XVII Seminario Internazionale di Etnomusicologia

plus gen, 2628 2012

Fin dalle sue origini, l’etnomusicologia, a riprova della propria vocazione positiva e transculturale, si è interrogata sui processi mentali e cognitivi del fare ed ascoltare musica.
Basti pensare che il primo centro di ricerca etnomusicale, la cosiddetta Scuola di Berlino, si costituì nei primi anni del secolo scorso, in un quadro di comparativismo evoluzionista, all’interno di un Istituto universitario di Psicologia. Già negli anni trenta, con gli studi di George Herzog sugli idiomi musicali delle diverse società native nordamericane
e, in seguito, di due suoi illustri allievi come George List e Bruno Nettl, l’etnomusicologia si è anche specificamente occupata delle relazioni tra musica e linguaggio e dei molteplici livelli di formalizzazione fonica e ritmica della parola nelle diverse culture; che, a conclusione del suo libro più famoso, How musical is man? (1973), John Blacking affermava che la musica può fornire un’immagine, senza interferenze, della mente e dei generali schemi d’interazione dell’uomo; per non parlare, poi, dell’esteso filone di studi etnologici, psicologici ed etnomusicologici, sulle relazioni fra musica e stati non ordinari di coscienza, fiorito soprattutto nel ventennio ’60-’80 dello scorso secolo.

Soprattutto negli ultimi venti anni vi è poi stato uno sviluppo crescente, nell’ambito delle neuroscienze (ma anche della neuro-psicologia, della musicologia neo-evoluzionista, della biolinguistica, della paleoetnologia), dello studio scientifico dei processi cognitivi della musica, in relazione sia ai meccanismi cerebrali implicati in tali processi, sia ad
altre forme e comportamenti espressivi e comunicativi umani (anche rispetto a quelli di altre specie animali), in primo luogo al linguaggio e alla sua filogenesi. Questi nuovi ambiti di studio fanno ogni giorno nuovi progressi, grazie alle sempre maggiori potenzialità della tecnologia informatica e alle possibilità di studio e sperimentazione dei processi cerebrali offerte oggi da nuovi strumenti d’indagine clinica, e opere come The Origins of Music di Nils L. Wallin, Björn Merker e Steven Brown (2000), Music, Language and the Brain di Aniruddh D. Patel (2008), ma anche The Singing Neanderthals dell’archeologo Steven Mithen (2005), hanno avuto una straordinaria diffusione, mentre
d’altra parte, termini e locuzioni come neuroscienze cognitive della musica, musical processing, musicologia cognitiva e cognitivismo musicale, biomusicologia, musilinguaggio, suonano ormai familiari anche per i musicologi, soprattutto per quelli sistematici e interculturali da sempre interessati alla musicalità umana, come sono appunto
gli etnomusicologi. 

Il Seminario Internazionale di Etnomusicologia dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati della Fondazione Giorgio Cini ha pertanto deciso di dedicare la sua XVII edizione (26-28 gennaio 2012) a Etnomusicologia, musicologia evolutiva e neuroscienze, così da fare il punto, assieme ad alcuni fra i maggiori esponenti internazionali di tali ambiti di studio, su una relazione complessa, non sempre adeguatamente basata su un fruttuoso e reciproco interscambio: quella fra la ricerca etnomusicologica, spesso ancora attardata su posizioni di relativismo antropologico-musicale proprie del secolo ormai trascorso e una ricerca neuroscientifica sulla musica che, a volte, non sembra sufficientemente consapevole, nelle sue indagini e sperimentazioni di laboratorio, della nuova concezione transculturale del fare musica, nonché delle relazioni fra musica e linguaggio che proprio l’etnomusicologia ha sostanzialmente contribuito a determinare.

Al Seminario curato da Francesco
Giannattasio parteciperanno: Simha Arom, Giorgio Banti, Emanuel Bigand, Bjorn Merker, Isabelle Peretz.

Info:
Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati
tel” 0412710357”
musica.comparata@cini.it ”