Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia Archives - Pagina 29 di 55 - Fondazione Giorgio Cini

Conferenza Internazionale | Transnational Sufism in Contemporary Societies: Reconfiguring Practices, Narratives and Boundaries

Il sufismo, il percorso di purificazione spirituale, mistico ed esoterico nel contesto islamico, ha avuto un ruolo centrale nella storia dell’Islam, nelle sue declinazioni, artistiche, filosofiche, etiche e politiche. Nel corso dell’epoca moderna il sufismo ha subito un doppio attacco, da parte dei “riformisti islamici” (salafi e wahabi), i quali considerano il sufismo una forma di innovazione e sincretismo, e da parte dei “modernisti”, per i quali è una manifestazione religiosa arcaica. Ciononostante, il sufismo nel mondo contemporaneo mostra una grande vitalità: nuove confraternite sono nate e altre hanno trovato rinnovate energie.

Questo rinnovamento del sufismo contemporaneo merita di essere approfondito, ed è per questo che la Fondazione Cini, in collaborazione con Mark Sedgwick (Università d’Aarhus) ha deciso di organizzare questa conferenza. Le tematiche che affronteremo durante la conferenza riguardano le nuove forme teologiche sufi, con particolare attenzione alla relazione con l’Altro; le politiche del sufismo; e l’influenza culturale e religiosa sulle società. Il secondo obiettivo di questa conferenza è far conoscere alla società civile cosa sono il sufismo e l’Islam. A tale scopo la Fondazione inviterà Khaled Bentounes, maestro sufi della confraternita Alawiyya, che parlerà del rapporto tra Islam e sufismo


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Seminari di Musica Antica 2017 | Roman de Fauvel. Musica e corruzione nella Parigi di Filippo il Bello. 1300-1315

La Fondazione Giorgio Cini con il contributo e la collaborazione della Fondation Concordance e delle Fondazioni Irma Merk e L. + Th. La Roche (Basilea, Svizzera) – ha offerto delle borse di studio a giovani cantanti solisti, professionali o semi-professionali, specializzati nel repertorio medievale, per partecipare al Seminario di Musica Antica diretto da Pedro Memelsdorff sul tema: Roman de Fauvel. Musica e corruzione nella Parigi di Filippo il Bello 1300-1315.

Il Seminario avrà luogo dal 9 al 13 ottobre e prevederà la presenza di tre tra i massimi esperti della materia: Benjamin Bagby, fondatore e direttore del noto ensemble medievale Sequentia, e le eminenti musicologhe Margaret Bent e Anna Zayaruznaya (Università di Oxford e Yale).

Giovedì 12 ottobre alle ore 18.00, all’Auditorium “Lo Squero”, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, i nove cantanti vincitori delle borse di studio si esibiranno diretti dal M° Benjamin Bagby:

Inés Alonso Botella, soprano
Roberta Diamond, soprano
Ozan Karagöz, tenore
Jung Min Kim, soprano
Sylvia Leith, mezzo soprano
Laura Martínez Boj, soprano
Wolodymyr Smishkewych, tenore
Raphaële Soumagnas, soprano
Belén Vaquero Hernandez, soprano

Ingresso libero fino ad esaurimento posti.


Il Roman de Fauvel è un lungo poema satirico del primo Trecento, attribuito a Gervais du Bus, funzionario della corte del re di Francia Filippo IV (il Bello). Sfruttando la metafora di un asino – Fauvel – divenuto monarca in seguito ad un capriccio di Fortuna, il Roman rappresenta un’acerrima critica della corruzione presso la corte reale e la chiesa del tempo e fu bandito in quanto eretico e sedizioso. Ciò però non ostacolò il suo successo: pubblicato attorno al 1310-14, fu quasi immediatamente interpolato da straordinarie immagini e soprattutto numerosi brani musicali composti in una varietà di stili mono- e polifonici, tra cui alcuni dei più elaborati mottetti dell’Ars nova francese attribuiti al poeta, compositore e diplomatico Philippe de Vitry.

