Mostre Archives - Pagina 3 di 23 - Fondazione Giorgio Cini

I tarocchi

“Il fotografo col pennello”, “il pittore con la macchina fotografica” sono solo alcune delle definizioni che negli anni lo hanno descritto per sintetizzare uno stile personale, inimitabile.

Pino Settanni (1949-2010) è stato uno dei più originali, vivaci e versatili autori della fotografia contemporanea. Un artista che negli ultimi anni sta vivendo una crescente riscoperta, con esposizioni e pubblicazioni, dopo l’acquisizione da parte dell’Archivio Luce del suo intero fondo fotografico, composto di oltre 60.000 immagini. Un immenso patrimonio di cui il Luce cura conservazione e digitalizzazione completa.
Settanni si dedica alla serie fotografica dei tarocchi, le celebri carte della tradizione europea, nel 1994, sollecitato dalla lettura de Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino, e rendendo personale e definitivo omaggio alla pittura di studio di quello che è stato il suo principale riferimento iconografico per la vita, Caravaggio. Studiando i precedenti pittorici dedicati alle carte da gioco, come Dürer e Brueghel il Vecchio, e dopo un lavoro quotidiano di sei mesi nel suo studio, Settanni dà vita a un’opera senza precedentiè la prima volta che le figure dei tarocchi sono fotografate con sembianze umane.

La mostra I tarocchi, dal 30 agosto al 26 novembre 2023, Le Stanze della Fotografia, presenta al pubblico 61 immagini, di cui i 22 Arcani maggiori, 16 figure degli Arcani minori, e una selezione inedita di foto di backstage, con lo stesso fotografo che si mette in scena sul set. Immagini rivelatorie e divertite scoperte durante la digitalizzazione del fondo Settanni presso l’Archivio Luce.

I tarocchi presentati in stampe smaglianti a Venezia rivelano una facciata ulteriore di un fotografo genialmente poliedrico, un artista che ha portato il pubblico nelle stanze del jet set e nell’umanità dei fragili, nella bellezza segreta di molti luoghi e, come con la magica effusione di questo gioco di carte, in quella della cultura europea. Abbattendo i confini tra le arti, tra la serietà e la leggerezza, tra il reale e il sogno.

La mostra è realizzata da Archivio Luce Cinecittà, in collaborazione con Le Stanze della Fotografia.

Manifesto di Sabbia

Sono circa una ventina i nuovi lavori che l’artista Marcela Cernadas realizza per la mostra Manifesto di Sabbia, concepita dal Centro Studi del Vetro della Fondazione Giorgio Cini in concomitanza con il festival The Venice Glass Week 2023.

Per Cernadas, vincitrice nel 2022 della decima edizione del Premio Glass in Venice, il vetro è divenuto ormai un mezzo espressivo consueto e a conferma di questo suo interesse, il Centro espone un’inedita lastra in vetro di Murano composta da canne color bianco opalino. Tra le altre opere, anche numerosi lavori su carta cotone -appartenenti alla serie disegni bianchi- una maquette, un video e un’installazione site specific.

Unendo tali lavori, vengono di fatto messe insieme le ragioni intrinseche della mostra stessa, che si focalizza sulle diverse accezioni del concetto di sabbia, intesa come componente chimica utilizzata per la realizzazione del vetro, dunque presente nei pigmenti originali della vetreria M.V.M. Cappellin. Tenute nascoste, si narra, sotto terra, riemergono infatti di recente le centinaia di polveri colorate appartenute alla storica fornace muranese e utilizzate per la produzione di lastre e vetrate, accanto ad alcuni rari frammenti di vetro, che ora sono custoditi proprio all’interno della nuova sede dell’Archivio del Vetro. 

 

Ma la sabbia è anche il simbolo biblico della creazione, ovvero l’argilla da cui è forgiata l’umanità, ed è poi elemento impalpabile e volatile con funzione allegorica rispetto alla nostra memoria, che disperde e cancella, come accade nel memorabile racconto Il Libro di Sabbia di Jorge Luis Borges, autore argentino cui è dedicato il labirinto collocato accanto al nuovo Centro Studi del Vetro. 

