Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia Archives - Pagina 25 di 55 - Fondazione Giorgio Cini

Embodying Scientific Medicine and Religious Healing

Nel XX e XXI secolo, le teorie della secolarizzazione descrivevano il declino delle pratiche religiose nelle società occidentali. Molti intellettuali teorizzavano la fine delle pratiche esorcistiche di fronte ad una società sempre più razionale. Questa visione, basata sull’assunto di un inesorabile progresso razionale, non riesce a spiegare del tutto le dinamiche delle società nelle quali viviamo. Infatti, la religione, lungi dall’essere stata emarginata dalla modernità, è sempre più al centro dei dibattiti politici, spirituali ed etici. Di conseguenza le pratiche legate agli esorcismi, non sono considerate espressione di un lontano passato oscuro, ma sono oggetto di rinnovata attenzione, e non sorprende rilevare come in Italia sia crescente il numero di coloro che si rivolgono agli esorcisti.

 

Questo richiede ulteriori ricerche sul tema, con particolare attenzione agli approcci trans-culturali, i quali ci permettono di cogliere le tendenze globali, come le questioni mediche e le loro relazioni con i fenomeni religiosi, e di fornire descrizioni vivide delle esperienze soggettive. La Fondazione Giorgio Cini si propone come luogo privilegiato per questa conferenza, grazie all’approccio comparatistico, da sempre promosso dalla Fondazione stessa, sia per la storia dell’Isola di San Giorgio.

La conferenza internazionale Embodying Scientific Medicine and Religious Healing, A Comparative Perspective on Exorcism and Non-Voluntary Spirit Possession, in sintonia con le aree di ricerca del Centro di Civiltà e Spiritualità Comparate, si propone di esplorare le relazioni tra esorcismi e cure medico-scientifiche in diversi contesti religiosi, è organizzata dal Centro Studi di Civiltà e Spiritualità Comparate della Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con Andrea De Antoni, professore alla Ritsumeikan University di Kyoto.

 

 

Iscriviti al seminario

 

Città come teatro. Feste e processioni tra Quattro e Cinquecento

28-29 giugno 2018

Giornate di studio Città come teatro. Feste e processioni tra Quattro e Cinquecento
Fondazione Giorgio Cini, Sala Barbantini

 L’Istituto per il Teatro e il Melodramma, in collaborazione con l’Università IUAV di Venezia, il Centro studi classicA e la Scuola Normale Superiore di Pisa, promuove una giornata di studio dedicata alle feste rinascimentali tra Quattro e Cinquecento. L’iniziativa, realizzata in occasione del secondo centenario della nascita di Jacob Burckhardt (Basel, 1818-1897), intende ricostruire la rinascita della passione per l’antico che si manifesta già alla fine del XIV secolo, con le cerimonie pubbliche e le feste del calendario liturgico e profano: una reinvenzione vitale e originale, ibridata con retaggi cavallereschi medievali. È proprio in quella cornice,  capitolo imprescindibile del nuovo genere di ritualità civile della festa, che rinascono nuove forme di teatro. Un teatro che reinventa ex novo testi, spazi e drammaturgie, ma che si vuole programmaticamente collegato a una ripresa del teatro antico.

Parteciperanno all’incontro Elisa Bastianello, Maria Ida Biggi, Francesca Bortoletti, David Douglas Bryant, Monica Centanni, Maurizio Ghelardi, Antonietta Iacono, Stefano Mazzoni, Giovanni Ricci, Alessandra Schiavon, Caterina Soranzo.


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«Ecco il mondo»: Arrigo Boito, Il futuro nel passato e il passato nel futuro

«Ecco il mondo»: Arrigo Boito, il futuro nel passato e il passato nel futuro
Convegno per il centenario della morte e per il centocinquantenario del Mefistofele

Dal 13 al 15 novembre 2018, l’Istituto per il Teatro e il Melodramma organizza il Convegno internazionale di studi «Ecco il mondo»: Arrigo Boito, il futuro nel passato e il passato nel futuro, a cura di Maria Ida Biggi, Emanuele d’Angelo e Michele Girardi, che celebra il centenario della morte di Arrigo Boito (1842-1918) e il centocinquantenario dell’opera Mefistofele (1868-2018).

