Istituto Musica Comparata – Pagina 11 – Fondazione Giorgio Cini

Master-class con Shobana Jeyasingh. Dal bharata natyam alle tecniche della danza contemporanea

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza una master-class con Shobana Jeyasingh il 4 e 5 novembre alla Fondazione Giorgio Cini. Si tratta di un importante appuntamento, curato da Vito Di Bernardi, dedicato all’esplorazione dei nuovi linguaggi e contaminazioni tra le pratiche della danza tradizionale indiana e la danza contemporanea, che prosegue un percorso di ricerca già iniziato con Carolyn Carlson nel 2009.

Shobana Jeyasingh, nata a Chennay e residente a Londra dal 1981, è uno degli esponenti più autorevoli della scena coreografica inglese contemporanea. In quanto artista anglo-indiana, il suo lavoro è stato spesso accostato a quello di Akram Khan anche se le sue coreografie si pongono più sulla scia dell’ estetica post-classica di William Forsythe e del formalismo densamente strutturato e articolato di Wayne McGregor. Shobana Jeyasingh, formatasi in India come danzatrice professionista di Bharata Natyam, ha progressivamente trasformato la danza classica indiana in un’arte post-moderna, urbana, dinamica, sofisticata ma anche accessibile a un pubblico più vasto.

La master-class, per cui sono previsti incontri intensivi durante le due giornate, potrà avere un numero massimo di venti partecipanti ed è rivolta a danzatori professionisti o semi-professionisti attivi nella danza contemporanea. I partecipanti saranno selezionati tramite un bando di concorso che offre dieci borse di studio ai vincitori ed un contributo parziale ad altri dieci candidati.

La scadenza per la presentazione delle domande è il 15 settembre 2015.

SCARICA IL BANDO COMPLETO

 

 

 

Musica ottomana Bîrûn: I maftirîm e le opere degli ebrei sefarditi nella musica classica ottomana

Dal 13 al 18 aprile 2015, l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza la quarta edizione di Bîrûn, un ciclo di seminari di alta formazione in musica classica ottomana, diretti da Kudsi Erguner e rivolti a musicisti professionisti e semi professionisti. Il termine Bîrûn fa riferimento a quella che un tempo era la Scuola per i musicisti di corte e con questo Seminario ci si propone di far diventare San Giorgio un centro di elaborazione culturale e riflessione sull’eredità musicale dell’Impero ottomano nel bacino mediterraneo. Per l’incontro di quest’anno il Maestro Erguner ha scelto come tema “I maftirîm e le opere degli ebrei sefarditi nella musica classica ottomana”.

Un gruppo internazionale di borsisti, scelti tramite un bando di concorso, specializzati in flauto ney, liuto a manico corto ‘ûd, liuto a manico lungo tanbûr, cetra su tavola kanûn, vielle kemençe o yayli tanbûr e percussioni (tamburi a cornice def o bendir; tamburo a calice zarb, timpani kudûm, voce maschile), approfondirà nel corso della settimana lo studio delle opere della tradizione spirituale dei maftirîm e di quelle risalenti a compositori ebrei quali Moshe Faro, vissuto nella seconda metà del XVIII secolo e attivo alla corte del sultano Mahmud I (1730-1754), o di un genio come İzak Fresco Romano (1745-1814), attivo alla corte di Selim III (1761-1808).

Sabato 18 aprile alle ore 18, il seminario si concluderà con un concerto aperto al pubblico (ingresso libero fino ad esaurimento posti) eseguito dai borsisti diretti da Kudsi Erguner. Scarica la locandina del concerto.

Inoltre, come da tradizione, il seminario sarà accompagnato da una giornata di studi dal titolo “Musica e cultura ebraica nel mondo ottomano“a cura di Giovanni De Zorzi e Piergabriele Mancuso organizzata  in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari Venezia. La giornata di studi si terrà a Ca’ Foscari mercoledì 15 aprile. Per maggiori informazioni, scarica il programma.