Il seminario discuterà i complessi rapporti intermediali tra testo, immagine e suono rappresentati dalla più ricca versione interpolata del Roman – il ms. 146 della Bibliothèque Nationale di Parigi – e prevede la presenza di tre tra i massimi esperti della materia: Benjamin Bagby, fondatore e direttore del noto ensemble medievale Sequentia, e le eminenti musicologhe Margaret Bent e Anna Zayaruznaya (Università di Oxford e Yale). Il seminario, diretto da Pedro Memelsdorff, è organizzato dalla Fondazione Giorgio Cini con il contributo e la collaborazione della Fondation Concordance e delle Fondazioni Irma Merk e L. + Th. La Roche (Basilea, Svizzera). A conclusione del seminario, i borsisti scelti tramite bando di concorso internazionale si esibiranno in una breve performance pubblica, venerdì 12 ottobre, all’Auditorium “Lo Squero”.


Nell’immagine:

Conseil présidé par Fauvel, da “Le Roman de Fauvel” (Paris, 1316?-1320?), su gentile concessione della Bibliotéque national de France.

I Dialoghi di San Giorgio. What’s the body of the Body Politic? Sovereignty, Identity, Ecology

Evento inaugurale

I Dialoghi di San Giorgio

What’s the body of the Body Politic? Sovereignty, Identity, Ecology
12 settembre 2017

 

Il Dialogo di quest’anno intitolato What’s the body of the Body Politic? Sovereignty, Identity, Ecology, sarà preceduto da un evento speciale: una performance musicale a cura del mdi ensemble che eseguirà  Tierkreis (1974/1983) di Karlheinz Stockhausen, per clarinetto, flauto, tromba e pianoforte e delle letture di alcuni testi di Esopo, Platone, San Paolo, Giovanni di Salisbury (John of Salisbury), Christine de Pizan, Thomas Browne e altri.


 

I Dialoghi di San Giorgio
What’s the body of the Body Politic? Sovereignty, Identity, Ecology
13 -15 settembre 2017

 

Introductory Note By Bruno Latour & Simon Schaffer

Vi ricordate la favola di Esopo La pancia e le membra o la lettera di S. Paolo ai Corinzi sul Corpo e la Chiesa, o La Favola delle api di Mandeville, o l’associazione alquanto pericolosa tra le pesti e gli stranieri, o i più recenti tentativi di pensare alla terra come a un organismo gigante? Nessuna di queste storie smette di trasporre le metafore da una sfera – quella del corpo – a un’altra – quella della politica. Il risultato è la nascita di questo importantissimo concetto della  filosofia occidentale, il corpus politicum, il Corpo Politico. Un aspetto interessante di questo celeberrimo tema è che ogni sfera prende a prestito  la certezza associata all’autorità di un’altra sfera, così che la scienza politica finisce con l’attingere dalla biologia ciò che i biologi attingono dalla teoria politica. Questo incessante commercio di concetti e metafore purtroppo non ha mai garantito la qualità di ciò che è stato ininterrottamente trasposto da una sfera all’altra. Il risultato è la mancanza di una definizione condivisa dei ‘corpi collettivi’. Da qui l’idea di tentare di riaprire la questione attraverso questo Dialogo, mettendo insieme le diverse discipline ed esaminando ciò che ciascuna ha realmente da offrire alle altre che sia genuinamente appropriato al fenomeno studiato.

