Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia – Pagina 28 – Fondazione Giorgio Cini

Lo specchio del gusto. Vittorio Cini e il collezionismo d’arte antica nel Novecento

«La collezione Cini è la più importante collezione fatta in Italia negli ultimi cinquant’anni. […]». Così esordiva il grande storico dell’arte Federico Zeri – già consulente del conte Cini – nel 1984, celebrando uno dei maggiori collezionisti italiani della prima metà del Novecento. Nello stesso anno veniva allestita, in quella che era stata la dimora veneziana di Vittorio Cini, l’esposizione permanente di un nucleo di pregio della sua raccolta, donato nel 1981 dalla figlia Yana Cini Alliata di Montereale. Il monumento al suo mecenatismo restava comunque il castello di Monselice, dove una parte delle sue collezioni, come la celebre armeria, era stata ordinata dalla geniale personalità di Nino Barbantini.
A quarant’anni dalla scomparsa, la Fondazione Giorgio Cini intende celebrare il suo Fondatore proprio per l’intensa attività d’illuminato collezionista di opere d’arte antiche, tra i maggiori del secolo scorso. Le celebrazioni comprenderanno una giornata di studio, il 14 novembre, incentrata sulla figura di quello che Zeri definì ‘l’ultimo doge’ di Venezia.

L’incontro prevede nella mattinata interventi che toccheranno vari aspetti della sua personalità di collezionista, concentrandosi in particolare sulle figure di storici dell’arte e antiquari che gli furono amichevoli collaboratori e consulenti, come Nino Barbantini, Federico Zeri, Bernard Berenson. Nel pomeriggio altre relazioni illustreranno invece gli elementi di contiguità e le differenze di Vittorio Cini rispetto ad altri collezionisti a lui contemporanei del calibro di Angelo Costa, Riccardo Gualino, Guido Cagnola e Aldo Crespi.


Scarica il  Programma del Convegno


 

L’attività è riconosciuta dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto, in seguito alla stipula del protocollo d’intesa (articolo 4), datato 8 marzo 2017.

 

 

Le ultime sonate per pianoforte di Franz Schubert: analisi ed esecuzione

Fortepiano Gran coda Beethoven di Mathias Jakesch 1823, ph: Matteo De Fina

 
Il Seminario, organizzato in collaborazione con il Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, rappresenta il risvolto scientifico della registrazione su disco che il maestro Paolo Zanzu sta approntando sul fortepiano Mathias Jakesch della Fondazione Giorgio Cini.
Mario Carrozzo, Alessandro Cecchi e Cesare Fertonani discuteranno, insieme all’interprete, e al maestro Massimo Somenzi, gli aspetti più rilevanti delle Sonate D 894 in Sol maggiore e D 959 in La maggiore di Schubert risalenti alla fase tarda del compositore; sulla scorta di diversi metodi di indagine essi metteranno in evidenza le conseguenze che l’analisi può avere sull’esecuzione.
Una particolare attenzione sarà prestata alla storia dell’interpretazione e alle prerogative di un’esecuzione su strumenti storici, riflessione che può infatti avere importanti ripercussioni sull’analisi musicale.
 
Il Seminario si colloca nell’area operativa Teoria e pratica dell’interpretazione musicale, un insieme organico di studi e seminari dedicati ad aspetti specifici di diversi repertori, il cui comune denominatore è rappresentato dal riferimento alle fonti storiche, intese sia come riflesso della pratica esecutiva nella trattatistica, sia come documentazione audio e video. Esso stabilisce anche un legame con il ciclo Research-led Performance con cui l’Istituto per la Musica si rivolge principalmente agli esecutori allo scopo di incrementare la consapevolezza storica sulle vicende dei testi musicali e delle loro interpretazioni.

