Istituto Musica Comparata Archives - Pagina 10 di 16 - Fondazione Giorgio Cini

IL FLAUTO MAGICO SECONDO L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO

Venezia, Teatro Goldoni Venerdì 30 gennaio 2015, ore 20.00

Per celebrare il ventesimo anniversario del Seminario Internazionale di etnomusicologia, un appuntamento importante nell’attività dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati , verrà organizzato uno spettacolo al Teatro Goldoni “Il Flauto Magico secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio” per la prima volta a Venezia.

Questo spettacolo originale ispirato all’opera di W. A. Mozart, in cui l’Orchestra, diretta da Mario Tronco e composta da elementi con background molto distanti sia dal punto di vista culturale che musicale, porta nell’Opera la cultura e la lingua di ogni musicista – arabo, inglese, spagnolo, tedesco, portoghese, wolof, italiano – spaziando dal folk, al reggae alla classica al pop e al jazz.

Il Flauto Magico secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio divenuto ormai un cult con le sue 150 repliche – di cui quella del 30 gennaio 2015 è l’unica in Veneto – è ambientato in un luogo immaginario, senza riferimenti alla geografia reale e racconta un Flauto Magico contemporaneo, che si svolge in una società multirazziale di questi tempi. Non si tratta dell’esecuzione integrale dell’opera di Mozart, le melodie sono riconoscibili ma alcune sono solo tratteggiate, senza sviluppo e senza parti virtuosistiche, intrecciate a brani originali dell’Orchestra.

L’Orchestra di Piazza Vittorio costituisce uno degli esempi più significativi di quelle pratiche multietniche nei quali musicisti provenienti da diverse parti del mondo si uniscono in formazioni composite e a geometria variabile. Si tratta di un esempio concreto di come nuove creatività contemporanee sperimentino linguaggi musicali nei quali diverse culture vengono combinate in modo da creare nuove forme sonore che contengano elementi tratti dalle culture di partenza, riconfigurati in forme creative e innovative.

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Lo spettacolo è ad ingresso gratuito fino a esaurimento posti.
Si consiglia di prenotare inviando una e-mail a info@cini.it con indicati i nomi dei partecipanti (massimo 2 partecipanti per e-mail*) entro il 23 gennaio, per ricevere l’invito nominale da stampare e presentare all’ingresso con un documento di identità. Le persone che hanno ricevuto l’invito avranno la precedenza all’ingresso.
*Si prega di comunicare tempestivamente eventuali cambi di nominativo.

Simha Arom: Le ragioni della musica. Scritture di musicologia africanista

Presentazione del volume a cura di Maurizio Agamennone e Serena Facci

Martedì 11 novembre, 2014
ore 16, Aula “Mario Baratto”
Università Ca’ Foscari Venezia, Dorsoduro, 3246

Evento a cura della Fondazione Ugo e Olga Levi, dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati della Fondazione Giorgio Cini e del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari Venezia.

Il volume propone in traduzione italiana dieci saggi dello studioso franco-israeliano Simha Arom, composti tra il 1976 e il 2009, rappresentativi delle sue ricerche, intuizioni metodologiche, invenzioni tecnologiche e interazioni dialogiche. Nella introduttiva Conversazione con un Maestro lo stesso studioso ripercorre alcune delle sue principali esperienze di ricerca, spesso condotte in situazioni di statu nascenti, misurandosi con pratiche ben poco conosciute, se non dai detentori locali, e che mai erano state oggetto di rilevazioni capaci di coglierne le regole interne. Completano il volume preziosi documenti sonori e visuali, raccolti tra il 1965 e il 2001, compresi nel CD e nel DVD allegati: si tratta di testi che costituiscono un efficace compendio documentale per le “scritture di musicologia africanista” proposte in questo volume, irrinunciabile testimonianza di una lunga attività di ricerca che ha prodotto una documentazione imponente, oggi saldamente tutelata dalla Bibliothèque Nationale de France.

