Mostre Archives - Pagina 9 di 23 - Fondazione Giorgio Cini

Afterglow: Pictures of Ruins

In concomitanza con l’apertura di Palazzo Cini verrà proposta al pubblico una mostra di arte contemporanea. La casa-museo ospiterà infatti al secondo piano Afterglow: Pictures of Ruins, mostra fotografica del celebre artista contemporaneo Vik Muniz, curata dal direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte Luca Massimo Barbero.

Realizzata in collaborazione con Ben Brown Fine Arts, la mostra vedrà esposte fotografie e una scultura vitrea realizzate dall’artista a seguito di una personale rielaborazione di opere già note all’immaginario collettivo.
In particolare, per questo progetto espositivo Vik Muniz trarrà ispirazione dalla tradizione veneta e lagunare, attraverso una rilettura in chiave contemporanea di opere esposte a Palazzo Cini nel 2016 in occasione della mostra Capolavori ritrovati della collezione di Vittorio Cini, ma anche ai capolavori di arte antica appartenenti alla collezione, creando un legame tra il primo e il secondo piano.

Muniz simula le pennellate di questi quadri con ritagli di dipinti riprodotti in volumi di storia dell’arte, attentamente selezionati non solo per i loro valori cromatici ma anche per le immagini
che contengono: incollati insieme, essi richiamano una superficie tattile, a impasto.
Proseguendo la tradizione degli artisti del XVII e XVIII secolo che l’hanno preceduto, Muniz ricombina questi elementi, attraverso la sua natura inventiva, per ricostruire immagini che penetrano nel subconscio visivo dello spettatore stimolando un’ulteriore ricerca.

Eleonora Duse e Vera Komissarzhevskaja. Due dive allo specchio.

L’Archivio Duse della Fondazione Giorgio Cini a Mosca

Giovedì 24 novembre il Centro Studi per la Ricerca Documentale sul Teatro e il Melodramma Europeo della Fondazione Giorgio Cini di Venezia espone una selezione di preziosi documenti provenienti dall’Archivio Duse nel contesto di una prestigiosa mostra dal titolo Eleonora Duse e Vera Komissarževskaja. Due dive allo specchio.

L’esposizione sarà aperta al pubblico dal 25 novembre fino all’8 gennaio 2017  presso il Museo Statale di Storia Russa Contemporanea (Tverskaja, 21).


Lungo il percorso espositivo sarà possibile approfondire i legami tra la grande attrice italiana Eleonora Duse e la collega russa Vera Komissarževskaja, sua contemporanea a lei paragonata dalla critica del tempo. La mostra mette a confronto la vita e l’arte di queste due grandi protagoniste della scena teatrale degli anni tra Otto e Novecento, conosciutesi a San Pietroburgo nel 1896 e legate da stima reciproca.

Maria Ida Biggi, direttrice del Centro Studi Teatro e Melodramma, e Marianna Zannoni, ricercatrice presso lo stesso Centro, firmano la curatela della sezione dedicata a Eleonora Duse (1858-1924), in un ricco percorso che conduce alla scoperta della grande attrice italiana attraverso autografi, fotografie e oggetti che le sono appartenuti. Ad arricchire l’esposizione, una selezione di preziosi abiti appartenuti alla Duse e realizzati nei primi anni del Novecento, firmati da Mariano Fortuny e Paul Poiret.

Nel corso della sua carriera Eleonora Duse recitò moltissimo all’estero, riportando ovunque un clamoroso successo. Tra le tournée estere della Duse, quelle avvenute nei maggiori centri della Russia dell’epoca (nel 1891, nel 1896 e nel 1908) furono particolarmente fortunate, e permettono di seguire l’evoluzione del suo teatro e la parabola del suo successo. Decine sono le recensioni e le testimonianze dei suoi ammiratori: nel 1891, Anton Čechov scrisse alla sorella “Ho proprio ora visto l’attrice italiana Duse in Cleopatra di Shakespeare. Non conosco l’italiano, ma ella ha recitato così bene che mi sembrava di comprendere ogni parola; che attrice meravigliosa! …”. Ancora tra i teatranti, si ricorda l’apprezzamento dei registi Vsevolod Ėmil’evič Mejerchol’d e Konstantin Sergeevič Stanislavskij, che afferma di aver tratto ispirazione dalla Duse per la creazione del Teatro d’Arte di Mosca.