Proprio nel momento in cui l’idea di sovranità è divenuta obsoleta per l’intensificarsi della  globalizzazione, delle migrazioni e di cambiamenti planetari, la politica tende a ritrarsi entro i confini che gli Stati nazionali hanno inventato nei secoli precedenti. Nonostante le vaste trasformazioni richieste dai cambiamenti climatici, proposte politiche che pongono l’accento sull’identità, il nazionalismo e i confini sembrano essere le più attraenti per gli elettori. Dovunque, non sembrano esistere alternative alla scelta tra affidarsi senza riserve alla globalizzazione o, altrimenti, applicare nel modo più rigoroso la vecchia concezione di sovranità. Durante questo Dialogo vogliamo aprire la strada a un altro orientamento politico che non si basa né sull’idea di globalizzazione né sui concetti di sovranità, identità e individualità. La nostra ipotesi è che la maggior parte delle idee sul Corpo Politico derivi da concezioni del corpo biologico, e vice versa. Vi è sempre stato un flusso bidirezionale tra biologia, diritto, religione e teoria sociale, al punto che è molto difficile – quando si parla di ecosistemi, identità, genetica, organismo o globalizzazione – decidere se si sta parlando di entità umane o non umane. I biologi non sembrano preoccuparsi del fatto che utilizzano la teoria sociale per parlare  di organi e tessuti, i sociologi non esitano a utilizzare concetti legali derivati dalla storia della Chiesa per definire l’individuo, mentre gli economisti paiono felici di mobilitare quella che essi considerano una nozione “naturalistica” della concorrenza al fine di rendere l’ottimo calcolabile, i teorici dell’organizzazione prendono a prestito con disinvoltura dalla organizzazione della cellula  la metafora del DNA. E così via. Le metafore viaggiano liberamente, trasportando le stesse irrisolte perplessità da un ambito all’altro.

Questa confusione   è aumentata ulteriormente nell’era dell’Antropocene, quando la politica deve espandersi a quelli che una volta erano oggetti della natura. La soluzione non sta certamente nell’accrescere la confusione trattando umani e non-umani come se fossero la stessa cosa, considerandoli tutti ‘egualmente sociali’ o ‘egualmente naturali’. Quando il ‘gene egoista’ rassomiglia sospettosamente ai manager di Wall Street, quando il pianeta Terra  è trattato come una dea, gli organismi sono trattati come aziende, i formicai  come macro-organismi, le cellule come macchine cibernetiche, e gli Stati come se avessero confini naturali, diventa estremamente difficile specificare le differenze tra forme collettive. E’ su questo punto che vogliamo intervenire: una nuova concezione del Corpo Politico richiede un’analisi accurata di ciò che intendiamo per corpo, organismo, individuo, identità e collettivo.

Immensi progressi sono stati fatti nello studio del comportamento collettivo a molti differenti livelli: mercati, cellule, animali sociali, stati nazione, organi aziendali, interazioni umane ed ecosistemi. Resta tuttavia una difficoltà che studiosi e scienziati tendono, allo stesso tempo, a risolvere praticamente e a respingere intellettualmente: la nozione di un agente individuale che entra in una sistema di relazioni all’interno di un collettivo è una nozione che non sembra funzionare. In primo luogo, perché in ogni studio accurato di questi fenomeni l’individuo non sembra avere confini nitidamente definiti, in secondo luogo perché il collettivo del quale l’individuo è supposto far parte non sembra in realtà essere qualcosa di più dei suoi componenti. La difficoltà è costantemente aggirata utilizzando concetti vaghi come organismo, proprietà emergenti, sistemi, totalità.

Il dilemma è ben noto. Ognuno riconosce che le due nozioni di individuo e collettivo sono  dense di significato, e cerca il modo di togliersi d’impaccio. Questo crea una strana situazione per l’etica, il diritto e la politica, così come per la scienza: gli aspetti più importanti del nostro orientamento nel mondo  (chi sono gli individui? Qual è la forma dell’insieme più vasto nel quale  siamo supposti vivere? Quali sono i confini che definiscono la nostra esistenza collettiva?) si basano su una serie di concetti del tutto incapaci di catturare la natura dell’individualità e del collettivo. Curiosamente, anche se studiosi, scienziati, educatori e moralisti riconoscono tutti la fragilità di questo modello, non c’è stato alcuno sforzo sistematico volto a trovare un modello alternativo per ridefinire le relazioni tra la parte e il tutto e per rielaborare la vecchia nozione di organismo, che è pertanto usata come cianografia delle nostre idee di sovranità. La teoria sociale e la biologia sembrano andare ognuna per la sua strada anche se continuano a scambiarsi concetti e metafore senza esaminare accuratamente che cosa viene scambiato.