A chiusura del seminario, il 31 ottobre alle ore 18:30 presso la Fondazione Giorgio Cini, Paolo Zanzu si esibirà in un concerto sul fortepiano storico Mathias Jakesch, eseguendo Moments Musicaux D.780 e la Sonata in La maggiore D.959 del compositore Franz Schubert.

 
Programma del seminario
 
30 ottobre
CONSERVATORIO “BENEDETTO MARCELLO” di VENEZIA – SALA DEI CONCERTI
 
9:30 saluti istituzionali
 
10:00 – 13:00
Sonata in sol maggiore D.894: I. Molto moderato e cantabile 
 
15:00 – 18:00
 Sonata in sol maggiore D.894: II. Andante; III. Menuetto. Allegro moderato; IV. Allegretto
 

31 ottobre 

FONDAZIONE GIORGIO CINI – SALA DEL SOFFITTO
 
9:30 – 13:00
Sonata in la maggiore D.959: I. Allegro
 
15:00 – 18:00
Sonata in la maggiore D.959: II. Andantino; III. Scherzo. Allegro vivace; IV. Rondo. Allegretto
FONDAZIONE GIORGIO CINI – SALA DEL CONSIGLIO
 
18:30 – 20:00
CONCERTO

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Cerimonia di premiazione della IV edizione del Premio per la traduzione poetica “Benno Geiger”

Il 19 ottobre alle ore 17.00, durante una speciale cerimonia aperta al pubblico, verrà assegnato il IV Premio per la traduzione poetica “ Benno Geiger”. Il Premio, a cadenza annuale, è intitolato a Benno Geiger (1882-1965), scrittore, poeta e critico d’arte austriaco, autore di pregevoli traduzioni in lingua tedesca di alcuni classici della poesia italiana, il cui ricchissimo carteggio di carattere letterario e artistico con corrispondenti italiani ed europei del primo Novecento fa parte dei fondi letterari conservati a San Giorgio. La giuria, composta da illustri studiosi e presieduta da Francesco Zambon, oltre al primo premio dell’ammontare di 4.000 €, conferirà un secondo riconoscimento di 1.000 € destinato ad un giovane traduttore o ad un’opera prima. La giuria assegnerà infine tre borse di studio collegate al Premio stesso e finalizzate alle ricerche sul Fondo Geiger e su altri fondi letterari custoditi presso la Fondazione Giorgio Cini.

Libri a San Giorgio

Riprende in autunno la rassegna dedicata alle novità editoriali della Fondazione Giorgio Cini.


4 ottobre 2017 ORE 17
Nel corso del primo appuntamento, il 4 ottobre, sarà presentato il volume La giovinezza di Tintoretto,
che comprende gli atti del convegno dedicato al grande artista veneziano, annoverato fra i più originali
interpreti della stagione manierista, in vista del quinto centenario della sua nascita.

Presenta Vittoria Romani.


L’EVENTO DEL 10 OTTOBRE PER CAUSE DI FORZA MAGGIORE È STATO ANNULLATO, CI SCUSIAMO PER L’INCONVENIENTE.

10 ottobre 2017
Il secondo incontro sarà riservato al volume La scena di Mariano Fortuny. Atti

del Convegno Internazionale di Studi, a cura di Maria Ida Biggi, Claudio Franzini, Cristina
Grazioli e Marzia Maino. Il libro raccoglie gli atti del convegno, tenutosi tra Padova e Venezia
nel novembre 2013, dedicato all’opera e alla poetica teatrale di Mariano Fortuny y Madrazo.
Studiosi ed esperti del settore indagano l’opera del poliedrico artista spagnolo, attraverso le sperimentazioni
negli ambiti dell’illuminotecnica e della scenotecnica e le relazioni con i grandi
maestri della regia del primo Novecento e con i maggiori esponenti negli ambiti di danza, arti
visive, musica e fotografia.

