Collana «Drammaturgia musicale veneta» – Fondazione Giorgio Cini

La finta pazza

La finta pazza

Libretto di Giulio Strozzi Musica di Francesco Sacrati Edizione in facsimile della partitura ed edizione critica del libretto a cura di Nicola Usula; saggi introduttivi di Lorenzo Bianconi, Wolfgang Osthoff e Nicola Usula.

«Drammaturgia musicale veneta», 1
Ricordi, Milano, 2018

 

Nel Fondo Musiche dell’Archivio dei principi Borromeo sull’Isola Bella (Stresa) si conserva quella che a oggi risulta essere la più antica partitura superstite di un’opera allestita a Venezia in un teatro a pagamento: La finta pazza di Giulio Strozzi con le musiche di Francesco Sacrati, messa in scena nel 1641 per l’inaugurazione del Teatro Novissimo, l’ultima fatica dell’acclamato architetto e scenografo Giacomo Torelli. Dopo anni d’attesa il facsimile di questa partitura vede la luce in un’accurata edizione corredata di materiali iconografici, del libretto dell’opera e di tre saggi introduttivi a cura di Lorenzo Bianconi, Wolfgang Osthoff e Nicola Usula. Nel primo Lorenzo Bianconi chiarisce le circostanze del ritrovamento della partitura sull’Isola Bella nel 1984 e propone una carrellata degli studi che si sono avvicendati dagli anni settanta del Novecento in avanti riguardo a quest’opera. Di seguito Wolfgang Osthoff avanza una riflessione sulla trasposizione in musica della pazzia nella Finta pazza di Sacrati e in altre opere del Seicento veneziano; mentre nel terzo saggio Nicola Usula, assieme a uno studio del fondo operistico secentesco conservato sull’Isola, propone una dettagliata analisi codicologica del manoscritto e ne individua le coordinate cronologiche e geografiche di confezionamento. Il volume contiene infine l’edizione critica della prima versione itinerante del libretto della Finta pazza (legata all’allestimento piacentino del 1644), e la riproduzione delle cinque incisioni a stampa con le scenografie che Giacomo Torelli realizzò per la ripresa parigina del 1645.

Demetrio

Libretto di Pietro Metastasio

Musica di Johann Adolf Hasse

Edizione in facsimile della partitura; edizione del libretto a cura di Francesca

Menchelli-Buttini; saggi introduttivi di Reinhard Strohm e di Francesca Menchelli-Buttini

«Drammaturgia  musicale veneta», 17

Ricordi, Milano, 2014

Il presente volume è dedicato al Demetrio messo in scena a Venezia, nel 1732, con le musiche di Johann Adolf Hasse, su libretto di Pietro Metastasio.  Alla stampa in anastatica del manoscritto della partitura, conservato presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, si affianca la trascrizione del libretto secondo l’esemplare conservato presso la Biblioteca Nazionale Braidense di  Milano, con il corredo di una «Nota al testo» e due saggi introduttivi relativi all’opera e al contesto storico-musicale di riferimento. Il primo, di Reinhard Strohm, dà conto del soggetto e dei precedenti teatrali e letterari del libretto, fa luce sul progetto di Metastasio attraverso il commento alle situazioni drammatiche  più rilevanti, analizza la partitura vagliando le scelte e gli obblighi del compositore. Il secondo  saggio, di  Francesca Menchelli-Buttini, prende in esame gli altri capolavori coevi, Artaserse (1730) e Alessandro nell’Indie  (1736), anche attraverso il confronto con soluzioni compositive parallele tratte dai melodrammi di Hasse cronologicamente prossimi.

Nerone – Nero. Libretto: Agostino Piovene – Johann Mattheson Musica: Giuseppe Maria Orlandini – Johann Mattheson

Edizione in facsimile della partitura e edizione dei libretti, con saggi introduttivi di Francesco Giuntini e Reinhard Strohm
«Drammaturgia musicale veneta», 14
Ricordi, Milano, 2013

Il Nerone, una «tragedia per musica» di Agostino Piovene, andò in scena per la prima volta a Venezia nel 1721 con la musica di Giuseppe Maria Orlandini e riscosse un grande successo nella versione realizzata due anni dopo a Amburgo da Johann Mattheson, che mantenne le arie originali ma tradusse in tedesco e intonò nuovamente i recitativi, aggiungendo alcuni pezzi di sua composizione.

Il volume contiene, oltre alla partitura corrispondente alla versione amburghese (D-B, Mus. ms. 16370), l’edizione del libretto italiano del 1721 e di quello tedesco del 1723.

L’opera è uno dei frutti più avanzati delle tendenze riformistiche del primo Settecento: si tratta di una vera tragedia, ispirata al Britannicus di Racine, che si conclude con il semplice recitativo di Agrippina che apostrofa i suoi sicari prima di essere uccisa. Esempio notevole delle strategie di adattamento a cui viene sottoposta l’opera italiana nei teatri europei, il Nerone testimonia inoltre la fortuna della tematica antitirannica sulla scena amburghese, ma soprattutto le capacità critiche e artistiche di Mattheson.

