Con la seconda edizione di Sguardi musicali: progetti di etnomusicologia visuale curata da Giovanni Giuriati, Marco Lutzu e Simone Tarsitani, l’Isituto Interculturlae di Studi Musicali Comparati prosegue le attività di formazione dei giovani ricercatori ed etnomusicologi nell’uso delle tecnologie audiovisive attraverso iniziative distinte e complementari e attraverso l’offerta di diverse borse di studio.
Il workshop di quest’anno dal titolo La produzione audiovisiva in etnomusicologia: progettazione e montaggio a cura di Marco Lutzu, Simone Tarsitani è a numero chiuso.
L’accesso è limitato ai partecipanti selezionati tramite bando di concorso.
Durante i cinque giorni si alterneranno sessioni di insegnamento teorico, visione di materiali e discussioni ed esercitazioni pratiche. I partecipanti potranno sperimentare direttamente le basi del corso lavorando sui materiali di documentazione realizzati durante la precedente edizione del workshop relativi alla presenza della cantante indiana Sunanda Sharma a Venezia nel giugno 2018.
Il corso sarà tenuto da Marco Lutzu e Simone Tarsitani, etnomusicologi con anni di esperienza accademica e internazionale nella produzione audio e video. I partecipanti dovranno avere attrezzature proprie che comprendano: (videocamera HD), laptop in grado di gestire in formato HD, cuffie, software di editing video (es. iMovie, Movie Maker), spazio di archiviazione di almeno 50 GB (su memoria interna o esterna sufficientemente veloce – Thunderbolt, USB3, FireWire).
Per informazioni sul bando per 10 borse di studio scarica Bando_Workshop_Sguardi_2019
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Al via il primo corso di perfezionamento dell’Alta Scuola Italiana di Gastronomia Luigi Veronelli, in collaborazione con Fondazione Giorgio Cini, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, dal titolo: “Camminare le vigne: luoghi, persone e cultura del vino italiano”.
Si tratta di un percorso di perfezionamento che, per 180 ore in un semestre, consentirà ai corsisti ammessi di approfondire, insieme a 35 autorevoli docenti, i vini e i cibi d’Italia quali elementi di un patrimonio culturale che comprende i beni storici, artistici e paesaggistici.
Inoltre l’Alta Scuola Veronelli annuncia l’attivazione di una partnership tecnica con San Giorgio Cafè, ristorante gourmet, recentemente inaugurato, realizzato da D’Uva all’interno degli spazi di Fondazione Giorgio Cini e firmato da Filippo La Mantia, oste e cuoco siciliano.
L’Alta Scuola Veronelli, è nata nel 2018 dalla collaborazione tra Seminario Veronelli e Fondazione Giorgio Cini per proporre, grazie al sostegno di Banca Generali Private, main sponsor, servizi formativi e approfondimenti culturali dedicati a professionisti e operatori del settore agroalimentare.
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Il Workshop Research-led Performance: Percussione Crea-Azione, organizzato dall’Istituto per la Musica della Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con il Tetraktis Percussioni ensemble, è rivolto ai percussionisti con esperienza in ensemble di percussioni, solista e orchestrale.
E’ inoltre rivolto ai compositori interessati a sviluppare la loro scrittura per ensemble di percussioni e ad approfondire l’uso delle percussioni stesse.
Attraverso sessioni teoriche e di pratica musicale, saranno affrontati tre brani di compositori di cui l’Istituto per la Musica conserva il fondo archivistico:
Giacomo Manzoni, D’improvviso per sei/dodici percussionisti (1981)
Niccolò Castiglioni, Cronaca del Ducato di Urbino per sei percussionisti (1991)
Fausto Romitelli, Chorus per sei percussionisti (2001)
Le sessioni pratiche saranno affidate a Tetraktis Percussioni ensemble.
Le sessioni teoriche saranno tenute da Massimiliano Locanto (Università degli Studi di Salerno), Veniero Rizzardi (Università Ca’ Foscari di Venezia e Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova) e Francisco Rocca (Fondazione Giorgio Cini di Venezia) e moderate da Gianfranco Vinay (Université de Paris 8). In conclusione ci sarà l’intervento del compositore Giorgio Battistelli.
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In occasione dei centottanta anni dalla nascita della fotografia, l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini, in collaborazione con Fratelli Alinari. Fondazione per la Storia della Fotografia, organizza un convegno di studi dedicato al rapporto tra la nascente arte della fotografia e la scena teatrale italiana al tempo della Belle Époque. L’obiettivo dell’incontro è quello di studiare la produzione fotografica ottocentesca e primonovecentesca, per mettere in luce quella sorta di “affinità elettiva” tra pratica teatrale e pratica fotografica che ha caratterizzato in modo particolare questi primi decenni di storia della fotografia.
