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Le composizioni in lingua persiana alla corte ottomana

CONCERTO DI MUSICA OTTOMANA
Sabato 12 aprile, ore 18
Fondazione Giorgio Cini

Ensemble Birun 2014

Kudsi Erguner, direzione artistica
Michalis Cholevas, viella yayli tanbur
Giovanni De Zorzi, flauto ney
Canfeza Gunduz, violino keman
Nektaria Manana, liuto a manico corto ‘ud
Yasar Musaoglu, cetra su tavola kanun
Berk Ozcam, voce; Sepideh Raissadat, voce
Ruven Ruppik, percussioni

Iniziativa realizzata con il sostegno di Eni.
Il Corcerto è il momento conclusivo di Bîrûn. Seminari di musica ottomana. Le composizioni in lingua persiana alla corte ottomana

Per maggiori informazioni:
Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati
Segreteria
tel. +39 041 2710357
e-mail musica.comparata@cini.it

Musica e cultura persiana nel mondo ottomano


Scrivano seduto, attribuito a Gentile Bellini (Venezia, 1429-1507). Isabella Stewart Gardner Museum, BostonVenezia,


1 aprile 2014 ore 9.30

Musica e cultura persiana nel mondo ottomano
Giornata di studi a cura di Giovanni De Zorzi

Interventi di
Giampiero Bellingeri, Simone Cristoforetti, Giovanni De Zorzi, Jean During,
Kudsi Erguner, Giovanni Giuriati, Arash Mohafez, Stefano Pellò, Luigi Perissinotto
Aula Baratto, Ca’ Foscari Dorsoduro 3246 Venezia

Università Ca’Foscari Venezia Dipartimento di Filosofia
e Beni Culturali

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Ricostruire la Cambogia dopo i Khmer Rossi. L’esperienza di vita e di lavoro di Onesta Carpené

9 – 10 maggio
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore

Momento centrale della programmazione 2014 dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati sarà una due giorni dedicata alla Cambogia. Il progetto, organizzato in collaborazione con il Centro Studi di Civiltà e Spiritualità Comparate, comprende una giornata di studi per ricordare l’importante e poco conosciuta figura di Onesta Carpené che ha lavorato nella cooperazione internazionale in Cambogia dal 1980 (momento della caduta del regime dei Khmer Rossi) fino ai primi anni duemila, la mostra fotografica In Cambogia. Fotografie dall’Archivio Tiziano Terzani con gli scatti realizzati dal giornalista, amico della Carpenè, nel corso di uno dei suoi viaggi e lo spettacolo del Balletto Reale di Cambogia Luci e ombre, diretto dalla coreografa S.A. la Principessa Norodom Buppha Devi, ex prima ballerina ed ex-ministro della cultura del governo cambogiano (Teatro Malibran, ingresso gratuito).


9 maggio
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore

La giornata di studi Ricostruire la Cambogia dopo i Khmer Rossi. L’esperienza di vita e di lavoro di Onesta Carpenè, a cura di Giovanni Giuriati (direttore dell’IISMC) e Valerio Pellizzari (giornalista e scrittore), intende innanzitutto ricordare la figura di Onesta Carpenè. Nata nel 1935 a Col San Martino-Treviso, fu impegnata nella cooperazione internazionale nel Sud-est asiatico (tra Vietnam, Laos, Thailandia) dal 1966, ma soprattutto in Cambogia, dove visse e lavorò, dal 1980 al 2005. In linea con gli interessi e l’azione dell’IISMC, alcuni dei relatori affronteranno i temi della cooperazione in campo culturale e del ruolo italiano in questo ambito. Parteciperanno all’incontro studiosi, giornalisti e protagonisti del mondo della cooperazione: Matilde Callari Galli, antropologa culturale e responsabile di progetti di cooperazione culturale in Cambogia; Nicoletta Dentico (vicepresidente dell’Osservatorio Italiano Salute Globale), attiva da anni nel mondo della cooperazione, Cambogia compresa, già responsabile italiana della campagna anti-mine e di Medecin sans Frontières; Elisabetta Rosaspina, inviata del Corriere della Sera; Suppya Nut Bru, docente di lingua khmer all’Università di Parigi (INALCO); S.A. il principe Ravivaddhana Monipong Sisowath, esperto della tradizione del Balletto Reale cambogiano. Interverranno inoltre alcuni familiari di Onesta Carpenè che testimonieranno il percorso di vita e i progetti di cooperazione da promossi dalla trevigiana, ancora oggi operanti nel sud-est asiatico.