Presentano Marco Carminati e Doretta Davanzo Poli


18 ottobre 2017 ore 17
L’ultimo appuntamento, previsto per il 18 ottobre, proporrà infine, da parte dell’Istituto per la
Musica, i volumi online Variazioni in sviluppo. I pensieri di Giovanni Morelli verso il futuro, a
cura di Giada Viviani e Teatro di avanguardia e composizione sperimentale per la scena in Italia:
1950-1975, a cura di Gianmario Borio, Giordano Ferrari e Daniela Tortora.

Presentano Michele Girardi ed Emilio Sala.

Partecipano Daniela Tortora e Giada Viviani.

Thirteenth World Conference The Future of Science The Lives to Come

Come cambierà la vita dell’umanità tra vent’anni? Come ci nutriremo e come ci cureremo? Quali orizzonti si apriranno alla ricerca scientifica? Come cambierà la sanità e con quale impatto sulla nostra qualità della vita?

La tredicesima conferenza “Futuro della Scienza, che si svolge a poco meno di un anno dalla scomparsa di Umberto Veronesi, ne intende celebrare l’eredità scientifica e politica e la sua visione rivolta al futuro, alle sfide che ci attendono, alle opportunità che dovremo cogliere, all’impegno per una scienza libera e democratica pur nella consapevolezza di una società sempre più difficile e complessa. Un’occasione straordinaria per avviare un dibattito coinvolgendo ai massimi livelli gli studenti, le università, i ricercatori, i rappresentanti delle istituzioni e dell’economia e in definitiva la società civile.

Il “Futuro della Scienza” è un ciclo annuale di conferenze internazionali organizzato congiuntamente da Fondazione Umberto Veronesi, Fondazione Silvio Tronchetti Provera e Fondazione Giorgio Cini, con lo scopo di esaminare l’importanza dello sviluppo scientifico come un mezzo per migliorare la qualità della nostra vita e per delineare un nuovo ruolo della scienza nella società del terzo millennio.

The Future of Science 2017_programma

L’etica e la moralità islamica tra religione e diritto

Questo seminario, organizzato in collaborazione con la professoressa Ida Zilio-Grandi (Università Ca’ Foscari) ha come scopo lo studio approfondito dell’etica e della moralità islamiche. In particolare, il seminario affronterà la delicata questione dei Ḥudūd (letteralmente limiti, restrizioni, definizioni), termine che, nell’uso più comune, indica i delitti contro la religione la cui punizione si sottrae alla discrezionalità umana perché già indicata dalle Scritture.

Deborah Scolart (Roma Tor Vergata) affronterà la questione dell’etica islamica in chiave giuridica, Olga Lizzini (Vrije Universiteit, Amsterdam) in chiave filosofica, Ida Zilio-Grandi (Ca’ Foscari) la dimensione morale, Antonella Ghersetti (Ca’ Foscari) declinerà la questione in ambito letterario, Francesca Ersilia (Napoli L’Orientale) affronterà la questione nel contesto economico-sociale, Caterina Bori (Università di Bologna) in quello storico-politico, Roberta Ricucci (Università di Torino) in quello sociologico e infine Samuela Pagani (Università del Salento) declinerà la questione nel sufismo.

Leggi il programma: Seminario Etica Islamica CINI 2018 

 

Form di iscrizione all’evento

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Conferenza Internazionale | Transnational Sufism in Contemporary Societies: Reconfiguring Practices, Narratives and Boundaries

Il sufismo, il percorso di purificazione spirituale, mistico ed esoterico nel contesto islamico, ha avuto un ruolo centrale nella storia dell’Islam, nelle sue declinazioni, artistiche, filosofiche, etiche e politiche. Nel corso dell’epoca moderna il sufismo ha subito un doppio attacco, da parte dei “riformisti islamici” (salafi e wahabi), i quali considerano il sufismo una forma di innovazione e sincretismo, e da parte dei “modernisti”, per i quali è una manifestazione religiosa arcaica. Ciononostante, il sufismo nel mondo contemporaneo mostra una grande vitalità: nuove confraternite sono nate e altre hanno trovato rinnovate energie.