Concerto di musica coreana Ji Aeri (gayageum), Kim Woongsik (janggu)

Concerto di musica coreana
26 maggio, ore 19
Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia
Ingresso libero fino ad esaurimento posti

 

GAYAGEUM SANJO
ANCIENT VOICE, CONTEMPORARY DIALOGUE

 

Proseguendo nell’esplorazione delle tradizioni musicali coreane, con un’attenzione anche alla contemporaneità, l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati (IISMC) presenta a San Giorgio, nell’ambito di una collaborazione tra Fondazione Giorgio Cini, Università Ca’ Foscari Venezia, Arts Council Korea (ARKO) e King Sejong Institute Venice un concerto di musiche eseguite da Ji Aeri, virtuosa della cetra gayageum.

Ji Aeri, una delle più autorevoli interpreti di questo strumento in Corea, sarà accompagnata da Kim Woongsik al tamburo a clessidra janggu. I musicisti si esibiranno in un repertorio di musiche sia tradizionali che contemporanee composte per questo duo di strumenti che viene utilizzato nel repertorio denominato gayageum sanjo, una sorta di suite strumentale che ha avuto origine nel XIX secolo, nella quale si susseguono diverse sezioni melodiche e ritmiche. Ji Aeri ha studiato con i grandi Maestri di gayageum Lee Jae-Suk e Hwang Byung-Ki ed è stata membro del National Center for Korean Traditional Performing Arts (NCKTPA).

Per informazioni: musica.comparata@cini.it – T. +39 041 2710357

 

Concerto di musica indiana Pandit Vishwa Mohan Bhatt

Sala degli Arazzi, ore 19.00

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, proseguendo lungo una direttrice di ricerca indirizzata con particolare interesse alla musica e alla danza indiana, a marzo del 2015 organizza un concerto con il grande virtuoso Pandit Vishwa Mohan Bhatt alla mohan veena, accompagnato da Krishna Mohan Bhatt al sitar e Nihar Metha alle tabla.

Pandit Vishwa Mohan Bhatt è un importante esponente della tradizione musicale indostana ed un affermato musicista a livello internazionale. Nato a Jaipur nel Rajasthan nel luglio 1952, ha ricevuto gran parte della sua educazione musicale da suo padre Manmohan Bhatt.Vishwa Mohan Bhatt è creatore e virtuoso di mohan veena, strumento che prende il nome da lui stesso e dal termine vina o veena, la denominazione generale in sanscrito per gli strumenti a corda: si tratta di uno strumento ibrido tra una chitarra classica spagnola e un sitar, che ricorda la chitarra slide occidentale ed è suonata pizzicando le corde con plettri e con una barretta di acciaio. Tuttavia, la fusione di melodia, bordone, corde che vibrano per simpatia e l’approccio microtonale alla melodia di Bhatt, collocano chiaramente questo strumento nel panorama musicale indiano. Vishwa Mohan Bhatt è un affermato musicista sia in India che all’estero. La sua maggiore notorietà gli deriva dall’album A Meeting by the River, realizzato in collaborazione con il chitarrista slide americano Ry Cooder, e che ha ricevuto un “Grammy award” come miglior album di world music nel 1994. Ha collaborato con molti artisti occidentali quali Taj Mahal, Béla Fleck, Jerry Douglas e ha conseguito prestigiosi riconoscimenti come il premio Padma Shri e quello della Sangeet Natak Academy.

 

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

IL FLAUTO MAGICO SECONDO L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO

Venezia, Teatro Goldoni Venerdì 30 gennaio 2015, ore 20.00

Per celebrare il ventesimo anniversario del Seminario Internazionale di etnomusicologia, un appuntamento importante nell’attività dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati , verrà organizzato uno spettacolo al Teatro Goldoni “Il Flauto Magico secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio” per la prima volta a Venezia.

Questo spettacolo originale ispirato all’opera di W. A. Mozart, in cui l’Orchestra, diretta da Mario Tronco e composta da elementi con background molto distanti sia dal punto di vista culturale che musicale, porta nell’Opera la cultura e la lingua di ogni musicista – arabo, inglese, spagnolo, tedesco, portoghese, wolof, italiano – spaziando dal folk, al reggae alla classica al pop e al jazz.

Il Flauto Magico secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio divenuto ormai un cult con le sue 150 repliche – di cui quella del 30 gennaio 2015 è l’unica in Veneto – è ambientato in un luogo immaginario, senza riferimenti alla geografia reale e racconta un Flauto Magico contemporaneo, che si svolge in una società multirazziale di questi tempi. Non si tratta dell’esecuzione integrale dell’opera di Mozart, le melodie sono riconoscibili ma alcune sono solo tratteggiate, senza sviluppo e senza parti virtuosistiche, intrecciate a brani originali dell’Orchestra.

