Assegnato il Premio di studio in memoria di Manlio Malabotta e Franca Fenga Malabotta

Il Premio Malabotta, edizione 2022, è stato assegnato a Virginia Magnaghi, della Scuola Normale Superiore di Pisa, per una ricerca dal titolo “Forse vorrei tutto grattare / Resti pura, incolore la tela”. Filippo de Pisis nel paesaggio (1918- 1939). L’Istituto di Storia dell’Arte bandisce un concorso annuale per un premio di studio destinato a storici dell’arte, laureati, specializzandi, dottorandi, dottori di ricerca, che per ragioni inerenti al loro campo d’indagine e alle loro ricerche, su temi e argomenti specificatamente indicati nel bando, debbano compire un viaggio di studio e/o stabilirsi temporaneamente in una città diversa da quella di residenza e di domicilio, per studiare e fare ricerca presso istituti di ricerca, musei, biblioteche, archivi, fondazioni culturali.

 

 

L’iniziativa intende onorare la poliedrica figura di Manlio Malabotta (1907- 1975), poeta e intellettuale triestino, critico d’arte militante, bibliofilo, appassionato di fotografia e fine collezionista d’arte del Novecento, che ha ricoperto un ruolo di spicco nella cultura italiana e giuliana del secolo scorso; e della moglie Franca Fenga Malabotta (1924-2020), grazie alla quale nel 2020 le collezioni d’arte della Fondazione Giorgio Cini si sono arricchite, tramite lascito testamentario disposto nel 2015, di una parte cospicua della ricca raccolta d’arte Malabotta. Il lascito annovera un poderoso corpus di opere grafiche e di libri illustrati dei più importanti artisti italiani e giuliani del Novecento, tra le quali un acquerello e due acqueforti di Giorgio Morandi, prove litografiche di De Pisis e numerose incisioni di artisti italiani e giuliani della prima metà del Novecento. A questi s’aggiunge un nucleo di libri antichi illustrati di argomento istriano e dalmata.

 

 

Vanto del conferimento è inoltre il pregevole nucleo di opere di Arturo Martini, tra cui la splendida terracotta con l’Ofelia del 1932, il bronzo Donna al mare dello stesso anno, il gesso La sete, bozzetto preparatorio per l’omonima scultura in pietra di Finale del 1934, e la Natura morta, olio su cartone, del 1945. Il Lascito alla Fondazione Cini, atto conclusivo di un lungimirante percorso di istituzionalizzazione della significativa collezione malabottiana si qualifica come una delle più importanti acquisizioni degli ultimi anni da parte dell’Istituto di Storia dell’Arte, che vede così incrementare in modo considerevole le proprie raccolte di grafica novecentesca.