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9 maggio – 2 giugno
Mostra In Cambogia. Fotografie dall’Archivio Tiziano Terzani a cura di Angela Staude Terzani
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore

La mostra fotografica, allestita negli spazi espositivi Biblioteca della Manica Lunga, con fotografie scattate dal marito Tiziano Terzani nel corso di un viaggio compiuto nel 1980. L’esposizione sarà visibile dal 9 maggio fino al 2 giugno 2014. Le foto, che offrono uno spaccato del Paese tra distruzione e ricostruzione – così come lo vide negli stessi anni Onesta Carpenè – si concentrano sulla Cambogia dei primi anni Ottanta, subito dopo la fine del regime dei Khmer Rossi ma ancora tormentata da una guerra civile e da un’occupazione-liberazione ad opera delle truppe vietnamite. Si tratta di foto in buona parte inedite provenienti dall’Archivio Terzani, in corso di lascito alla Fondazione Giorgio Cini, già donataria nel 2012 la biblioteca personale dello scrittore e giornalista.

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10 maggio ore 20
Spettacolo Luci e ombre

Venezia, Teatro Malibran

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Il Balletto Reale cambogiano si esibisce per la prima volta a Venezia. Questa forma di teatro-danza è celebrata in Europa fin dagli inizi del Novecento, da quando, in occasione della visita in Francia dell’allora re Sisowath, si svolse la prima tournée a Parigi che colpì e affascinò gli intellettuali parigini. Da allora, questa espressione artistica si è vista molto raramente nei teatri italiani e mai a Venezia.

Patrimonio immateriale dell’umanità Unesco, il Balletto Reale presenta un nuovo spettacolo incentrato sull’epica del Ramayana (Reamker in cambogiano), con coreografie di Sua Altezza Reale la Principessa Norodom Buppha Devi, nel quale per la prima volta, assieme alla danza, viene inserito anche un episodio di teatro delle ombre (anch’esso patrimonio Unesco).

Si ringrazia Fondazione Teatro La Fenice

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Spettacolo di musiche e danze coreane (tradizionali e contemporanee). The Bridging Colours. White

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati riprende la propria attività nel campo della danza contemporanea dedicando nel contempo un’iniziativa alle arti performative coreane. È da molti anni che l’Istituto non organizza un evento dedicato alla Corea e l’idea nasce in concomitanza con la ripresa dell’insegnamento della lingua e letteratura coreana all’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Si tratta di uno spettacolo creato appositamente per la Fondazione Giorgio Cini dal coreografo coreano
Yong Min Cho con la compagnia Asia Movement (A+M), di cui Yong Min Cho è direttore, in collaborazione con la compagnia di danza coreana Pyung-In e con il tradizionale ensemble coreano Nol Eum Pan.

In una prima parte dello spettacolo gli artisti presenteranno musiche e danze coreane tradizionali associate a cerimonie sciamaniche, legate tra loro dalla simbologia del colore bianco, connesso all’idea di morte e rinascita e a riti nei quali ci si riconcilia con il mondo soprannaturale. A seguire, gli stessi musicisti accompagneranno i ballerini in una coreografia contemporanea che, riprendendo e rielaborando i movimenti della danza tradizionale, si propone di esplorare la sfera dei sensi e dello spazio che ci circonda.

L’evento è organizzato con il sostegno di Asia House (Londra, UK) e con la collaborazione del King Sejong Institute Venezia e del Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, Università Ca’ Foscari


The Bridging Colours – White è un progetto di A+M (Asia Movement) in collaborazione con la compagnia
di danza coreana “Pyung-In” e il gruppo di musica tradizionale coreana “Nol Eum Pan”. In questo spettacolo la musica e la danza tradizionale, derivate dai rituali degli sciamani coreani si combinano con le coreografie contemporanee di Yong Min Cho.

Lo spettacolo esplora la simbologia del colore bianco, uno dei cinque colori della tradizione coreana (bianco, nero, rosso, blu e giallo). Ciascun colore è legato a una particolare simbologia connessa alle cinque direzioni, agli elementi e ad altri significati. In particolare, il bianco è associato all’Occidente, al metallo, alla castità, alla verità, all’innocenza e alla morte. Tutti gli abiti di scena sono stati prodotti da RE;CODE.