Simha Arom (Düsseldorf 1930) è direttore emerito di ricerca presso il Centre National de la Recherche Scientifique, membro fondatore di Société française d’ethnomusicologie, Société française d’analyse musicale, European Society for the Cognitive Sciences of Music ed European Seminar in Ethnomusicology. Chevalier des Arts et des Lettres, nel 2008 ha conseguito ilKoizumi Fumio Prize for Ethnomusicology (Tokyo) e il Prix International de la Fondation Fyssen (Paris). Nel 2012 è stato acclamato ‘Honorary Member’ dell’International Musicological Society. È autore di numerose monografie e centinaia di saggi e articoli, cui si aggiungono oltre venti dischi di documentazione sonora e cinque film etnografici, in formati diversi. È stato lungamente attivo in diversi terreni, dall’Africa centrale alla Georgia, dalla Grecia a Israele. Il suo Polyphonies et polyrythmies instrumentales d’Afrique Centrale (Paris 1985, ed. ingl. Cambridge 1991) costituisce un testo fondamentale negli studi di africanistica. È considerato uno degli etnomusicologi più importanti nello scenario contemporaneo.

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Folk Daoist Ritual Music of North China. The Li family Doaist band

FOLK DAOIST RITUAL MUSIC OF NORTH CHINA 

The Li family Daoist band

a cura di Stephen Jones

Intersezioni Musicali – CD IM03

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E’ un DVD-book la terza pubblicazione che appare nella collana Intersezioni musicali, promossa dall’IISMC in collaborazione con l’editore Nota.

Si tratta della sintesi filmata di due concerti svoltisi rispettivamente presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, il 25 marzo 2012, e presso il Zhongshan Concert Hall di Pechino, l’8 ottobre 2012, curata da Stephen Jones, studioso che da anni conduce ricerche su queste musiche. Di Stephen Jones sono anche i testi del libretto che accompagna il DVD, sia in inglese che in italiano. Protagonista dei concerti è la famiglia Li, un gruppo di preti laici che ancora oggi opera nel nord della provincia dello Shanxi, che esegue una selezione dei repertori rituali daoisti opportunamente adattata per essere eseguita in forma spettacolare. Da nove generazioni, la famiglia Li, i cui attuali componenti sono tutti discepoli del grande maestro Li Qing (1926-1999), esegue elaborati rituali, tramandando oralmente le competenze musicali e rituali ai propri membri più giovani.

Il daoismo rituale si pratica ancora ovunque nella Cina contemporanea, comprese le aree rurali, dove piccoli gruppi, a carattere familiare, di specialisti laici del rito lavorano per portare benessere alle proprie comunità locali. Questi riti si inseriscono nella quotidianità delle comunità di villaggio: dalla celebrazione dei funerali a cerimonie che prevedono invocazioni e offerte alle divinità in cambio di benefici riguardanti ambiti della vita molto concreti come la salute o il lavoro agricolo; oltre a queste forme di “assistenza rituale” alle famiglie, i preti laici si occupano anche degli aspetti rituali di cerimonie ed eventi pubblici, come le fiere organizzate dai templi.

I riti daoisti presentano una componente musicale estremamente articolata che, in forma di concerto, si può apprezzare pienamente. Le otto tracce del DVD presentano esempi di musica rituale eseguita dai preti laici, utilizzata per dare forma al rito e scandirne le sequenze, oltre a rappresentare, in alcuni casi, una forma di intrattenimento. I repertori vocali sono costituiti dalla recitazione di mantra e di scritture e dal canto di inni alle divinità accompagnati da percussioni rituali, come, ad esempio, l’inno ‘Declamazione per la suprema grandezza’ (traccia 7). Tra gli strumenti utilizzati per i repertori rituali, oltre alle percussioni, figurano l’organo a bocca sheng e l’oboe guanzì. La musica strumentale assolve a diverse funzioni che vanno dall’accompagnamento di processioni, all’inserimento di intermezzi comici che interrompono le sequenze più strettamente cerimoniali nel corso di alcuni riti come, ad esempio, nei vivaci ‘Brani tratti dal teatro d’opera locale, con sequenze buffe’ (traccia 4).