Il convegno, realizzato nell’ambito delle attività afferenti al Comitato Nazionale per le celebrazioni boitiane, di cui l’Istituto è promotore insieme al Comune di Parma, vedrà la partecipazione di specialisti dei diversi ambiti artistici che hanno caratterizzato la carriera del celebre intellettuale: la sua produzione di compositore, librettista e letterato d’avanguardia, la sua attività di critico teatrale e musicale, quella di traduttore e regista teatrale. Un particolare approfondimento sarà inoltre dedicato all’opera Mefistofele, pietra miliare del repertorio operistico italiano ottocentesco, rappresentata per la prima volta nel 1868 al Teatro alla Scala di Milano.

Tra gli studiosi coinvolti, Alessandro Avallone, Marco Beghelli, Alberto Bentoglio, Paola Bertolone, Maria Ida Biggi, Jean-Christophe Branger, Edoardo Buroni, Alessandra Campana, Paola Camponovo, Ilaria Comelli, Ilaria Crotti, Emanuele d’Angelo, Giordano Ferrari, Federico Fornoni, Anselm Gerhard, Michele Girardi, Giovanni Guanti, Adriana Guarnieri, Gerardo Guccini, Costantino Maeder, Federica Mazzocchi, Vincenzina Ottomano, Guido Paduano, Tommaso Sabbatini, Emilio Sala, Stefano Telve, Gerardo Tocchini, Mercedes Viale Ferrero.

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Concerto per flauto e chitarra

27 giugno 2018 ore 19:00

AUDITORIUM ‘LO SQUERO’

CONCERTO

Il concerto, promosso dall’Istituto per la Musica, rientra nelle attività previste in occasione del Workshop  organizzato in collaborazione con la Hochschule der Künste Bern e il Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia.
Gli stessi docenti, impegnati nelle sessioni pratiche giornaliere, si esibiranno in concerto proponendo alcuni dei brani oggetto di studio del Workshop e conservati nell’archivio dell’Istituto per la Musica.
Questa sarà inoltre l’occasione per assistere in prima mondiale al brano del compositore veneziano Claudio Ambrosini Carnis ore, cordis ore per flauti e chitarra.

FLORINDO BALDISSERA, chitarra
ELENA CASOLI, chitarra
MARTIN FAHLENBOCK, flauto

FEDERICA LOTTI, flauto

PROGRAMMA 

Camillo Togni, Due preludi per ottavino

Fausto Romitelli, Solare

Claudio Ambrosini, Carnis ore, cordis ore per flauti e chitarra World Première

Niccolò Castiglioni, Romanzetta

Giacomo Manzoni, Echi

Fausto Romitelli, Dia Nykta per flauto


Ingresso libero fino ad esaurimento posti, non è necessaria la prenotazione.


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Gino Severini, Pedrolino et Arlequin, 1958. Collezione privata. © 2018. Adagp Images, Paris / SCALA, Firenze.

Seminari Reset-Dialogue on Civilizations Fountainheads of Toleration. Forms of Pluralism in Empires, Republics, Democracies

Si apre a Venezia l’edizione 2018 dei Venice Seminars, i dialoghi filosofici Est-Ovest svoltisi per un decennio a Istanbul. L’incontro internazionale si terrà dal 7 al 9 giugno a Venezia: le giornate del 7 e del 9 giugno in Fondazione Cini, Isola di San Giorgio, la giornata dell’8 giugno in Auditorium Santa Margherita dell’Università Ca’ Foscari. L’evento è organizzato dall’Associazione Internazionale Reset-Dialogues on Civilizations e dal Center for the Humanities and Social Change dell’Università Ca’ Foscari, in partnership con la Fondazione Cini. I seminari, che si svolgeranno in lingua inglese, sono gratuiti e aperti a tutti, previa registrazione sul sito www.resetdoc.org

Titolo di quest’anno “Fountainheads of Toleration. Forms of Pluralism in Empires, Republics, Democracies”, per esplorare le fonti della tolleranza nelle diverse tradizioni culturali e religiose, in contesti secolari, liberali e confessionali riconducibili tanto alle macro regioni storiche del mondo (l’Occidente e l’Oriente), quanto alla storia del pensiero Cristiano, Ebraico, Islamico, Buddista, Confuciano e Induista. Per ogni tradizione filosofica, teologica e politica, all’interno del quadro della storia delle idee, e prendendo spunto dal pensiero degli intellettuali di riferimento, i Seminari analizzeranno i punti di svolta e i momenti critici che hanno condotto a una scelta tra una prospettiva esclusiva, estremista e fondamentalista, da un lato, e una visione inclusiva, pluralista e tollerante, dall’altro. Quali sono le sorgenti e le giunzioni della storia delle idee che hanno aperto la strada all’integrazione e al pluralismo culturale? Quali tra questi punti di svolta possono offrire una via d’uscita dalle contemporanee tendenze all’intolleranza, che sgorgano dalle identità culturali e religiose?