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La performance musicale: un approccio comparato (II edizione)

Il 18 e 19 giugno studiosi afferenti agli ambiti disciplinari della etnomusicologia e della musicologia storica si confronteranno per il secondo anno consecutivo a partire dalle rispettive esperienze di studio sulle prassi esecutive negli ambiti delle musiche di tradizione orale e della musica d’arte occidentale.

Il seminario – coordinato da Gianmario Borio e Giovanni Giuriati e organizzato dall’Istituto per la Musica e dall’Istituto Interculturale di Studi Musical Comparati – si avvale della collaborazione del AHRC Research Center for Musical Performance as Creative Practice diretto da John Rink presso l’Università di Cambridge. Parteciperanno, per la parte etnomusicologica, Francesco Giannattasio e Regula Qureshi, mentre per la musicologia storica interverranno John Rink e Ingrid Pustijanac.

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Musica ottomana Bîrûn. Le composizioni in lingua persiana alla corte ottomana

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza la terza edizione di Bîrûn, un ciclo di seminari di alta formazione in musica classica ottomana, diretti dal Maestro Kudsi Erguner, rivolti a musicisti professionisti e semi professionisti. Il termine Bîrûn fa riferimento a quella che un tempo era la scuola per i musicisti di corte. Con questo seminario diretto da Kudsi Erguner, che per il 2014 ha scelto come tema Le composizioni in lingua persiana alla corte ottomana, ci si propone di far diventare San Giorgio un centro di elaborazione culturale e riflessione sull’eredità musicale dell’Impero ottomano nel bacino mediterraneo.
Un gruppo di borsisti specializzati in diversi strumenti (ney, ûd, tanbûr, kanûn, kemençe, percussioni, voce) approfondirà nel corso della settimana lo studio delle opere in lingua persiana composte da poeti persiani, ottomani e da diversi sultani della corte ottomana.

La lingua persiana era la lingua letteraria dell’area ed era abitualmente usata dai compositori della tradizione musicale colta.

Il seminario si concluderà con un concerto dei borsisti diretti da Kudsi  Erguner, il 12 aprile alle ore 18.00 dal quale verrà tratto un CD pubblicato da Nota Edizioni.
Bîrûn sarà preceduto anche quest’anno da un “Preludio a Bîrûn”, giornata di studi organizzata da Giovanni De Zorzi presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.Gli eventi dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati sono resi possibili grazie al contributo di Eni.

XIX Seminario internazionale di etnomusicologia. Living music: case studies and new research prospects

Living music: case studies and new research prospects

Musiche viventi: casi esemplari e nuove prospettive di ricerca

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza, nei giorni 30-31 gennaio e 1° febbraio 2014, il  XIX Seminario Internazionale di Etnomusicologia che avrà per titolo Living music: case studies and new research prospects (Musiche viventi: casi esemplari e nuove prospettive di ricerca).


Il tema sviluppa ed estende quello affrontato nel XVIII Seminario (2013), che aveva per titolo Perspectives on a XXI century comparative musicology: ethnomusicology or transcultural musicology? (Prospettive di una musicologia comparata nel XXI secolo: etnomusicologia o musicologia transculturale?): argomento, ormai cruciale, che induce a riconsiderare la prospettiva comparativa alla luce dei drastici cambiamenti nel nostro campo di studi e a compiere un bilancio sull’etnomusicologia, sul suo status, sui suoi compiti e metodi d’indagine nonché sulla sua posizione nel quadro più generale della ricerca scientifica sulle forme e i comportamenti dell’espressione e della comunicazione attraverso i suoni. Nella scorsa edizione furono affrontate varie questioni e, in primo luogo, ci si interrogò sulla necessità di abbandonare definitivamente quella visione “etnologica” del mondo che, per ragioni più che legittime di pari dignità delle culture e delle musiche, le scienze umane hanno nel secolo scorso diffuso dappertutto a piene mani, creando anche, purtroppo, una metacultura delle “alterità” alla quale credono ormai soltanto gli operatori turistici, il popolo dei consumatori, gli estremisti etnici, i musicisti del neo folk revival e di certa cosiddetta world music. La realtà attuale è molto più complessa, anche se non meno interessante: i più diversi stili, repertori e modi di realizzazione del musicale ormai consuonano tutti, pancronicamente, in una nuova dinamica interculturale e intersoggettiva.