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Compositori armeni nella musica classica ottomana

Ensemble Bîrûn. Direttore artistico: Kudsi Erguner

ANNO: 2014

Nota Edizioni, Udine

Intersezioni Musicali – CD IM02

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Questo CD è il secondo – all’interno della collana Intersezioni Musicali, promossa dall’IISMC ed edita da Nota – dedicato alla musica classica ottomana.

Come il precedente, Compositori alla corte ottomana, esso costituisce l’esito fortunato di Bîrûn, un programma annuale di incontri promosso dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati che mira, attraverso la formazione di un ensemble temporaneo diretto dal Maestro Kudsi Erguner e formato da giovani musicisti, ad approfondire vari aspetti della musica classica del mondo ottomano-turco. I musicisti, selezionati tramite un bando internazionale, prendono parte a una settimana di lavoro in residence presso la Fondazione Giorgio Cini, i cui risultati vengono poi presentati in un concerto pubblico presso la Fondazione stessa e confluiscono nella pubblicazione di un CD.

Registrato nel corso dell’edizione 2013 dei seminari Bîrûn, questo lavoro è dedicato all’esplorazione dei repertori di musica ottomana composti da autori armeni. Da non confondere con forme espressive aventi un carattere nazionale turco o comunque strettamente “etnico”, la tradizione del maqâm è caratterizzata da uno sviluppo storico segnato da numerosi apporti e commistioni estetiche e stilistiche, coerenti con l’impronta multiculturale e multietnica dell’Impero Ottomano e specialmente della sua capitale. Sviluppatasi a partire dal XV secolo fino al crollo dell’Impero, la musica classica ottomana ha assorbito e rielaborato elementi stilistici e repertori provenienti non solo dal mondo islamico, ma anche altre culture tra cui quelle azera, persiana, armena, ebraica e greca, inizialmente grazie alla presenza di acemî – “esperti stranieri” spesso prigionieri di guerra – e successivamente grazie alla presenza di compositori provenienti dalle diverse provincie dell’Impero e dall’estero, appositamente giunti a Istanbul grazie alla sua crescente capacità di attrazione. L’apporto degli armeni alla tradizione musicale del maqâm è stato corposo ed esteso nel tempo; tale apporto è evidente nel contributo dato allo sviluppo del genere poetico-musicale dello şarki e nella diffusione del sistema di notazione neumatica Hampartzum notası, messo a punto da quello che può essere considerato il “padre” dei compositori armeni, Hampartzum Limonciyan (tracce 3 e 13) e divenuto in seguito il più usato in ambito ottomano. Tra gli altri numerosi compositori armeni di una certa rilevanza in ambito ottomano, vanno menzionati Bimen Sen (tracce 8, 10 e 11) – noto per la bellezza del sua voce e per la sua ampia produzione nell’ambito del genere poetico-musicale del (dello?) şarkı – Nikoğos Ağa Melkoyan (traccia 7) e Tatyos Enkserciyan Efendi (traccia 18).

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Performance – Cantastorie e contastorie in Cina

Sabato 18 ottobre, ore 20

Auditorium Santa Margherita, Dorsoduro 3689, Venezia

Ingresso libero

Programma

Stile Yangzhou

Ma Xiaolong, contastorie

Ren Dekun, contastorie

Shen Zhifeng, cantastorie e sanxian (liuto a tre corde)

 

Stile Tanci

Gao Bowen, cantastorie e sanxian

Lu Jinhua, cantastorie e pipa (liuto a manico corto a quattro corde)

Dai Xiaolian, guqin (cetra a sette corde)

 

Stile Nanguan

Cai Yayi, cantastorie e pipa

 

Abbi Patrix, contastorie (La Maison du Conte)

 

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L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza, in collaborazione con il Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea dell’Università Ca’ Foscari Venezia, l’Istituto Confucio Venezia e Chime (Leida), nell’ambito del convegno internazionale “Cantastorie e contastorie in Cina”, una serata dedicata ai cantastorie cinesi. Durante la performance si esibiranno artisti provenienti da diverse località cinesi, rappresentanti di svariati generi e stili narrativi. A questi si aggiungerà Abbi Patrix, famoso contastorie francese de La Maison du Conte.