L’Orchestra di Piazza Vittorio costituisce uno degli esempi più significativi di quelle pratiche multietniche nei quali musicisti provenienti da diverse parti del mondo si uniscono in formazioni composite e a geometria variabile. Si tratta di un esempio concreto di come nuove creatività contemporanee sperimentino linguaggi musicali nei quali diverse culture vengono combinate in modo da creare nuove forme sonore che contengano elementi tratti dalle culture di partenza, riconfigurati in forme creative e innovative.

___

Lo spettacolo è ad ingresso gratuito fino a esaurimento posti.
Si consiglia di prenotare inviando una e-mail a info@cini.it con indicati i nomi dei partecipanti (massimo 2 partecipanti per e-mail*) entro il 23 gennaio, per ricevere l’invito nominale da stampare e presentare all’ingresso con un documento di identità. Le persone che hanno ricevuto l’invito avranno la precedenza all’ingresso.
*Si prega di comunicare tempestivamente eventuali cambi di nominativo.

Simha Arom: Le ragioni della musica. Scritture di musicologia africanista

Presentazione del volume a cura di Maurizio Agamennone e Serena Facci

Martedì 11 novembre, 2014
ore 16, Aula “Mario Baratto”
Università Ca’ Foscari Venezia, Dorsoduro, 3246

Evento a cura della Fondazione Ugo e Olga Levi, dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati della Fondazione Giorgio Cini e del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari Venezia.

Il volume propone in traduzione italiana dieci saggi dello studioso franco-israeliano Simha Arom, composti tra il 1976 e il 2009, rappresentativi delle sue ricerche, intuizioni metodologiche, invenzioni tecnologiche e interazioni dialogiche. Nella introduttiva Conversazione con un Maestro lo stesso studioso ripercorre alcune delle sue principali esperienze di ricerca, spesso condotte in situazioni di statu nascenti, misurandosi con pratiche ben poco conosciute, se non dai detentori locali, e che mai erano state oggetto di rilevazioni capaci di coglierne le regole interne. Completano il volume preziosi documenti sonori e visuali, raccolti tra il 1965 e il 2001, compresi nel CD e nel DVD allegati: si tratta di testi che costituiscono un efficace compendio documentale per le “scritture di musicologia africanista” proposte in questo volume, irrinunciabile testimonianza di una lunga attività di ricerca che ha prodotto una documentazione imponente, oggi saldamente tutelata dalla Bibliothèque Nationale de France.

Simha Arom (Düsseldorf 1930) è direttore emerito di ricerca presso il Centre National de la Recherche Scientifique, membro fondatore di Société française d’ethnomusicologie, Société française d’analyse musicale, European Society for the Cognitive Sciences of Music ed European Seminar in Ethnomusicology. Chevalier des Arts et des Lettres, nel 2008 ha conseguito ilKoizumi Fumio Prize for Ethnomusicology (Tokyo) e il Prix International de la Fondation Fyssen (Paris). Nel 2012 è stato acclamato ‘Honorary Member’ dell’International Musicological Society. È autore di numerose monografie e centinaia di saggi e articoli, cui si aggiungono oltre venti dischi di documentazione sonora e cinque film etnografici, in formati diversi. È stato lungamente attivo in diversi terreni, dall’Africa centrale alla Georgia, dalla Grecia a Israele. Il suo Polyphonies et polyrythmies instrumentales d’Afrique Centrale (Paris 1985, ed. ingl. Cambridge 1991) costituisce un testo fondamentale negli studi di africanistica. È considerato uno degli etnomusicologi più importanti nello scenario contemporaneo.

Scarica la locandina

Folk Daoist Ritual Music of North China. The Li family Doaist band

FOLK DAOIST RITUAL MUSIC OF NORTH CHINA 

The Li family Daoist band

a cura di Stephen Jones

Intersezioni Musicali – CD IM03

Acquista il dvd-book

E’ un DVD-book la terza pubblicazione che appare nella collana Intersezioni musicali, promossa dall’IISMC in collaborazione con l’editore Nota.