Questo rinnovamento del sufismo contemporaneo merita di essere approfondito, ed è per questo che la Fondazione Cini, in collaborazione con Mark Sedgwick (Università d’Aarhus) ha deciso di organizzare questa conferenza. Le tematiche che affronteremo durante la conferenza riguardano le nuove forme teologiche sufi, con particolare attenzione alla relazione con l’Altro; le politiche del sufismo; e l’influenza culturale e religiosa sulle società. Il secondo obiettivo di questa conferenza è far conoscere alla società civile cosa sono il sufismo e l’Islam. A tale scopo la Fondazione inviterà Khaled Bentounes, maestro sufi della confraternita Alawiyya, che parlerà del rapporto tra Islam e sufismo


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LEGGI GLI ABSTRACT DEGLI INTERVENTI

 

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Seminari di Musica Antica 2017 | Roman de Fauvel. Musica e corruzione nella Parigi di Filippo il Bello. 1300-1315

La Fondazione Giorgio Cini con il contributo e la collaborazione della Fondation Concordance e delle Fondazioni Irma Merk e L. + Th. La Roche (Basilea, Svizzera) – ha offerto delle borse di studio a giovani cantanti solisti, professionali o semi-professionali, specializzati nel repertorio medievale, per partecipare al Seminario di Musica Antica diretto da Pedro Memelsdorff sul tema: Roman de Fauvel. Musica e corruzione nella Parigi di Filippo il Bello 1300-1315.

Il Seminario avrà luogo dal 9 al 13 ottobre e prevederà la presenza di tre tra i massimi esperti della materia: Benjamin Bagby, fondatore e direttore del noto ensemble medievale Sequentia, e le eminenti musicologhe Margaret Bent e Anna Zayaruznaya (Università di Oxford e Yale).

Giovedì 12 ottobre alle ore 18.00, all’Auditorium “Lo Squero”, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, i nove cantanti vincitori delle borse di studio si esibiranno diretti dal M° Benjamin Bagby:

Inés Alonso Botella, soprano
Roberta Diamond, soprano
Ozan Karagöz, tenore
Jung Min Kim, soprano
Sylvia Leith, mezzo soprano
Laura Martínez Boj, soprano
Wolodymyr Smishkewych, tenore
Raphaële Soumagnas, soprano
Belén Vaquero Hernandez, soprano

Ingresso libero fino ad esaurimento posti.


Il Roman de Fauvel è un lungo poema satirico del primo Trecento, attribuito a Gervais du Bus, funzionario della corte del re di Francia Filippo IV (il Bello). Sfruttando la metafora di un asino – Fauvel – divenuto monarca in seguito ad un capriccio di Fortuna, il Roman rappresenta un’acerrima critica della corruzione presso la corte reale e la chiesa del tempo e fu bandito in quanto eretico e sedizioso. Ciò però non ostacolò il suo successo: pubblicato attorno al 1310-14, fu quasi immediatamente interpolato da straordinarie immagini e soprattutto numerosi brani musicali composti in una varietà di stili mono- e polifonici, tra cui alcuni dei più elaborati mottetti dell’Ars nova francese attribuiti al poeta, compositore e diplomatico Philippe de Vitry.

Il seminario discuterà i complessi rapporti intermediali tra testo, immagine e suono rappresentati dalla più ricca versione interpolata del Roman – il ms. 146 della Bibliothèque Nationale di Parigi – e prevede la presenza di tre tra i massimi esperti della materia: Benjamin Bagby, fondatore e direttore del noto ensemble medievale Sequentia, e le eminenti musicologhe Margaret Bent e Anna Zayaruznaya (Università di Oxford e Yale). Il seminario, diretto da Pedro Memelsdorff, è organizzato dalla Fondazione Giorgio Cini con il contributo e la collaborazione della Fondation Concordance e delle Fondazioni Irma Merk e L. + Th. La Roche (Basilea, Svizzera). A conclusione del seminario, i borsisti scelti tramite bando di concorso internazionale si esibiranno in una breve performance pubblica, venerdì 12 ottobre, all’Auditorium “Lo Squero”.