Fin dall’antichità, in Cina, le case del tè, i teatri tradizionali, i mercati pubblici, i giardini signorili e altri spazi sia all’aperto che all’interno di edifici costituiscono il palcoscenico per i contastorie e i cantastorie.  Essi si esibiscono con strumenti a corde pizzicate e tamburi, oppure anche senza alcuno strumento, talvolta utilizzando semplicemente un ventaglio oppure un blocchetto di legno per sottolineare i colpi di scena e i momenti salienti delle loro storie. Gli stili interpretativi possono spaziare dall’opera al rap, da esecuzioni delicate dai toni sommessi a quelle più chiassose e vivaci, da spettacoli in stile country-western a quelli meditativi e raffinati, in stile classico.

Generi quali Suzhou tanci (cantastorie), Yangzhou pinghua (contastorie) e Nanyin (ballate d’amore tipiche della Cina meridionale) rappresentano alcuni ricercati esempi di arte narrativa. Nella Cina settentrionale si possono ascoltare canzoni straordinarie appartenenti a svariati generi, con l’accompagnamento di un tamburo piatto, come le canzoni eseguite con il grande tamburo, provenienti dalla capitale (Jingyun dagu), ma vi sono anche innumerevoli forme di arte narrativa meno conosciute: rurali o urbane, professionali o amatoriali, con o senza accompagnamento musicale, più o meno raffinate, in versi o in prosa.

Taluni generi sono interamente cantati, mentre altri alternano il cantato con il parlato, oppure si basano esclusivamente sul parlato. Gli strumenti musicali maggiormente utilizzati sono liuti, violini, tamburi, crotali, gong e cimbali.  I contenuti narrativi attingono alle aree tematiche di tipo storico, religioso e spirituale, spaziando dai classici racconti d’amore, tradimenti e gesta eroiche alle storie di fantasmi, fatti di cronaca, attualità, politica e alla pubblicità.

Un certo numero di generi narrativi risalgono ai tempi delle dinastie Tang, Song e Yuan e parte dei loro contenuti deriva dalla letteratura dell’epoca (X-XIV secolo). Altri generi sono più recenti, oppure, essendo stati principalmente trasmessi oralmente, è impossibile stabilirne l’età effettiva. Esiste una vera e propria cornucopia di tipologie e stili esecutivi, dai nomi intriganti come “Il bambù parlante”, “I pettegolezzi dei crotali” e molti altri.

Gli artisti sono altrettanto diversi tra loro. Alcuni hanno imparato i trucchi del mestiere dai loro genitori. Accade frequentemente che i cantastorie tramandino la professione di padre in figlio, o di madre in figlia, e si guadagnino da vivere come artisti itineranti alle fiere e alle feste presso i templi, nei mercati oppure come dipendenti di case del tè e teatri. Alcuni hanno fama di essere dei veri e propri maestri nella loro arte e capita di sentirli alla radio e alla televisione o di trovarli in internet. Storicamente, molti artisti facevano parte di corporazioni locali volte a tutelare i loro interessi professionali e commerciali.

 

Polifonie ‘in viva voce’ 18

Polifonie “migranti” a Venezia

Ore 16: Seminario con Maurizio Agamennone, Giuseppina Casarin, Giovanni De Zorzi e Annunziata Veronese.

Ore 18.30: Concerto del coro multietnico “Voci dal Mondo” (Venezia)

Il progetto Polifonie “in viva voce” costituisce l’occasione più rilevante in Italia e in Europa per ascoltare e osservare le pratiche polifoniche fervidamente conservate in numerose tradizioni locali. Dal 1997 sono stati ospiti del programma veneziano cantori e strumentisti provenienti dalle grandi isole del Mediterraneo, dal Caucaso, dall’Europa orientale, dalla regione balcanica e da diverse località della penisola italiana: è stato possibile, perciò, ascoltare polifonie maschili e femminili particolarmente esuberanti, complesse e multiformi, spesso divenute vivaci marcatori di mobili e irrequiete identità locali, pure riconosciute dai protocolli Unesco quali patrimoni immateriali dell’umanità. Ai cantori si sono affiancati i migliori specialisti d’area (studiosi, compositori, rilevatori), che hanno proposto la descrizione e analisi delle polifonie ospitate, secondo le più aggiornate procedure di valutazione (musicologia, antropologia, storia-culturale, studi di genere, studi culturali e post-coloniali, ecc.).