Nell’ambito dell’esposizione verrà inoltre proiettato il film Cenere (1916), unica interpretazione cinematografica di Eleonora Duse che, oltre ad esserne la principale interprete, collaborò alla sceneggiatura e alla stessa regia del film. Cenere, tratto dall’omonima novella del premio nobel Grazia Deledda e prodotto dalla casa cinematografica Ambrosio di Torino, è stato recentemente restaurato grazie al contributo della Regione del Veneto.

All’interno del percorso espositivo, la sezione dedicata a Vera Komissarževskaja (1864-1910) è stata curata da Dmitry Rodionov, direttore del Museo del Teatro Bakhrushin di Mosca: al suo interno sono esposti documenti, fotografie, oggetti appartenuti all’attrice russa.

Completa l’esposizione un progetto multimediale a cura dello CSAR di Venezia, elaborato appositamente per gli spazi della mostra di Mosca a partire da documenti e materiali iconografici provenienti dal Centro Studi Teatro e Melodramma della Fondazione Giorgio Cini e dagli altri musei russi coinvolti.

La mostra Eleonora Duse e Vera Komissarževskaja. Due dive allo specchio è organizzata da prestigiose istituzioni e importanti musei italiani e russi, tra cui il Ministero della Cultura della Federazione Russa, il Museo Statale di Storia Contemporanea Russa, l’Istituto Italiano di Cultura di Mosca, il Centro Studi per la Ricerca Documentale sul Teatro e Melodramma Europeo della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, il Centro Studi sulle Arti della Russia di Ca’ Foscari, il Museo Statale del Teatro Bakhrushin di Mosca, il Museo Statale del Teatro e della Musica di San Pietroburgo ed il Centro dei Festival del Cinema e dei Programmi Internazionali di Mosca.

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Paolo Venini e la sua fornace

 

La mostra Paolo Venini e la sua fornace, a cura di Marino Barovier per Le Stanze del Vetro, è dedicata a Paolo Venini (1895–1959), grande protagonista del vetro del Novecento, che con la sua appassionata attività ha contribuito in modo determinante alla vitalità di quest’arte. Milanese, già socio della Cappellin Venini, nel 1925 fondò la vetreria V.S.M. Venini & C. con l’apporto di Napoleone Martinuzzi e Francesco Zecchin, dal quale si separò nel 1932. Divenuto presidente della società, operò instancabilmente come grande regista e direttore della ditta fino alla sua scomparsa, nel 1959. Imprenditore colto e interessato sia ai fermenti artistici coevi sia alle esigenze del mercato internazionale, Paolo Venini intervenne anche come ideatore di nuove serie di vetri, avvalendosi del proprio ufficio tecnico e contribuendo all’articolato catalogo della vetreria, nel contempo arricchito dall’intervento di più autori. Grazie a un attento lavoro di ricerca, la mostra e il relativo catalogo documentano la produzione nata da sue specifiche scelte, che hanno portato, ad esempio, a serie come i vetri Diamante in cristallo, nella seconda metà degli anni Trenta. E soprattutto negli anni Cinquanta che egli si dedicò con assiduità alla creazione dei suoi vetri, ottenendo un grande successo, sia alla Triennale di Milano e alla Biennale di Venezia che in varie manifestazioni internazionali, in Europa e negli Stati Uniti, a sostegno e per la diffusione del design e dell’artigianato italiano. Diversi vetri nacquero anche, tra il 1950 e il 1954, da una raffinata rilettura in chiave innovativa di alcune tecniche tradizionali muranesi, come quella dello zanfirico. Pur mettendo al centro dell’esposizione la straordinaria personalità e il ruolo di Paolo Venini, la mostra vuole illustrare anche la produzione dovuta agli autori che collaborarono con lui in maniera episodica tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, come Tyra Lundgren, Gio Ponti, Piero Fornasetti, Eugene Berman, Ken Scott, Charles Lin Tissot, Riccardo Licata,Massimo Vignelli, Tobia Scarpa e Grete Prytz.

 

Mindful Hands. I capolavori miniati della Fondazione Giorgio Cini

Si intitola Mindful Hands. I capolavori miniati della Fondazione Giorgio Cini la grande mostrasull’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia dal 17 settembre 2016 all’8 gennaio 2017 , prodotta da Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con Studio Michele De Lucchi e Factum Arte, realizzata grazie al supporto di Helen Hamlyn Trust e con il contributo di Pirelli.

