Rivisitazioni e innovazioni

Da Istituto per la Musica

Verso la metà del XX secolo si registra un significativo cambiamento di prospettiva nei compositori italiani che rivolgono attenzione alla produzione di Claudio Monteverdi. La fase precedente, dominata dalla figura di Gian Francesco Malipiero, era stata caratterizzata da un graduale avvicinamento alla musica monteverdiana mediante trascrizioni e messe in scena delle opere che perseguivano a vari gradi l’ideale di ricostruzione dell’originale, con una spiccata inclinazione filologica, ma che tuttavia non trascuravano maneggiamenti a livello strumentale. Dagli anni Cinquanta in poi la ricezione diventa marcatamente ‘creativa’ e si concretizza in forme di reinterpretazione strutturale di alcuni capolavori del Cremonese e di attualizzazione della strumentazione originale. Monteverdi è fatto rivivere non più con il prevalente intento nazionalistico delle generazioni immediatamente precedenti, che vedevano in lui il padre dell’opera in musica italiana, ma per la modernità del suo pensiero e della sua tecnica compositiva.

 

I contributi del presente volume, incentrati su composizioni ad oggi non indagate dalla letteratura musicologica o su brani di repertorio ora affrontati da una prospettiva nuova, dimostrano come a partire dalla trascrizione del Ritorno di Ulisse in patria di Luigi Dallapiccola (1942) e fino agli albori del nuovo millennio si assista a un variegato processo sia di integrazione e trascrizione di lavori monteverdiani con strumenti tradizionali (Luciano Berio, Fausto Razzi), sia di riscrittura che non tralascia l’ausilio delle nuove tecnologie (Bruno Maderna, Giorgio Battistelli, Ivan Fedele). In tutti i casi il lavoro di ‘riadattamento’ sonoro è sorretto da una attenta analisi della produzione di Monteverdi, anche al fine di trasferire tratti del suo artigianato in lavori da essa del tutto indipendenti sul piano del contenuto e della poetica (Luigi Nono). Altrettanto variegati sono stati gli esiti dei compositori che hanno firmato le regie di opere monteverdiane (Sylvano Bussotti, Egisto Macchi) o hanno arricchito il modello originario con antefatti e sequel (Domenico Guaccero, Claudio Ambrosini).

 

I sette saggi sono firmati da Rodolfo Baroncini, Angela Carone, Michele Chiappini, Paolo Dal Molin, Mila De Santis, Alessandro Maras, Federica Marsico.

 

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