Nell’edizione 2014, il programma Polifonie “in viva voce” persegue un altro obiettivo. In molte aree metropolitane europee di forte immigrazione, certe pratiche musicali hanno costituito un veicolo efficace di confronto, incontro, conoscenza, integrazione, solidarietà. Nella città di Venezia da qualche anno è in atto un processo amministrativo-politico-culturale che affida alla polifonia di grande gruppo l’obiettivo e la speranza di contribuire a integrare persone, famiglie e gruppi culturali provenienti da numerose regioni del mondo, che proprio a Venezia hanno trovato un approdo possibile, momentaneo o più duraturo. Il coro Voci dal mondo, diretto da Guseppina Casarin costituisce lo scenario performativo in cui persone diverse, per lingua, cultura, religione e altre appartenenze, cercano di incontrarsi e “stare insieme”, combinando, miscelando e fondendo contributi e spunti musicali parziali, di origini molteplici, in una esperienza di grande gruppo che in occasioni diverse ha animato profondamente il paesaggio sono di Venezia, soprattutto nelle aree periferiche. L’istanza politico amministrativa che prova ad alimentare questo processo è rappresentata ETAM – Animazione di Comunità e Territorio del Comune di Venezia, grazie al tenace impegno di Roberta Zanovello.

Maurizio Agamennone (Università di Firenze)

La XVIII edizione di Polifonie “in voce” è organizzata in collaborazione con ETAM – Animazione di Comunità e Territorio, Direzione Politiche Sociali Partecipative e dell’Accoglienza del Comune di Venezia.

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XX Seminario Internazionale di etnomusicologia

Dal 29 al 31 gennaio 2015, l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza la XX edizione del Seminario Internazionale di etnomusicologia a cura di Francesco Giannattasio, dal titolo “Le tradizioni musicali fra documenti, patrimoni e nuove creatività”.

Il seminario 2015, intitolato Le tradizioni musicali fra documenti, patrimoni e nuove creatività, intende indagare lo stato e la natura attuale delle tradizioni musicali oggetto di una investigazione inter- e transculturale discutendo dei processi di patrimonializzazione in atto nelle politiche culturali a livello internazionale (cultura immateriale, riconoscimenti Unesco), dell’importanza degli archivi sonori nella ricerca e documentazione delle tradizioni musicali e delle nuove creatività che, in una prospettiva transculturale, oggi si esprimono, in modi anche fortemente diversi fra loro, nelle musiche del mondo.

Proprio per celebrare il ventesimo anniversario di questo appuntamento così importante nell’attività dell’IISMC, in coincidenza con i lavori del seminario verrà organizzato uno spettacolo al Teatro Goldoni “Il Flauto Magico secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio” per la prima volta a Venezia.

L’Orchestra di Piazza Vittorio costituisce uno degli esempi più significativi di quelle pratiche multietniche nei quali musicisti provenienti da diverse parti del mondo si uniscono in formazioni composite e a geometria variabile. Si tratta di un esempio concreto di come nuove creatività contemporanee sperimentino linguaggi musicali nei quali diverse culture vengono combinate in modo da creare nuove forme sonore che contengano elementi tratti dalle culture di partenza, riconfigurati in forme creative e innovative.

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[accordion_entry title=”Programma Seminario”]

Giovedì 29 gennaio

ore 9.30 – 12.30

Francesco Giannattasio (Università di Roma «La Sapienza»)

Introduzione al Seminario

Dan Lundberg (Svenskt Visarchiv, University of Stockholm)

Pluralize or polarize? Music archiving and ideology

ore 14.00-16.00

Ignazio Macchiarella (Università di Cagliari)

Paradossali monumenti

Venerdì  30 gennaio

ore 9.30 – 12.30

Mario Tronco (musicista, compositore), Leandro Piccioni (musicista, compositore)

