Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia – Pagina 6 – Fondazione Giorgio Cini

Mdi ensemble

Nell’ambito del convegno Occultural Transfers between North and South, organizzato dal Centro Studi di Civiltà e Spiritualità Comparate, si terrà un concerto del mdi ensamble curato dall’Istituto per la Musica. Il concerto è incentrato su tre compositori le cui opere hanno molteplici riferimenti alle tematiche trattate durante la conferenza, in particolare l’aspetto spirituale, mistico ed esoterico negli scambi culturali e religiosi tra Nord e Sud Europa.

 

Programma del concerto

Fondazione Giorgio Cini, 18:00 – 19:00

 

Introduzione di Gianmario Borio, direttore dell’Istituto per la Musica, Fondazione Giorgio Cini

 

Jean Sibelius,

Malinconia per violoncello e pianoforte op. 20 (12’)

 

Kaja Saariaho,

Cendres per flauto, violoncello e pianoforte (10’)

 

Franco Oppo,

Trio III per flauto, violino e pianoforte (13’)

 

Kaja Saariaho,

Light and matter per violino, violoncello e pianoforte (18’)

 

 

mdi ensemble:
Sonia Formenti, flauto
Corinna Canzian, violino
Giorgio Casati, violoncello
Luca Ieracitano, pianoforte

 

Per maggiori informazioni visitate la pagina della conferenza Occultural Transfers between North and South, 1-2 novembre 2023.

 

Questo evento è finanziato dalla Fondazione Giorgio Cini, l’Università di Oslo (UiO:Norden and NordForsk through ReNEW), e da il Centre for History of Hermetic Philosophy and Related Currents (HHP) dell’Università di Amsterdam.

Occultural Transfers between North and South

Questa conferenza è organizzata dal Centro Studi di Civiltà e Spiritualità Comparate in collaborazione con il Dr. Giuliano D’Amico, professore associato presso l’Università di Oslo e direttore della rete di ricerca Esotericism and Aesthetics in the Nordic Countries, e il Dr. Marco Pasi, professore associato presso l’Università di Amsterdam e direttore del Centre for the History of Hermetic Philosophy and Related Currents.

 

L’osmosi tra discorso esoterico/occulto e artistico, che gli studiosi hanno definito “occultura”, è stata studiata principalmente da una prospettiva nazionale e attingendo a casi di studio degli ultimi 60 anni.

Nell’ultimo decennio numerosi studi di storia della letteratura e dell’arte si sono focalizzate sulle influenze culturali reciproche tra il Nord e il Sud dell’Europa. In tal modo, sono state messe in discussione le consolidate concettualizzazioni di “Nord” e “Sud”.  Contemporaneamente, negli ultimi anni è cresciuto l’interesse nei confronti del rapporto tra arte e spiritualità nel campo degli studi religiosi. Questa conferenza propone di incrociare questi due campi del sapere, analizzando come i trasferimenti culturali tra Nord e Sud abbiano contribuito a negoziare, scambiare e rielaborare conoscenze spirituali, esoteriche e occulte nella produzione artistica moderna e contemporanea.

L’evento sarà arricchito da un concerto del mdi ensemble che suonerà le composizioni di Jean Sibelius, Kaja Saariaho, e Franco Oppo il 2 novembre alle 18:00.

 

La conferenza sarà tenuta in lingua inglese.

Scarica il programma del convegno qui.

 

Evento gratuito con registrazione obbligatoria.

 

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«Se mi dura questo entusiasmo finirò come Narciso». Un viaggio fotografico nella vita della grande attrice. Parte II Eleonora Duse e l’Italia

In preparazione della grande ricorrenza del 2024, che celebra i cento anni dalla scomparsa di Eleonora Duse (1858-1924), l’Istituto per il Teatro e il Melodramma propone una mostra sulla celebre attrice italiana a partire dai documenti conservati nel prezioso archivio personale dell’artista. Questo nuovo progetto espositivo segue quello dedicato al delicato e profondo rapporto tra l’attrice e la città di Venezia e intende ampliare lo sguardo al contesto nazionale, nel quale Eleonora Duse crebbe, si affermò e che contribuì a modificare significativamente.

 

Questa mostra costituisce il secondo appuntamento di un ciclo di esposizioni promosse in Stanza Duse volte a indagare un particolare aspetto della vicenda biografica e artistica di Eleonora Duse: il rapporto dell’attrice con il territorio veneziano e veneto (2022), il successo in Italia, il contesto teatrale nazionale (2023) e la fama internazionale (2024).

