Istituto Musica Comparata Archives - Pagina 15 di 16 - Fondazione Giorgio Cini

Seminari internazionali di etnomusicologia XIII edizione. L’etnomusicologia e le musiche contemporanee

Dal 25 al 27 gennaio a Venezia, sull’ Isola di San Giorgio Maggiore, si svolge il tradizionale Seminario Internazionale di Etnomusicologia, giunto ormai alla sua XIII edizione. Il seminario è organizzato dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comaparati della Fondazione Giorgio Cini, in collaborazione con il Dipartimento di Storia delle Arti e Conservazione dei Beni Artistici “G. Mazzariol” dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
L’edizione 2007, coordinata da Francesco Giannattasio, è incentrata sul rapporto tra l’etnomusicologia e le musiche contemporanee. Specialisti internazionali analizzano le problematiche derivanti dalla continua trasformazione dell’etnomusicologia attuale che, da disciplina votata allo studio delle pratiche musicali di tradizioni orali del folklore europeo o extraeuropeo, si trova oggi di fronte a un cambiamento profondo di queste musiche, oramai divenute parte integrante di un mondo sonoro globalizzato. Tema centrale e obiettivo chiave del Seminario è discutere le strategie di ricerca e gli strumenti teorici da utilizzare per studiare e comprendere questi nuovi fenomeni, molto diversi da quelli indagati dall’etnomusicologia ‘classicamente’ intesa.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
25-27 gennaio 2007

Contatti:
Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati
tel. +39 041 2710357
e-mail: musica.comparata@cini.it

Canto difonico 2007 a cura di Tran Quang Hai

L’ Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza anche quest’anno il tradizionale corso di Canto Difonico aperto sia ai principianti che agli avanzati.
Nella pratica del Canto Difonico una sola persona canta a due voci emettendo un suono grave laringeo cui si sovrappongono, in funzione melodica, suoni acuti prodotti da armonici ottenuti sulle pareti della cavità oro-faringea.

Tran Quang Hai
Viene da una famiglia di musicisti da cinque generazioni. Il padre Tran Van Khe, noto musicista, è tra i maggiori studiosi di musica vietnamita. Tran Quang Hai, nato nel Vietnam del Sud, ha studiato al Conservatorio di Saigon e quindi in Francia presso il Centre d’Etudes de Musique Orientale di Parigi; dal 1968 fa parte del gruppo di ricerca del CNRS – dipartimento di musicologia presso il Musée de l’Homme di Parigi. Questo artista è un raffinato interprete delle tradizioni musicali dell’Estremo Oriente su strumenti tipici di vari paesi. Egli è inoltre compositore, autore e curatore di numerose pubblicazioni (saggi, documentari, dischi). Per la sua attività scientifica e musicale ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali. Ha partecipato con successo a “Les Tambours 89” di Yves Herwan-Chotard in l’occasione del Bicentenario della Rivoluzione Francese, a “La Composition Française” di Nicolas Frize 1991 al Festival di Saint Denis e al Festival Internazionale “Chant de Gorge Khoomei” a Kyzyl e Tuva nel 1995. Da ricordare anche il Film etnomusicologico di Hugo Zemp e Tran Quang Hai “Le Chant Des Harmoniques” (1989) premiato in quattro manifestazioni internazionali.
Da molti anni si dedica allo studio etnomusicologico e fisiologico del Canto Difonico.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
19 – 21 ottobre 2007, ore 14.00 – 18.00

Contatti:
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Corso di flauto Ottomano Turco: Ney 2007

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati in collaborazione con il Dipartimento di Etnomusicologia del Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova, ha organizzato anche per il 2007 il corso annuale di ney.
Il corso si tiene presso la Fondazione Giorgio Cini, sotto la guida del grande M° Kudsi Erguner, musicista di fama internazionale, assistito dal M° Giovanni De Zorzi.
Il ney è uno strumento dal passato millenario divenuto nei secoli l’unico strumento a fiato adottato negli ensembles di musica classica persiana, araba e ottomano-turca.
Dal IX d.C. il ney è uno tra i rari strumenti musicali impiegati nell’incontro cerimoniale sufi detto ‘samâ‘, “ascolto, audizione”, nel corso del quale si ascoltano musica e poesia nell’intento di pervenire a particolari stati interiori, definibili come estasi o, più correttamente, enstasi. Dal XIII secolo il ney assume un particolare ruolo, musicale e simbolico, in seno alla confraternita sufi detta mevleviye, più nota in occidente come confraternita dei “dervisci rotanti”, sorta sull’esempio del poeta sufi di lingua persiana Mevlâna Jalâl-ud-Dîn Rumî (Balkh, 1207-Konya, 1273).