Nell’immagine:

Conseil présidé par Fauvel, da “Le Roman de Fauvel” (Paris, 1316?-1320?), su gentile concessione della Bibliotéque national de France.

I Dialoghi di San Giorgio. What’s the body of the Body Politic? Sovereignty, Identity, Ecology

Evento inaugurale

I Dialoghi di San Giorgio

What’s the body of the Body Politic? Sovereignty, Identity, Ecology
12 settembre 2017

 

Il Dialogo di quest’anno intitolato What’s the body of the Body Politic? Sovereignty, Identity, Ecology, sarà preceduto da un evento speciale: una performance musicale a cura del mdi ensemble che eseguirà  Tierkreis (1974/1983) di Karlheinz Stockhausen, per clarinetto, flauto, tromba e pianoforte e delle letture di alcuni testi di Esopo, Platone, San Paolo, Giovanni di Salisbury (John of Salisbury), Christine de Pizan, Thomas Browne e altri.


 

I Dialoghi di San Giorgio
What’s the body of the Body Politic? Sovereignty, Identity, Ecology
13 -15 settembre 2017

 

Introductory Note By Bruno Latour & Simon Schaffer

Vi ricordate la favola di Esopo La pancia e le membra o la lettera di S. Paolo ai Corinzi sul Corpo e la Chiesa, o La Favola delle api di Mandeville, o l’associazione alquanto pericolosa tra le pesti e gli stranieri, o i più recenti tentativi di pensare alla terra come a un organismo gigante? Nessuna di queste storie smette di trasporre le metafore da una sfera – quella del corpo – a un’altra – quella della politica. Il risultato è la nascita di questo importantissimo concetto della  filosofia occidentale, il corpus politicum, il Corpo Politico. Un aspetto interessante di questo celeberrimo tema è che ogni sfera prende a prestito  la certezza associata all’autorità di un’altra sfera, così che la scienza politica finisce con l’attingere dalla biologia ciò che i biologi attingono dalla teoria politica. Questo incessante commercio di concetti e metafore purtroppo non ha mai garantito la qualità di ciò che è stato ininterrottamente trasposto da una sfera all’altra. Il risultato è la mancanza di una definizione condivisa dei ‘corpi collettivi’. Da qui l’idea di tentare di riaprire la questione attraverso questo Dialogo, mettendo insieme le diverse discipline ed esaminando ciò che ciascuna ha realmente da offrire alle altre che sia genuinamente appropriato al fenomeno studiato.

Proprio nel momento in cui l’idea di sovranità è divenuta obsoleta per l’intensificarsi della  globalizzazione, delle migrazioni e di cambiamenti planetari, la politica tende a ritrarsi entro i confini che gli Stati nazionali hanno inventato nei secoli precedenti. Nonostante le vaste trasformazioni richieste dai cambiamenti climatici, proposte politiche che pongono l’accento sull’identità, il nazionalismo e i confini sembrano essere le più attraenti per gli elettori. Dovunque, non sembrano esistere alternative alla scelta tra affidarsi senza riserve alla globalizzazione o, altrimenti, applicare nel modo più rigoroso la vecchia concezione di sovranità. Durante questo Dialogo vogliamo aprire la strada a un altro orientamento politico che non si basa né sull’idea di globalizzazione né sui concetti di sovranità, identità e individualità. La nostra ipotesi è che la maggior parte delle idee sul Corpo Politico derivi da concezioni del corpo biologico, e vice versa. Vi è sempre stato un flusso bidirezionale tra biologia, diritto, religione e teoria sociale, al punto che è molto difficile – quando si parla di ecosistemi, identità, genetica, organismo o globalizzazione – decidere se si sta parlando di entità umane o non umane. I biologi non sembrano preoccuparsi del fatto che utilizzano la teoria sociale per parlare  di organi e tessuti, i sociologi non esitano a utilizzare concetti legali derivati dalla storia della Chiesa per definire l’individuo, mentre gli economisti paiono felici di mobilitare quella che essi considerano una nozione “naturalistica” della concorrenza al fine di rendere l’ottimo calcolabile, i teorici dell’organizzazione prendono a prestito con disinvoltura dalla organizzazione della cellula  la metafora del DNA. E così via. Le metafore viaggiano liberamente, trasportando le stesse irrisolte perplessità da un ambito all’altro.