 

Accanto alle stampe fotografiche che ritraggono l’attrice in momenti privati e scatti posati in abiti di scena, il visitatore potrà vedere una selezione di oggetti e documenti appartenuti all’attrice. L’insieme di questi materiali permettono di ricostruire il legame di Eleonora Duse con la scena teatrale italiana dei decenni a cavallo tra XIX e XX secolo. Eleonora nasce in una famiglia di attori italiani di modesta fortuna, raggiunge presto il successo esibendosi nei più importanti teatri della penisola, è la musa di diversi drammaturghi e sodale collaboratrice dei più importanti attori italiani del tempo. Tra gli scrittori che hanno scritto per lei si ricordano Giuseppe Giacosa, Gabriele D’Annunzio, Marco Praga, Tommaso Gallarati Scotti e Giovanni Verga che, in occasione della prima di Cavalleria Rusticana, scrisse di lei: “che artista è quella Duse e come prese a cuore le mie parti!”.

Sempre in Italia, ma nei lunghi anni passati lontano dalle scene, Eleonora Duse si fa promotrice di una bella iniziativa sociale, “la libreria delle attrici” e gira il film Cenere, tratto da una novella del futuro premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda. 

 

Il teatro degli attori. Wanda Benedetti, Toni Barpi e il loro tempo

L’Istituto per il Teatro e il Melodramma in occasione dei cento anni dalla nascita dell’attrice Wanda Benedetti (Treviso, 31 ottobre 1923 – 12 luglio 2017) e dei dieci anni dalla morte dell’attore Toni Barpi (Feltre, 13 luglio 1920 – Treviso, 31 ottobre 2013), promuove una giornata di studi dedicata alla scena teatrale veneta del secondo Novecento. I due attori, compagni nella vita e sulle scene, hanno lavorato con alcuni dei più importanti registi del tempo, tra cui Cesco Baseggio, Carlo Lodovici e Renato Simoni; oltre che con Maurizio Scaparro, Luigi Squarzina e con i meno noti e, più legati al contesto veneziano, Arnaldo Momo e Giovanni Poli, quattro registi di cui l’Istituto conserva l’archivio e la biblioteca personale. Si segnala inoltre la collaborazione anche con lo scenografo Mischa Scandella, il cui figlio ha donato alla Fondazione i disegni e i dossier del padre. Il fondo di Wanda Benedetti e Toni Barpi si inserisce dunque in un fitto tessuto di relazioni, che permangono come tracce di memoria fra le carte dei vari fondi di persona.

 

L’incontro costituirà l’occasione per ricordare non solo il lavoro di questi due interpreti, ma più in generale per ricostruire uno spaccato del teatro di area veneta nei decenni successivi al secondo conflitto mondiale.


Scarica il programma

 

Interverranno:

 

Maria Ida Biggi

Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini, Università Ca’ Foscari

 

Piermario Vescovo

Università Ca’ Foscari

 

Simona Brunetti

Università di Verona

 

Marianna Zannoni

Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini, Università Ca’ Foscari

 

Parteciperanno all’incontro con un momento performativo:

Nora Fuser e Mattia Berto

 

Seguirà un piccolo aperitivo

 

Accademia Vivaldi

In autunno proseguono i Corsi dell’Accademia Vivaldi: gli incontri di approfondimento sulla prassi esecutiva delle composizioni di Antonio Vivaldi, dedicati a giovani cantanti e strumentisti. Gli ultimi due incontri saranno dedicati ai cantanti e saranno guidati dal baritono Sergio Foresti e dal soprano Gemma Bertagnolli. I dieci studenti selezionati e vincitori di borsa di studio avranno la possibilità non solo di perfezionarsi nell’interpretazione, ma anche di approfondire l’aspetto musicologico dei brani
affrontati, grazie a lezioni tenute dai musicologi che collaborano con l’Istituto Italiano Antonio Vivaldi e con il gruppo di ricerca La drammaturgia musicale a Venezia (1678-1792) della Fondazione Ugo e Olga Levi.

È previsto un concerto al termine di ognuno dei due incontri.

I tarocchi

“Il fotografo col pennello”, “il pittore con la macchina fotografica” sono solo alcune delle definizioni che negli anni lo hanno descritto per sintetizzare uno stile personale, inimitabile.

