Istituto Musica Comparata Archives - Pagina 14 di 16 - Fondazione Giorgio Cini

Master Class e Spettacolo di danza e strumenti africani dei Baganda e dei Basoga

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati ha promosso, in collaborazione con il Dipartimento di “Art, Dance and Drama” della Makerere University di Kampala (Uganda), una master class sulle musiche dei Baganda e dei loro vicini Basoga a cura di Sylvia Nannyonga Tamusuza a cui segue uno spettacolo dell’Ensemble “Ugandan Beat of Africa”.

Per info

Programma
La didattica e la prassi esecutiva di musiche dell’Africa si è sviluppata negli ultimi decenni in Italia grazie soprattutto a musicisti provenienti dai paesi occidentali del continente. Molto meno nota è la densa e articolata produzione musicale delle zone orientali. Una delle più ricche tradizioni musicali in Uganda è quella dello xilofono su tronchi di banano, strumento diffuso in tutta la regione interlacustre. Il grande xilofono akadinda, suonato da cinque musicisti, era centrale per l’esecuzione dei repertori di corte nell’antico regno del Buganda. Un secondo xilofono, amadinda, è percosso da tre suonatori. Ambedue sono oggi praticati da musicisti esperti nella particolare tecnica di formule musicali a incastro. Analogo all’amadinda è l’embaire dei Basoga, confinanti con i Baganda, che coltivano una notevole varietà di strumenti e repertori musicali. Gli xilofoni sono accompagnati da particolari set di tamburi. Nel corso del concerto e del seminario sono anche presentati alcuni strumenti solistici come lo ndongo (lira), il mulere (flauto), lo ndingiti (fidula monocorde). La danza (musica da vedere) è parte integrante della cultura musicale ganda e soga come di altre culture musicale dell’Uganda. Durante il concerto è dunque presentata una selezione di danze tra cui il bakisimba, la più importante danza dei Baganda, basata su un particolarissimo movimento del bacino. Gli ngoma (tamburi bipelle con stringhe a fungere da tiranti) di diverse dimensioni insieme a un lungo tamburo monopelle (engalabi) formano l’orchestra usata per accompagnare le danze.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
30 maggio – 1 giugno 2008

Master Class: 30 – 31 maggio 2008
9.30 – 12.30 e 14.30 – 17.30
Quota di iscrizione: Euro 80 (da versare in contanti il primo giorno)

Spettacolo: 1 giugno 2008
18.30
Ingresso libero

Contatti:
Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati
tel. +39 041 2710357
e-mail: musica.comparata@cini.it

Etnomusicologia applicata: prospettive e problemi

Il volume raccoglie gli atti dell’omonimo Seminario Internazionale di Etnomusicologia curato da Francesco Giannattasio e organizzato dall’l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati nel gennaio 2003.

Anche se nata con intenti prettamente scientifici e di ricerca, l’etnomusicologia ha avuto, fin dai suoni inizi, una componente che si può definire ‘applicata’. Allestimento di musei, consulenze nell’ambito degli imperi coloniali, organizzazione di concerti, divulgazione attraverso la pubblicazione di incisioni discografiche, facevano già parte del bagaglio professionale dei musicologi comparati all’inizio del XX secolo. Col passare del tempo la figura dell’etnomusicologo come mediatore di cultura ha poi assunto un ruolo sempre più ampio all’interno della disciplina. In tempi recenti, tuttavia, la questione relativa alle diverse applicazioni del lavoro sul campo ha avuto uno sviluppo esponenziale ponendo alla figura del ricercatore di musiche tradizionali problemi e interrogativi inediti, in alcuni casi di delicatezza tale da investire lo statuto stesso della disciplina insieme alle posizioni metodologiche ed etiche di chiunque oggi faccia ricerca.

I testi qui raccolti erano stati pubblicati sul vecchio sito della Fondazione Cini già nel 2004 e hanno avuto ampia diffusione, costituendo anche utili riferimenti per i corsi di Etnomusicologia in diverse Università italiane. Vengono qui ripubblicati, sostanzialmente immutati, in una nuova versione grafica e mantenendo la loro forma multimediale, affinché possano continuare a circolare, ritenendoli ancora validi, nonostante il tempo trascorso.

