Viridarium – Fondazione Giorgio Cini

Viridarium 8. La visione

“Queste cose non le ascolto con le orecchie del corpo e neppure nei pensieri del mio cuore, e non le percepisco per interazione dei miei cinque sensi, ma unicamente all’interno della mia anima, con gli occhi aperti, per cui nelle mie visioni non subisco mai il venir meno dell’estasi: le vedo in stato di veglia, di giorno e di notte”.

Così descriveva le sue visioni una delle più grandi mistiche medievali, Hildegart von Bingen, in una famosa lettera a Ghiberto di Gembloux. Non solo nel medioevo cristiano ma in quasi tutte le grandi culture e tradizioni religiose è presente l’idea di un “occhio interiore” o “occhio del cuore” con il quale è possibile percepire le realtà spirituali e divine, così come con gli occhi normali si percepiscono le realtà esterne. Tale idea può tuttavia generare dei paradossi che sono al centro di molte riflessioni intorno alle esperienze visionarie. Se l’oggetto della “visione” trascende infatti per definizione il piano delle realtà materiali e visibili, come è possibile conoscerlo attraverso delle immagini? E se il suo scopo è quello di raggiungere e di esperire in qualche modo ciò che sta oltre qualsiasi forma e qualsiasi rappresentazione, di “denudarsi” di ogni immagine visibile, come è possibile “vederlo”, sia pure con uno sguardo interiore? Il problema del rapporto fra “visibilità” e “invisibilità” riaffiora continuamente ed è variamente affrontato e risolto nella tradizione visionaria occidentale, come in quelle di altre civiltà, per presentarsi con inaspettata radicalità anche in certe  espressioni del pensiero e dell’arte contemporanea.

Il presente volume affronta queste tematiche attraverso otto contributi dedicati ad autori e a opere di epoche e civiltà diverse. Cinque saggi provengono dal Gruppo di Ricerca della “Bibliotheca Mystica et Philosophica Alois M. Haas”  dell’Università Pompeu Fabra di Barcellona. Il Gruppo è diretto da due dei massimi specialisti attuali di mistica, Amador Vega e Victoria Cirlot, che qui presentano due lavori dedicati all’estetica contemporanea della visione: quello di Vega riguarda la “irruzione dell’invisibilità” nella pittura del grande artista americano Mark Rothko, e analizza in particolare la sua straordinaria Cappella nel campus della St. Thomas University di Houston; quello di Victoria Cirlot esamina il rapporto fra ricerca psicologica e tradizione visionaria nel “Libro Rosso” o “Liber novus” di Carl Gustav Jung, di cui è stata recentemente pubblicata – con traduzione in diverse lingue – la prima riproduzione fotografica completa. Gli altri tre interventi sono opera di giovani e brillanti componenti del Gruppo di Ricerca, che ci riportano alle figure di alcuni importanti mistici del medioevo e dei secoli successivi: Sergi Sancho studia l’immagine della donna-albero in una visione di Marguerite d’Oingt; Pablo García Acosta il complesso e paradossale rapporto fra visibilità e negazione dell’immagine nel Mirouer des simples ames di Marguerite Porete; Anna Serra Zamora la visione dell’interiorità nell’opera del grande mistico spagnolo San Juan de la Cruz.
Due ampi saggi sono dedicati a tradizioni diverse da quella occidentale e cristiana. Carlo Saccone, insigne islamista dell’Università di Bologna e assiduo collaboratore di “Viridarium”, esamina il caso particolare delle visioni mistiche (fotismi e testimoni divini, fra cui quello del bellissimo efebo) ne Gli schiudimenti della Bellezza e i profumi della Maestà di Najm al-din Kubrà, sufi orientale del XIII secolo. Di Moshe Idel, il più grande specialista mondiale della Qabbalah, si presenta qui la prima traduzione italiana di un fondamentale studio sul linguaggio dell’esperienza estatica nella mistica ebraica. Completa il volume – corredato da un ampio apparato di immagini – un secondo lavoro dedicato al “Libro Rosso” di Jung, quello del condirettore di “Viridarium” Alessandro Grossato, che ne esamina i rapporti con i modelli orientali dello yantra e del mandala. Nel suo complesso esso costituisce così una sorta di iniziazione, attraverso “stazioni” o momenti decisivi, a un tema cruciale sia della storia delle religioni che dell’estetica.