Questa confusione   è aumentata ulteriormente nell’era dell’Antropocene, quando la politica deve espandersi a quelli che una volta erano oggetti della natura. La soluzione non sta certamente nell’accrescere la confusione trattando umani e non-umani come se fossero la stessa cosa, considerandoli tutti ‘egualmente sociali’ o ‘egualmente naturali’. Quando il ‘gene egoista’ rassomiglia sospettosamente ai manager di Wall Street, quando il pianeta Terra  è trattato come una dea, gli organismi sono trattati come aziende, i formicai  come macro-organismi, le cellule come macchine cibernetiche, e gli Stati come se avessero confini naturali, diventa estremamente difficile specificare le differenze tra forme collettive. E’ su questo punto che vogliamo intervenire: una nuova concezione del Corpo Politico richiede un’analisi accurata di ciò che intendiamo per corpo, organismo, individuo, identità e collettivo.

Immensi progressi sono stati fatti nello studio del comportamento collettivo a molti differenti livelli: mercati, cellule, animali sociali, stati nazione, organi aziendali, interazioni umane ed ecosistemi. Resta tuttavia una difficoltà che studiosi e scienziati tendono, allo stesso tempo, a risolvere praticamente e a respingere intellettualmente: la nozione di un agente individuale che entra in una sistema di relazioni all’interno di un collettivo è una nozione che non sembra funzionare. In primo luogo, perché in ogni studio accurato di questi fenomeni l’individuo non sembra avere confini nitidamente definiti, in secondo luogo perché il collettivo del quale l’individuo è supposto far parte non sembra in realtà essere qualcosa di più dei suoi componenti. La difficoltà è costantemente aggirata utilizzando concetti vaghi come organismo, proprietà emergenti, sistemi, totalità.

Il dilemma è ben noto. Ognuno riconosce che le due nozioni di individuo e collettivo sono  dense di significato, e cerca il modo di togliersi d’impaccio. Questo crea una strana situazione per l’etica, il diritto e la politica, così come per la scienza: gli aspetti più importanti del nostro orientamento nel mondo  (chi sono gli individui? Qual è la forma dell’insieme più vasto nel quale  siamo supposti vivere? Quali sono i confini che definiscono la nostra esistenza collettiva?) si basano su una serie di concetti del tutto incapaci di catturare la natura dell’individualità e del collettivo. Curiosamente, anche se studiosi, scienziati, educatori e moralisti riconoscono tutti la fragilità di questo modello, non c’è stato alcuno sforzo sistematico volto a trovare un modello alternativo per ridefinire le relazioni tra la parte e il tutto e per rielaborare la vecchia nozione di organismo, che è pertanto usata come cianografia delle nostre idee di sovranità. La teoria sociale e la biologia sembrano andare ognuna per la sua strada anche se continuano a scambiarsi concetti e metafore senza esaminare accuratamente che cosa viene scambiato.