Kudsi Erguner (1952) si ricollega autorevolmente a questa tradizione spirituale e musicale provenendo da una nota e ormai secolare famiglia di neyzen che inizia con il nonno Süleyman Erguner (1902-1953) e prosegue con il padre Ulvi Erguner (1924-1974), celebre solista del suo tempo e direttore del Dipartimento di musica tradizionale della Radio d’Istanbul. Con più di cinquanta registrazioni a suo nome e con svariate collaborazioni nel campo della musica, del teatro (Peter Brook), del cinema (Martin Scorsese, Marco Ferreri) e della danza (Carolyn Carlson, Maurice Bejart) Kudsi Erguner è oggi, indiscutibilmente, il più noto neyzen sul pianeta, insieme al fratello Süleyman (1957) e all’ormai anziano, ma attivo, Niyazi Sayin (1927).

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
19 – 21 aprile 2007, ore 9.30

Contatti:
Conservatorio di Musica “Cesare Pollini”
Via Eremitani 18, 35121 Padova
tel. +39 049 8750648

Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati
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Percussione iraniana: Zarb 2007 a cura di Bijan Chemirani

Dal 8 al 9 dicembre l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati della Fondazione Giorgio Cini organizza per l’undicesimo anno consecutivo un corso teorico-pratico intensivo di Zarb, il classico tamburo persiano, a cura del Maestro Bijan Chemirani (figlio del noto virtuoso Djamchid).
Lo Zarb, un tamburo a calice monopelle in legno di noce, è il più antico strumento a percussione del Medio Oriente. Le sue origini si trovano nell’Iran del Nord, poi coi secoli si è diffuso in Turchia, Europa Orientale, Africa. Insieme al tabla indiano, è l’unico strumento da suonare con i polpastrelli anziché con il palmo della mano, dunque viene classificato come strumento “melodico”, più che “percussivo”. Suonato con dieci dita, lo Zarb è in grado di riprodurre lo stesso numero di note di un pianoforte e può essere percosso anche con le unghie e con anelli infilati sulle dita.

Bijan Chemirani è nato in una famiglia di musicisti ed ha cominciato quindi molto presto a studiare lo zarb con il padre Djamchid ed il fratello Keyvan. Suona anche il daf, altra percussione iraniana di origine popolare e folklorica, oggi utilizzata negli ensemble di musica tradizionale. Da qualche anno si esibisce in numerosi concerti in Europa e nell’area del Mediterraneo accompagnando sia le musiche tradizionali (la cantante del Marocco Amina Alaoui, il virtuoso del santoor Hassan Tabbar…) che la musica jazz (Percussion Orchestra, A. Mangelsdorff , Chico Freeman). Bijan Chemirani tiene anche frequentemente stages pratici di zarb in Francia, Spagna e Svizzera.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore, ore 10.00 – 13.00 e 14.30 – 17.3

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Master class di Tabla a cura di Sankha Chatterjee

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza anche quest’anno un corso teorico-pratico intensivo dedicato al Tabla (percussione indiana) a cura del Maestro Sankha Chatterjee dell’Università di Calcutta, illustre interprete che ha accompagnato con il suo strumento i maggiori esponenti della tradizione musicale indiana. Il Tabla – un tipo di percussione – è un membranofono tipico della musica classica indiana, costituito dalla coppia timpano-tamburo cilindrico, e viene tradizionalmente usato come strumento solista e di accompagnamento.
Sankha Chatterjee guida i corsi di Tabla a Venezia per l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati dal 1979. Nel programma di quest’anno verranno affrontati i principali aspetti teorici e pratici del tradizionale strumento a percussione.
Il corso è aperto sia a principianti che ad allievi di livello avanzato.
La tassa di iscrizione è di euro 100 da versarsi in contanti il primo giorno di corso.