Di fronte a una così profonda trasformazione dell’oggetto di studio, nelle forme, nei comportamenti e nelle connotazioni sociali, ci si deve domandare in che cosa consista, oggi, la specificità dell’etnomusicologia. Nonostante sia stato spesso sottolineato come la disciplina dovesse costituirsi più per il metodo che non per l’oggetto delle ricerche, e che in teoria qualsiasi musica potesse essere affrontata con uno sguardo etnomusicologico, è un dato di fatto che ci si è soprattutto caratterizzati, sia al nostro interno che rispetto alle discipline confinanti, per il fatto di occuparsi di “certe” musiche. Fino a che punto, dunque, la trasformazione di tali musiche, il progressivo venir meno della separazione socio-culturale e dell’alterità, si ripercuote sull’identità della disciplina?

Ad esempio, è ancora giustificato un ruolo degli etnomusicologi come promotori, garanti e protettori delle “altre” musiche? E con quali motivazioni? La questione chiama in causa l’attuale statuto di oggetti e di ambiti che, ormai più per convenzione che per convinzione, chiamiamo ancora musica colta, musica popolare, musica di tradizione orale, musica elettronica e così via, o anche etnomusicologia, musicologia d’arte, musicologia contemporanea, popular musicology ecc. Certamente le loro estensioni e i loro confini sono da rivedere, dato che i percorsi storici e le mappe geo-antropiche, sociologiche e stilistiche cui facevano riferimento sono radicalmente cambiati, con una velocità che ormai supera i nostri tempi di reazione e le nostre capacità di adattamento.

La necessità più urgente sembra dunque quella di liberare l’etnomusicologia dal peso dei suoi miti di fondazione e da un ormai inammissibile attardamento nei canoni ideologici della rivoluzione antropologica compiutasi nel secolo ormai trascorso, ampiamente superati dalla realtà attuale; ferma restando, naturalmente, la possibilità di uno studio storico delle diverse culture musicali, oggi anzi accresciuta grazie ai documenti raccolti in oltre un secolo di studi etnomusicologici. A tale fine è certamente utile anche la riconsiderazione di una serie di slittamenti semantici di termini che ne hanno caratterizzato le vicende, a cominciare dalla denominazione stessa della disciplina e di tutti i termini caratterizzati dal prefisso ‘etno-‘ (o dall’aggettivo ‘etnico’), che assumono oggi un suono sinistro e una connotazione larvatamente razzista; ma altrettanto da rivedere sono nozioni ormai abusate e pericolose come “musica tradizionale” (e quale non lo è?) o “identità” (culturale, musicale, etnica ecc.). La stessa dicotomia oralità/scrittura ha ormai perso, nell’attuale quadro di trasformazioni, buona parte delle sue potenzialità euristiche; o, per lo meno, va ripensata in base alle condizioni di nuova oralità e nuova scrittura mediatiche, primarie e secondarie, soprattutto determinate dalla diffusione universale dei mezzi informatici di comunicazione di massa. L’attuale predominanza dei modi di fruizione degli eventi culturali sui loro contenuti e sulla loro specifica forma espressiva (in linea con la ben nota premonizione “il medium è il messaggio” di Marshall McLuhan) meritano in questo senso un’approfondita e meditata riflessione.

Ecco perché, ci si deve domandare in cosa consista oggi, in questo nuovo Media Evo, la specificità dell’etnomusicologia, dato che, comunque la si voglia denominare, è di una musicologia transculturale che ci si dovrà d’ora in poi occupare.

Nel Seminario 2014 tale discussione, così importante per il nostro settore di studi, proseguirà a partire da specifici casi di studio, che forniranno esempi particolarmente significativi dei concreti processi musicali (culturali, sociali) contemporanei.

Francesco Giannattasio

 

 


 

Programma

30 gennaio

mattina, ore 9.30 – 12.30

Francesco Giannattasio (Università di Roma “Sapienza”)

Introduzione al Seminario

Steven Feld (University of New Mexico)

Acoustemology: Toward a Posthumanist, Transpecies, and Cyborg Sound Studies

pomeriggio, ore 14.00 – 16.00

Jocelyne Guilbault (University of California, Berkeley)

The Politics of Musical Bonding: New Prospects for Cosmopolitan Music Studies


31 gennaio

mattina, ore 9.30 – 12.30

Giovanni Giuriati (Università di Roma “Sapienza”)

Claudio Rizzoni (Università di Roma “Sapienza”)

