Istituto di Storia dell'Arte Archives - Pagina 21 di 29 - Fondazione Giorgio Cini

Le carte riscoperte. I disegni delle collezioni Pozzi, Fissore e Donghi alla Fondazione Giorgio Cini

Dopo l’uscita del catalogo completo della raccolta di Giuseppe Fiocco, con questo volume viene presentato un altro fondo grafico acquisito a San Giorgio tramite Vittorio Cini agli inizi degli anni sessanta, e che si compone dei disegni provenienti dalle collezioni Pozzi, Fissore e Donghi. Per quanto concerne le raccolte Pozzi e Fissore, si tratta di opere afferenti non solo all’ambito veneto, con la significativa presenza di fogli, per esempio, di Gaspare Diziani e Louis Dorigny, ma pure ad altre aree della penisola, come testimoniano i disegni dei bolognesi Aureliano Milani e Vittorio Bigari, nonché il consistente nucleo di fogli del lombardo Filippo Comerio, cui vanno aggiunte alcune testimonianze delle scuole non italiane.

Una delle novità più significative presenti nel catalogo riguarda quattro copie dagli affreschi di Mantegna nella padovana cappella Ovetari realizzate dal pittore ligure Giovanni David; da segnalare, infine, la presenza di un paio di disegni di Federico Zandomeneghi, uno dei protagonisti della fervente vita artistica parigina di fine Ottocento. Non meno interessante è la raccolta appartenuta a Daniele Donghi, al cui interno è possibile distinguere due nuclei di particolare interesse: il quaderno di disegni dell’architetto Giacomo Quarenghi e i bozzetti del pittore-scenografo bellunese Pietro Gonzaga. Il gruppo di disegni per scenografie del Gonzaga nella collezione di Daniele Donghi era stato raccolto in origine dal padre, Felice Donghi, architetto e scenografo di un certo rilievo nell’ambiente milanese della seconda metà dell’Ottocento. A questo nucleo si aggiunsero fogli degli scenografi Giovanni Battista e Daniele Donghi, Fabrizio Galliari e Alessandro Sanquirico.

Tiepolo

Gli scritti su Giandomenico e Giambattista Tiepolo di Adriano Mariuz sono fra gli esiti migliori degli studi storicoartistici degli ultimi decenni. Apre il volume il saggio su Giandomenico apparso nella monografia dedicata al pittore nel 1971: un capolavoro di intuizioni critiche sostanziate da una qualità di scrittura che ancora ci sorprende: esempio raro di una storia dell’arte concepita nel segno del piacere condiviso, di chi la fa come di chi vi si accosta.
Seguono gli altri contributi sull’artista che spaziano dai disegni all’emblematica figura di Pulcinella. Essi si intrecciano con quelli dedicati a Giambattista Tiepolo, del frescante soprattutto, di cui lo studioso ha saputo dare una lettura talmente avvincente da farlo assurgere a vero protagonista del Settecento europeo.

A testimonianza dell’eccezionale sensibilità interpretativa che sigla gli scritti qui pubblicati, basti l’incipit del profilo di Giambattista nel catalogo della mostra di Venezia-New York del 1996: «Per Marcel Proust il nome di Tiepolo era associato a un colore: un’inconfondibile tonalità di rosa, il rosa di una delle vestaglie che Odette Swann soleva indossare fra le pareti domestiche e che ne esaltavano il fascino».

Collana «Scritti di storici dell’arte veneta»
La collana, promossa dall’Istituto di Storia dell’arte della Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con la Regione del Veneto, intende accogliere i testi più significativi degli studiosi che si sono interessati di arte veneta.

Gli affreschi nelle ville venete

Il fenomeno della “civiltà di villa” al tempo della Serenissima ha dato origine a una straordinaria fioritura di imprese decorative negli edifici sorti nello ‘Stato da terra’. Dal tempo dei pionieristici cataloghi di Giuseppe Mazzotti (1954) e Luciana Crosato (1962) non si intraprendeva un’opera sistematica di studio degli affreschi cinquecenteschi conservati nelle ville del Veneto e del Friuli. La ricerca, promossa dall’Istituto Regionale per le Ville Venete e curata dall’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini, prende avvio da una nuova indagine ricognitiva: un’esplorazione metodica e capillare che ha fatto venire alla luce, accanto ad apparati decorativi negletti, aspetti nascosti o trascurati di opere conosciute. Ad integrazione e arricchimento del materiale fotografico d’archivio, sono state realizzate apposite campagne fotografiche, che rendono in buona parte inedito il corredo illustrativo del volume.
Il primo dei quattro tomi della collana “Gli affreschi nelle ville venete”, dedicato al Cinquecento, presenta in apertura una sezione sui secoli XIV e XV, investigati con due saggi monografici, a introdurre il lettore nella grande stagione della decorazione ad affresco in villa nel ‘secolo d’oro’ di Veronese e Zelotti.