 

 

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Database bibliografico sugli studi di popular music

Questa bibliografia (www.iismc.cini.it) nasce da un lavoro pluriennale di Philip Tagg, uno dei più autorevoli esperti negli studi di popular music, attualmente docente all’Università di Montreal. Tagg ha inteso creare uno strumento di ricerca dedicato a tutti coloro, ricercatori, studenti, musicisti, che si interessano alla popular music, un campo delle discipline musicologiche che ha acquistato sempre maggior rilevanza negli ultimi decenni, come dimostra l’imponente quantità di studi e ricerche pubblicate in volumi, riviste, atti di convegni. La bibliografia, nata inizialmente dalle esigenze di ricerca dello stesso Tagg, si è sostanziata, nel corso degli anni, di numerosi contributi di suoi studenti e collaboratori, raggiungendo un numero considerevole di voci ricercabili per autore, parole nel titolo e parole chiave.

Con l’intento di fornire un supporto logistico-informatico ed istituzionale al lavoro di ricerca e di consentire ad un’utenza la più ampia possibile l’accesso alla consultazione dei dati, Tagg ha cercato un interlocutore disponibile. L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati della Fondazione Giorgio Cini ha accettato con piacere di sostenere ed ospitare sul proprio sito la bibliografia, fornendo al contempo un supporto di programmazione informatica che consentisse l’accesso, l’uso e lo sviluppo di questo database nella maniera più efficace e semplice possibile permettendo a chiunque avesse delle proposte la libera immissione di nuovi dati con delle semplici procedure on-line.
Per sua natura una bibliografia necessita di continui aggiornamenti e, a tal fine, si è creata una ulteriore partnership con la International Association for Popular Music Studies (IASPM) che, attraverso il suo attuale presidente Franco Fabbri, ha deciso di sostenere questa impresa scientifica, ritenendo che fosse utile ed opportuno poter disporre on-line di un prezioso strumento di ricerca rivolto a chiunque si interessi di questo campo di studi.
Oltre ad un avallo scientifico esplicito da parte della assemblea dei soci IASPM, la collaborazione si è sostanziata attraverso la creazione di un’equipe di esperti incaricata di aggiornare la bibliografia e di verificare la validità dei dati immessi dai naviganti, con il coordinamento dello stesso Philip Tagg (Università di Montreal), coadiuvato da Laura Leante (Open University) e di Christophe Pirenne (Conservatorio di Bruxelles), ed esteso a un gruppo di esperti consulenti che fungono da riferimento per aree geografiche e specifici settori di studi.

L’IISMC della Fondazione Giorgio Cini si è incaricato di ospitare la bibliografia sul proprio sito, rendendola accessibile on-line e di curare gli aspetti di gestione informatica del database con la consulenza di Carlo Ercole.
Chiunque intendesse segnalare nuovi volumi può inserirne i dati on-line nella sezione SUBMIT. Dopo la verifica dell’equipe di esperti, i dati segnalati saranno liberamente consultabili.
Per qualsiasi informazione o richiesta di aiuto si invita a contattare l’equipe di esperti all’indirizzo popular.music.database@googlemail.com, mentre eventuali problemi tecnici o imprecisioni potranno essere segnalati all’indirizzo webmaster.iismc@gmail.com.

Per informazioni
e-mail: ufficio.editoriale@cini.it

Etnomusicologia e studi di popular music: quale possibile convergenza?

Il volume raccoglie gli atti dell’omonimo Seminario Internazionale di Etnomusicologia curato da Francesco Giannattasio e organizzato dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati nel gennaio 2005. Gli studi sulla popular music — termine inglese intraducibile che indica quelle musiche che si producono e diffondono attraverso i mezzi di comunicazione di massa nelle società contemporanee — sono consolidati a livello internazionale ed anche in Italia dove ormai, in diverse Università, si insegnano corsi di “Musiche popolari contemporanee”. L’oggetto di studio di questa disciplina presenta significative convergenze e sovrapposizioni con quello dell’etnomusicologia, dato che sempre più spesso le musiche cosiddette tradizionali si incrociano con i fenomeni del mercato discografico e con i processi di diffusione musicale propri delle società complesse.