Giovanni Vacca (Università di Roma “Sapienza”)

Raffaele Di Mauro (Università di Roma “Tor Vergata”

Attuali ricerche in area napoletana

pomeriggio, ore 14.00 – 16.00

Maurizio Agamennone (Università di Firenze)

Flavia Gervasi (Université de Montréal)

Attuali ricerche in area salentina 


1° febbraio

mattina, ore 9.30 – 13.30

Jean-Loup Amselle (EHESS, Paris)

Métissage, branchements et triangulation des cultures

Discussione finale

Voce e Suono della preghiera 4. Il canto liturgico copto

martedì 3 dicembre, 2013 
ore 9.15 GIORNATA DI STUDI 
 
ore 18.30 CONCERTO 
Basilica di San Giorgio Maggiore
Coro “Cantor Mikhael Girgis El-Batanouny”
(Institute of the Coptic Studies, Cairo)

Ingresso libero


Come nelle prime tre edizioni (2010: Il canto liturgico armeno; 2011: Il canto bizantino in Italia fra tradizione scritta e orale; 2012: Il canto liturgico melchita), anche quest’anno il Seminario del ciclo Voce e suono  della preghiera, organizzato dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, sarà dedicato a una tradizione musicale ecclesiastica dell’Oriente cristiano: il canto liturgico della chiesa copta. L’evento è in collaborazione con Fondazione Ugo e Olga Levi Onlus, l’Abbazia di San Giorgio Maggiore Benedicti Claustra Onlus e la Regione del Veneto.


 

1-2 dicembre 2013
Venezia, Fondazione Ugo e Olga Levi, Palazzo Giustinian Lolin

Convegno di studio

PER ROBERTO LEYDI
Canti liturgici di tradizione orale: le ricerche dell’ultimo decennio


Il termine “copto” (dal greco [Ai]gyptos) indica i cristiani d’Egitto, riuniti sotto il Patriarcato di Alessandria. Le liturgie copte si svolgono in tre lingue: il copto (antica lingua egiziana, scritta in caratteri assai simili a quelli greci, con l’aggiunta di alcuni grafemi supplementari), l’arabo e il greco-bizantino. Le origini di questa tradizione spirituale, liturgica e musicale possono essere fatte risalire ai primi secoli del cristianesimo (dal II al IV secolo). La musica copta si formò sotto l’infl uenza di diverse tradizioni: l’egiziano-faraonica e l’egiziano-demotica, l’ebraica, la greco-ellenistica, la cristiano-siriaca, la bizantina.

La musica copta viene ancora oggi trasmessa oralmente, è monodica modale, e prevede l’uso di strumenti quali il triangolo e i cimbali. Come scrive Egon Wellesz, «la musica liturgica copta di oggi è notevole per la bellezza e la ricchezza delle melodie, e possiamo affermare che essa ha raggiunto un alto grado di perfezione, soprattutto se si considera che, nonostante le persecuzioni che i copti hanno subito nel corso di più di mille anni, la loro musica ha risentito assai poco degli influssi arabi. Si può dunque concludere che essa conserva ancora oggi i segni di una grande civiltà del passato».

Al seminario parteciperanno studiosi e specialisti egiziani ed europei. Come negli anni precedenti, l’incontro si conclude con un concerto.


Program

9.15-9.30

 Giovanni Giuriati (Director of the Intercultural Institute of Compared Musical Studies of the “Cini Foundation” of Venice)

Greetings

9.30- 9.45

Girolamo Garofalo (Scientific and artistic responsible of the Study-Day)

Presentation of the Study-Day

9.45-10.15

Morcos Ghattas (Department of Coptic Music and Hymns – Institute of Coptic Studies, Cairo, Egypt)

An introductory overview: the Coptic Orthodox Church

10.15-11am

Michael Ghattas (Department of Coptic Music and Hymns – Institute of Coptic Studies, Cairo, Egypt)

Keynote: Coptic Music and Hymnography

11.30-12am

Ulrike-Rebekka Nieten (Vertreterin des Lehrstuhls Semitistik – Seminar für Semitistik und Arabistik, Berlin, Germany)

Coptic Church Music in Context: Interrelationships between the Syro-palestinian Realm and the Orbis Aethiopicus

12-12.30 Discussion

14-14.30

Séverine Gabry Thienpont (Centre de Recherche en Ethnomusicologie, Université Nanterre-Paris 10, France)