Diversi gli autori internazionali chiamati a discutere su questi temi: Cengiz Aktar, Giuliano Amato, Karen Barkey, Shaul Bassi, Seyla Benhabib, Homi Bhabha, Jacqueline Bhabha, Enrico Biale, Murat Borovalı, Giancarlo Bosetti, Alessandra Bucossi, Marina Calloni, José Casanova, Alessandro Ferrara, Pasquale Ferrara, Pasquale Gagliardi, Simon Goldhill, Ahmet İnsel, Volker Kaul, Jonathan Laurence, Tiziana Lippiello, Stephen Macedo, Liav Orgad, David Rasmussen, Massimo Raveri, Antonio Rigopoulos, Tatjana Sekulić, Federico Squarcini, Nayla Tabbara, Francesca Tarocco, Diego von Vacano, Pei Wang, Ogan Yumlu, Ida Zilio Grandi.

Il Programma è disponibile sul sito www.resetdoc.org

Per partecipare ai seminari è possibile registrarsi online sul sito.

Per informazioni scrivere a events@resetdoc.org

Vai al sito 

Registration

The Seminars are free and open to All.

Registration is required:

FOR STUDENTS AND YOUNG SCHOLARS: To register for only the Seminars (7-9 June)please click here

FOR VISITORS: Please, in order to register click here

For more information send an e-mail to events@resetdoc.org

Caribbean Concerts Spirituels. French-colonial music 1750-1780

Seminari di Musica Antica Egida Sartori e Laura Alvini
Direttore: Pedro Memelsdorff

La Fondazione Giorgio Cini e le Fondazioni Concordance, Irma Merk e L.+Th. La Roche offrono delle borse di studio a cantanti solisti esperti nel repertorio barocco per partecipare ai prossimi due appuntamenti dei Seminari di Musica Antica Egida Sartori e Laura Alvini:

Caribbean Concerts Spirituels. French-colonial music (1750-1780)
Fondazione Giorgio Cini, Venezia
26-30 novembre 2018
Domande di partecipazione entro: 15 luglio 2018

Minette, Caribbean Galathée
Fondazione Giorgio Cini, Venezia
Data da destinarsi, Febbraio 2019
Bando per borse di studio in uscita in ottobre 2018

La tematica ruota attorno a un momento eccezionale della storia della musica europea e francese in particolare: la diffusione nelle colonie mesoamericane (in questo caso le Antille francesi), con la loro struttura socio-economica basata sullo schiavismo e lo scontro-incontro culturale tra le élite di coloni europei e le culture locali e soprattutto africane, dei repertori della madrepatria e la loro reciproca ibridazione.
Partendo dai Caraibi francesi e, in particolare, dal contesto sociologico di Saint-Domingue (l’odierna Haiti) della seconda metà del Settecento, i due seminari tematizzeranno, prima, la musica religiosa della colonia ‒ caratterizzata dall’egemonia europea e dall’evangelizzazione degli schiavi ‒ e, poi, la figura di Minette (Louise Alexandrine Elisabeth), la prima cantante di colore ad esibirsi in ruoli protagonistici
nella storia dell’opera francese, nata a Saint-Domingue nel 1767. [1]

Colonizzata gradualmente nel XVII secolo, la parte occidentale dell’Isola caraibica chiamata Hispaniola divenne la francese Saint-Domingue nel 1697, e in qualche decennio si trasformò nella più ricca produttrice di indaco, caffè e infine canna da zucchero della regione. Alla fine del XVIII secolo, circa la metà del caffè e dello zucchero consumato nella Francia continentale proveniva da Saint-Domingue, e quasi un terzo del prodotto lordo francese era legato al commercio nella colonia.

