
Laurent Royer. Opere

Tra le vocazioni culturali della Fondazione Giorgio Cini, quella legata alla promozione e valorizzazione dell’arte contemporanea viene ribadita dalla donazione dei ventiquattro lavori del francese Laurent Royer: donati nel 2009 dalla famiglia del giovane artista scomparso prematuramente nel 1994, all’età di soli 26 anni, ne costituiscono un importante nucleo collezionistico a Venezia.
Le opere scelte per l’esposizione, collocate nei luminosi spazi della Nuova Manica Lunga per offrire a studiosi e frequentatori della rinnovata biblioteca un momento di riflessione, una pausa di “contemplazione” da alternare allo studio, ben rappresentano il percorso artistico di Royer. Gli esordi, caratterizzati da una sensibilità materica di matrice informale controllata da una ritmica cromatica di raffi nate tessiture, sono vicini all’astrazione lirica delle morbide stesure “à-plats” di Olivier Debré, artista, tra i maggiori protagonisti dell’Astrazione francese, che svolse un ruolo fondamentale nell’orientamento stilistico di Royer.
Nella fase immediatamente successiva, rappresentata dagli oli su tela Cri de l’ être (1989) e Traces (1989, la ricerca si fa più intimista e drammatica, manifestandosi in una espressione astratta e gestuale, più vicina alle pulsioni disgreganti della materia dell’arte astratta-informale francese. Su superfici lavorate matericamente, caratterizzate da fondi sui toni dell’ocra bruciata, Royer traccia con impeto sciabolate di nero che sondano dinamicamente lo spazio attraverso moti rotatori e centrifughi. La pittura diviene anzitutto un atto teso a sottolineare la propria esistenza; prima dell’azione non c’è nulla, e nel momento in cui essa si manifesta al nostro sguardo ci troviamo, come sottolinea Royer, in quel “punto critico di equilibrio tra la vita e la morte”.
Dell’importante ciclo La face du monde (1991-1992) ci sono pervenuti quattro esemplari, due di grandi dimensioni e due prove, accompagnati dai versi del pittore: “Variations sur la face du monde / L’espace s’est fendu! / Incisé, il s’ouvre sur lui-même / Béance universelle, réceptacle de l’entier / Coupure vive dans le feu de lumière / Clarté / Générescence.” Su una superfi cie materica, ottenuta mescolando al pigmento colorato sabbia e polvere di marmo, Royer traccia le sue “facce del mondo”. Segni incisi con decisione rivelano sintetici volti che si impongono con forza nello spazio, richiamando arcane figure monolitiche, silenziose e solenni. Così il volto diviene ricettacolo simbolico per esprimere una interiore visione del mondo tradotta in coloremateria-spazio-luce. Sempre ai primi anni Novanta risalgono alcuni lavori realizzati utilizzando la leggera e raffinata carta nepalese, con largo uso del collage. L’artista sembra privilegiare il colore blu, il colore dello spirito. Quanto più il blu diviene profondo, tanto più invita l’uomo verso l’infinito. Royer dipinge di blu alcuni frammenti di carta nepalese su cui poi interviene con l’inchiostro nero a tracciare veloci segni che ricordano misteriosi ideogrammi. Sul blu dello spirito si sovrappongono delle zone scure e impenetrabili.
L’artista sembra utilizzare il nero anche per il suo valore “strutturale”. Del gruppo fa parte la sintetica rappresentazione della Crocifissione di Cristo (1993), risolta con pochi e veloci segni neri, capace però di trasmettere una forte emozione spirituale, come sottolinea l’artista: “Ma démarche de peintre n’a pas de clivages, elle tend simplement à retenir l’émotion, l’âme des choses: l’essence de tout et de moimême… L’émotion est la réalité profonde, spirituelle de ma peinture.”
5 dicembre – 10 gennaio
Sabato e domenica
10.00 – 16.00*
11 gennaio – 28 febbraio
Da lunedì a venerdì
9.00 – 16.30
Sabato e domenica
10.00 – 16.00*
*Durante il sabato e la domenica l’accesso alla Fondazione è consentito solo tramite le visite guidate
Le visite guidate sono sospese nel mese di febbraio, pertato la mostra sarà visitabile solo da lunedì a venerdì