Al fine di comprendere le caratteristiche di questo fenomeno e studiarne le ricadute sul mondo teatrale e sulla società del tempo, il convegno intende individuare i fotografi che si sono occupati di questo genere fotografico e di ricostruire i rapporti intercorsi tra questi e gli artisti della scena e/o le compagnie ritratte. Particolare attenzione sarà riservata al ritratto dell’interprete femminile e alla circolazione di questo tipo di fotografia attraverso la stampa generalista e di settore.
Il convegno, il cui comitato scientifico è composto da Maria Ida Biggi, Stefano Mazzoni, Emanuela Sesti, Tiziana Serena e Marianna Zannoni, vedrà la partecipazione dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dell’Università degli Studi di Firenze.
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In relazione alla mostra aperta al pubblico a LE STANZE DEL VETRO, Maurice Marinot. Il vetro, 1911-1934, a cura di Jean-Luc Olivié e Cristina Beltrami, il Centro Studi del Vetro organizza per giovedì 16 maggio un Convegno internazionale che approfondirà la figura di Maurice Marinot.
Un ‘caso’ unico in cui per la prima volta un artista adulto, senza formazione iniziale nel mestiere, dedica oltre vent’anni della sua carriera alla creazione di opere basate sull’antica tecnica artigianale del vetro soffiato. Questa circostanza, unita a una creatività eccezionale e guidata da una semplice ma acuta attenzione alle possibilità plastiche di questa “acqua solidificata”, lo porta alla creazione di oggetti unici, in un’estetica completamente nuova, rapidamente percepita dai suoi contemporanei come un’espressione, naturale e preziosa, della modernità.
L’originalità del suo lavoro ha trovato rapida diffusione, specie attraverso le mostre internazionali, suscitando un’influenza profonda sulle diverse generazioni a venire. Il simposio approfondirà il percorso di Maurice Marinot grazie ai contributi di studiosi e critici di fama internazionale, tra cui Jean-Luc Olivié, Cristina Beltrami, Veronique Ayroles, Adriaenssens Werner e Jared Goss.
Il convegno è aperto al pubblico fino a esaurimento dei posti disponibili.
Sarà presente una traduzione simultanea.
Momento centrale delle celebrazioni per il 50° anniversario della fondazione dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati è costituito da un convegno organizzato in collaborazione con Humboldt Forum Im Berliner Schloss Ethnologisches Museum Staatliche Museen zu Berlin, per riflettere sulla diffusione delle musiche nel mondo negli anni sessanta, il periodo in cui l’Istituto fu fondato. Poco si è riflettuto finora su un aspetto cruciale della storia musicale del Novecento in cui l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati e l’Istituto berlinese da cui nacque (International Institute for Comparative Music Studies and Documentation), fondato nel 1963, svolsero un ruolo importante.
Storici, antropologi, oltre che musicologi ed etnomusicologi, dialogheranno in prospettiva interdisciplinare per comprendere motivazioni e dinamiche della diffusione di musiche extraeuropee in Italia e nel nostro continente. Per fare ciò verranno affrontati temi quali la guerra fredda e il confronto tra i due blocchi, la nascita e le posizioni culturali delle organizzazioni internazionali, oltre che ricostruire un dibattito tra gli etnomusicologi che ha contribuito a configurare il nostro modo di conoscere e valutare le musiche del mondo sul piano culturale ed estetico.
Verranno presi in considerazione il celebre convegno East-West Music Encounter, tenutosi a Tokyo nel 1961, il ruolo di organizzazioni quali l’Unesco, il Congress for Cutural Freedom, l’International Music Council, l’International Folk Music Council e il contributo di figure quali Alain Daniélou, Nicholas Nabokov, Jack Bornoff.
Il convegno prevede, oltre agli interventi, anche delle conversazioni con alcuni dei protagonisti di quel movimento e di quegli anni: Simha Arom, Jacques Cloarec, Ivan Vandor.
Il giorno 31 maggio alle ore 18.30 il Maestro Chaurasia eseguirà un concerto di musiche della tradizione classica indiana, sarà accompagnato alle tabla da Satyajit Talwalkar, giovane ma già affermato percussionista, anch’egli rappresentante di spicco della nuova generazione di musicisti classici dell’India contemporanea.