L’Orchestra di Piazza Vittorio: un’esperienza creativa multimusicale

ore 14.00-16.00

Incontro con i musicisti dell’Orchestra  di Piazza Vittorio

ore 20.00 Teatro Goldoni, Venezia

Il Flauto Magico secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio

Direzione artistica e musicale: Mario Tronco, elaborazione musicale: Mario Tronco e Leandro Piccioni

Sabato 31 gennaio

ore 9.30 – 13.30

Anthony Seeger (UCLA e Smithsonian  Institution)

Changing Our Story from one of Loss to one of Potential through Audiovisual Archives

Discussione finale

 Info: Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati- www.cini.itmusica.comparata@cini.it – T +39 041 2710357

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[accordion_entry title=”Storia “]

Ideato nel 1995 da Francesco Giannattasio, allora direttore dell’IISMC, che ne ha curato tutte le edizioni, il Seminario ha visto avvicendarsi a Venezia molte fra le più illustri figure dell’etnomusicologia internazionale (per citarne alcune: Simha Arom, Jean During, Mantle Hood, Steven Feld, Jeremy Montagu e Adelaida Reyes), spesso invitate a confrontarsi con famosi musicisti (come Ali Farka-Touré, Riccardo Tesi), direttori artistici, registi e video documentaristi, nonché ingegneri del suono (come Gerard Mueller, che ha curato la progettazione dell’acustica dell’Auditorium Parco della Musica di Roma).

Il ventennale del Seminario costituisce una tappa importante per la storia dell’IISMC, avendo contribuito largamente ad un percorso che ha visto il consolidarsi del ruolo dell’Isituto, divenuto sempre più punto di riferimento fondamentale per l’etnomusicologia italiana e referente importante in ambito europeo e internazionale.

Il seminario, che si svolge sempre nell’ultimo fine settimana di gennaio, è diventato nel tempo luogo di incontro privilegiato per studiosi etnomusicologi e studenti di etnomusicologia, tanto da diventare un appuntamento fisso per studenti e dottorandi provenienti da varie università tra cui l’Università di Roma “La Sapienza”, Roma “Tor Vergata”, Cagliari, Cremona oltre che, naturalmente, Venezia. Per alcuni anni, grazie a una convenzione tra Ca’ Foscari e Fondazione Cini gli studenti di etnomusicologia dell’Università hanno potuto frequentare il Seminario ottenendo crediti formativi.

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[accordion_entry title=”Pubblicazioni tratte dai seminari”]

Alcuni seminari sono confluiti in pubblicazioni a stampa e altre in pubblicazioni online

Classificazione e analisi dei procedimenti polifonici, L’indagine storica in etnomusicologia: Oriente e Occidente, Il verso cantato: la poesia orale in una prospettiva etnomusicologica, Filmare la musica: etnomusicologia e comunicazione audiovisiva, L’etnomusicologia e il nuovo consumo della world-music, Gli spazi sonori della musica, Etnomusicologia e studi di popular music: quale possibile convergenza?, L’Etnomusicologia e le musiche contemporanee, Etnomusicologia, musicologia evolutiva e neuroscienze, Prospettive di una musicologia comparata nel XXI secolo: etnomusicologia o musicologia transculturale?.

 

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[accordion_entry title=””Vent’anni di Seminari Internazionali di etnomusicologia” di Francesco Giannattasio”]

Nelle ultime edizioni del Seminario ci si è attentamente interrogati su status, prospettive, compiti e metodi d’indagine di una musicologia comparata del XXI secolo, vista la completa trasformazione del panorama sociale e culturale del mondo. Ai fini di un adeguamento alla nuova realtà con la quale dobbiamo confrontarci, sono stati sottoposti a un severo vaglio critico molti termini e concetti che hanno fino ad oggi caratterizzato la fisionomia e l’armamentario teorico di questa disciplina: dalle nozioni di etnia, identità culturale, musicale e tradizionale, ad opposizioni quali alto/basso, colto/popolare, scritto/orale, funzionale/estetico, sincronico/diacronico, fino alla stessa denominazione, ormai sempre più anacronistica e inattuale, di etnomusicologia.