 

Il crescente interesse da parte degli etnomusicologi nei confronti del fenomeno della cosiddetta “World Music”, dei panorami sonori delle realtà urbane e delle diaspore musicali, la maggiore diffusione di musiche popular extra-occidentali, o ancora la ormai costante esposizione degli ascoltatori legati all’idioma pop-rock a musiche e tradizioni “altre”, sono solo alcuni dei fattori che portano spesso le due discipline a condividere gli stessi ambiti e oggetti di studio. Eppure, i popular music studies e l’etnomusicologia, a volte per una questione di formazione, a volte per differenti metodologie di ricerca e analisi, sembrano ancora muoversi su due binari paralleli e a tutt’oggi solo di rado il dibattito è comune.

 

In occasione di questo seminario studiosi provenienti da entrambi i campi e con diverse esperienze di ricerca hanno dimostrato di condividere problematiche, prospettive e approcci allo studio dei repertori presi in analisi, convenendo sul fatto che la convergenza tra le discipline è possibile, auspicabile e assai proficua. I testi qui raccolti erano stati pubblicati sul vecchio sito della Fondazione Cini già nel 2007 e hanno avuto ampia diffusione, costituendo anche utili riferimenti per i corsi di etnomusicologia in diverse Università italiane. Vengono qui ripubblicati, sostanzialmente immutati, in una nuova versione grafica e mantenendo la loro forma multimediale, affinché possano continuare a circolare, ritenendoli ancora validi, nonostante il tempo trascorso.


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Trio Dabaghyan

Concerto tenuto da Gevorg Dabaghyan, accompagnato da due maestri del suo Trio: un secondo suonatore di duduk che tiene continuamente il bordone grazie ad una tecnica di respirazione circolare, e un suonatore percussionista di dhol.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
26 maggio 2007, ore 20.30

Contatti:
Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati
tel. +39 041 2710357 – +39 041 5230555
fax +39 041 5238540
e-mail: musica.comparata@cini.it

Stage di danza indiana Bharata Natyam 2007 a cura di Raghunath Manet

Dal 31 agosto al 6 settembre sull’isola di San Giorgio Maggiore si svolge un corso dedicato alla danza Bharata Natyam. Il corso, organizzato dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, è tenuto da Raghunath Manet. Il Bharata Natyam è uno stile di danza originario dei templi dell’India del Sud che vanta una tradizione di oltre tremila anni. Lirica nel concetto e nell’esecuzione, la danza combina due aspetti principali: Nritia, cioè la tecnica e Nriiya, ossia l’interpretazione emotiva attraverso i movimenti delle mani (mudras) e le espressioni del viso (abhnaya).
Con la sua sofisticata grazia il Bharata Natyam ha superato i confini dei templi indù, diffondendosi dall’India al resto del mondo. Ciò nonostante, la sua profonda religiosità, che si manifesta nella mistica identificazione della danzatrice con la divinità, non è andata perduta.