Così, il ductus aggrovigliato e leggero dei disegni bianchi simula le silhouettes di labirinti ideali e perde le proprie tracce sulla carta. Ogni disegno è poi numerato secondo l’enigmatica chiave dichiarata da Borges nel suo racconto: “Mi resi conto che le piccole illustrazioni si trovavano a duemila pagine una dall’altra.” Viene con ciò messa in evidenza anche la semantica dell’archivio stesso, inteso come luogo di conservazione e salvaguardia di preziosi materiali di studio che rischiano di essere dispersi. Un deliberato rovesciamento del medesimo ‘esercizio’ ma in chiave quasi performativa è Manifesto di Sabbia. Labirinto, un grande rotolo di carta da disegnare e dipanare nel corso della Venice Glass Week, che simboleggia lo svelamento della storia attraverso le fonti archivistiche, e propone una pratica creativa nella forma dell’archivio aperto.

La traslitterazione formale di tali concetti è infine presentata attraverso la maquette Scatola per manifesto di Sabbia, che custodisce il testo dell’opera in vetro che dà il titolo alla mostra, ma trascritto in piccole e preziose pagine serigrafate. Al centro della pratica di Cernadas c’è infatti l’idea di un creare che si fa messaggio nel tempo anche attraverso la scrittura. La mostra Manifesto di sabbia è dunque un crogiuolo di riflessioni sull’arte vetraria, le sue antiche ricette segrete e i suoi archivi, ma anche sulla letteratura e l’arte in genere. In mostra anche il video Rosa (2008), la cui protagonista presenta se stessa in procinto di plasmare la propria essenza.

 

La mostra è visitabile dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 17 (prenotazione obbligatoria a centrostudivetro@cini.it).

Paolo Pellegrin. L’orizzonte degli eventi

La nuova esposizione, presso Le Stanze della Fotografia, a cura di Annalisa D’Angelo e Denis Curti, testimonia la ricchezza del lavoro di Paolo Pellegrin (Roma, 1964), tra i più importanti fotografi italiani viventi, impegnato a testimoniare i grandi conflitti che animano la contemporaneità. Vincitore di undici edizioni del World Press Photo Award e membro dell’agenzia Magnum dal 2005, Paolo Pellegrin, attraverso i suoi reportage, documenta con il mezzo fotografico i principali eventi del nostro tempo. Importante testimone di tutti gli aspetti della contemporaneità, Pellegrin approfondisce attraverso la sua fotografia anche gli effetti del cambiamento climatico, riflettendo sulla potenza della natura e prestando particolare attenzione al fragile equilibrio alla base della vita sulla Terra.

 

La rassegna è strutturata in più parti che dialogano tra loro, seguendo l’evolversi della ricerca dell’artista e dei temi che animano il percorso lavorativo e creativo di Paolo Pellegrin, impegnato da decenni a documentare i conflitti nelle zone di guerra e a restituire una complessa percezione visiva
della realtà. Da Gaza a Beirut, ma anche da Roma, al Giappone, all’America, i cambiamenti climatici in Namibia, Islanda e Groenlandia e infine, il conflitto in Ucraina dove Pellegrin si è recato più volte nel corso di quest’ultimo anno. Le sue immagini restituiscono la fragilità e la forza di un’umanità che manifesta le proprie emozioni più intime, in dialogo con la grandezza della natura, nel tentativo di sviscerare uno dei temi cruciali della contemporaneità: il rapporto tra l’uomo e il suo ambiente naturale.

 

Pino Settanni. Tarocchi.

Pino Settanni (1949 – 2010), noto come “pittore con la macchina fotografica”, è lui il protagonista della mostra Tarocchi allestita al primo piano de Le Stanze della Fotografia. L’esposizione sarà dal 30 agosto al 7 gennaio 2024. In mostra una serie di 78 fotografie che esprimono la poetica artistica del fotografo, attraverso il ritratto, la teatralità della scena e il colore. L’artista di Grottaglie, in provincia di Taranto, non era dedito alle carte dei Tarocchi, ma gli piacevano la grafica e le cromie di quelli Marsigliesi. I suoi scatti sono i primi al mondo a ritrarre persone reali che interpretano i 78 Arcani Maggiori e Minori, tutte donne eccetto l’attore di teatro, Mario Scaccia.