«Viridarium» 7

La montagna cosmica si trova al centro della cosmologia e della geografia sacra di molte forme religiose, dalle più arcaiche tradizioni sciamaniche fi no alle grandi religioni abramiche.
Asse cosmico che attraversa e collega i tre mondi, divino, umano e infero; montagna di luce o di diamante, d’oro o di cristallo; sagomata a piramide, a clessidra, o a forma di cono rovesciato; con le pendici ricoperte da una selva inaccessibile, o coronata
sulla sommità da un giardino di delizie nel quale vivono gli dèi e altri esseri immortali; custodita da mostri orribili o da guardiani angelici; rifl esso terreno del sole, della luna, della stella polare, o di altre remote costellazioni.
Da essa si dipartono i fiumi che dividono la superficie della terra in corrispondenza dei punti cardinali, e che colmano l’oceano d’acque che circonda l’isola del mondo, in eterna rotazione. Pur essendo un tema sul quale già tanto è stato scritto, gli specialisti che hanno collaborato a questo volume – Alessandro Grossato, Antonio Panaino, Domenico Accorinti, Carlo Saccone, Riccardo Fracasso, Giorgio Arduini ed Enrico Comba – sono riusciti a fornire nuovi materiali e originali spunti interpretativi, in riferimento ad
uno dei mitologemi più importanti della storia delle religioni: dall’India indù all’Iran zoroastriano, dalla Grecia antica all’Islam arabo-persiano, dalla Cina taoista al Giappone scintoista e buddista, fino alle culture amerinde dell’America settentrionale.
Il filo conduttore che collega tutti gli studi qui raccolti è la continua ricerca da parte dell’uomo non solo del centro simbolico del mondo, ma anche del luogo dove attingere esperienze d’ascesi e di divina rivelazione.

«Viridarium» 5

Questo quinto volume di Viridarium raccoglie le relazioni che i principali specialisti a livello internazionale hanno presentato alla Fondazione Giorgio Cini nel corso del primo convegno svoltosi in Italia dedicato alla storia e alle dottrine dell’esoterismo occidentale.

INDICE

Alessandro Grossato, Il posto dell’esoterismo nella storia della cultura occidentale
Antoine Favre, La parola “esoterismo” e i suoi usi: presentazione di bouquets variopinti di significati
Mino Gabriele, Tracce di silenzio
Kocku Von Stuckrad, La sapienza oltre la dimostrazione: la conoscenza esperienziale dalla Tarda Antichità al XIII secolo in una prospettiva interreligiosa
Francesco Zambon, L’interpretazione esoterica della messa nei romanzi medioevali del Graal
Nicholas Goodrick-Clarke, Raimondo Lullo e il nuovo ordine mondiale: evangelismo esoterico e filosofia militante
Jean-Pierre Brach, Le correnti aritmologiche del Rinascimento, ovvero come l’esoterismo entra nella matematica
Moshe Idel, La Kabbalah in Italia nel XVI secolo: alcune nuove prospettive
Wouter J. Hanegraf, La nascita dell’esoterismo dallo spirito del Protestantesimo
Joscelyn Godwin, Keplero e Kirker sull’Armonia delle sfere
Agostino De Rosa, L’Apocalisse dell’Ottica: le anamorfosi gemelle di Emmanuel Maignan e di Jean Francois Nicéron a Trinità dei Monti, Roma
Jean-Pierre Laurant, L’esoterismo come vero cristianesimo, una teamatica per eccellenza del XIX secolo
Hans Thomas Hackl, Adonismo – L’adorazione di Adone e Didone. La storia intrigante di un culto magico-pagano del XX secolo in Austria, Germania e Cecoslovacchia
Marco Pasi, Il problema della definizione dell’esoterismo: analisi critica e proposte per la ricerca futura