Il Tito. Libretto di Nicolò Beregan, musica di Antonio Cesti

Rappresentato la prima volta durante la stagione del carnevale 1666, presso il teatro veneziano di Santi Giovanni e Paolo, Il Tito di Nicolò Beregan e Antonio Cesti è un’opera spesso citata nella letteratura musicologica degli ultimi quarant’anni, poiché il materiale archivistico a noi pervenuto, oltre a documentare con insolita precisione la genesi della partitura, ha messo in luce molti dettagli di fondamentale importanza per la ricostruzione del sistema produttivo del teatro impresariale nella Venezia del secondo Seicento.
Nonostante l’indubbio rilievo rivestito dal lavoro, frutto della collaborazione tra un librettista ampiamente apprezzato, sebbene non troppo prolifico, e uno dei compositori più in auge dell’epoca, manca a tutt’oggi uno studio approfondito sulle sue fonti letterarie e musicali. È tale lacuna che si prefigge di colmare il nuovo volume della collana «Drammaturgia musicale veneta», dove il facsimile della più antica tra le partiture manoscritte del Tito, conservata presso la Biblioteca Nazionale Marciana, è affiancato da una puntuale edizione critica del libretto e dall’esame comparativo delle altre due fonti musicali a noi pervenute, in modo da ricomporre un quadro il più possibile esaustivo della versione rappresentata a Venezia nel carnevale 1666, di cui nessuna delle partiture esistenti riporta una testimonianza completa.

L’Incoronazione di Poppea

Nella storia del teatro d’opera L’incoronazione di Poppea (Venezia 1643), dramma di Giovan Francesco Busenello e musica attribuita a Claudio Monteverdi, tiene un posto speciale. È infatti il primo melodramma su un soggetto storico: invece di Dafne, Orfeo, Adone, intervengono qui l’imperatore Nerone, l’imperatrice Ottavia, la cortigiana Sabina Poppea, il filosofo Seneca. Un beffardo cinismo pervade il dramma, tratto dagli Annali di Tacito e da una tragedia latina attribuita a Seneca (Octavia): vi si riconosce l’impronta del libertinismo filosofico e morale coltivato nell’Accademia degli Incogniti. La straordinaria vivezza del canto ne esalta l’effetto: mentre l’azione si avvita nel suo criminoso percorso, l’ascoltatore segue le bellezze della musica con crescente costernazione.
Il volume della «Drammaturgia musicale veneta» riproduce la partitura manoscritta conservata a Napoli. Come il manoscritto della Biblioteca Marciana (già riprodotto nel 1938), essa reca l’impronta di molte mani: Francesco Cavalli, forse Benedetto Ferrari, probabilmente un ignoto musicista napoletano. Nel saggio introduttivo, lo storico Gino Benzoni traccia un panorama del tacitismo seicentesco, stoffa di fondo del dramma. Alessandra Chiarelli dipana l’intricata matassa delle fonti musicali e librettistiche. Lorenzo Bianconi offre l’edizione dello «scenario» (1643), del dramma come lo volle pubblicare l’autore (1656), e delle varianti nel libretto napoletano (1651).

Cecchina suonatrice di ghironda

Edizione in facsimile della partitura e edizione del libretto, accompagnati da un saggio di Marco Beghelli

Il XXVIII volume della «Drammaturgia musicale veneta» è dedicato alla farsa per musica Cecchina suonatrice di ghironda di Gaetano Rossi e Pietro Generali (Venezia, Teatro San Moisè, 1810), vale a dire ad uno degli ultimi e fra i più interessanti esempi di quel particolare genere di teatro musicale in un atto che monopolizzò gran parte delle serate veneziane a cavallo fra Sette e Ottocento. L’interesse principale di questo lavoro sta nel soggetto, che porta sulle scene (in forma edulcorata) una delle maggiori piaghe sociali del tempo: l’emigrazione a Parigi di numerosi adolescenti savoiardi attivi come spazzacamini (i maschi) o dediti alla prostituzione (le femmine). Per entrambi, la ghironda divenne presto un riconoscimento sonoro, legato all’ambiente dei mendicanti. Nello specifico, in questa partitura il tentativo di imitare con l’orchestra il sound complesso di una ghironda è all’origine di un virtuosismo compositivo senza eguali, che ricorre a una scrittura musicale davvero sperimentale. Il lungo saggio introduttivo di Marco Beghelli si sofferma con uguale attenzione sugli aspetti stilistici e drammaturgici del libretto e della partitura, osservati rispettivamente alla luce dei tanti soggetti savoiardi e delle tante farse musicali sorti in quegli anni. Meticolosa la lettura del libretto in rapporto alla fonte letteraria di derivazione, nonché della partitura alla luce delle strutture musicali vigenti.