 

In mostra per la prima volta dopo oltre 35 anni, è possibile ammirare più della metà di una delle collezioni più importanti e preziose custodite dalla Fondazione Cini: la raccolta di 236 miniature acquisita dal conte Vittorio Cini tra il 1939 e il 1940 dalla Libreria Antiquaria Hoepli di Milano e donata alla Fondazione nel 1962. In mostra il pubblico potrà ammirare una selezione di oltre 120 delle miniature più significative e importanti della collezione, e un nucleo scelto di pregevoli codici miniati. Curatori scientifici del progetto sono Federica Toniolo, docente di Storia della Miniatura all’Università degli Studi di Padova, Massimo Medica, direttore del Museo Civico Medievale di Bologna, e Alessandro Martoni, Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, che hanno curato anche la catalogazione scientifica dell’intera raccolta

La collezione di miniature di Vittorio Cini rappresenta una delle più importanti raccolte al mondo di questo genere, formata da pagine e iniziali miniate ritagliate, per lo più provenienti da libri liturgici (graduali e antifonari), paragonabile sia per tipologia che per qualità a collezioni come la Wildenstein custodita al Musée Marmottan di Parigi o quella di Robert Owen Lehman Senior, fino a pochi anni depositata al Metropolitan Museum di New York.

 

La collezione Cini è rappresentativa delle principali scuole italiane di miniatura e raccoglie le creazioni di alcuni dei più importanti miniatori attivi tra XII e XVI secolo.

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 Intero 12,00€
 Ridotto 10,00€ Gruppi superiori a 8 persone

Ragazzi 15-25 anni

Over 65

Soci Touring Club

 Ridotto  7,00€ Residenti Comune di Venezia;

Studenti e docenti universitari U.E. delle facoltà di architettura, conservazione dei beni culturali, scienze della formazione, iscritti ai corsi di laurea in lettere o materie letterarie con indirizzo archeologico, storico-artistico delle facoltà di lettere e filosofia,  iscritti alle Accademie delle Belle Arti;

Possessore di un biglietto di ingresso per Palazzo Cini. La Galleria o per le visite guidate alla Fondazione Giorgio Cini.

Tariffa speciale “Didattica”: acquistando un servizio di visita guidata o laboratorio si potrà usufruire di un biglietto d’ingresso ridotto a 6€

 Gratuito Minori di 15 anni (i minori devono essere accompagnati)

Membri ICOM (International Council of Museums)

Diversamente abili accompagnati da un familiare o da un assistente socio-sanitario

Giornalisti accreditati con tesserino

 

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Waiting for Qin Feng

Waiting for Qin Feng“, mostra personale dell’artista cinese Qin Feng, vuole promuovere l’importanza di inclusione e interazione culturale come risultato della maggiore comprensione della nostra civiltà contemporanea attraverso un dialogo aperto.

La mostra, organizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini e curata da Achille Bonito Oliva e l’ambasciatore Umberto Vattani, rappresenta un dialogo multiforme tra arte rinascimentale europea e l’arte contemporanea cinese e vede l’esposizione non solo di tele, ma anche un’installazione di opere in porcellana cinese tradizionale di Jingdezhen

La mostra “Wainting for Qin Feng” si suddivide in tre sedi: l’ex Monastero di San Giorgio Maggiore, oggi sede della Fondazione Giorgio Cini (la prima installazione d’arte contemporanea cinese), il monastero cattolico armeno di San Lazzaro degli Armeni e Venice International University (VIU) di San Servolo

L’inaugurazione è prevista il giorno 19 maggio alle 18:00 presso l’ex Monastero di San Giorgio Maggiore.

Cosmic Dance Two

La mostra realizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini, presenta l’ultima evoluzione del progetto dal titolo Cosmic Dance, al quale l’artista danese Lin Utzon sta lavorando da molto tempo.

L’installazione comprende circa 200 opere di vario genere (ceramiche dipinte, sculture, dipinti ad olio e disegni), che rappresentano l’essenza della natura, quel ballo cosmico di cui, nell’immaginario dell’artista, tutti siamo parte.

L’esposizione trae la sua ispirazione da una frase di Albert Einstein, il quale amava ripetere: “Essere umani, vegetali, o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile.” E questa danza è stato il filo rosso dello sforzo artistico di Lin Utzon negli ultimi 21 anni.

All’inaugurazione, prevista per il 26 maggio alle ore 17.00, si accedere con invito di seguito scaricabile

Scarica l’invito

Cv Lin Utzon

Il vetro degli architetti. Vienna 1900-1937

Il vetro degli architetti. Vienna 1900-1937

Dopo Il vetro finlandese nella Collezione Bischofberger, la mostra Il vetro degli architetti. Vienna 1900-1937, a cura di Rainald Franz, è la seconda esposizione dedicata agli sviluppi internazionali del vetro nel XX secolo, progetto culturale pluriennale promosso da Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung per lo studio e la valorizzazione dell’arte vetraria nel XX e XXI secolo.