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Tradizioni musicali dall’Impero Ottomano: risonanze e interculturalità.

La giornata si propone di affrontare il prisma culturale dell’Impero ottomano partendo dalla prospettiva dei suoi linguaggi musicali, intesi come espressioni di un’eterogeneità che caratterizzò la classe politica imperiale e i suoi sudditi per più di cinque secoli. Alla pari di altre forme artistiche che si svilupparono entro i confini dell’Impero, anche le culture musicali che emersero nei diversi ambiti della vita sociale ottomana, nelle varie fasi della sua storia, presentavano un carattere decisamente interculturale: le diverse tradizioni non coesistevano nella separazione, bensì nella reciproca interazione, un fenomeno, questo, ampiamente dimostrato dai molteplici generi musicali. La musica di palazzo, nata dalla fusione tra eredità persiana e bizantina, composta da sultani e alti funzionari – Sultan Korkut (1467-1513), Murad IV (r. 1623–40), Sultan Selim III (1761-1808), Gazi Giray Khân (1554–1607) – coesisteva con le composizioni di diplomatici e intellettuali stranieri che gravitavano attorno alla Corte imperiale, come il conte polacco Wojciech ‘Ali Ufkî Bey Bobowski (1610–c1675), il principe moldavo Dimitri Cantemir (1673-1723), entrambi autori di trattati fondamentali, e il monaco armeno Hamparsum Limoncyan (1768–1839), inventore di un sistema di notazione musicale.
Questa cultura musicale d’élite era inoltre animata da tanti musicisti e compositori attivi nella capitale e provenienti dalle più disparate tradizioni (armeni, greci, ebrei, cristiani), che catturarono l’attenzione di baili, storici e viaggiatori come Giambattista Toderini, Charles Fonton o Jean Antoine du Loir. Si pensi inoltre alla koiné melodica e lessicale delle canzoni popolari d’Asia Minore e d’Anatolia orientale, allo sconfinato repertorio di canti epico-lirici dei trovatori ashık, che nel loro vagare uniscono Armenia, Iran, Caucaso e Asia centrale, al sistema bizantino degli oktoechoi, alla musica sacra di conventi cristiani o musulmani, disseminati per tutti i Balcani, alla circolazione di cantori sinagogali nei centri sufi (tekke, dargâh) sino alle melodie ispanico-giudaiche sefardite in ladino, alla presenza costante e massiccia di interpreti zingari, all’interazione tra generi letterari colti e urban light genres, come nei casi del gazel, dello sarkı del particolare genere greco ottomano del rebetiko che risuonavano sul Bosforo e nei quartieri delle grandi capitali del commercio settecentesco. La storia musicale dell’Impero ottomano, insomma, offrì numerose risposte alla molteplicità delle sollecitazioni delle sue genti. Ben lungi dall’essere un aspetto separato e indipendente dalle vicende politiche, sociali e letterarie che interessarono governanti e governati dell’Impero, le culture musicali costituivano a tutti gli effetti un fenomeno storico, tra i molti che compongono e illustrano la nostra conoscenza di un’epoca, di un’area geografica e dei suoi abitanti. Questo è il motivo principale che ci spinge a cercare un approccio autenticamente interdisciplinare, promuovendo interventi di etnomusicologi, ma anche di specialisti di storia sociale e diplomatica dell’Impero ottomano, delle letterature e filologie delle lingue che vi erano parlate. Ciascun relatore interpreterà, con i rispettivi strumenti scientifici, un fatto musicale occorso nelle proprie ricerche e, commentandolo, lo proporrà eventualmente all’ascolto. Oggetto di interesse non sarà dunque solo una suggestione musicale, quanto le diverse forme di contestualizzazione storica che i partecipanti potranno offrire. Ben lungi dal progettare una trattazione esaustiva di tutti i generi musicali praticati in epoca ottomana, vorremmo piuttosto segnare l’inizio di un percorso di analisi comparativa e interdisciplinare, la sola che, a nostro avviso, ci consenta di proporre un’interpretazione dell’ecumene ottomana e mediterranea in tutta la sua eterogenea complessità.