Artaserse

Edizione in facsimile della partitura e edizione del libretto, accompagnati da un saggio di Francesca Menchelli Buttini

Il presente volume della collana «Drammaturgia musicale veneta» presenta in anastatica l’Artaserse di Baldassare Galuppi andato in scena nel 1749 a Vienna, presso il Theater nächst der Burg, un’intonazione che ha le notevoli prerogative di testimoniare la fortuna che l’autore godette fuori della patria, di utilizzare i materiali poetici e drammatici di uno dei libretti più celebri di Pietro Metastasio, di imporre alla chiusura del primo atto una nuova veste mediante l’inserimento di un quartetto. Alla riproduzione della partitura si affianca la trascrizione del libretto secondo l’uso moderno, col corredo di una «Nota al testo» che ne illustra i criteri generali e chiarisce i rapporti fra le fonti pervenute. Il saggio introduttivo sviluppa un commento ai testi e alle musiche, mettendo in luce il problema della tradizione relativa ad Artaserse, incluse le riprese della musica di Galuppi, il tema dei rapporti del libretto con i propri modelli e, quindi, i nuclei della conclusione dei primi due atti, della figura del vilain, delle scene d’esordio e dell’episodio del duetto, sul piano dell’interrelazione fra dramma e musica, fra significati verbali, musicali e visivi.

Tre intermezzi (1707-1724)

Il decimo volume della collana «Drammaturgia musicale veneta» pubblica in anastatica le partiture degli intermezzi Le rovine di Troia (Dragontana e Policrone) di Antonio Lotti, Melissa contenta, di Lotti o di Francesco Gasparini, e Cuoco e Madama (La preziosa ridicola), la cui attribuzione ad Antonio Caldara resta incerta. I primi due titoli, rappresentati al teatro San Cassiano di Venezia negli anni 1707-1708, attestano gli inizi del genere, mentre l’intonazione viennese di Cuoco e Madama, risalente al 1724, ne testimonia il dinamismo e la fortuna. La preziosa ridicola conta infatti numerose riprese, a cominciare dalla première romana del 1712, incluso un allestimento a Venezia nel 1719, sicché il canovaccio originale si arricchisce ininterrottamente di varianti, talora significative sul piano dell’elaborazione delle forme e dei contenuti. Alla riproduzione – per le note musicali – della fonte manoscritta si affianca la trascrizione dei libretti secondo l’uso moderno, corredata di una Nota al testo che ne illustra i criteri generali assieme ad alcune soluzioni specifiche. Il saggio introduttivo sviluppa un commento ai testi e alle musiche, mettendo in luce gli aspetti relativi all’impiego consistente della parodia, del metateatro, della tradizione e dell’intertestualità, sino al rapporto strettissimo della Preziosa ridicola con il modello primario di Molière.

Adriano in Siria (Metastasio – Anfossi) 1777

La prima opera cesarea del Metastasio, vista alla fine della sua
quarantennale carriera di trasformazione stilistica musicale, ai
confini del nuovo gusto sentimentale e preromantico. La versione
musicale dell’Anfossi tende a sostituire le arie da capo e i recitativi
semplici con le nuove agili forme delle cavatine e dei rondò e con i
recitativi espressivamente strumentati.

INDICE

Metastasio e le sintesi della contraddizione
Saggio su Adriano in Siria e sull’opera di Anfossi (Padova, 1777)

di Jacques Joly

Il nuovo clima viennese
L’addio al barocco nell’Enea negli Elisi
La nuova Carte de Tendre dell’Asilo d’Amore
Il sovrano ideale nel Demetrio
Gli abissi del cuore nell’Issipile
Le contraddizioni dell’io nell’Adriano in Siria
Le due versioni dell’Adriano
Una scenografia simbolica
Dal testo al palcoscenico

Metastasio e le sintesi della contraddizione. Summary

Pietro Metastasio, Adriano in Siria, Libretto

Pasquale Anfossi, Adriano in Siria, Partitura

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Ottone in Villa (Lalli -Vivaldi) 1713

Alla luce della ricognizione critica, l’opera prima di Vivaldi si
rivela essere un raffinato repêchage degli stili della commedia
musicale veneziana degli anni ’80, riproposto in circuiti provinciali.
Per arguta trama giocosa e immoralistica sono studiati nel volume
riscontri iconografici nella pittura decorativa ciclica delle ville e
nei quadri “narrativi” della scuola veneziana del primo Settecento.

INDICE

Vivaldi’s Ottone in Villa (Vicenza, 1713). A Study in Musical Drama
by John Walter Hill

Introduction

Summary of the Opera

The Libretto and its Model

Later Use of Arias: Clues to Vivaldi’s Expressive Intentions

The Musical Style of the Opera

The 1729 Revival and Alterations of the 1713 Score
Summary and Conclusions

Vivaldi’s Ottone in Villa. Sommario

Il Plutarco in Villa

Peripezie dell’icona romana tra barocco e rococò
di Massimo Gemin

Notes on late Baroque Venetian iconography. Summary

Domenico Lalli
Ottone in Villa, Libretto

Antonio Vivaldi
Ottone in Villa, Partitura

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