Music and identity: issues of the Coptic music transmission

14.30-15.00

Raimund Vogels (Studienzentrum Weltmusik – Hochschule für Musik un Theater, Hannover, Germany)

Sound archives between canon and preservation: the case of the Coptic Orthodox Patriarchate

15.30-16.00

Magdalena Kuhn (University of Leiden, The Netherlands)

 

Constructions and notation of Coptic melodies

16-16.30

Maria Rizzuto (University of Rome “La Sapienza”, Italy)

An audiovisual reportage of the Coptic Orthodox Holy Week in St. George Church in Rome

16.30-17

Discussion

 17-17.45

Questions and answers session with Dr. Michael Ghattas and the singers of his choir, and musical demonstrations

 18.30-19.45

EVENING CONCERT

Choir of “Cantor Mikhael Girgis El-Batanouny” for Coptic Music and Hymns

of the Institute of Coptic Studies of Cairo (Egypt), Director: Michael Ghattas

Corso di duduk armeno (VII Edizione)

Maestro Gevorg Dabagyan (Conservatorio Statale di Erevan)
29 novembre – 1 dicembre 2013
Presso la sede del Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena
Biblioteca Zenobiana del Temanza
Corte Zappa, Dorsoduro 1602 | I-30123 VENEZIA

Orari: 11:00-13:00 / 14:30-16:30
Quota di iscrizione: Euro 150,00

La sezione musicale del Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena di Venezia, diretto da Minas Lourian organizza in collaborazione con l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati della Fondazione Giorgio Cini un corso dedicato al duduk, strumento a fiato a doppia ancia, costruito in legno d’albicocco e simbolo della tradizione musicale armena. Nel 2005, il duduk (o dziranapogh in armeno) viene proclamato capolavoro rappresentativo della tradizione musicale armena all’interno del “Programma dei Capolavori del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità” dell’Unesco, e quindi iscritto nel 2008 all’interno della nuova “Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità”. Il duduk (considerato convenzionalmente come l’oboe armeno) è uno strumento popolare dal timbro caldo, leggermente nasale e dalla sonorità fortemente evocativa, che accompagna i canti e le danze di tutte le regioni dell’Armenia oltre che essere lo strumento privilegiato per i raduni matrimoniali o funerei. Il solista viene di solito accompagnato da un secondo suonatore di  che tiene continuamente il bordone grazie ad una tecnica di respirazione circolare e da un suonatore percussionista di dhol.

Gevorg Dabagyan è uno dei massimi specialisti viventi di questo antichissimo strumento e fondatore di varie formazioni tra cui l’Ensemble Shoghaken, votato alla salvaguardia del ricchissimo patrimonio folkloristico armeno. Nel vastissimo repertorio di Dabaghyan ha grande rilievo anche la musica
liturgica, parte fondamentale di una tradizione plurimillenaria caratterizzata dalle sue forti radici culturali cristiane, essendo l’Armenia la prima nazione che proclama il cristianesimo come religione di stato nel 301.

Dabagyan, nato nel 1965 in Armenia, insegna al Conservatorio Statale di Erevan. Dal 1991 ha intrapreso una carriera che lo ha portato a farsi apprezzare a livello internazionale e a collaborare con musicisti come Gidon Kremer, Jan Garbarek e Yo-Yo Ma che lo ha coinvolto nel suo progetto Silk Road (la Via della Seta). Su iniziativa del Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena, il Trio Dabagyan è stato più volte in Italia, ospite ai festival di Musicarmena, al Ravenna Festival, all’Aterforum Festival di Ferrara, alla V Rassegna di Musica Contemporanea Est Ovest 2006 di Torino, al festival promosso dall’Associazione Suoni e Pause di Cagliari e alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia.

Per informazioni e iscrizioni:
Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena
Corte Zappa, Dorsoduro 1602
I-30123 Venezia
Tel./fax: +39 041 5224225
E-mail: oemme.ed@iol.it | www.cini.it
Info: www.unesco.org/venice

Modalità di iscrizione:
È obbligatoria l’iscrizione preventiva via fax o E-mail, mentre la quota di iscrizione di €150,00 va versata in
contanti all’inizio del corso presso la sede del Centro Studi e Documentazione della Cultura Armena.