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

«Viridarium» 1 Elia e al Khidr nell’Islam

Questo
volume, curato da Alessandro Grossato, è incentrato sulla figura di
Elia come maestro invisibile, studiata nelle sue diverse metamorfosi
attraverso le tradizioni spirituali che l’hanno ripresa: ebraica,
cristiana, musulmana, indù e buddista.
I saggi qui riuniti mettono
in luce, da diverse angolazioni, l’aspetto che forse più accomuna
queste convergenti figure profetiche, e che costituisce un tema
fondamentale, ma sinora poco esplorato, della storia delle religioni:
quello del maestro invisibile, che mantiene nell’Induismo la
sua forma più arcaica, risalente allo sciamanesimo centroasiatico e
siberiano. Giuseppe Laras illustra il fondamentale ruolo profetico che
Elia svolge nell’ambito del Giudaismpo, mentre Giancarlo Lacerenza
approfondisce la funzione iniziatica che tale figura riveste nella Kabbalah.
Celestino Corsato introduce alla rielaborazione teologica cristiana
della figura di Elia operata dai primi Padri della Chiesa. Flavio
Cuniberto si sofferma sui motivi elianici nella tradizione carmelitana
e sulla loro permanenza nella teosofia cristiana fino al XVII secolo.
Carlo Saccone esamina la duplice, ambivalente figura di Elia e al Khidr nell’Islam, dove quest’ultimo, a seconda dei casi, è solo un alter ego di Elia, mentre in altri costituisce un personaggio profetico del tutto
a sé stante. Importantissimo il ruolo che riveste in particlare nel Tasawwuf, l’esoterismo islamico, di iniziatore al di fuori delle turuq,
le confraternite regolari. Alessandro Grossato si occupa infine
dell’ultimo “anello” di questa lunga catena storica e spirituale a un
tempo, che, ai suoi estremi, giunge a legare in certo qual modo fra
loro due tradizioni in apparenza lontanissime, come il Giudaismo e
l’Induismo.

INDICE

Introduzione
Alessandro Grossato
L’Archetipo dell’uomo invisibile

Rav. Giuseppe Laras
Il profeta Elia

Giancarlo Lacerenza
Il divenire di Elia nella Qabbalah

Celestino Corsato
Elia nella tradizione patristica prenicena

Flavio Cuniberto
L’Ordine di Elia, “Disciplina profetica” e tradizione carmelitana

Carlo Saccone
Un profeta e santo-iniziatore: Elia-al Khidr nella tradizione musulmana

Alessandro Grossato
Elia-al Khidr al crocevia fra Islam e Induismo

Appendice iconografica a cura di Alessandro Grossato e Flavio Cuniberto.

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

«Viridarium» 2

La
conoscenza e la definizione dell’esperienza mistica ci pongono di
fronte a un paradosso. Nella sua natura più profonda essa è
sprofondamento nell’abisso dell’interiorità, incontro o unione con Dio
fino al totale svuotamento di sé, fino a ciò che alcuni mistici
chiamano “notte oscura” e “nulla”. Eppure non c’è per noi altra via
d’accesso alla sua conoscenza che il linguaggio. Lo studio dei modi
espressivi attraverso i quali essa si rende conoscibile è dunque
obbligatorio. Non di rado, del resto, la scrittura mistica ha raggiunto
i più alti risultati poetici: basti pensare a un Al-Hallâj, a un san
Giovanni della Croce, a un Angelus Silesius. Ma se si vuole attingere
il nucleo più intimo di questa esperienza non ci si può arrestare alla
pura dimensione letteraria: qual’è dunque lo specifico del
linguaggio mistico? A questa domanda cercano di rispondere gli otto
saggi riuniti a cura di Francesco Zambon in questo volume, al quale
hanno collaborato scrittori o studiosi di diversa ispirazione e
specializzazione. I primi due sono dedicati ad alcune forme della
mistica orientale: l’esperienza del Dio personale nell’induismo
(Grossato) e la teologia della bellezza nell’opera del grande poeta
persiano Rumi (Saccone). Segue uno studio sul misticismo astrale nella
gnosi e nell’ermetismo tardoantichi (Albrile). Un gruppo di articoli
riguarda quindi la mistica europea, con particolare riferimento al
medioevo e all’età barocca; sono così affrontati la mistica
dell’incarnazione nel pensiero cristiano (Haas), la concezione della
“violenta carità” in Riccardo di San Vittore (Citati), le modalità
della rappresentazione dell’invisibile nell’opera di Ildegarda di
Bingen (Cirlot), il linguaggio dell’eccesso in Angelus Silesius
(Vega).Chiude il volume un saggio di Enzo Bianchi sulle peculiarità
dell’esperienza interiore e spirituale nel cristianesimo e sulla sua
importanza per la vita religiosa di oggi.