Noi crediamo che esista l’opportunità di progredire nella ricerca attraverso un analisi critica di questi scambi, usando a nostro beneficio il fatto stesso che lo scambio coinvolge contemporaneamente così numerosi e diversi campi di studio. Il problema di definire l’organismo e l’identità ha esattamente la stessa forma se studiamo lo sviluppo delle cellule, il comportamento di una colonia di formiche o di un gruppo di babbuini, lo sviluppo di coalizioni geopolitiche, organi aziendali, ecosistemi, mercati o interazioni tra umani nelle società. Naturalmente, il materiale empirico è diverso, ma non lo sono i concetti che danno forma a questo materiale. È questa proprietà del problema che può offrire il modo migliore di risolverlo. La nostra idea è molto semplice: confrontare e le soluzioni che ognuno di noi  ha elaborato nell’ambito della propria disciplina, al fine di definire in modo nuovo i collettivi e gli individui. Dato che lo stesso dilemma ostacola lo sviluppo delle nostre diverse discipline, si tratta di rendere visibile il problema comune  mettendo attorno allo stesso tavolo specialisti di diverse discipline (biologia, filosofia, ecologia, teoria sociale, antropologia, storia della scienza, scienza politica) che abbiano – ciascuno a suo modo – sollevato coraggiosamente il problema, mettendo in discussione il paradigma della propria disciplina. Il problema non si risolve in due o tre giorni, ma almeno diventeremo tutti più consapevoli del flusso bidirezionale tra biologia,  politica e teoria sociale.

Anche se parleremo di entità del tutto diverse – batteri, cellule, formiche, aziende, clan o bande – ci sforzeremo di mettere unicamente a fuoco l’origine, la natura, la qualità, l’impatto, l’intrusività silenziosa delle metafore e dei concetti che prendiamo a prestito da altre discipline quando inquadriamo il problema di ciò che è un collettivo nella nostra disciplina. E’ rischioso, ma ognuno di noi può contribuire a una straordinaria intrapresa: mettere in discussione la potenza dei paradigmi consolidati. Dato che l’ecologia politica è chiaramente e urgentemente paralizzata dalla incapacità di elaborare una chiara concezione di ciò che potrebbe comporre il Corpo Politico, sarebbe incoraggiante sentire che non siamo isolati ma – e questo è ciò che più conta – potremmo arrivare a riformulare il problema in modo migliore.

San Giorgio, un’isola appartata, è il luogo ideale per un dialogo perché, a differenza di altre utopie, invece di assumere dogmaticamente che la risposta è stata già trovata, offre la possibilità a tutti noi di contribuire a porre migliori domande.

I partecipanti a questa edizione dei Dialoghi di San Giorgio sono Deborah Gordon, Shirley Strum, Scott Gilbert, Isabelle Stengers, Didier Debaise, Mike Lynch, Kyle McGee, Timothy Mitchell, Tim Lenton, David Western, Bruno Latour e Simon Schaffer.


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Biographies and Bibliographies of Participants 

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Franco Gentilini. Ritratti di Luciana.

La Fondazione Giorgio Cini ospita una mostra dal 15 giugno-14 luglio di Franco Gentilini Ritratti di Luciana presso la Saletta espositiva della Manica Lunga.