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Concerto di musica indiana a cura di Sankha Chattopahdyay e Shujaat H. Khan

A coronamento dei corsi di Sitar e Tabla che si svolgeranno quasi in contemporanea, avvolgendo per una settimana l’Isola di San Giorgio di sonorità indiane, i maestri Sankha Chattopahdyay e Shujaat Khan si esibiranno insieme in un concerto aperto al pubblico la sera del 12 luglio.

Concerto sabato 12 luglio ore 18.30

 

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore

Ingresso libero

 

per info:
Concerto
orario:18.30
ingresso libero

 

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Spettacolo dell’Ugandan Beat of Africa Ensemble

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati ha promosso, in collaborazione con il Dipartimento di “Art, Dance and Drama” della Makerere University di Kampala (Uganda), 30 e 31 maggio una master class sulle musiche dei Baganda e dei loro vicini Basoga a cura di Sylvia Nannyonga Tamusuza.

Il 1 giugno ore 18.30 il gruppo Ensemble “Ugandan Beat of Africa” si esibirà in uno spettacolo di musica e danza ugandese.

Per info

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
30 maggio – 1 giugno 2008

Master Class: 30 – 31 maggio 2008
9.30 – 12.30 e 14.30 – 17.30
Quota di iscrizione: Euro 80 (da versare in contanti il primo giorno)

Spettacolo: 1 giugno 2008
18.30
Ingresso libero

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Stage di danza indiana Bharata Natyam a cura di Raghunath Manet

Dal 29 agosto al 4 settembre si tiene alla Fondazione Giorgio Cini uno stage di danza classica indiana Bharata Natyam a cura del noto interprete Raghunath Manet. Il Bharata Natyam è uno stile di danza originario dei templi dell’India del Sud, con una tradizione di oltre tremila anni. Lirica nel concetto e nell’esecuzione, questa danza combina due aspetti: Nritia, ossia la tecnica, e Nriiya, l’interpretazione emotiva attraverso i movimenti delle mani (mudras) e le espressioni del viso (abhnaya). Con la sua sofisticata grazia, il Bharata Natyam ha superato i confini dei templi indù, diffondendosi dall’India al resto del mondo, pur mantenendo sempre un’aura sacrale.

Danzatore, coreografo e musicista, Raghunath Manet è nato a Pondichéry, antica legazione francese dell’India sud-orientale. Allievo di Sri Nathan presso la Scuola del Tempio di Villenour, si è diplomato nel 1985 alla Kalakshetra, Accademia di Musica e Danza di Madras, ha continuato ad approfondire la sua conoscenza del repertorio tradizionale con numerosi maestri depositari della tradizione, tra cui Ram Gopal, ed è divenuto uno dei maggiori esponenti della danza tradizionale indiana nello stile Bharata Natyam dell’India del sud. Nel 1998 ha fondato a Pondichéry “Tala Sruti”, una scuola di danza e musica, e dal 1990 dirige una propria compagnia di danza. Svolge le sue attività di danzatore e coreografo fra la Francia e l’India, con tournées in tutto il mondo. Raghunath Manet si dedica anche al recupero delle antiche danze tradizionali indiane a livello sia scientifico che pratico, allestendo numerosi spettacoli.

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore
29 agosto – 4 settembre 2008

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Corso di Sitar a cura di Shujaat Khan

La musica e la danza indiana costituiscono un punto di forza del programma dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali, con corsi e concerti concentrati nel periodo estivo.
Il 9 luglio, riprenderà, dopo alcuni anni, il corso di Sitar tenuto dal maestro Shujaat Khan, tra i più accreditati virtuosi di questo strumento, con un’esperienza di concertista e di docente tanto in India che all’estero, in particolare negli Stati Uniti.
Il Sitar, uno degli strumenti principali della tradizione musicale dell’India del nord, è noto in occidente grazie a musicisti come Ravi Shankar che hanno contribuito a diffondere l’arte di questo strumento a corde pizzicate fin dagli anni Sessanta, collaborando anche con artisti occidentali (si pensi a Yehudi Menuin o a George Harrison).

Corso di sitar 9-11 luglio 2008
orario: 10-12 e 15-18

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore

Quota di iscrizione Euro 120,00 (da versare in contanti il primo giorno)

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