INDICE

LA DECORAZIONE IN VILLA PRIMA DEL CINQUECENTO

Il Trecento e il primo Quattrocento
Tiziana Franco
Il secondo Quattrocento
Mattia Vinco

IL CINQUECENTO

“Ornar de pitture il belveder e altre cose”:
committenti e frescanti nelle ville
venete del Cinquecento
Vincenzo Mancini

TAVOLE A COLORI

CATALOGO

APPARATI

Indice delle denominazioni e dei proprietari
Indice dei luoghi di ubicazione delle ville
Indice degli artisti
Bibliografia

Piranesi. Incisioni, rami, legature, architetture

La Mostra è stata concepita in modo semplice e lineare nell’intento di presentare tutte le singole opere del Piranesi nell’ordine in cui sono state pubblicate e scegliendo, all’interno di ciascuna serie, alcune incisioni, cercando che di tutto sia riportato un esempio. La scelta è stata fatta in modo che possa risaltare un’idea complessiva e insieme particolareggiata di quanto il maestro ha creato nei suoi quasi quarant’anni di lavoro. Suddividendo questo immenso complesso di quasi 1000 incisioni in trenta sezioni e distribuendo tra queste quattrocento tavole, si è voluto presentare dell’opera piranesiana un tale numero di esempi che mai era stato raggiunto in analoghe iniziative. Nell’attuare il percorso critico che presenta le opere dell’artista nell’ordine in cui vennero pensate e pubblicate, si è cercato di non disturbare con inutili sovrapposizioni la lettura e la comprensione delle opere, evitando quanto non sia essenziale al puro e semplice «vedere».

La suddivisione rigorosa delle opere esposte, con brevi descrizioni per ogni singolo settore, offre un orientamento immediato attraverso dati storici e informativi di carattere filologico e critico. Le strutture spaziali dell’appartamento di rappresentanza (già degli Abati di San Giorgio) e dei, due lati dei corridoi prospicenti il chiostro palladiano, sono state rispettate, cercando solo di aderire senza complicare o forzare l’iter e il disegno della mostra, alla successione delle sale. Il complesso delle 400 incisioni esposte è stato integrato con qualche altra sezione per rispondere alla particolare impostazione che si è voluto dare alla mostra.
Innanzi tutto, 26 rami incisi, indispensabile e utile accompagnamento per la mostra di un incisore; quindi una sezione fotografica dedicata al complesso di Santa Maria del Priorato, unica architettura eseguita dall’artista e alla quale si è voluto dare particolare risalto proprio per registrare con l’immagine le più recenti interpretazioni della critica. Sempre nell’intento di completare l’informazione, è stata allestita la piccola ma preziosa sezione, dedicata alle legature. E così possibile vedere come le opere dell’artista siano state raccolte, conservate e, mecenatescamente, regalate: Clemente XIII e tutti i suoi Rezzonico sono naturalmente tra i primi a gareggiare in buon gusto e sontuosità. La stessa linea si è voluto mantenere nella sezione documentaria con cui si apre la mostra. Sono esposti documenti, in parte conosciuti dagli studiosi, che tuttavia ci è sembrato opportuno rendere il più possibile evidenti per illustrarne l’essenziale valore informativo. La sezione è poi arricchita da una scelta iconografica piranesiana.

Disegni di Giambattista Piranesi

La Fondazione Giorgio Cini commemora il bicentenario della morte di Giovanni Battista Piranesi (Mojano de Mestre 1720 – Roma 1778) dedicandogli due mostre: quella dei disegni e l’altra delle stampe. Le due mostre pur essendo complementari sono sostanzialmente diverse. Non si tratta di disegni “preparatori” (tranne pochi casi) della traduzione incisoria; ma di un campo di elaborazione segnica del tutto autonoma, che si realizza con piena lilbertà di linguaggio. Ciò non esclude che lo spunto tematico divenga la premessa di una nuova elaborazione linguistica ben più calcolata nei suoi effetti, come comportava la struttura incisoria. La stessa differenza insomma che ai tempi nostri si scorge tra i disegni acquarellati di Giorgio Morandi e le sue incisioni.