Noi crediamo che esista l’opportunità di progredire nella ricerca attraverso un analisi critica di questi scambi, usando a nostro beneficio il fatto stesso che lo scambio coinvolge contemporaneamente così numerosi e diversi campi di studio. Il problema di definire l’organismo e l’identità ha esattamente la stessa forma se studiamo lo sviluppo delle cellule, il comportamento di una colonia di formiche o di un gruppo di babbuini, lo sviluppo di coalizioni geopolitiche, organi aziendali, ecosistemi, mercati o interazioni tra umani nelle società. Naturalmente, il materiale empirico è diverso, ma non lo sono i concetti che danno forma a questo materiale. È questa proprietà del problema che può offrire il modo migliore di risolverlo. La nostra idea è molto semplice: confrontare e le soluzioni che ognuno di noi  ha elaborato nell’ambito della propria disciplina, al fine di definire in modo nuovo i collettivi e gli individui. Dato che lo stesso dilemma ostacola lo sviluppo delle nostre diverse discipline, si tratta di rendere visibile il problema comune  mettendo attorno allo stesso tavolo specialisti di diverse discipline (biologia, filosofia, ecologia, teoria sociale, antropologia, storia della scienza, scienza politica) che abbiano – ciascuno a suo modo – sollevato coraggiosamente il problema, mettendo in discussione il paradigma della propria disciplina. Il problema non si risolve in due o tre giorni, ma almeno diventeremo tutti più consapevoli del flusso bidirezionale tra biologia,  politica e teoria sociale.

Anche se parleremo di entità del tutto diverse – batteri, cellule, formiche, aziende, clan o bande – ci sforzeremo di mettere unicamente a fuoco l’origine, la natura, la qualità, l’impatto, l’intrusività silenziosa delle metafore e dei concetti che prendiamo a prestito da altre discipline quando inquadriamo il problema di ciò che è un collettivo nella nostra disciplina. E’ rischioso, ma ognuno di noi può contribuire a una straordinaria intrapresa: mettere in discussione la potenza dei paradigmi consolidati. Dato che l’ecologia politica è chiaramente e urgentemente paralizzata dalla incapacità di elaborare una chiara concezione di ciò che potrebbe comporre il Corpo Politico, sarebbe incoraggiante sentire che non siamo isolati ma – e questo è ciò che più conta – potremmo arrivare a riformulare il problema in modo migliore.

San Giorgio, un’isola appartata, è il luogo ideale per un dialogo perché, a differenza di altre utopie, invece di assumere dogmaticamente che la risposta è stata già trovata, offre la possibilità a tutti noi di contribuire a porre migliori domande.

I partecipanti a questa edizione dei Dialoghi di San Giorgio sono Deborah Gordon, Shirley Strum, Scott Gilbert, Isabelle Stengers, Didier Debaise, Mike Lynch, Kyle McGee, Timothy Mitchell, Tim Lenton, David Western, Bruno Latour e Simon Schaffer.


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Biographies and Bibliographies of Participants 

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Franco Gentilini. Ritratti di Luciana.

La Fondazione Giorgio Cini ospita una mostra dal 15 giugno-14 luglio di Franco Gentilini Ritratti di Luciana presso la Saletta espositiva della Manica Lunga.

I venti disegni di Franco Gentilini (1909-1981), donati dalla vedova Luciana alla Fondazione Giorgio Cini nel 2017, sono la testimonianza dell’ultima e intensa stagione dell’artista, dal matrimonio del 1970 fino alla morte nel 1981. Ambito rilevante della sua ricerca artistica, sviluppato con il lungo tirocinio di illustratore per riviste come “Quadrivio”, “L’Italia Letteraria”, “La Fiera Letteraria”, il disegno costituisce per Gentilini un momento fondamentale dell’elaborazione creativa, che in questi fogli ha raggiunto il suo tipico stile gentile e arcaizzante che ne fa l’ultimo rappresentante della pittura metafisica del secondo dopoguerra, come aveva intuito con lungimiranza Carlo Cardazzo, che fu suo mercante per un lungo periodo.