I venti disegni di Franco Gentilini (1909-1981), donati dalla vedova Luciana alla Fondazione Giorgio Cini nel 2017, sono la testimonianza dell’ultima e intensa stagione dell’artista, dal matrimonio del 1970 fino alla morte nel 1981. Ambito rilevante della sua ricerca artistica, sviluppato con il lungo tirocinio di illustratore per riviste come “Quadrivio”, “L’Italia Letteraria”, “La Fiera Letteraria”, il disegno costituisce per Gentilini un momento fondamentale dell’elaborazione creativa, che in questi fogli ha raggiunto il suo tipico stile gentile e arcaizzante che ne fa l’ultimo rappresentante della pittura metafisica del secondo dopoguerra, come aveva intuito con lungimiranza Carlo Cardazzo, che fu suo mercante per un lungo periodo.

Il corpus grafico di Franco Gentilini della Fondazione Cini, quasi integralmente esposto in questa piccola mostra che vuole essere un omaggio al maestro e alla generosità della vedova Luciana, è costituito da disegni di varie tecniche (matita rossa, penna acquerellata, carboncino, tempera) e cronologia: venti suggestivi ritratti di Luciana Gentilini che compongono una galleria ‘privata’ ricca di sottili modulazioni espressive e connotata da affascinanti recuperi iconografici dalla tradizione ritrattistica del Seicento e dell’Ottocento.

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[accordion_entry title=”Biografia di Franco Gentilini”]

Franco Gentilini nasce nel 1909 a Faenza, dove frequenta i corsi di Disegno e Plastica per artigiani e contemporaneamente lavora per la manifattura “Focaccia & Melandri”. Incoraggiato dal pittore faentino Giovanni Romagnoli, intraprende la via della pittura, che presto lo avvia a una fitta carriera espositiva dalla fine degli anni Venti, con una prima partecipazione alla Biennale di Venezia già nel 1930.

Nel 1932 si trasferisce definitivamente a Roma, dove frequenta la famosa “Terza Saletta” del Caffè Aragno, punto di ritrovo di scrittori e letterati. A Roma realizza la sua prima mostra personale presso la Galleria di Roma, diretta da Pietro Maria Bardi (1933), a cui segue la partecipazione alla II Quadriennale di Roma nel 1935, mentre alla III del 1939 avrà persino una sala personale e alla IV (1943) la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma gli acquisterà un dipinto.

Sono del 1941 i primi contatti con Carlo Cardazzo e le Edizioni del Cavallino, per le quali illustra le Prose di Renato Mucci. Il rapporto con il gallerista di Venezia si intensificherà poi a partire dagli anni Cinquanta, quando Gentilini diventa uno degli artisti di punta delle sue gallerie del Cavallino e del Naviglio, dove espone per la prima volta nel 1952 in concomitanza con l’uscita di una piccola monografia (la seconda della sua carriera) con introduzione di Alberto Moravia. Sei anni dopo ne seguirà una terza firmata da Guido Ballo (1958). Grazie a questo contesto si recupera traccia del fitto sodalizio con poeti e letterati, di cui l’artista coltiva l’amicizia, testimoniata da edizioni illustrate di loro testi poetici o in prosa, come nel caso, fra i molti, di Leonardo Sinisgalli, Raffaele Carrieri, Libero De Libero, Gualtieri di San Lazzaro. Progressivamente, infatti, Gentilini si afferma come il pittore dei letterati, la cui ricerca sognante e surreale si rivela congeniale a una visione incantata e accostante del reale. Dopo una prima stagione in linea con gli indirizzi estetici dell’arte fra le due guerre, periodo in cui si collocano anche le prime grandi decorazioni murali, nel dopoguerra la sua pittura di tono lieve assume un carattere peculiare, grazie a un particolare espediente tecnico come la preparazione a sabbia delle tele, che conferisce alla superficie pittorica una consistenza granulosa simile a un affresco, ma soprattutto grazie all’elaborazione di uno stile grafico, sintetico e di invenzione surreale. Non a caso, infatti, Carlo Cardazzo, che intuisce da un punto di vista mercantile una continuità fra il suo lavoro e quello di Massimo Campigli, lo presenta nelle numerose mostre presso la sua galleria come un pittore neometafisico, capace, dopo De Chirico, di dare una nuova e moderna dignità d’arte alle Piazze d’Italia. A partire dalla fine degli anni Quaranta si susseguono mostre personali di rilievo in numerose città italiane e all’estero, fra Europa (e in particolare Parigi) e Stati Uniti.