Raghunath Manet, danzatore,coreografo e musicista è nato a Pondichéry, antica legazione francese dell’India sud-orientale. Allievo di Sri Nathan presso la Scuola del Tempio di Villenour, si è diplomato nel 1985 alla Kalakshetra, Accademia di Musica e Danza di Madras. Ha continuato ad approfondire la sua conoscenza del repertorio tradizionale con numerosi maestri depositari della tradizione, tra cui Ram Gopal, ed è divenuto uno dei maggiori esponenti della danza tradizionale indiana nello stile Bharata Natyam dell’India del sud.
Musicista oltre che danzatore, è stato iniziato giovanissimo al canto dal nonno Gnanamani Pillaj ed ha appreso a suonare la vina sotto la guida di Goumati Shankara.
Nel 1998 ha fondato a Pondichéry Tala Sruti, una scuola di danza e musica e, dal 1990, dirige una propria compagnia di danza. Svolge le sue attività di danzatore e coreografo fra la Francia e l’India, effettuando inoltre tournées in tutto il mondo.
Raghunath Manet si dedica al recupero delle antiche danze tradizionali indiane a livello sia scientifico – è autore de Les Bayadères, danseuses sacrées du Temple de Villenour, ed. Tala Sruti, 1995; Bharata Natyam du Temple à la Scène, Ed. Tala Sruti, 1999; La musique carnatique, Ed. Pondichéry Artists, 2001 – sia pratico, allestendo numerosi spettacoli. Tra le più importanti coreografie: Shivanjali (1988) per la Maison du Cultures du Monde, Pas et rythme (1993) per l’Institut du Monde Arabe, Shiva Tandava (1995) per il Festival di Avignone, Terru Kuttu (1996) per il Quartier d’Eté a Parigi, Chidambaran (2000) all’Opéra Bastille di Parigi e quindi su grandi scene internazionali: Inghilterra, Italia, Stati Uniti, Africa e Australia. Nel giugno 2002, Carolyn Carson l’ha invitato a presentare il suo spettacolo Omkara nell’ambito della rassegna de La Biennale Danza di Venezia.
Nel gennaio 2001 ha ricevuto dal Ministro della Cultura il titolo di Cavaliere delle Arti e delle Lettere.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
31 agosto – 6 settembre 2007, 16-17.30 principianti; 17.30-19 avanzati

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Stage di Danza del Maghreb (Marocco) 2007 a cura di Badiaa Lemniai

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza per il terzo anno uno stage intensivo dedicato alle danze del Maghreb con particolare attenzione alla tradizione del Marocco. Lo stage è affidato alla nota danzatrice Badiaa Lemniai, divulgatrice di una danza di tradizione millenaria che si distingue per la sua grande compiutezza.

Nata a Marrakech, Badiaa impara le danze popolari marocchine, dapprima in ambito familiare poi al Conservatorio di Musica.
Trasferitasi in Europa continua a studiare con i più grandi maestri coreografi del mondo arabo tra i quali Mahmoud Reda e Farida Fahmy, pionieri della danza orientale. Badiaa Lemniai diffonde da anni la danza orientale in Europa, America del Sud, Australia, Marocco, Tunisia ed Egitto. Partecipa a diversi festival e tiene stages in varie città della Svizzera e in Francia, a Bar-le-Duc, ove prepara gli studenti del Centre d’Initiation Musicale nell’ambito della rassegna “Oriente e Occidente”. Insegna all’Università popolare di Mulhouse, a Basilea al Centre “Oasis”, a Losanna al Centro di scambi culturali arabo-svizzeri e a Ginevra all’Atelier d’Ethnomusicologie.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
30 marzo – 1 aprile 2007

Orari dei corsi:
venerdì 30 marzo 10.00 – 12.00  14.00 – 16.00
sabato 31 marzo 10.00 – 12.00  14.00 – 16.00
domenica 1 aprile 10.00 – 12.00  14.00 – 16.00

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Polifonie in viva voce 11. Polifonie femminili della Georgia

L’undicesima edizione, che si tiene quest’anno, è dedicata alle polifonie femminili della Georgia. All’edizione di quest’anno, nel concerto serale, partecipa il gruppo polifonico femminile Mzetamze, costituito nel 1987, e assai noto anche fuori della Georgia, per la scelta di proporre in palcoscenico sia il repertorio tradizionale, sia musiche di composizione recente, a testimonianza della continuità e vitalità della polifonia georgiana.
Al seminario pomeridiano di studio, proposto per approfondire i tratti musicali e gli aspetti culturali delle pratiche polifoniche georgiane, parteciperanno alcuni tra i massimi specialisti dell’analisi e classificazione delle procedure polifoniche: Maurizio Agamennone, Simha Arom, Polo Vallejo e Nato Zumbadze.
Molti musicologi, soprattutto euro-orientali, hanno a lungo considerato e descritto la Georgia come la “culla” della polifonia in Europa, a causa della grande esuberanza e varietà di procedure e generi che le pratiche del cantare in gruppo assumono in questa regione europea. Anche se questa interpretazione, con il tempo, è stata ridimensionata, resta tuttavia indubbio come le manifestazioni georgiane della polifonia risultino tuttora straordinariamente vivaci e complesse: cantare in gruppo è una azione quasi spontanea, per i Georgiani, una consuetudine quotidiana. Pur se prevalentemente maschile, e associata frequentemente a esperienze conviviali, in Georgia è praticata altresì una polifonia femminile, presente in occasioni forse meno appariscenti, ma altrettanto rilevanti sul piano socio-culturale, con esiti musicali di grandissimo interesse.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
28 novembre 2007, Seminario, ore 16.00 – Concerto, ore 20.30