Si tratta della sintesi filmata di due concerti svoltisi rispettivamente presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, il 25 marzo 2012, e presso il Zhongshan Concert Hall di Pechino, l’8 ottobre 2012, curata da Stephen Jones, studioso che da anni conduce ricerche su queste musiche. Di Stephen Jones sono anche i testi del libretto che accompagna il DVD, sia in inglese che in italiano. Protagonista dei concerti è la famiglia Li, un gruppo di preti laici che ancora oggi opera nel nord della provincia dello Shanxi, che esegue una selezione dei repertori rituali daoisti opportunamente adattata per essere eseguita in forma spettacolare. Da nove generazioni, la famiglia Li, i cui attuali componenti sono tutti discepoli del grande maestro Li Qing (1926-1999), esegue elaborati rituali, tramandando oralmente le competenze musicali e rituali ai propri membri più giovani.

Il daoismo rituale si pratica ancora ovunque nella Cina contemporanea, comprese le aree rurali, dove piccoli gruppi, a carattere familiare, di specialisti laici del rito lavorano per portare benessere alle proprie comunità locali. Questi riti si inseriscono nella quotidianità delle comunità di villaggio: dalla celebrazione dei funerali a cerimonie che prevedono invocazioni e offerte alle divinità in cambio di benefici riguardanti ambiti della vita molto concreti come la salute o il lavoro agricolo; oltre a queste forme di “assistenza rituale” alle famiglie, i preti laici si occupano anche degli aspetti rituali di cerimonie ed eventi pubblici, come le fiere organizzate dai templi.

I riti daoisti presentano una componente musicale estremamente articolata che, in forma di concerto, si può apprezzare pienamente. Le otto tracce del DVD presentano esempi di musica rituale eseguita dai preti laici, utilizzata per dare forma al rito e scandirne le sequenze, oltre a rappresentare, in alcuni casi, una forma di intrattenimento. I repertori vocali sono costituiti dalla recitazione di mantra e di scritture e dal canto di inni alle divinità accompagnati da percussioni rituali, come, ad esempio, l’inno ‘Declamazione per la suprema grandezza’ (traccia 7). Tra gli strumenti utilizzati per i repertori rituali, oltre alle percussioni, figurano l’organo a bocca sheng e l’oboe guanzì. La musica strumentale assolve a diverse funzioni che vanno dall’accompagnamento di processioni, all’inserimento di intermezzi comici che interrompono le sequenze più strettamente cerimoniali nel corso di alcuni riti come, ad esempio, nei vivaci ‘Brani tratti dal teatro d’opera locale, con sequenze buffe’ (traccia 4).

Clicca qui per acquistare il DVD-book

 

Compositori armeni nella musica classica ottomana

Ensemble Bîrûn. Direttore artistico: Kudsi Erguner

ANNO: 2014

Nota Edizioni, Udine

Intersezioni Musicali – CD IM02

Acquista il cd

Questo CD è il secondo – all’interno della collana Intersezioni Musicali, promossa dall’IISMC ed edita da Nota – dedicato alla musica classica ottomana.

Come il precedente, Compositori alla corte ottomana, esso costituisce l’esito fortunato di Bîrûn, un programma annuale di incontri promosso dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati che mira, attraverso la formazione di un ensemble temporaneo diretto dal Maestro Kudsi Erguner e formato da giovani musicisti, ad approfondire vari aspetti della musica classica del mondo ottomano-turco. I musicisti, selezionati tramite un bando internazionale, prendono parte a una settimana di lavoro in residence presso la Fondazione Giorgio Cini, i cui risultati vengono poi presentati in un concerto pubblico presso la Fondazione stessa e confluiscono nella pubblicazione di un CD.