Fu membro dell’Accademia di San Luca dal 1969, divenendone presidente nel 1979. Dopo breve malattia, Franco Gentilini muore nell’aprile del 1981.
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La Galleria di Palazzo Cini: Dipinti, sculture, oggetti d’arte

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
Fondazione Giorgio Cini, sala Barbantini
29 maggio 2017, ore 17

Il catalogo, edito da Marsilio e realizzato con il fondamentale contributo della Regione del Veneto, prosegue la serie dei volumi dedicati alle collezioni d’arte della Fondazione Giorgio Cini, frutto di un impegno catalografico e di ricerca che in tempi recenti ha conosciuto una forte accelerazione e che si pone l’obiettivo primario, in armonia con gli orientamenti culturali e metodologici dell’Istituto di Storia dell’Arte e con valori statutari della Fondazione, della valorizzazione costante del proprio patrimonio storico-artistico.
Il volume sarà presentato da Mauro Natale, Professore onorario presso l’Università di Ginevra.
Partecipa il direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte: Luca Massimo Barbero

Per informazioni:
Istituto di Storia dell’Arte
tel.: +39 041 2710217
arte@cini.it
www.cini.it

The Populist Upsurge and the Decline of Diversity Capital

Il trend illiberale nel mondo. Fino a dove?

I seminari di Reset-Dialogues da Istanbul a Venezia

8 – 10 giugno 2017 – Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore
The Populist Upsurge and the Decline of Diversity Capital

Reset-DoC Seminars 

L’Associazione Internazionale Reset-Dialogues on Civilisations inaugura a Venezia l’edizione 2017 di Reset-DoC Seminars, i dialoghi filosofici Est-Ovest svoltisi per un decennio a Istanbul.

L’incontro internazionale si terrà dall’8 al 10 giugno alla Fondazione Giorgio Cini – Isola di San Giorgio Maggiore, ed è organizzato in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari, la Fondazione Giorgio Cini e l’università turca Bilgi University. I seminari, che si svolgeranno in lingua inglese, sono gratuiti e aperti a tutti, previa registrazione sul sito resetdoc.org, entro il 31 maggio.

La conferenza sarà preceduta e accompagnata da una Summer school che inizierà il 5 giugno e che permetterà agli studenti di ottenere 6 crediti formativi (tutte le informazioni sul sito di ResetDOC, resetdoc.org).

Titolo di quest’anno “The Upsurge of Populism and the Decline of Diversity Capital”, ovvero la crescita dei populismi che hanno incrinato la solidità di valori quali la diversità, la tolleranza, il pluralismo. Il voto francese ha interrotto una montante marea xenofoba e antieuropeista, ma una tendenza autoritaria si è fatta strada in questi decenni minacciando i fondamenti delle democrazie occidentali. Nuove forme di arroganza, chiusura e polarizzazione nel discorso politico stanno mettendo in discussione il modello plurale della costruzione democratica impensabile senza il pluralismo culturale, la moderazione nei conflitti politici, la capacità di dialogo, la mediazione e il contenimento dei contrasti. Dopo un lungo periodo di globalizzazione economica e di espansione del cosmopolitismo culturale tra le fasce più liberali della popolazione, nella sfera pubblica e nella società, stiamo forse vivendo una fase di declino di quello che possiamo chiamare “capitale di diversità” delle democrazie occidentali? La loro capacità deliberativa è a rischio? Con il fallimento delle Primavere Arabe e l’affermarsi di regimi autoritari che hanno spezzato le speranze di molti e le promesse per un futu­ro democratico e pluralista, con la crisi dei rifugiati e le ondate migratorie che continuano ad investire l’Europa, dopo la Brexit e le elezioni statunitensi, il mondo occidentale invece di aprirsi alla promozione del pluralismo e contribuire a combattere i radicalismi, sta forse tornando a nuove forme di chiusura e di ripiegamento su sé stesso?