Con oltre 300 opere provenienti dalla collezione del MAK – Austrian Museum of Applied Arts / Contemporary Art di Vienna e da collezioni private, la mostra, organizzata negli spazi de LE STANZE DEL VETRO sull’Isola di San Giorgio Maggiore, metterà a fuoco per la prima volta, la storia della lavorazione del vetro in Austria tra il 1900 e il 1937: un periodo compreso tra gli ultimi decenni dell’Impero Austro-Ungarico e la Prima Repubblica.

A cavallo del 1900, un gruppo di giovani architetti e designer, allievi delle accademie e delle scuole di architettura, svilupparono infatti uno speciale interesse per la lavorazione del vetro. Protagonisti del Modernismo Viennese, come Josef Hoffmann (1870-1956), Koloman Moser (1868-1918), Joseph Maria Olbrich (1867-1908), Leopold Bauer  (1872-1938), Otto Prutscher (1880-1949), Oskar Strnad (1879-1935), Oswald Haerdtl (1899-1959) e Adolf Loos (1870-1933), oggi famosi in tutto il mondo, aprirono la strada ai primi pioneristici sviluppi nella produzione vetraria, lavorando vicino alle fornaci con l’obiettivo di comprenderne a fondo il materiale.

La collaborazione tra architetti e designer e l’integrazione di queste innovazioni nella produzione, crearono lo stile del Vetro Viennese, che venne presentato all’interno di nuovi progetti come la “Wiener Werkstätte” o il “Werkbund”.

In mostra, l’accostamento di oggetti di vetro e dei loro progetti con fotografie che ne documentano la produzione, il design e le mostre che vennero fatte, farà rivivere le impressioni sbalorditive che questi oggetti, così radicalmente moderni, crearono nel pubblico.

Capolavori ritrovati della collezione di Vittorio Cini

Capolavori ritrovati della collezione di Vittorio Cini

Una delle peculiarità più rilevanti della collezione d’arte antica del conte Vittorio Cini, oltre all’estrema varietà ed eterogeneità, è la sua ricchezza: essa annovera migliaia di dipinti, sculture, disegni, oggetti d’arte decorativa, arredi, acquisiti tra gli anni trenta e gli anni sessanta del secolo scorso presso numerosi antiquari e collezionisti e non di rado recanti provenienze prestigiose (Costabili, Torlonia, Cook, Pisa, Contini Bonacossi, Bulgari). Entro la sezione relativa alla pittura si distingue un nucleo pregevole di dipinti di scuola veneta, che nel loro insieme permettono di leggere in filigrana l’eccezionale figura di Cini collezionista, il quale si assicurò i nomi maggiormente rappresentativi della scuola lagunare, dal Trecento al Settecento. Un interesse, questo per l’arte veneziana, che si palesò con evidenza nell’ultima fase della costituzione della raccolta e che fu alimentato dal desiderio, più che comprensibile, di aggiungere alle già ricche sezioni dell’Emilia e dell’Italia centrale le testimonianze pittoriche della sua città d’elezione e per includere la gloriosa stagione del secolo d’oro della Serenessima, il Settecento, come a colmare una lacuna avvertita nella percezione della sua ‘onnivora’ fisionomia collezionistica.

La mostra Capolavori ritrovati della collezione di Vittorio Cini, pensata strategicamente come estensione temporanea delle collezioni permanenti della Galleria – nella casa-museo creata nel 1984 in seguito alla donazione della figlia Yana Cini Alliata di Montereale e che ben rappresenta la scuola toscana e quella ferrarese – si offre come straordinaria occasione di perlustrazione e rappresentazione di una delle anime più significative e meno note della raccolta del conte Cini. Sarà possibile così ammirare questo nucleo di dipinti veneti, alcuni eccezionalmente esposti al pubblico per la prima volta, che restituiscono il tenore qualitativo di una delle raccolte d’arte antica più importanti del Novecento italiano e il gusto, il pensiero, l’elezione sottese all’evoluzione della raccolta. Pur nell’alveo di una predilezione di matrice berensoniana, in sintonia con i principi e gli orientamenti del tempo per l’arte dei primitivi e per il primo Rinascimento – da Guglielmo Veneziano a Carlo Crivelli, a Jacopo Bellini, a Bartolomeo Montagna – la mostra evidenzierà come Vittorio Cini si sia rivolto anche alle epoche successive, dal Cinquecento di Tiziano e di Lorenzo Lotto al Settecento di Gianbattista Tiepolo, di Canaletto e dei Guardi.