Il 13-15 maggio ci sarà l’usuale incontro confronto di studio organizzato dall’Istituto per la Storia della Società e dello Stato Veneziano, dedicato, questa volta, alle Grandi e piccole illusioni. Sin d’ora anticipabile che tra gli argomenti ci sarà quello della carica illusoria propulsiva alla nascita della città, quello del vagheggiamento della villa ideale, quello delle attese suscitate dalla modernità, quello delle ambizioni sottese al cardinalato nel ’500. Ovvio – ma non per questo banale – constatare che l’illusione, accompagnata o no che sia dalla delusione, è una componente fondamentale della condizione umana. Di qui, in cinque mezze giornate, il seminario dedicato, appunto, al tema delle grandi e piccole illusioni, storicamente riscontrabili in varie aree geostoriche della penisola. Ad esempio la grande illusione animante la storia di Venezia d’una nascita singolare per un destino eccezionale. È una grande illusione, che vien da
dire collettiva. Ci sono poi le illusioni tramanti le vicende individuali, come, tanto per esemplificare, quelle che nutrono le aspirazioni alla porpora cardinalizia di Pietro Bembo.
Grandi e Piccole Illusioni 2019
Workshop Research-led Performance: I quartetti per archi di Béla Bartók e Gian Francesco Malipiero in collaborazione con il Quartetto di Venezia e il Bartók Archívum di Budapest
I quartetti per archi occupano una posizione fondamentale nella produzione di Béla Bartók e di Gian Francesco Malipiero. Con una forte declinazione personale, i due compositori hanno elaborato una concezione della forma e della sonorità quartettistica che si discosta dal modello classico e mira a un nuovo tipo di espressività, spesso improntata alla tradizione popolare.
Obiettivo del workshop è quello di studiare i quartetti di Bartók e Malipiero da una duplice prospettiva teorica e pratica, mettendo in evidenza eventuali convergenze stilistiche e tecnicointerpretative.
Al centro dell’attenzione saranno il Sesto Quartetto di Bartók e il Settimo Quartetto di Malipiero. Nel workshop si alterneranno esercitazioni strumentali e sessioni di ricerca
musicologica. I docenti della parte strumentale saranno i componenti del Quartetto di Venezia; le sessioni musicologiche saranno affidate a Francisco Rocca e Lásló Vikárius.

Questa tavola rotonda approfondisce l’idea di “scuola veneziana” prospettata da Giovanni Morelli nel suo suo influente saggio “La carica dei quodlibet”. Il musicologo si riferiva al clima degli anni Quaranta e Cinquanta, a quella “bottega degli ‘alti conversari’” che si era formata nel triangolo di Gian Francesco Malipiero, Bruno Maderna e Luigi Nono. Le pratiche contrappuntistiche pre-tonali e l’idea di spazio sono fulcri tematici attorno a cui gravitava lo scambio intergenerazionale in quella fase. La recente acquisizione dei fondi Renato De Grandis ed Ernesto Rubin de Cervin, dei quali sarà possibile visionare importanti fonti durante la manifestazione, offre l’occasione per riconsiderare quelle tematiche in relazione agli ultimi decenni del XX secolo e all’inizio del XXI secolo. Partecipano: Claudio Ambrosini, Marino Baratello, Silvia Cappellini, Angela Carone, Mauro Lanza, Andrea Liberovici, Mario Messinis, Corrado Pasquotti, Massimo Priori, Veniero Rizzardi, Alvise Vidolin.
Nelle società europee contemporanee è possibile leggere una tendenza al processo di secolarizzazione, inteso come “declino dell’egemonia religiosa”, “uscita dalla religione”, e anche come indebolimento dell’influenza del quadro normativo religioso. Allo stesso tempo, le religioni hanno aumentato la loro visibilità nella sfera pubblica: questo è il caso dell’Islam, costruito come un “problema pubblico”; tuttavia, questo è anche il caso del cattolicesimo, che sperimenta una forte mobilitazione identitaria dimostrando in diversi paesi il suo dinamismo. Ciò ci costringe a mettere in discussione la definizione di secolarizzazione e la presunta neutralità della sfera pubblica e delle istituzioni. Più precisamente, ci si deve interrogare sulla portata di queste evoluzioni di fronte alle esigenze della cittadinanza democratica, come base dello spazio pubblico comune. “Contestare in nome della religione” considera diversi aspetti della relazione tra religione e politica: richieste individuali di esenzione da specifiche attività; una lotta collettiva per un riconoscimento legale mediante l’iscrizione di una clausola di coscienza durante l’elaborazione delle leggi; fenomeni di disobbedienza a misure di ordine pubblico, ecc.
Questa conferenza internazionale, che riunisce partner accademici provenienti dall’Europa e dal Nord America, si propone anche di essere un luogo di formazione per giovani ricercatori, a cui verranno proposte attività specifiche intorno allo studio della moralità politica e della cittadinanza.
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