Com’è noto, la sua struttura socio-economica era completamente basata sul lavoro degli schiavi catturati nelle regioni subsahariane – individuabili negli attuali stati di Angola, Benin, Ghana, Guinea, Costa d’Avorio, Liberia, Mali, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Togo – e perfino dal Mozambico, nell’Africa orientale.
Storici dell’epoca come Moreau de Saint-Méry e viaggiatori come Girod-Chantrans, Isert o Wimpffen hanno descritto in dettaglio la società di Saint-Domingue, segnata da conflitti etnici, sociali ed economici tra i pochi indigeni americani sopravvissuti allo sterminio da parte degli Spagnoli e soprattutto tra europei e africani, il cui incrocio di razze venne regolato dal Code noir francese sin dal 1685. Consentiti sino agli anni Venti del Settecento, i matrimoni misti furono da allora ufficialmente banditi, ma in larga misura tollerati ‒ seppure un’infinità di restrizioni era imposta ai discendenti di razza mista. Queste includevano la privazione della personalità giuridica, l’impossibilità di accedere ai ranghi della pubblica amministrazione e l’esclusione dall’educazione superiore, così che implicitamente ai non-bianchi erano precluse anche le libere professioni.  Tra i divieti, infine, si trova anche la frequentazione di sale per spettacoli pubblici, come i teatri o istituzioni simili, di cui perlomeno otto erano attivi a Saint-Domingue tra il 1760 e il 1780.

Sulle basi di precedenti ricerche ad opera di Adolphe Cabon e Jean Fouchard, lo storico e musicologo locale Bernard Camier ricorda che questi teatri totalizzavano circa tremila ottocento posti a sedere (uno ogni quindici potenziali spettatori, e cioè membri dell’élite mista di coloni bianchi e mulatti affrancati), il che equivale, proporzionalmente, a tre volte la disponibilità dei teatri parigini dell’epoca. Tra il 1764 e il 1791 furono eseguiti a Saint-Domingue più di ottomila concerti in stile europeo, incluse milleduecento opere o commedie arrivate dalla Francia e arrangiate per l’uso locale. Saint-Domingue, in breve, fu a quell’epoca uno dei maggiori centri operistici del mondo (“occidentale”), certamente il più grande delle Americhe. La sua influenza nell’opera e nel teatro dei Caraibi e del Nord America delle generazioni future può difficilmente essere esagerata.

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[accordion_entry title=”Seminario novembre 2018: Caribbean Concerts Spirituels”]

Il bando di concorso per la partecipazione al primo dei due seminari, che avrà luogo dal 26 al 30 novembre 2018, e la scadenza per l’accettazione delle candidature è il 15 luglio del 2018. Si rivolge a un gruppo di cantanti solisti di ogni registro, guidati dal soprano-specialista Sophie Daneman e da Pedro Memelsdorff.

Intitolato Caribbean Concert Spirituels. French-colonial music (1750-1780), il primo seminario verrà dedicato alla musica religiosa della regione caraibica, e in particolare a due distinti repertori: i Concerts Spirituels offerti per le élites della colonia nel periodo 1750-80, e una cosiddetta Messe en cantiques à l’usage des nègres.

Per il primo repertorio verrà esaminato un manoscritto, ora conservato alla Historic New Orleans Collection, copiato a Parigi nel 1736 e donato nel 1754 alle suore Orsoline della Nouvelle-Orléans. Contiene 294 contrafacta, ossia brani profani di celebri compositori francesi dell’epoca – quali Couperin, Campra o Clérambault – da cantarsi su nuovi testi di tipo religioso. Repertori simili, se forse non uguali, erano diffusi nelle altre colonie francesi della regione, che riprendevano la tradizione francese dei Concerts Spirituels, cioè concerti pubblici a contenuto devozionale eseguiti fondamentalmente in occasione delle grandi feste liturgiche.

Il secondo repertorio si occuperà di ricreare la messa, composta ‒ o meglio assemblata ‒ attorno al 1760, probabilmente da gesuiti, per gli schiavi delle piantagioni della Guyana francese. Scoperta da studiosi locali nel 1980, erano da allora rimasti da identificare più di metà dei modelli musicali (fredons) associati ai testi liturgici, ciascuno indicato da un timbre (titolo o primo verso di un brano musicale noto). Si discuteranno quindi sia le già note fonti del testo poetico della Messe en cantiques à l’usage des nègres, sia le recenti identificazioni di quasi tutti i modelli musicali su cui esso veniva cantato.[2] Composta in lingua francese, la messa ‘contraffatta‘ contiene diversi tropi (‘commenti’ interpolati nel testo liturgico) che tematizzano la sofferenza terrena e l’autorità.