Si tratta ora di trarre le conseguenze da tali considerazioni di carattere generale e andare direttamente al cuore del problema: lo stato e la natura attuale delle tradizioni musicali oggetto di un’investigazione inter- e transculturale. In questo senso la XX edizione del Seminario internazionale di Etnomusicologia dell’IISMC si presta bene – anche in senso simbolico, vista la ricorrenza calendariale – a un tentativo di fare il punto sulla reale sostanza, oggi, delle tradizioni musicali di cui la nostra disciplina statutariamente si occupa. Questo intento motiva il titolo del Seminario 2015: Le tradizioni musicali tra patrimoni, archivi e nuove creatività.

Se la sostituzione del consunto termine ‘musiche tradizionali’ (e quali non lo sono?) con ‘tradizioni musicali’ dà il senso della rivoluzione copernicana che siamo ormai tenuti a compiere, riteniamo che una migliore e più realistica cognizione del nostro oggetto di studio possa venire da una riflessione, attenta e non ideologica:

a) sui contenuti concreti di concetti astratti (e solo apparentemente politically correct) quali ‘patrimonio’, ‘patrimonializzazione’, “cultura immateriale”;

b) sul nuovo valore, anche euristico, che assumono oggi le politiche e i concreti contenuti degli archivi musicali;

c) sulle implicazioni transculturali delle molte nuove creatività che oggi si esprimono, in modi anche fortemente diversi fra loro, nella/e musica/he del mondo.

Varie sono le questioni che possono nutrire una riflessione in questo senso. Ad esempio:

1) qual è la reale estensione, spaziale e temporale, del concetto di patrimonio immateriale soprattutto alla luce delle molteplici attribuzioni di senso (intangibile, intoccabile, invalicabile, invendibile, inventabile, inverosimile, ecc.) che esso di fatto assume nella concretezza delle nuove politiche ‘culturali’, apparentemente rispettose delle differenze, ma in realtà prevalentemente basate su interessi economici e su strategie di fatto ghettizzanti?

2) in che misura gli archivi sonori e multimediali riflettono, assecondano o limitano l’estensione del concetto di patrimonio?

3) come individuare, studiare e valorizzare le nuove creatività musicali senza farsi condizionare dai preconcetti celati dietro nozioni conservatrici, quali appunto quelle di patrimonio e patrimonializzazione?

Francesco Giannattasio
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Per info: musica.comparata@cini.it – T 041 2710357

YouTube in classe: la lettura dei video musicali per la costruzione di percorsi interculturali

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza un corso di formazione della durata di due giorni rivolto agli insegnanti della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado.

Il corso, a cura di Serena Facci e Gabriella Santini, si propone di analizzare i video musicali al fine di guidare gli studenti ad una fruizione consapevole di questo mezzo così diffuso, elaborare percorsi didattici di tipo interculturale e interdisciplinare, sollecitare attività creative che utilizzino il linguaggio multimediale dei video. La lettura critica di questo genere di produzioni multimediali aiuta a comprendere la funzione comunicativa dei diversi linguaggi che concorrono alla loro realizzazione. Le competenze acquisite possono inoltre essere investite, in sede scolastica, per guidare gli studenti nella produzione di video.

Agli insegnanti partecipanti verranno forniti supporti didattici sotto forma di testi scritti e materiale video. I percorsi scelti mireranno a coinvolgere docenti di diverse discipline, oltre musica, anche lettere, arte e immagine, lingua straniera, tecnologia. In particolare, il corso di formazione sarà articolato in due parti.

Nella prima parte, gli insegnanti analizzeranno alcuni video musicali proposti dalle docenti del corso, utilizzando una metodologia basata sulle funzioni dei diversi linguaggi. Si lavorerà con video musicali italiani e stranieri caratterizzati da contenuti musicali e ambientali di diversa provenienza geografica.

Nella seconda parte, l’attività del laboratorio didattico sarà dedicata più specificamente a suggerimenti e sperimentazioni per la produzione in classe di video musicali, che utilizzino le grandi potenzialità di Internet per connettere l’immensa varietà di spazi, suoni, immagini, linguaggi e suggestioni.