Ospite a Palazzo | Bernardo Bellotto

Prosegue la stagione della Galleria di Palazzo Cini a San Vio con l’arrivo di un nuovo ospite d’eccezione. È il singolare dipinto di Bernardo Bellotto (1721-1780) Varsavia, chiesa di Santa Croce, databile 1778, prestito dal Museo del Castello Reale di Varsavia, che entra nelle sale della Galleria nell’ambito della rassegna Ospite a Palazzo, dal 15 luglio  al 15 ottobre 2023.

 

Un’opera straordinaria e un’importante testimonianza della vivace attività in Europa del vedutista veneziano, del suo sguardo curioso, capace di indagare la vita delle città visitate; così meticoloso da rendere Bellotto un appassionato e sensibile cronista della civiltà europea del tempo, maestro del realismo, del drammatico impianto luministico, dal raffinato sapere architettonico. Caratteristiche evidenti nella resa della facciata barocca della chiesa di Santa Croce, una delle più importanti di Varsavia, protagonista di una scena popolata di luce e brulicante di vita.

 

Nipote e allievo di Giovanni Antonio Canal, da cui eredita il soprannome Canaletto, Bernardo Bellotto si differenzia dal maestro per un più analitico realismo che si intensifica proprio negli anni in cui, invitato nelle corti europee, produce immagini di immenso valore storico: prima a Dresda, dove risiede dal 1762 al 1766, poi nella Varsavia del re Poniatowski, segnata da un profondo conflitto sociale, dove convivevano estrema ricchezza e disperata povertà, capitale di un Paese in grave declino politico ma pulsante di vita.

Proprio Varsavia sarà l’ultima residenza dell’artista, che qui  muore il 17 novembre 1780.

 

Coinvolto dal fascino multiforme della civiltà polacca, Bellotto è in grado di fornire una precisa testimonianza della variegata società settecentesca e di rappresentare, al contempo, una documentazione storica della città, dei suoi palazzi, tanto che il dipinto ora ospite eccezionale di Palazzo Cini, servì come modello per la ricostruzione della chiesa di Santa Croce, distrutta dopo la Rivolta di Varsavia del 1944.

 

Insieme alla tela realizzata en pendant raffigurante la Chiesa delle Sacramentine, l’opera era collocata nell’anticamera Senatoriale del Castello Reale di Varsavia, celebre come Sala di Canaletto, a partire dalla fine del 1777. Due vedute di Varsavia indissolubilmente legate alla storia della Polonia fino al Novecento: rimaste nella Sala di Canaletto fino al 1807, passano al principe Jozef Poniatowski, eroico combattente per la libertà della patria, per poi essere requisite dallo zar Nicola I, come ritorsione per la insurrezione di Varsavia del 1830-1831; in Russia rimangono fino al patto di Riga del 1922 per poi tornare al Castello Reale dove, nel 1939 vengono confiscate dal regime nazista e portate in Germania; recuperate nel 1945 e collocate al Museo Nazionale – il Castello Reale era stato raso al suolo dalle bombe tedesche – vengono utilizzate come fonte documentaria per la ricostruzione del centro storico della città. Nel 1984 i dipinti di Bellotto rientrano nella Sala di Canaletto, nel castello ricostruito.

 

Grazie ad Assicurazioni Generali, main partner della Galleria fin dalla sua riapertura nel 2014 e da molti anni sostenitore istituzionale della Fondazione Giorgio Cini, la stagione espositiva proseguirà fino al 15 ottobre 2023. La collaborazione con la Fondazione Cini è frutto di un legame proficuo e duraturo che nasce dalla comune esigenza di impegnarsi nella promozione dell’accesso e della fruibilità della cultura.

 

 

 

 

Sacred Landscapes

Sacred Landscapes è una mostra collettiva curata da Marco Delogu nel bosco della Fondazione Giorgio Cini, sull’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia dal 18 maggio al 26 novembre 2023.