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[accordion_entry title=”Seminario febbraio 2019: Minette, Caribbean Galathée”]

Un secondo seminario, che si terrà in un secondo momento sempre alla Fondazione Giorgio Cini (febbraio-marzo 2019), verrà dedicato ai repertori operistici della colonia franco-caraibica di Saint-Domingue, e in particolare alla carriera della prima cantante solista di colore – nipote di una schiava affrancata –, il cui nome d’arte era Minette. Dopo il suo debutto teatrale nel febbraio del 1781, Minette incarnò i ruoli protagonisti di oltre quaranta tra opere, melodrammi e commedie francesi, fondando una sorta di mito – ma anche provocando una forte controversia sociale registrata dai periodici locali dell’epoca.

Tra i repertori eseguiti da Minette si annoverano intonazioni di libretti (o loro parafrasi), tra gli altri, di Voltaire e Rousseau, che tematizzano le differenze razziali e la schiavitù ‒ e quindi inevitabilmente l’emancipazione ‒ particolare che conferisce speciale interesse all’aspetto sociologico del progetto. Si tratta cioè di un’acclamata artista di colore – mai remunerata per le proprie mansioni date le sue origini schiave – che, sfidando la critica tradizionalista, infiamma l’élite mista dei suoi spettatori che vede in lei il simbolo ambito e temuto dell’ibridazione razziale. Non solo: che cantando e recitando commedie come L’amant statue di Nicolas Dalayrac o L’amoureux de quinze ans di Jean Martini e, soprattutto, il Pygmalion di Jean-Jacques Rousseau, volente o nolente dà voce a un dialogo interrazziale che doveva colpire il pubblico ’haitiano’ settecentesco non meno di un ascoltatore odierno.

Il Pygmalion ‒ si ricordi ‒ tematizza sia l’autonomia dell’opera d’arte dal suo autore, sia l’animazione della statua Galathée, che nella versione di Minette non poteva non venire associata a quella della stessa protagonista, ‘ex-schiava’ e di colore. E nell’Amant statue di Dalayrac il dialogo sull’animazione di un (falso) automa musicale, non poteva non diventare allusivo dell’animazione del flautista schiavo che accompagnava la scena dall’orchestra.

In sintesi, protagonista del primo blind-casting della storia, Minette doveva catalizzare le ambizioni e le paure di una società che forse soprattutto (o addirittura solo) in teatro esplorava il vertiginoso spazio liminare tra libertà e schiavitù.

Il seminario si rivolge a cantanti solisti di ogni registro e in particolare haut-contres (o tenorini) e soprani di coloratura di grande agilità. I borsisti verranno guidati da docenti di massimo livello e assistiti da specialisti del repertorio francese tardo-barocco e galante.

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[1] Bibliografia aggiornata in Pedro Memelsdorff, “L’amant statue. Staging slavery in pre-revolutionary Haiti”, relazione presentata ai convegni Third Singapore Heritage Science Conference: The Treasure of Human Experiences, Singapore, Nanyang Technological University, 25-26 Gennaio 2016; Music in the Mediterranean Diaspora, Firenze, Villa I Tatti, The Harvard University Center for Italian Renaissance Studies, 18-19 maggio 2017;  Race and Empire in Global Music History, 1500-1800, University of Pittsburgh, 30-31 marzo 2018. Testo in corso di pubblicazione per I Tatti Studies in the Italian Renaissance.

 

[2] Pedro Memelsdorff, “New light on the Messe en cantiques à l’usage des nègres”, pubblicazione in preparazione.

Per un archivio fotografico dell’arte italiana. Vittorio Cini, la Fondazione Giorgio Cini e la Fratelli Alinari