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Master Class di oboe armeno duduk 2007 e concerto di Gevorg Dabaghyan

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza per la prima volta, in collaborazione con la sezione musicale del Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena di Venezia, diretta da Minas Lourian, un seminario dedicato al duduk, strumento a fiato a doppia ancia, costruito in legno d’albicocco e simbolo della tradizione musicale armena. Il duduk (considerato convenzionalmente come l’oboe armeno) è uno strumento popolare dal timbro caldo, leggermente nasale e dalla sonorità fortemente evocativa, che accompagna i canti e le danze di tutte le regioni dell’Armenia oltre ad essere lo strumento privilegiato per matrimoni e funerali.
Nel 2005, il duduk (o dziranapogh in armeno) venne proclamato come il capolavoro rappresentativo della tradizione musicale armena all’interno del “Programma dei Capolavori del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità” dell’Unesco. Il seminario, cui seguirà un concerto, sarà tenuto da Gevorg Dabaghyan, che sarà accompagnato da due maestri del suo Trio: un secondo suonatore di duduk che tiene continuamente il bordone grazie ad una tecnica di respirazione circolare, e un suonatore percussionista di dhol.
Dabaghyan, docente al Conservatorio Statale di Erevan, è uno dei massimi specialisti viventi di questo antichissimo strumento e fondatore di varie formazioni tra cui l’Insieme Shoghaken, votato alla salvaguardia del ricchissimo patrimonio folkloristico armeno. Nel vastissimo repertorio di Dabaghyan ha grande rilievo anche la musica liturgica, parte fondamentale di una tradizione plurimillenaria caratterizzata dalle forti radici culturali cristiane, essendo l’Armenia la prima nazione che proclamò il cristianesimo come religione di stato nel 301.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
26 maggio 2007

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Workshop di canto indiano Dhrupad 2007 a cura di Amelia Cuni

Il Dhrupad, il genere più antico della musica colta dell’India del Nord, influenzato dalle pratiche dello yoga del suono (nada yoga) e tramandato oralmente da famiglie d’arte. Evolutosi nel corso dei secoli fino a diventare il tramite fra la musica dei templi e quella delle corti, fra sacro e profano, viene oggi considerato il fondamento della musica strumentale e vocale indostana. L’aspetto introspettivo e meditativo si alterna a strutture ritmiche e improvvisazioni di grande vitalità, i vocalizzi ai versi poetici.

Il seminario, che si svolge nell’arco di 4 giorni, è tenuto da Amelia Cuni, con la collaborazione di Francesca Cassio. Durante le lezioni, articolate su due livelli, sono gradualmente esposti e praticati i fondamenti della tradizione dhrupad che si possono così riassumere:

– lavoro dettagliato sull´emissione della voce e esercizi fisici preparatori
– il modo musicale: RAGA
– l´intonazione e le tecniche vocali
– il ciclo ritmico: TALA
– l´improvvisazione

Questi elementi sono compatibili con qualsiasi genere vocale e forniscono una serie di tecniche ed esercizi che possono essere integrate con successo anche in altri linguaggi musicali.
Amelia Cuni trasmette la sua ventennale esperienza con la vocalità indiana in modo diretto e personalizzato secondo le esigenze dello studente europeo.
Il corso privilegia l´aspetto pratico e, per mezzo di semplici esercizi alla portata di ciascuno, la materia è svolta in modo sistematico, affrontando comunque tutti gli argomenti principali della teoria musicale indostana.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
26 – 29 aprile 2007

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