La Fondazione Giorgio Cini ha promosso nel 2018 la realizzazione delle Vatican Chapels, il primo Padiglione della Santa Sede alla XVI Esposizione Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia. Dieci cappelle realizzate da dieci architetti internazionali: Andrew Berman, Francesco Cellini, Javier Corvalan, Eva Prats e Ricardo Flores, Norman Foster, Teronobu Fujimori, Sean Godsell, Carla Juacaba, Smiljan Radic, Eduardo Souto de Moura, accolte in uno spazio di circa un ettaro e mezzo. Realizzate come installazione temporanea, sono poi divenute architetture permanenti ancora oggi visitabili. In questo luogo della laguna sospeso tra acqua, cielo e terra, ideale per ospitare arte, riflessione ed esperienza spirituale, la mostra Sacred Landscapes, attraverso le opere di dieci artisti, ci invita a riflettere sulla sacralità del luogo e sul ruolo dell’uomo quale artefice e custode.

Le opere di Don McCullin, Tim Davis, Marco Delogu, Graciela Iturbide, Martin Parr, Annie Ratti, Guy Tillim, Paolo Ventura, Vanessa Winship e Francesca Woodman sono adagiate sul terreno e sono collocate in prossimità delle dieci cappelle e con esse interagiscono, pur esposte all’azione degli agenti atmosferici e del tempo e quindi soggette a una possibile alterazione e degradazione.

Le opere fotografiche ritraggono elementi naturali che si fanno paesaggio attraverso l’attività spirituale dell’uomo e nello sguardo di chi si addentra nel bosco della Fondazione Giorgio Cini in questo procedere lento che attribuisce senso e valore alla ricerca.

Luciano Baldessari. Architetture per la scena

Luciano Baldessari. Architetture per la scena è la mostra che la Fondazione Giorgio Cini ospita  fino al 26 novembre – in concomitanza con la Biennale Architettura 2023 – negli spazi della Biblioteca Manica Lunga.

 

Il finissage della mostra, previsto il giorno 17 novembre alle ore 11:00  è stato annullato a causa dello Sciopero generale nazionale indetto per lo stesso giorno.

 

Una mostra per raccontare la storia, la vicenda artistica e l’apporto innovativo di Luciano Baldessari (1896-1982): architetto e designer fra i più interessanti – e in parte dimenticati – del XX secolo, sperimentatore coraggioso e anticonformista, la cui vita e carriera attraversano le Avanguardie storiche, tra Europa e Stati Uniti.

 

Luciano Baldessari. Architetture per la scena è il titolo scelto dalla curatrice Anna Chiara Cimoli, docente dell’Università degli studi di Bergamo e presidente della Fondazione CASVA, per una preziosa mostra composta da disegni in cui danza, teatro, pittura, musica convergono in una visione sempre spaziale.

Una cultura visiva che, per Baldessari, è un apparato dinamico e composito, il cui metodo progettuale non scarta nulla di ciò che viene esperito, rielaborandolo e portandolo nel presente.

 

Questo modo di guardare al mondo e all’architettura prende forma anche in uno dei progetti più interessanti di Baldessari: il manichino-lampada-scultura Luminator, presentato all’Esposizione Universale di Barcellona del 1929, che racchiude il tributo dell’architetto verso la stagione futurista e la sedimentazione della cultura del Bauhaus frequentata nella stagione berlinese. L’oggetto nasce come supporto per i tessuti, ma rotea come un danzatore, illumina, crea rifrazioni nello spazio, ha un portamento scultoreo. Numerosi esemplari dell’opera vengono esposti nella Biblioteca Manica Lunga grazie alla collaborazione con Codiceicona, oggi produttore del Luminator.

Le opere in mostra, parte della collezione del CASVA-Centro di Alti Studi per le Arti Visive del Comune di Milano, sono qui valorizzate dal progetto di allestimento a cura di Baldessari e Baldessari: una panoramica della produzione scenografica di Baldessari fra gli anni Venti e Quaranta che testimonia di committenze illustri come Max Reinhardt, Erwin Piscator, Giuseppe Visconti di Modrone, Tatiana Pavlova, Enzo Ferrieri, Riccardo Gualino, fino alle occasioni newyorkesi.