Il corso è riconosciuto dall’Ufficio Scolastico regionale per il Veneto. 

Il corso è a numero chiuso, i partecipanti sono ammessi fino ad esaurimento posti.

Iscrizione obbligatoria entro il 11 ottobre 2014, si prega di scaricare il modulo d’iscrizione e inviarlo a: musica.comparata@cini.it

Scarica il modulo

Cantastorie e contastorie in Cina

Questo convegno, che prosegue e sviluppa la serie di incontri e spettacoli sulla musica cinese che l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati promuove da alcuni anni in collaborazione con CHIME (Foundation for Chinese Music Research di Leida), il Dipartimento di Studi sull’Africa e Asia Mediterranea dell’Università Ca’ Foscari Venezia e l’Istituto Confucio, riunirà alcuni tra i massimi esperti internazionali per discutere il tema della tradizione dei cantastorie in Cina, presentando ricerche in ambito storico, musicologico, e degli studi di letteratura orale.

Il programma del convegno sarà variegato e ricco di attrattive, performance, letture di approfondimento sui molteplici aspetti delle arti performative narrative cinesi.

Con questa iniziativa si intende creare l’occasione per un intenso incontro tra Oriente e Occidente, mettendo a confronto giovani artisti e interpreti senior, e tra studiosi e performer delle antiche arti narrative, riducendo la distanza tra le realtà della ricerca accademica e le arti performative e promuovendone una reciproca conoscenza e uno scambio proficuo.

Oltre a riunire i maggiori specialisti sul tema, arriveranno in Italia i più grandi interpreti di questa antica arte, per rappresentare una vasta gamma di repertori: tradizionali, moderni, rurali, urbani, della Cina settentrionale e meridionale. Saranno presenti tre artisti della narrazione senior provenienti dalla città di Yangzhou, Ma Wei, Ren Dekun (raccontastorie) e Shen Zhifeng (cantastorie). Inoltre, si esibirà il duo di cantastorie composto da Gao Bowen e Lu Jinhua da Shanghai, specializzati nel genere narrativo detto Suzhou tanci, e Dai Xiaolian, interprete della cetra classica cinese, il qin, da Shanghai, che sperimenterà un accompagnamento dei cantanti tanci, su canzoni qin. Per l’occasione, si esibirà anche l’astro nascente Cai Yayi di Quanzhou: una cantante di nanguan o nanyin, struggenti ballate d’amore tipiche della Cina meridionale. Infine, per controbilanciare, è stato invitato uno dei più grandi raccontastorie della tradizione europea: Abbi Patrix, dalla Maison de la conte di Parigi.

I curatori scientifici del Convegno sono Frank Kouwenhoven, direttore di CHIME, e Vibeke Bordhal, del Nordic Institute of Asian Studies (Danimarca).

Il convegno ed alcune performance si terranno sull’Isola di San Giorgio Maggiore, una serata aperta al pubblico verrà invece organizzata presso l’Auditorium Santa Margherita, Venezia.

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Per ulteriori informazioni: musica.comparata@cini.it

Balletto reale di Cambogia ‘Luci e ombre’

10 maggio ore 20
Spettacolo Luci e ombre
Venezia, Teatro Malibran

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Il Balletto Reale cambogiano si esibisce per la prima volta a Venezia. Questa forma di teatro-danza è celebrata in Europa fin dagli inizi del Novecento, da quando, in occasione della visita in Francia dell’allora re Sisowath, si svolse la prima tournée a Parigi che colpì e affascinò gli intellettuali parigini. Da allora, questa espressione artistica si è vista molto raramente nei teatri italiani e mai a Venezia.

Patrimonio immateriale dell’umanità Unesco, il Balletto Reale presenta un nuovo spettacolo incentrato sull’epica del Ramayana (Reamker in cambogiano), con coreografie di Sua Altezza Reale la Principessa Norodom Buppha Devi, nel quale per la prima volta, assieme alla danza, viene inserito anche un episodio di teatro delle ombre (anch’esso patrimonio Unesco).

Si ringrazia Fondazione Teatro La Fenice

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