La mostra si colloca all’interno di un cantiere di ricerca sulle collezioni d’arte di Vittorio Cini, che prevede come prima tappa editoriale l’aggiornato catalogo scientifico della Galleria di Palazzo Cini, per proseguire con la pubblicazione di Quaderni dedicati alle singole sezioni.

Palazzo Cini. La Galleria

Sandro Botticelli e bottega, “Giudizio di Paride”

Palazzo Cini.La Galleria

L’8 Aprile riapre al pubblico, grazie alla partnership di Assicurazioni Generali, la Galleria di Palazzo Cini, elegante residenza sul Canal Grande, con la sua preziosa raccolta di opere d’arte appartenuta a Vittorio Cini. In questo contesto museale raffinato e intimo, oltre all’importante esposizione al secondo piano sui Capolavori ritrovati della collezione di Vittorio Cini, proseguirà l’iniziativa de L’ospite a Palazzo, avviata con grande successo nel 2014, frutto della collaborazione tra la Fondazione Giorgio Cini e le più prestigiose istituzioni museali italiane e internazionali.

La collezione permanente della Galleria sarà arricchita, a partire dal giorno dell’apertura e fino al 6 giugno 2016, da un prestito straordinario: la tela di Andrea Mantegna (Isola di Carturo, 1431ca-Mantova 1506) raffigurante L’evangelista Marco, generosamente concessa dallo Städel Museum di Francoforte sul Meno. Il dipinto realizzato con tempera su tela, è stato ricondotto alla primissima attività padovana del giovane Mantegna, in sintonia con quanto egli andava realizzando nella cappella Ovetari nella Chiesa degli Eremitani di Padova tra il 1448 e il 1449, in collaborazione con Nicolò Pizolo: raggiungimento di insuperata qualità della fase giovanile del pittore e caposaldo della pittura di matrice antiquaria nell’Italia padana del Quattrocento. La lezione del Maestro Squarcione, leggibile nella resa dei dettagli, si incontra con la più piena adesione alla concezione di una solida prospettiva, costante dell’arte mantegnesca, che colloca il santo, assorto nella speculazione divina, nell’aggetto dell’edicola marmorea, di classica compostezza. Un illusionismo spaziale di aulica e trattenuta gravità – ulteriormente ribadito dal cartiglio ancorato al parapetto che reca la firma e l’invocazione al patrimonio marciano – che fa del dipinto di Francoforte uno dei punti fermi della giovinezza di uno dei più geniali pittori del Rinascimento.

Dal ritratto all’icona: il fascino di un’attrice attraverso la fotografia.

Dal ritratto all’icona. Il fascino di un’attrice attraverso la fotografia.

La collezione fotografica dell’Archivio Duse rappresenta un tesoro d’inestimabile valore.

La quantità e la varietà delle stampe fotografiche ivi conservate, sono in grado di restituire tutto il fascino esercitato da Eleonora Duse durante gli anni della sua attività, tra Otto e Novecento.

Una selezione di ritratti privati e di scatti posati in abiti di scena condurrà il visitatore alla scoperta di questa straordinaria attrice, donna e artista sublime, e del suo teatro. Lungo il percorso espositivo sarà possibile, infatti, vedere alcune tra le più belle fotografie della Duse: immagini che hanno concorso a costruire la celebrità di questa artista e a tramandarne la memoria sino ai nostri giorni.

Tra le opere in mostra, oltre a un cospicuo numero di ritratti giovanili, anche le fotografie del fiorentino Mario Nunes Vais, dello spagnolo Pau Audouard e di alcuni tra i più significativi autori della fotografia americana, tra i quali Aimé Dupont, Joseph Byron, Arnold Genthe ed Edward Steichen.


La Stanza di Eleonora Duse, aperta e visitabile dal 2011, è nata con l’intenzione di rendere accessibile a un pubblico interessato il prezioso patrimonio custodito nell’Archivio Duse. I materiali originali afferenti all’Archivio vengono esposti a rotazione, in una serie di mostre temporanee volte ad approfondire uno o più aspetti della vita e dell’arte di questa attrice.

L’Archivio, nato nel 1968, in occasione della donazione di Eleonora Ilaria Bullough, Sister Mary Mark, nipote di Eleonora Duse, si è arricchito nel tempo di altri importanti lasciti; tra questi, ultimo in ordine di tempo, quello ricevuto nel giugno 2015 dal Lee Strasberg Theatre & Film Institute di New York.

La Stanza è visitabile solo su prenotazione.

Locandina
Volantino

Per informazioni

tel. 041.2710236
email: teatromelodramma@cini.it