Ospite a Palazzo | Cleopatra di Artemisia Gentileschi

In occasione della nuova stagione di apertura della Galleria di Palazzo Cini a San Vio, prevista dal 21 aprile al 15 ottobre 2023, sarà proposta una nuova edizione di Ospite a Palazzo, l’iniziativa espositiva che prevede la presentazione negli spazi della Galleria di capolavori concessi in prestito da collezioni e musei italiani e internazionali.

 

Dall’11 maggio al 16 luglio verrà quindi ospitato il dipinto di Artemisia Gentileschi raffigurante Cleopatra, della Collezione Cavallini Sgarbi: l’opera della celebre pittrice, la cui attività è documentata a Venezia dal 1626 al 1630, sarà esposta nelle sale della Galleria in occasione del prestito di un nucleo di dipinti ferraresi della raccolta di Palazzo Cini alla mostra Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa che si terrà a Ferrara nei primi mesi del 2023.

 

Dal 15 luglio al 15 ottobre sarà la volta di un altro ‘ospite’ illustre: grazie a uno scambio con il Museo del Castello Reale di Varsavia, che esporrà alla mostra Memoria dell’Antico e il primo Rinascimento il quadro con il Giudizio di Paride di Sandro Botticelli delle raccolte Cini, sarà presentato nel salone della Galleria il dipinto Varsavia, chiesa di Santa Croce del celebre vedutista veneziano Bernardo Bellotto, iniziativa resa possibile grazie alla collaborazione di Assicurazioni Generali.

Le grandi installazioni di Venini: Luce 1921-1985

Il celebre “Velario” realizzato per la copertura di Palazzo Grassi e il grande lampadario a poliedri progettato da Carlo Scarpa per “Italia 61” parte della mostra Venini: Luce 1921-1985 – curata da Marino Barovier – e allestite nella Sala Carnelutti e Piccolo Teatro della Fondazione Cini, vicino all’ingresso della Basilica, rimnagono aperte al pubblico fino al 9 luglio 2023.

 

I visitatori avranno così la possibilità di ammirare ancora per qualche mese il celebre Velario, realizzato per la copertura di Palazzo Grassi e formato da una serie di “festoni” con cavi d’acciaio e sfere in vetro cristallo balloton, e il monumentale lampadario a poliedri policromi, con circa quattromila elementi, progettato da Carlo Scarpa per il padiglione del Veneto all’esposizione di Torino “Italia 61” nel 1961.

Dal 14 gennaio sarà possibile partecipare alle visite guidate gratuite fisse in programma tutti i sabati e le domeniche alle 12 in inglese e alle 15.30 in italiano, prenotabili anche in qualsiasi altro momento, eccetto il mercoledì, con almeno due giorni di anticipo.

 

La parte della mostra Venini: Luce 1921-1985 a LE STANZE DEL VETRO continuerà a essere visibile online grazie al virtual tour: per chi volesse approfondire l’attività della celebre fornace nel campo dell’illuminazione, è ancora possibile prenotare visite guidate online gratuite il giovedì e il venerdì alle 18, su prenotazione con due giorni di anticipo e per un minimo di 5 partecipanti.

 

Tutte le attività sono gratuite previa prenotazione, a cura di Artsystem (artsystem@artsystem.it, numero verde 800-662477 lun-ven dalle 10 alle 17).

La scena magica. L’arte teatrale di Mischa Scandella

Prorogata la mostra “La scena magica. L’arte teatrale di Mischa Scandella” fino al 7 maggio 2023

 

Nell’anno conclusivo del Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Mischa Scandella (1921-2021), l’Istituto per il Teatro e il Melodramma, in qualità di ente promotore, organizza, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Venezia, una mostra dedicata allo scenografo veneziano. L’obiettivo dell’iniziativa è di mostrare al pubblico la bellezza e la straordinaria ricchezza dell’archivio personale dell’artista, donato all’Istituto dal figlio Giovanni.