Pino Settanni (1949-2010) è stato uno dei più originali, vivaci e versatili autori della fotografia contemporanea. Un artista che negli ultimi anni sta vivendo una crescente riscoperta, con esposizioni e pubblicazioni, dopo l’acquisizione da parte dell’Archivio Luce del suo intero fondo fotografico, composto di oltre 60.000 immagini. Un immenso patrimonio di cui il Luce cura conservazione e digitalizzazione completa.
Settanni si dedica alla serie fotografica dei tarocchi, le celebri carte della tradizione europea, nel 1994, sollecitato dalla lettura de Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino, e rendendo personale e definitivo omaggio alla pittura di studio di quello che è stato il suo principale riferimento iconografico per la vita, Caravaggio. Studiando i precedenti pittorici dedicati alle carte da gioco, come Dürer e Brueghel il Vecchio, e dopo un lavoro quotidiano di sei mesi nel suo studio, Settanni dà vita a un’opera senza precedentiè la prima volta che le figure dei tarocchi sono fotografate con sembianze umane.

La mostra I tarocchi, dal 30 agosto al 26 novembre 2023, Le Stanze della Fotografia, presenta al pubblico 61 immagini, di cui i 22 Arcani maggiori, 16 figure degli Arcani minori, e una selezione inedita di foto di backstage, con lo stesso fotografo che si mette in scena sul set. Immagini rivelatorie e divertite scoperte durante la digitalizzazione del fondo Settanni presso l’Archivio Luce.

I tarocchi presentati in stampe smaglianti a Venezia rivelano una facciata ulteriore di un fotografo genialmente poliedrico, un artista che ha portato il pubblico nelle stanze del jet set e nell’umanità dei fragili, nella bellezza segreta di molti luoghi e, come con la magica effusione di questo gioco di carte, in quella della cultura europea. Abbattendo i confini tra le arti, tra la serietà e la leggerezza, tra il reale e il sogno.

La mostra è realizzata da Archivio Luce Cinecittà, in collaborazione con Le Stanze della Fotografia.

Il vetro attraverso le analisi chimiche

In occasione dell’evento The Venice Glass Week, edizione 2023, mercoledì 13 settembre, il Centro Studi del Vetro in collaborazione con il LAMA – Laboratorio di Analisi dei Materiali Antichi dell’Università Iuav di Venezia – presenterà all’incontro Il vetro attraverso le analisi chimiche i risultati di alcune linee di ricerca avviate nell’ultimo biennio sul vetro colorato delle produzioni Cappellin e Venini. Le indagini di laboratorio, realizzate grazie ad una borsa di studio appositamente promossa dalla Pentagram Stiftung, sono state eseguite mediante tecniche analitiche non invasive e non distruttive su svariate decine di manufatti (trattasi di più di 300 campioni di pigmenti). L’iniziativa rientra nel più ampio progetto finalizzato alla valorizzazione del vetro artistico muranese spaziando in molteplici ambiti di ricerca.

E’ possibile partecipare all’incontro del 13 settembre alle ore 16.00 previa prenotazione via mail a: centrostudivetro@cini.it  

Manifesto di Sabbia

Sono circa una ventina i nuovi lavori che l’artista Marcela Cernadas realizza per la mostra Manifesto di Sabbia, concepita dal Centro Studi del Vetro della Fondazione Giorgio Cini in concomitanza con il festival The Venice Glass Week 2023.

Per Cernadas, vincitrice nel 2022 della decima edizione del Premio Glass in Venice, il vetro è divenuto ormai un mezzo espressivo consueto e a conferma di questo suo interesse, il Centro espone un’inedita lastra in vetro di Murano composta da canne color bianco opalino. Tra le altre opere, anche numerosi lavori su carta cotone -appartenenti alla serie disegni bianchi- una maquette, un video e un’installazione site specific.

Unendo tali lavori, vengono di fatto messe insieme le ragioni intrinseche della mostra stessa, che si focalizza sulle diverse accezioni del concetto di sabbia, intesa come componente chimica utilizzata per la realizzazione del vetro, dunque presente nei pigmenti originali della vetreria M.V.M. Cappellin. Tenute nascoste, si narra, sotto terra, riemergono infatti di recente le centinaia di polveri colorate appartenute alla storica fornace muranese e utilizzate per la produzione di lastre e vetrate, accanto ad alcuni rari frammenti di vetro, che ora sono custoditi proprio all’interno della nuova sede dell’Archivio del Vetro. 

 

Ma la sabbia è anche il simbolo biblico della creazione, ovvero l’argilla da cui è forgiata l’umanità, ed è poi elemento impalpabile e volatile con funzione allegorica rispetto alla nostra memoria, che disperde e cancella, come accade nel memorabile racconto Il Libro di Sabbia di Jorge Luis Borges, autore argentino cui è dedicato il labirinto collocato accanto al nuovo Centro Studi del Vetro. 