Diversi gli autori internazionali chiamati a discutere su questi interrogativi. Alla lezione magistrale di apertura di Michael Sandel (Populism, Nationalism, and the Future of Liberalism) seguiranno gli interventi di Kiku Adatto, Giuliano Amato, Lisa Anderson, Albena Azmanova, Akeel Bilgrami, Murat Borovali, Giancarlo Bosetti, Cemil Boyraz, Michele Bugliesi, Giorgio Cesarale, Lucio Cortella, Hamid Dabashi, Sara De Vido, Alessandro Ferrara, Pasquale Ferrara, Nina zu Fürstenberg, Manlio Graziano, Amr Hamzawi, Volker Kaul, Jonathan Laurence, Tiziana Lippiello, Stephen Macedo, Yves Mény, Lea Nocera, Claus Offe, Nancy Okail, David Rasmussen, Carol Rovane, Adam Adatto Sandel, Luigi Tarca, Roberto Toscano.

È possibile registrarsi a singole sessioni del programma scrivendo a
seminars2017@resetdoc.org


 

 

 

 

 

 

 

 

STORMING UTOPIA – performance teatrale a cura di Oxford University e Pegasus Theatre

Venezia, Fondazione Giorgio Cini
31 maggio 2017 – 18.30

STORMING UTOPIA –  performance teatrale a cura di Oxford University e Pegasus Theatre

Nell’ambito di una collaborazione pluriennale con la Oxford University – TORCH (The Oxford Research Center in the Humanities), mercoledì 31 maggio alle ore 18.30 sull’Isola di San Giorgio Maggiore si terrà Storming Utopia, una performance teatrale a cura di Oxford University e Pegasus Theatre.
Storming Utopia è uno spettacolo teatrale che nasce da un progetto collaborativo tra giovani e adulti della comunità di Oxford. Al centro del progetto c’è una serie di domande che interrogano il nostro rapporto con i luoghi in cui viviamo: che siano città, isole, continenti, o l’intero eco-ambiente. Nello spettacolo, il sogno utopico di Thomas More viene trasportato al ventunesimo secolo e messo in dialogo con avvenimenti e problematiche moderne: Brexit, l’immigrazione, le vite frammentate e sradicate dei profughi di guerre extracomunitari che si trovano in un Europa sull’orlo della frammentazione. Storie vere — come quella di Asefay, scappato dalla guerra in Etiopia negli anni 90 prima in Sudan e poi a Oxford, dove oggi vive e lavora — si intrecciano e si alimentano tra di loro; arricchite dalle parole immortali di Shakespeare, Italo Calvino, ed altri, pongono al pubblico delle problematiche che si possono trattare solo insieme, uniti – perché, come insegnano queste storie, nessun uomo è un’isola.

Dopo essere stato messo in scena a Oxford, Storming Utopia si sposta a Venezia dove le sue storie, le sue tempeste e i suoi protagonisti ‘antichi e moderni’ occuperanno, la sera del 31 maggio, lo Scalone Longhena della Fondazione Giorgio Cini sull’Isola di San Giorgio Maggiore.
Lo spettacolo sarà in inglese.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

Per informazioni: centrobranca@cini.it

Performance / Talk – Yesterday. Today. Tomorrow. Traceability is Credibility

23.05.17 – 18h30

Performance / Talk diretti da
Bryan Mc Cormack (artista e curatore dell’installazione YESTERDAY. TODAY. TOMORROW.)
e
Henry Bell (Sheffield Hallam University)
con la partecipazione degli allievi della Sheffield Hallam University, UK

Yesterday. Today. Tomorrow. è un lavoro concettuale sui recenti fenomeni migratori dell’artista Bryan Mc Cormack. Nucleo del progetto è la visualizzazione della crisi europea dei rifugiati. In quanto solo i rifugiati possono visualizzare e dare voce alla catastrofe umanitaria da loro vissuta, questo lavoro è stato creato grazie alla partecipazione di centinaia di essi: dopo aver ricevuto fogli di carta e penne colorate, ogni rifugiato è stato invitato a realizzare tre disegni, uno della loro vita passata (Yesterday), uno della loro vita presente (Today) e uno della loro vita come immaginata nel futuro (Tomorrow).