Musica di tradizione orale

Seminario ore 14

Concerto ore 18.30

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore


La musica di tradizione orale in Italia si è caratterizzata nel corso della sua storia per specifiche modalità di esecuzione, vale a dire dei modi di cantare e suonare che si contraddistinguono per sonorità diverse da quelle della musica colta, e per una continua variazione (o micro-variazione) di melodie e testi che circolavano in forme che combinavano tradizioni scritte e orali. Oggi queste modalità di esecuzione permangono in un contesto profondamente mutato nel quale i modi di vita contadini e le musiche dei portatori di quella cultura cambiano radicalmente di forma e di senso, ricostituendosi in nuove forme di aggregazione sociale nelle quali il fare musica assieme rimane pratica fondamentale.

La giornata di studi e il concerto intendono riflettere su queste questioni, presentando alcune esperienze significative come la riproposta filologica (abbinata alla ricerca), la contaminazione multietnica, lo studio sulle nuove forme di aggregazione sociale determinate dal fare musica assieme, coinvolgendo, assieme agli studiosi, anche gli interpreti di tali pratiche.

Si inizierà con un incontro di riflessione seminariale, nel quale, assieme agli interventi di studiosi, verranno presentate esperienze diverse quali quelle della ricerca di Marcello Conati e Teresa Camellini assieme ai cantori di Fumane (Verona) e di Monchio (Reggio Emilia) e quelle del coro multietnico di Via Piave a Mestre coordinato da Giuseppina Casarin e Elena Zanovello.

Concerto di musiche tradizionali del veronese e dell’appennino emiliano nel quale I Cantor ed Monc, il Duo strumentale Simonazzi Reverberi  e L’eco dei Cantadori da Fumane, presenteranno il loro lavoro illustrando la loro ricerca sulle modalità esecutive della musica di tradizione orale nel contesto attuale.

6 novembre, 2013
Fondazione Giorgio Cini, Venezia
SEMINARIO
Modi esecutivi della tradizione orale e pratiche recenti di aggregazione sociale: recuperi e nuovi contesti
Programma
14.00 Saluto dei rappresentanti della Fondazione Cini e dell’Istituto Memoria & Durata
14.10-14.30 Giovanni Giuriati
Musica di tradizione orale e nuove forme di aggregazione sociale. Alcune riflessioni
introduttive
14.30-15 Maurizio Agamennone
Sulle “polifonie viventi”
15-15.30 Matteo Del Negro
Esperienze recenti di canto di gruppo in ambiti di lavoro
15.30-16 Giuseppina Casarin – Roberta Zanovello
Voci dal mondo……il canto che avvicina .Una storia di convivenza nel quartiere di via
Piave a Mestre Venezia
Ore 16.00 Pausa
16.30-17.30 Marcello Conati – Teresa Camellini
Modi esecutivi e poetica dei canti della tradizione orale: il canto di un’area dell’appennino
parmense; il canto di un’area delle prealpi venete (con dimostrazioni dal vivo)
17.30-18 Paolo Simonazzi
Le danze e gli strumenti tradizionali in uso nelle province di Parma e Reggio Emilia –
origine e forma (con dimostrazioni dal vivo)

Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati – www.cini.it – musica.comparata@cini.it – T 041 2710357

PROGRAMMA DEL CONCERTO
I Cantor ed Monc (Monchio, Parma)
1) Credo (prima strofa)
2) Dies Irae solenne (prima strofa)
3) Magnificat (prima strofa)
4) Stabat Mater (prima strofa)
5) Stornelli a due voci
6) La rondinella
7) Stornelli a tre voci
8) O cancelliere
9) La Pia de’Tolomei
10) Bel pecoraio
Duo strumentale Simonazzi Reverberi (Reggio Emilia)
1) I Calderai – Bigordino – In tal bosc – Giga
2) La ricciolina – Furlana di Cervarolo – Furlana di Migliara
3) Piva di Bedonia – Piva di Scurano
4) Marcia degli sposi – Passo doppio francese
5) Scala santa – Monecò
6) Marcia del Maggio di Costabona – Marcia del Maggio di Asta
l’eco dei Cantadori da Fumane (Fumane, Verona)
1) Come faremo girare la Francia
2) Le rondinele le va per l’aria
3) Le guardie di Sant’Ana
4) La barca degli amori
5) Allerta, allerta giovinotti
6) L’odore del garofolo quel bel garofolo
7) O barbiera, bela barbiera
8) Dammelo, dammelo
9) Li alpini na pena sola
10) Io ti cerco o sciagurata
11) Cara mamma voi maridarmi
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