Grazie al lavoro di riordino, studio e catalogazione della ricchissima documentazione fotografica conservata presso la Fototeca – attività che già da diversi anni impegna lo staff dell’Istituto di Storia dell’Arte e che ha ricevuto un nuovo impulso con l’avvio del progetto Replica, condotto dal laboratorio di Digital Humanities dell’École polytechnique fédérale de Lausanne in collaborazione con la Fondazione Cini –  è oggi finalmente possibile meglio indagare e conoscere il valore e l’esatta natura di quest’immenso patrimonio documentario. Esso è costituito, da un lato, dalle raccolte fotografiche pervenute nel tempo all’Istituto e appartenute a importanti storici dell’arte, fotografi, antiquari ecc., dall’altro, dall’altrettanto cospicuo numero di fotografie che sono il prodotto di specifiche campagne, delle relazioni di scambio con musei,  soprintendenze e altre istituzioni culturali, di acquisti presso ditte fotografiche, nonché, in modo assai rilevante per numero e importanza delle immagini, dei rapporti intercorsi per alcuni decenni tra Vittorio Cini, e la stessa Fondazione Giorgio Cini poi, e la società Alinari. Tale relazione con Alinari ha offerto l’occasione, fino al 1970, di arricchire in modo assai significativo il già considerevole patrimonio documentario della Fototeca, grazie all’arrivo non solo delle foto Alinari ma anche delle immagini realizzate dalle ditte acquisite nel corso degli anni dalla società Alinari stessa, come Brogi, Anderson, Chaufourier e Fiorentini. La giornata di studi organizzata dell’Istituto di Storia dell’Arte, con la collaborazione della Fondazione Alinari (Fratelli Alinari. Fondazione per la storia della Fotografia), intende proprio indagare e porre l’attenzione su questo stretto legame che ha inizio nel 1934 quando Vittorio Cini, detenendo personalmente e attraverso le società collegate la quasi totalità delle azioni della ditta fiorentina, diventa proprietario e ‘dominus’ di Alinari, e che trova poi naturale sviluppo negli anni sessanta con il passaggio della società alla Fondazione Giorgio Cini, la quale, attraverso il proprio Istituto di Storia dell’Arte, detterà per un decennio gli indirizzi delle nuove campagne fotografiche. Elemento quest’ultimo di non secondaria importanza, che sarà approfondito anche ripercorrendo la storia della Fototeca, dalle sue origini all’acquisizione delle importanti raccolte fotografiche che ne hanno fin da subito determinato la specifica fisionomia (si pensi alle fototeche personali di Raymond Van Marle, Giuseppe Fiocco, Rodolfo Pallucchini o a quella del fotografo fiorentino Nicolò Cipriani).

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L’attività è riconosciuta dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto, in seguito alla stipula del protocollo d’intesa (articolo 4), datato 8 marzo 2017.

Vatican Chapels. Padiglione della Santa Sede alla 16. Mostra Internazionale di Architettura

Vatican Chapels alla Fondazione Cini,
un’indagine sui luoghi della spiritualità contemporanea

Il progetto si pone in continuità con una delle missioni principali della Fondazione: stimolare la riflessione e il dialogo comparativo sulle diverse religioni e tradizioni spirituali. 

Il parco dell’isola di San Giorgio sarà accessibile a tutta la cittadinanza. 

La Fondazione Giorgio Cini ospita nel parco dell’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia Vatican Chapels, il primo Padiglione della Santa Sede alla Biennale Esposizione Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia. Uno spazio di circa un ettaro e mezzo che accoglie 10 cappelle realizzate da 10 architetti internazionali. Un luogo sospeso nella laguna, tra acqua, cielo e terra, ideale per ospitare un padiglione votato alla riflessione e all’esperienza spirituale, perfettamente coerente con la storia e la missione della nostra Istituzione.

 

Scarica qui la rassegna stampa “Vatican Chapels”- prima parte

Scarica qui la rassegna stampa “Vatican Chapels” – seconda parte


Commissario: Cardinale Gianfranco Ravasi
Curatori: Francesco Dal Co, Micol Forti
Espositori: Andrew Berman, Francesco Cellini, Javier Corvalan, Eva Prats e Ricardo Flores, Norman Foster, Teronobu Fujimori, Sean Godsell, Carla Juacaba, Smiljan Radic, Eduardo Souto de Moura, Francesco Magnani e Traudy Pelzel.

 

La Santa Sede partecipa per la prima volta alla Biennale di Architettura di Venezia con un padiglione di dieci cappelle costruite nel parco dell’isola di San Giorgio Maggiore da altrettanti architetti provenienti da tutto il mondo.

Promosso dal Cardinale Gianfranco Ravasi, coordinato dal Pontificio Consiglio per la Cultura, curato dal Prof. Francesco Dal Co e della Dott.ssa Micol Forti, il progetto è ispirato alla Cappella del bosco di Gunnar Asplund costruita nel 1920 nel cimitero di Stoccolma.