Una performance dal vivo della durata di 70-90 minuti di Yesterday. Today. Tomorrow. andrà in scena sull’Isola di San Giorgio Maggiore.
Curata da Bryan Mc Cormack e Henry Bell, la performance includerà più di 30 studenti del corso di laurea in ‘Performance for Stage and Screen’ della Sheffield Hallam University.
Usando i disegni raccolti come punto di partenza per una performance/dibattito esperienziale, nello stile del teatro immagine di Augusto Boal, i performer lavoreranno con i membri del pubblico al fine di creare dei tableaux umani in risposta ai disegni. Attraverso questo percorso, l’attenzione si sposta verso il modo in cui l’esperienza e le aspirazione del pubblico incontrano l’esperienza e le aspirazioni dei rifugiati.
La performance vuole porsi come stimolo di riflessione attiva sulle esperienze vissute dai creatori dei disegni, non come una opportunità per osservare morbosamente le persone implicate nella crisi umanitaria. Partecipando ad un ulteriore elemento di rintracciabilità delle loro vite, l’obiettivo è permettere alle voci dei rifugiati di essere sentite con dignità.

Ettore Sottsass: il vetro

Ettore Sottsass, Sol e Sirio, 1982 e Alioth e Alcor, 1983, edizione Memphis Srl
© Ettore Sottsass by SIAE 2017

Il simposio internazionale, organizzato in occasione della mostra Ettore Sottsass: il vetro, ha lo scopo di presentare differenti testimonianze legate alle modalità creative dell’architetto, con particolare riguardo alla sua produzione vetraria, per comprendere come questa si sia integrata con il suo concetto di architettura e di design. Il convegno comprende tre momenti distinti: una prima fase strettamente scientifica nella quale architetti, direttori e curatori museali che hanno avuto occasione di lavorare con Sottsass ne daranno una lettura storica, collocando la sua produzione di vetri, ceramiche e gioielli nel più ampio contesto internazionale dell’arte, dell’architettura e della cultura coeva. Una seconda fase sarà invece dedicata alla dimensione più umana e ‘personale’ di Ettore Sottsass: si darà voce a collezionisti, galleristi, committenti e collaboratori che hanno lavorato con lui, diventandone sovente amici stretti. Concluderà l’incontro una discussione aperta ed informale in cui i maestri vetrai – l’opera dei quali è stata spesso evocata da Sottsass come una componente fondamentale del suo lavoro – racconteranno i loro rapporti e la loro cooperazione con il grande artista, testimoniando così il significato che l’esperienza della fornace muranese ha avuto per lui.

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Un ricordo di Agostino

All’Auditorium “Lo Squero” giovedì 27 aprile si terrà un concerto del Quartetto di Venezia, a favore di Avapo Venezia, in ricordo di Agostino Croff, apprezzato collaboratore della Fondazione Giorgio Cini, ricordiamo tra gli ultimi suoi progetti seguiti, la riconversione dello Squero di San Giorgio nell’attuale Auditorium.


27 aprile ore 18
Auditorium “Lo Squero”
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore

Quartetto di Venezia

Wolfgang Amedeus Mozart

Quartetto per archi in si bemolle maggiore, La caccia, K. 458

Ludwig van Beethoven

Quartetto in Mi minore Op. 59 No. 2; Razumowsky


La biglietteria apre un’ora prima dell’inizio del concerto

Ingresso € 18

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