INDICE

Franceso Zambon
Introduzione

Alessandro Grossato
La via indù al Dio personale

Carlo Saccone
Mistica islamica e teologia della bellezza: il Bel Testimone (“shahed”) nel poeta persiano Rumi (XIII secolo)

Ezio Albrile
La Porta del Tempo. Misticismo astrale tra gnosi ed ermetismo

Alois M. Haas
Mistica dell’incarnazione

Pietro Citati
L’amore violento

Victoria Cirlot
La visibilità dell’invisibile nell’opera di Ildegarda di Bingen

Amador Vega
Il linguaggio dell’eccesso nella mistica tedesca: Angelus Silesius

Enzo Bianchi
Vita interiore, vita spirituale nell’occidente cristiano

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

«Viridarium» 3

L’archetipo
mitico, e la costellazione simbolica del “dio dei ladri”, risale
probabilmente agli albori dell’umanità, alla figura del trickster o “furfante divino”.
Il filo conduttore dei diversi saggi che compongono Le vie spirituali dei briganti, terzo volume della collana Viridarium curato da Alessandro Grossato, è costituito dall’analisi della
fenomenologia religiosa di una categoria certamente anomala di
individui e di organizzazioni sempre vissute ai margini delle
rispettive società; una fenomenologia spirituale piuttosto complessa,
che fino ad oggi era stata assai poco documentata, per via della sua
indubbia problematicità. Sei sono i contributi di cui si compone
l’opera. Il primo saggio, di Carlo Donà, prende in esame il tema della
redenzione del brigante nella tradizione narrativa medievale, partendo
dalla figura evangelica di San Disma, il “Buon Ladrone”. Ancora
nell’ambito del Medioevo occidentale, Franco Cardini espone il caso
opposto e paradossale del nobile crociato Rinaldo di Châtillon,
signore di Transgiordania, che per poco non fu ricordato come un
martire cristiano, pur avendo compiuto numerose rapine a danno di
inermi pellegrini musulmani. Angelo Iacovella descrive alcune
particolari e poco conosciute forme di brigantaggio organizzato
nell’Islam medievale. Alessandro Grossato, autore del quarto saggio,
prende invece in esame la via spirituale dei ladri nell’Induismo, a
partire dalle figure delle loro divinità patrone, fino alla forma
estrema dei thag, che
operarono lungo le vie commerciali dell’India fino alla seconda metà
del XIX secolo. Attilio Andreani analizza la figura emblematica del
bandito Zhi e, infine, Giorgio Arduini traccia un pregnante profilo
storico e antropologico dell’ambigua organizzazione criminale degli Yakuza,
dei suoi rituali e delle sua simbologie, in particolare di quelle
connesse alla pratica del tatuaggio. Quest’esempio giapponese, forse
più di altri, data la sua attualità, dimostra ancor oggi che cosa possa
realmente succedere quando la “via dell’eccesso” incrocia, alla sua
maniera, la via degli dèi

INDICE

Alessandro Grossato
Introduzione. Le vie spirituali dei briganti in Europa e in Asia

Carlo Donà
Pessimae vitae finis optimus: la santità dei briganti nei racconti religiosi del Medioevo

Franco Cardini
Martire o brigante? Una nota su Rinaldo di Châtillon

Angelo Iacovella
Ayyarùn e Futuwwa

Alessandro Grossato
La via dei ladri in India

Attilio Andreini
Il Bandito Zhi: empietà e virtù

Giorgio Arduini
Yakuza: quando la via dell’eccesso incrocia la via degli dèi

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

«Viridarium» 4

Il volume, curato da Francesco Zambon, riunisce una serie di studi sul ruolo e sull’importanza che l’esistenza di piccoli gruppi o cerchie hanno avuto nell’attività letteraria, artistica, filosofica o religiosa di singoli individui, e fra questi anche di personaggi di grande statura intellettuale. Il volume prende in considerazione temi e fenomeni che riguardano sia le culture occidentali sia quelle orientali, lungo un ampio arco di tempo che va dall’antichità al Novecento.

INDICE

Francesco Zambon,
Premessa

Fabio Mora
Spontaneismo religioso

Ezio Albrile
Il cenacolo alchemico

Carlo Saccone
Il “re dei belli” (shah-e khuban) nella lirica persiana classica e i suoi mendichi “fedeli d’amore”

Saverio Guida
Giullari a Tolosa agli inizi del ‘200

Mira Mocan
L’Arca della Mente. L'”edificazione della Sapienza” nella Scuola di San Vittore

Corrado Bologna
L’Arca della Mente. Iniziazioni spirituali nel “Teatro della Sapienza” di Giulio Camillo

Alessandro Grossato
Le metamorfosi di Laura e Francesco ad Arquà e la cerchia ermetica patavina dei Valdezocco

Linda Bisello
«Di minute scintille un grande fuoco». Parabola storica e testuale dell’Accademia degli Occulti (Brescia 1564-83; denuo flor. 1622-30)

Hans Thomas Hakl
«L’effetto, pur non esteso, è stato profondo come quello di una sonda». Breve storia della rivista “Antaios”, curata da Mircea Eliade ed Ernst Jünger (1959-1971)

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it