Il corpus grafico di Franco Gentilini della Fondazione Cini, quasi integralmente esposto in questa piccola mostra che vuole essere un omaggio al maestro e alla generosità della vedova Luciana, è costituito da disegni di varie tecniche (matita rossa, penna acquerellata, carboncino, tempera) e cronologia: venti suggestivi ritratti di Luciana Gentilini che compongono una galleria ‘privata’ ricca di sottili modulazioni espressive e connotata da affascinanti recuperi iconografici dalla tradizione ritrattistica del Seicento e dell’Ottocento.

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[accordion_entry title=”Biografia di Franco Gentilini”]

Franco Gentilini nasce nel 1909 a Faenza, dove frequenta i corsi di Disegno e Plastica per artigiani e contemporaneamente lavora per la manifattura “Focaccia & Melandri”. Incoraggiato dal pittore faentino Giovanni Romagnoli, intraprende la via della pittura, che presto lo avvia a una fitta carriera espositiva dalla fine degli anni Venti, con una prima partecipazione alla Biennale di Venezia già nel 1930.

Nel 1932 si trasferisce definitivamente a Roma, dove frequenta la famosa “Terza Saletta” del Caffè Aragno, punto di ritrovo di scrittori e letterati. A Roma realizza la sua prima mostra personale presso la Galleria di Roma, diretta da Pietro Maria Bardi (1933), a cui segue la partecipazione alla II Quadriennale di Roma nel 1935, mentre alla III del 1939 avrà persino una sala personale e alla IV (1943) la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma gli acquisterà un dipinto.

Sono del 1941 i primi contatti con Carlo Cardazzo e le Edizioni del Cavallino, per le quali illustra le Prose di Renato Mucci. Il rapporto con il gallerista di Venezia si intensificherà poi a partire dagli anni Cinquanta, quando Gentilini diventa uno degli artisti di punta delle sue gallerie del Cavallino e del Naviglio, dove espone per la prima volta nel 1952 in concomitanza con l’uscita di una piccola monografia (la seconda della sua carriera) con introduzione di Alberto Moravia. Sei anni dopo ne seguirà una terza firmata da Guido Ballo (1958). Grazie a questo contesto si recupera traccia del fitto sodalizio con poeti e letterati, di cui l’artista coltiva l’amicizia, testimoniata da edizioni illustrate di loro testi poetici o in prosa, come nel caso, fra i molti, di Leonardo Sinisgalli, Raffaele Carrieri, Libero De Libero, Gualtieri di San Lazzaro. Progressivamente, infatti, Gentilini si afferma come il pittore dei letterati, la cui ricerca sognante e surreale si rivela congeniale a una visione incantata e accostante del reale. Dopo una prima stagione in linea con gli indirizzi estetici dell’arte fra le due guerre, periodo in cui si collocano anche le prime grandi decorazioni murali, nel dopoguerra la sua pittura di tono lieve assume un carattere peculiare, grazie a un particolare espediente tecnico come la preparazione a sabbia delle tele, che conferisce alla superficie pittorica una consistenza granulosa simile a un affresco, ma soprattutto grazie all’elaborazione di uno stile grafico, sintetico e di invenzione surreale. Non a caso, infatti, Carlo Cardazzo, che intuisce da un punto di vista mercantile una continuità fra il suo lavoro e quello di Massimo Campigli, lo presenta nelle numerose mostre presso la sua galleria come un pittore neometafisico, capace, dopo De Chirico, di dare una nuova e moderna dignità d’arte alle Piazze d’Italia. A partire dalla fine degli anni Quaranta si susseguono mostre personali di rilievo in numerose città italiane e all’estero, fra Europa (e in particolare Parigi) e Stati Uniti.

Fu membro dell’Accademia di San Luca dal 1969, divenendone presidente nel 1979. Dopo breve malattia, Franco Gentilini muore nell’aprile del 1981.
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