Registrato nel corso dell’edizione 2013 dei seminari Bîrûn, questo lavoro è dedicato all’esplorazione dei repertori di musica ottomana composti da autori armeni. Da non confondere con forme espressive aventi un carattere nazionale turco o comunque strettamente “etnico”, la tradizione del maqâm è caratterizzata da uno sviluppo storico segnato da numerosi apporti e commistioni estetiche e stilistiche, coerenti con l’impronta multiculturale e multietnica dell’Impero Ottomano e specialmente della sua capitale. Sviluppatasi a partire dal XV secolo fino al crollo dell’Impero, la musica classica ottomana ha assorbito e rielaborato elementi stilistici e repertori provenienti non solo dal mondo islamico, ma anche altre culture tra cui quelle azera, persiana, armena, ebraica e greca, inizialmente grazie alla presenza di acemî – “esperti stranieri” spesso prigionieri di guerra – e successivamente grazie alla presenza di compositori provenienti dalle diverse provincie dell’Impero e dall’estero, appositamente giunti a Istanbul grazie alla sua crescente capacità di attrazione. L’apporto degli armeni alla tradizione musicale del maqâm è stato corposo ed esteso nel tempo; tale apporto è evidente nel contributo dato allo sviluppo del genere poetico-musicale dello şarki e nella diffusione del sistema di notazione neumatica Hampartzum notası, messo a punto da quello che può essere considerato il “padre” dei compositori armeni, Hampartzum Limonciyan (tracce 3 e 13) e divenuto in seguito il più usato in ambito ottomano. Tra gli altri numerosi compositori armeni di una certa rilevanza in ambito ottomano, vanno menzionati Bimen Sen (tracce 8, 10 e 11) – noto per la bellezza del sua voce e per la sua ampia produzione nell’ambito del genere poetico-musicale del (dello?) şarkı – Nikoğos Ağa Melkoyan (traccia 7) e Tatyos Enkserciyan Efendi (traccia 18).

Clicca qui per acquistare il DVD-book:

 

Performance – Cantastorie e contastorie in Cina

Sabato 18 ottobre, ore 20

Auditorium Santa Margherita, Dorsoduro 3689, Venezia

Ingresso libero

Programma

Stile Yangzhou

Ma Xiaolong, contastorie

Ren Dekun, contastorie

Shen Zhifeng, cantastorie e sanxian (liuto a tre corde)

 

Stile Tanci

Gao Bowen, cantastorie e sanxian

Lu Jinhua, cantastorie e pipa (liuto a manico corto a quattro corde)

Dai Xiaolian, guqin (cetra a sette corde)

 

Stile Nanguan

Cai Yayi, cantastorie e pipa

 

Abbi Patrix, contastorie (La Maison du Conte)

 

Scarica la locandina

______________________________________________________________________________________

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza, in collaborazione con il Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea dell’Università Ca’ Foscari Venezia, l’Istituto Confucio Venezia e Chime (Leida), nell’ambito del convegno internazionale “Cantastorie e contastorie in Cina”, una serata dedicata ai cantastorie cinesi. Durante la performance si esibiranno artisti provenienti da diverse località cinesi, rappresentanti di svariati generi e stili narrativi. A questi si aggiungerà Abbi Patrix, famoso contastorie francese de La Maison du Conte.

Fin dall’antichità, in Cina, le case del tè, i teatri tradizionali, i mercati pubblici, i giardini signorili e altri spazi sia all’aperto che all’interno di edifici costituiscono il palcoscenico per i contastorie e i cantastorie.  Essi si esibiscono con strumenti a corde pizzicate e tamburi, oppure anche senza alcuno strumento, talvolta utilizzando semplicemente un ventaglio oppure un blocchetto di legno per sottolineare i colpi di scena e i momenti salienti delle loro storie. Gli stili interpretativi possono spaziare dall’opera al rap, da esecuzioni delicate dai toni sommessi a quelle più chiassose e vivaci, da spettacoli in stile country-western a quelli meditativi e raffinati, in stile classico.

Generi quali Suzhou tanci (cantastorie), Yangzhou pinghua (contastorie) e Nanyin (ballate d’amore tipiche della Cina meridionale) rappresentano alcuni ricercati esempi di arte narrativa. Nella Cina settentrionale si possono ascoltare canzoni straordinarie appartenenti a svariati generi, con l’accompagnamento di un tamburo piatto, come le canzoni eseguite con il grande tamburo, provenienti dalla capitale (Jingyun dagu), ma vi sono anche innumerevoli forme di arte narrativa meno conosciute: rurali o urbane, professionali o amatoriali, con o senza accompagnamento musicale, più o meno raffinate, in versi o in prosa.

Taluni generi sono interamente cantati, mentre altri alternano il cantato con il parlato, oppure si basano esclusivamente sul parlato. Gli strumenti musicali maggiormente utilizzati sono liuti, violini, tamburi, crotali, gong e cimbali.  I contenuti narrativi attingono alle aree tematiche di tipo storico, religioso e spirituale, spaziando dai classici racconti d’amore, tradimenti e gesta eroiche alle storie di fantasmi, fatti di cronaca, attualità, politica e alla pubblicità.