Dieci architetti di comprovata esperienza e diversa formazione hanno proposto e realizzato altrettante cappelle, indagando le possibilità offerte dai differenti materiali. Nella progettazione e realizzazione delle strutture è stata prestata particolare attenzione anche alla possibilità di riutilizzare le cappelle dopo l’esposizione, nella tutela e nel rispetto dello spazio naturale circostante.

 

Provenienti da Italia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, USA, Australia, Brasile, Giappone, Cile/Serbia e Paraguay, gli architetti si sono confrontati con una nuova tipologia edilizia: le cappelle, infatti, sono di solito identificate come parte di un più vasto spazio religioso e ambiente di culto, come una chiesa o cattedrale, mentre qui le cappelle saranno isolate e collocate in un ambiente naturale e astratto – il bosco – metafora del peregrinare della vita.

Progetto realizzato in collaborazione con la Fondazione Giorgio Cini.

Per maggiori informazioni: www.labiennale.org/it/architettura/2018

 

 


 

Edward Gordon Craig e il “Drama for Fools”

L’Istituto per il Teatro e il Melodramma, in collaborazione con l’Università degli Studi di Padova, il giorno 8 maggio ore 15 ospita la conferenza Edward Gordon Craig e il “Drama for Fools”, a cura del professor Didier Plassard, dedicata a Drama for Fools, il ciclo di commedie per marionette di Edward Gordon Craig.
Composto dal regista inglese nel corso della Prima guerra mondiale, questo grande progetto fuori dalla norma prevedeva un totale di 365 episodi; rimasto incompiuto, è stato recentemente pubblicato e portato alla luce nell’edizione bilingue curata dallo stesso Plassard (Edward Gordon Craig, Drama for Fools / Théâtre des fous, a cura di Didier Plassard con Marion Chénetier-Alev e Marc Duvillier, IIM / L’Entretemps, 2012). Si tratta di un capolavoro di comicità, accompagnato da bellissimi disegni, che rivela un lato nascosto, ironico e farsesco, del padre della regia teatrale contemporanea.

Didier Plassard è professore in studi teatrali presso l’Università Paul Valéry – Montpellier 3. Studioso di teatro moderno e contemporaneo, è specializzato in teatro di figura e nuove tecnologie applicate alla scena contemporanea.


Nell’immagine  “Edward Gordon Craig, illustrazione per il Drama for Fools, 1915 ca”

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Il performer e la semantica del gesto

Venezia, Fondazione Giorgio Cini – Salone degli Arazzi
8-10 maggio 2018

IL PERFORMER E LA SEMANTICA DEL GESTO.

Ambiente integrato di analisi del movimento e dei feedback emozionali

 Dall’8 al 10 maggio 2018, l’Istituto per il Teatro e il Melodramma, in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari e nell’ambito del progetto Teatro, ricerca, innovazione. La scena digitale, finanziato dalla Regione del Veneto, realizza con l’azienda see-d un seminario di ricerca volto all’analisi semantica e alla sonificazione del movimento del performer, in relazione ai feedback emozionali provenienti dal performer stesso e da un campione di pubblico.

Il progetto si propone di mappare il movimento dei performer attraverso la costruzione di un ambiente integrato di motion capture e sensori biometrici, creando un avatar digitale che possa muoversi attraverso modelli ‘semantici’ di movimento – inclusivi della componente gestuale ed emozionale – generati da attori di commedia dell’arte, danzatori contemporanei ed esponenti di discipline sportive. Una particolare attenzione sarà, inoltre, dedicata ai processi di sonificazione semantica del gesto, con la creazione di una partitura sonora generata dallo stesso movimento degli interpreti.

Lavoreranno alla creazione Ugo Padulosi (Eurotech Group), Lorenzo Pagliei (Conservatorio di Vicenza, Ircam di Parigi), Luca Richelli (Conservatorio di Vicenza, SaMPL – Sound and Music Processing Lab di Padova), Davide Tiso (Conservatorio di Vicenza, see-d di Venezia), con la partecipazione dell’attore Titino Carrara, delle danzatrici Tiziana Bolfe Briaschi, Camilla Monga e Chiara Vittadello, dei maestri di Tai Chi e di tennis Riccardo Belli e Sven Jurmic.

Giovedì 10 maggio alle ore 18.00, presso il Salone degli Arazzi della Fondazione Giorgio Cini, sarà realizzata una dimostrazione finale aperta al pubblico, come esito dei lavori e delle sperimentazioni che hanno avuto luogo nel corso delle tre giornate laboratoriali. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.