
Henry Moore: sculture, disegni, incisioni, arazzi

A quarantatre anni di distanza torna Henry Moore a San Giorgio, alla Fondazione Giorgio Cini: e sempre come maestro
Nel primo Congresso internazionale accolto dalla Fondazione, quello indetto dall’Unesco su “L’artiste dans la société contemporaine” (22-28 settembre 1952) la voce di Henry Moore (già premio della Biennale nel’48) si levò alta e ferma, nella sua relazione, a proclamare, contro qualsiasi pretesa di direzione ideologica da parte del potere politico, la libertà e la dignità dell’arte e dell’artista. “Concepire e realizzare un’opera d’arte è un’attività essenzialmente personale, personalistica. Chi vuole organizzare, collettivizzare la produzione artistica, come qualsiasi produzione industriale o agricola, ignora o nega la natura stessa dell’arte. L’artista deve essere sì in contatto
con la società, ma questo contatto è di carattere tutto intimo, spirituale”. Così affermava Henry Moore, impostando in senso tutto umanistico la sua relazione, a Londra, un anno prima in un colloquio con Berto Lardera e chi scrive (e poi ripeterà quasi alla lettera questa presa di posizione nella sua relazione). E già allora affermava
anche: “Ho l’impressione che è per mezzo di materiali solidi – legno, pietra, metallo che io riesco meglio a esprimere i miei sentimenti e le mie aspirazioni”. Ecco, dunque, qui a San Giorgio, quarantatre anni dopo le espressioni civili morali estetiche in parole, quelle veramente più sue, più autentiche, più fedeli ed efficaci di Henry Moore
scultore, pittore, disegnatore, arazziere lungo i suoi sessant’anni di attività esemplare. E sono presentate, queste sue espressioni, a cinquant’anni dalla conclusione del cataclisma degli orrori fra ’39 e ’45 che sollecitarono Moore a lasciare una drammatica testimonianza nei disegni dei rifugi antiaerei di Londra.
Questa significativa presentazione di uno dei massimi artisti del nostro tempo – e di forte e attualizzata tradizione umanistica nella stessa complementarità di forme e spazi – è stata resa possibile grazie al fondamentale apporto e alla liberale generosità della Fondazione Henry Moore, del British Council e dell’Art Council of Great Britain
che qui vivamente si ringraziano. Essa è stata preparata in coincidenza – e come voluta partecipazione – allo storico centenario della Biennale Veneziana, cui la Fondazione, fin dalle sue origini, è legata da amichevole collaborazione, e che proclamò poco meno di cinquant’anni fa Moore uno dei più alti artisti del pieno Novecento. Questa mostra è dedicata alla memoria di Bruno Visentini, Presidente della Fondazione dal 1977 e fino alla sua morte (13 febbraio 1995). Fu proprio Bruno Visentini a sviluppare l’attività espositiva della Fondazione con rassegne memorabili: a lui questa dedica è non tanto omaggio quanto riconoscimento aperto e dovuto.