 

L’esposizione, curata da Maria Ida Biggi, Nicola Bruschi e Lorenzo Cutuli, trova sede presso il Magazzino del Sale 3 dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e permette al pubblico di avvicinarsi al teatro dello scenografo veneziano. Il percorso espositivo segue cronologicamente la produzione teatrale di Mischa, dal debutto, avvenuto nel 1946, fino agli spettacoli allestiti nei primi anni Ottanta. In mostra, oltre a una grande varietà di bozzetti e figurini originali, troveranno posto anche diversi documenti d’archivio, tra i quali lettere, fotografie e locandine. Ad arricchire l’esposizione anche alcuni costumi per il Mefistofele di Arrigo Boito provenienti dai magazzini storici del Teatro dell’Opera di Roma e alcuni bozzetti conservati presso La Biennale di Venezia, ASAC – Archivio Storico delle Arti Contemporanee per spettacolo rappresentati nel contesto dei Festival di Prosa.

 

In concomitanza con l’allestimento de La scena magica. L’arte teatrale di Mischa Scandella al Magazzino del Sale 3 sarà possibile visitare, alle Sale Apollinee del Teatro La Fenice, un’esposizione di pannelli che riproducono documenti conservati presso l’Archivio Storico del Teatro e che ripercorrono la presenza dello scenografo al Teatro La Fenice, iniziata subito dopo la Seconda guerra mondiale, con allestimenti per il teatro di prosa e per il Festival della Biennale, proseguita con numerose scenografie per opere liriche.

Questa importante iniziativa segue la pubblicazione del volume di Maria Ida Biggi, Mischa Scandella. La scena magica, Silvana editoriale, Milano 2022.

 

Scarica la locandina Scandella_La scena magica

Scandell_La scena magica_invito inaugurazione

Ugo Mulas. L’operazione fotografica

Il 29 marzo hanno inaugurato sull’Isola di San Giorgio Maggiore Le Stanze della Fotografia, un progetto culturale pluriennale realizzato in partnership tra la Fondazione Giorgio Cini e Marsilio Arte, seguito del percorso iniziato nel 2012 alla Casa dei Tre Oci di Venezia, nella convinzione che la fotografia, tra i linguaggi artistici più interessanti della contemporaneità, possa continuare ad avere una sua “casa” a Venezia.

 

Il nuovo centro è allestito negli spazi de Le Sale del Convitto dell’Isola di San Giorgio Maggiore, appositamente destinati ai progetti espositivi e culturali de Le Stanze della Fotografia e riqualificate dallo Studio di Architetti Pedron / La Tegola, con la preziosa collaborazione del Gran Teatro La Fenice di Venezia. Concepite come un vero e proprio centro internazionale di ricerca e valorizzazione della fotografia e della cultura delle immagini, Le Stanze della Fotografia propongono laboratori, incontri, workshop, seminari con fotografi nazionali e internazionali. In quest’ottica verranno sviluppate diverse partnership con le più importanti realtà del mondo della fotografia, quali l’agenzia Magnum Photos, il centro parigino Jeu de Paume, la Médiathèque du patrimoine et de la photographie, il Musée de l’Elysée di Losanna, solo per citarne alcune. Ulteriori iniziative e attività verranno realizzate in collaborazione con Intesa Sanpaolo attraverso un programma di eventi realizzati insieme alle Gallerie d’Italia a Torino.

 

Il centro ospita in questi primi anni un programma di mostre dedicate ai grandi maestri della fotografia nazionali e internazionali, ai nuovi talenti e alle scuole di pensiero. Ad inaugurare il progetto sarà l’esposizione Ugo Mulas. L’operazione fotografica, a cura di Denis Curti con l’Archivio Ugo Mulas e il suo direttore, Alberto Salvadori (29 marzo – 6 agosto 2023) che ricostruirà, attraverso la presentazione di 300 immagini, tra cui 50 foto inedite, documenti, libri, pubblicazioni, filmati, il percorso creativo del grande fotografo e e la mostra Venezia alter mundus con le fotografie di Alessandra Chemollo. A partire dal volume edito da Marsilio Arte, la rassegna inedita Venezia alter mundus presenta 65 fotografie di Alessandra Chemollo, allestite al primo piano de Le Stanze della Fotografia, offrendo una visione peculiare della città più fotografata del mondo, sospesa tra passato e futuro.