Un certo numero di generi narrativi risalgono ai tempi delle dinastie Tang, Song e Yuan e parte dei loro contenuti deriva dalla letteratura dell’epoca (X-XIV secolo). Altri generi sono più recenti, oppure, essendo stati principalmente trasmessi oralmente, è impossibile stabilirne l’età effettiva. Esiste una vera e propria cornucopia di tipologie e stili esecutivi, dai nomi intriganti come “Il bambù parlante”, “I pettegolezzi dei crotali” e molti altri.

Gli artisti sono altrettanto diversi tra loro. Alcuni hanno imparato i trucchi del mestiere dai loro genitori. Accade frequentemente che i cantastorie tramandino la professione di padre in figlio, o di madre in figlia, e si guadagnino da vivere come artisti itineranti alle fiere e alle feste presso i templi, nei mercati oppure come dipendenti di case del tè e teatri. Alcuni hanno fama di essere dei veri e propri maestri nella loro arte e capita di sentirli alla radio e alla televisione o di trovarli in internet. Storicamente, molti artisti facevano parte di corporazioni locali volte a tutelare i loro interessi professionali e commerciali.

 

Polifonie ‘in viva voce’ 18

Polifonie “migranti” a Venezia

Ore 16: Seminario con Maurizio Agamennone, Giuseppina Casarin, Giovanni De Zorzi e Annunziata Veronese.

Ore 18.30: Concerto del coro multietnico “Voci dal Mondo” (Venezia)

Il progetto Polifonie “in viva voce” costituisce l’occasione più rilevante in Italia e in Europa per ascoltare e osservare le pratiche polifoniche fervidamente conservate in numerose tradizioni locali. Dal 1997 sono stati ospiti del programma veneziano cantori e strumentisti provenienti dalle grandi isole del Mediterraneo, dal Caucaso, dall’Europa orientale, dalla regione balcanica e da diverse località della penisola italiana: è stato possibile, perciò, ascoltare polifonie maschili e femminili particolarmente esuberanti, complesse e multiformi, spesso divenute vivaci marcatori di mobili e irrequiete identità locali, pure riconosciute dai protocolli Unesco quali patrimoni immateriali dell’umanità. Ai cantori si sono affiancati i migliori specialisti d’area (studiosi, compositori, rilevatori), che hanno proposto la descrizione e analisi delle polifonie ospitate, secondo le più aggiornate procedure di valutazione (musicologia, antropologia, storia-culturale, studi di genere, studi culturali e post-coloniali, ecc.).

Nell’edizione 2014, il programma Polifonie “in viva voce” persegue un altro obiettivo. In molte aree metropolitane europee di forte immigrazione, certe pratiche musicali hanno costituito un veicolo efficace di confronto, incontro, conoscenza, integrazione, solidarietà. Nella città di Venezia da qualche anno è in atto un processo amministrativo-politico-culturale che affida alla polifonia di grande gruppo l’obiettivo e la speranza di contribuire a integrare persone, famiglie e gruppi culturali provenienti da numerose regioni del mondo, che proprio a Venezia hanno trovato un approdo possibile, momentaneo o più duraturo. Il coro Voci dal mondo, diretto da Guseppina Casarin costituisce lo scenario performativo in cui persone diverse, per lingua, cultura, religione e altre appartenenze, cercano di incontrarsi e “stare insieme”, combinando, miscelando e fondendo contributi e spunti musicali parziali, di origini molteplici, in una esperienza di grande gruppo che in occasioni diverse ha animato profondamente il paesaggio sono di Venezia, soprattutto nelle aree periferiche. L’istanza politico amministrativa che prova ad alimentare questo processo è rappresentata ETAM – Animazione di Comunità e Territorio del Comune di Venezia, grazie al tenace impegno di Roberta Zanovello.

Maurizio Agamennone (Università di Firenze)

La XVIII edizione di Polifonie “in voce” è organizzata in collaborazione con ETAM – Animazione di Comunità e Territorio, Direzione Politiche Sociali Partecipative e dell’Accoglienza del Comune di Venezia.

Scarica la locandina