Così, il ductus aggrovigliato e leggero dei disegni bianchi simula le silhouettes di labirinti ideali e perde le proprie tracce sulla carta. Ogni disegno è poi numerato secondo l’enigmatica chiave dichiarata da Borges nel suo racconto: “Mi resi conto che le piccole illustrazioni si trovavano a duemila pagine una dall’altra.” Viene con ciò messa in evidenza anche la semantica dell’archivio stesso, inteso come luogo di conservazione e salvaguardia di preziosi materiali di studio che rischiano di essere dispersi. Un deliberato rovesciamento del medesimo ‘esercizio’ ma in chiave quasi performativa è Manifesto di Sabbia. Labirinto, un grande rotolo di carta da disegnare e dipanare nel corso della Venice Glass Week, che simboleggia lo svelamento della storia attraverso le fonti archivistiche, e propone una pratica creativa nella forma dell’archivio aperto.

La traslitterazione formale di tali concetti è infine presentata attraverso la maquette Scatola per manifesto di Sabbia, che custodisce il testo dell’opera in vetro che dà il titolo alla mostra, ma trascritto in piccole e preziose pagine serigrafate. Al centro della pratica di Cernadas c’è infatti l’idea di un creare che si fa messaggio nel tempo anche attraverso la scrittura. La mostra Manifesto di sabbia è dunque un crogiuolo di riflessioni sull’arte vetraria, le sue antiche ricette segrete e i suoi archivi, ma anche sulla letteratura e l’arte in genere. In mostra anche il video Rosa (2008), la cui protagonista presenta se stessa in procinto di plasmare la propria essenza.

 

La mostra è visitabile dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 17 (prenotazione obbligatoria a centrostudivetro@cini.it).

Le spiritualità contemporanee: questioni teoriche e metodologiche aperte

Il Centro Studi di Civiltà e Spiritualità Comparate della Fondazione Giorgio Cini e l’Associazione Italiana di Sociologia – sezione sociologia delle religioni – sono lieti di presentare la conferenza Le spiritualità contemporanee: questioni teoriche e metodologiche aperte che si terrà il 21 e 22 settembre 2023 presso la Fondazione Giorgio Cini, Venezia.

 

La conferenza ha lo scopo di discutere lo stato dell’arte della sociologia delle spiritualità in chiave nazionale ed internazionale. In particolare, su come la categoria “spiritualità” sia traducibile in termini teorici, metodologici ed empirici nei diversi contesti socio-culturali e nelle differenti tradizioni religiose. Gli studiosi selezionati per la conferenza, provenienti da diverse discipline, considereranno le possibili continuità e discontinuità fra la spiritualità e altre categorie che, seppur diverse, presentano elementi di affinità quali, per esempio, religione, esoterismo, misticismo, New Age, paganesimo, nuovi movimenti religiosi.

 

 

Per maggiori informazioni scarica qui il programma della conferenza.

Entrata gratuita con registrazione obbligatoria.

 

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Musica sacra armena con il Coro Saghmosergu

Sabato 9 settembre, l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, in collaborazione con la Congregazione Armena Mechitarista di Venezia e l’Abbazia di San Giorgio Maggiore – Benedicti Claustra onlus, presenta un concerto di musica sacra armena, organizzato nell’ambito delle celebrazioni per l’850° anniversario della morte di San Nerses Shnorali, il Grazioso (1102- 1173), Catholicos degli Armeni, tra i più eminenti personaggi del panorama spirituale, culturale e anche musicale della realtà armena.

Si tratta di una commemorazione particolarmente significativa per la comunità armena internazionale, inserita anche nel programma celebrativo dall’Unesco per l’anno 2022-2023.
Per l’occasione è stato invitato a San Giorgio il Coro Saghmosergu, diretto dal maestro Vahé Begoyan e composto da quindici cantori.
Il coro eseguirà in tre parti distinte dei brani redatti da San Nerses a metà del XII secolo. La prima parte sarà dedicata ai canti del Breviario, nella seconda parte si presenteranno i canti composti per la Santa Messa e nella terza parte i canti dell’Innario liturgico armeno. Ciascuna parte sarà introdotta da un breve intervento del Professor Mher Navoyan, musicologo- medievalista, del Conservatorio Statale “Komitas” a Yerevan, Capo del dipartimento di musica popolare dell’Istituto delle Arti dell’Accademia Nazionale delle Scienze della Repubblica dell’Armenia.

 

Il concerto, nella cornice della Basilica di San Giorgio Maggiore, inizia alle ore 18 ed è a ingresso libero.

 

Scarica la locandina del concerto