alexande Wolkoff e Natalia Gontcharova.
Le lettere, inoltre, descrivono una relazione madre-figlia complessa, in cui i ruoli tendono inevitabilmente a scambiarsi. Alla vita avventurosa e in continuo movimento della madre si contrappone, infatti, la vita strutturata e pacata della figlia, madre e moglie esemplare, che vive a Cambridge con il marito Edward Bullough, professore di italiano nella prestigiosa università inglese.
Il ricco e fitto carteggio madre-figlia è pubblicato dalla casa editrice Marsilio di Venezia, nella collana dedicata a biografie e carteggi, trovando così la sua giusta collocazione e un’ampia possibilità di valorizzazione e diffusione.

Gli affreschi nelle ville venete.

Nel Settecento viene a prevalere, nella civiltà veneta di villa, l’aspetto della villeggiatura e di autoreferenza sociale piuttosto che l’utilizzo degli edifici per finalità economiche, com’è rispecchiato, in modo inarrivabile, nelle goldoniane Smanie per la villeggiatura.
È una corsa continua all’abbellimento degli interni che coinvolge famiglie d’antica nobiltà nuovi ricchi, senza eccezioni, con il risultato di una fioritura tale di capolavori che fa del Settecento il ‘secolo d’oro’ della decorazione nelle ville venete. Ben otto i complessi affrescati da Giambattista Tiepolo ancora conservati: da Massanzago a Stra è un percorso trionfale senza riscontri nella civiltà figurativa europea. Come satelliti intorno a quel pianeta, altri pittori di valore – Antonio Pellegrini, Sebastiano Ricci, Louis Dorigny, Giambattista Pittoni, Antonio Balestra, Giambattista Crosato, Giandomenico Tiepolo, e ancora Andrea Celesti,
Girolamo Brusaferro, Mattia Bortoloni, Gaspare Diziani, Giambettino Cignaroli, Jacopo Guarana, Costantino Cedini, Andrea Urbani, Marco Marcola, Giuseppe Bernardino Bison, Fabio e Giambattista Canal, i quadraturisti Girolamo Mengozzi Colonna, Filippo Maccari
e Pietro Visconti – hanno lasciato in villa esempi mirabili della creatività del secolo.
Dall’ultimo barocco al rococò, al neoclassico, gli interventi pittorici scandiscono, decennio dopo decennio, tutto il secolo, con un finale imprevisto: le decorazioni di Giandomenico Tiepolo nella sua casa di Zianigo, con le disincantate scene di vita contemporanea e l’epopea parodistica dei Pulcinella. É proprio grazie al Settecento pittorico in villa che la civiltà veneziana
e veneta è entrata nel ‘mito’: basti ricordare solo l’impresa di Giambattista e Giandomenico Tiepolo alla Valmarana, in cui, come le facce di una medaglia, stile “sublime” e stile “naturale” – per usare parole di Goethe – toccano vertici ineguagliati.
La monumentale opera in due tomi, con quasi duemila illustrazioni e i testi delle oltre duecento schede, rappresenta un indispensabile strumento nel campo degli studi e, insieme, della conservazione di un patrimonio unico in Europa.