La mostra che Alessandro Bettagno è riuscito a mettere in piedi, nonostante le difficoltà derivanti da altre iniziative prese in Europa e negli Stati Uniti in occasione al bicentenario della morte dell’artista veneziano, consta di 85 fogli, scelti naturalmente con lo scopo di dare una rappresentazione antologica non solo dello sviluppo della grafica disegnativa piranesiana, ma anche della varietà della sua tematica, che spazia dallo studio preparatorio di una veduta prospettica agli schizzi di figura, dagli appunti tracciati quasi con furia dinnanzi a rovine antiche, a studi di mobili e di suppellettili, da fantasie sceniche secondo il gusto del “capriccio” a particolari architettonici.
I disegni sono stati generosamente prestati da raccolte pubbliche e private di Amburgo, Amsterdam, Bath, Berlino, Copenhagen, Ginevra, Londra, Oxford, Ottawa, Montreal, New York, Nimes, Parigi, Rotterdam, S. Albans (Gorhambury): neppure una decina appartengono a raccolte italiane di Bologna, Firenze, Milano, Napoli, Venezia.

Disegni Veneti dall’Ambrosiana.

L’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini organizza in accordo con la Fondazione Querini Stampalia questa mostra sulla sezione di un centinaio di disegni veneti della Biblioteca Ambrosiana.
Tranne la sezione settecentesca, si può dire che la maggior parte dei disegni dal Quattro al Seicento presentati in questa mostra sia inedita. Anche per la grafica, come per la pittura, ben diverso è vedere un disegno riprodotto, alterato quindi tanto nel rapporto chiaroscurale come in quello delle misure, e leggerne direttamente le più intime qualità espressive. Tale antologia contiene nomi di primissimo piano: basterà citare quelli del Carpaccio, di Sebastiano del Piombo, di Giovanni Antonio Pordenone, di Girolamo Romanino, di Jacopo Tintoretto, di Andrea Schiavone, di Paolo Veronese, di Palma il Giovane, di Francesco Maffei, di Giulio Carpioni, di Giannantonio Pellegrini, di Marco Ricci, di Giambattista Piazzetta, di Giambattista e Domenico Tiepolo ecc.

Con la mostra dei disegni veneti dell’Ambrosiana l’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini continua l’attività nel campo della grafica disegnativa iniziata nel 1955 da Giuseppe Fiocco. Non solo l’Istituto è venuto allestendo tutta una serie di mostre dedicate sia alle maggiori raccolte di disegni pubbliche e private europee e statunitensi, come di carattere monografico (dal Pisanello al Pellegrini, da Tiziano allo Zanetti, dal Canaletto e Francesco Guardi ecc.), ma anche ha allargato la sua attività al campo della grafica incisoria (Tiziano e Piranesi).

Disegni veneti di collezioni inglesi

L’Istituto di Storia dell’arte della Fondazione Giorgio Cini continua la serie di mostre dedicate al disegno veneziano – iniziate per merito di Giuseppe Fiocco nel 1955 – con una rassegna di 124 fogli, che vanno dalla fine del Quattrocento a tutto il Settecento, di collezioni pubbliche e private britanniche. Tale antologia non solo ha il merito di avvicinare il pubblico italiano all’intimità del collezionismo britannico ma anche di porgli sotto gli occhi tesori grafici di alcune raccolte pubbliche meno note: le favolose raccolte reali di Windsor Castle sono presenti con due capolavori: la Testa di S. Antonio Abate di Giovanni Bellini e l’Annunciazione del Pordenone.

Gran parte dei disegni esposti provengono, oltre che da collezioni private di Londra e di Edimburgo, da almeno dodici “contee”: Bedfordshire, Buckinghamshire, Cumbria, Dorset, Hertfordshire, Kent, Northumberland, Shropshire, Tyne and Wear, Warwickshire, Wiltshire, Yorkshire. Inoltre hanno concesso prestiti il Barber Institut of Fine Arts dell’Università di Birmingham, il Birmingham Museum and Art Gallery, il Royal Museum di Canterbury, il Folkestone Museum and Art Gallery, le Courtauld Institute Galleries di Londra, la Whitworth Art Gallery di Manchester.

L’Istituto di Storia dell’arte della Fondazione Giorgio Cini si è assunto il compito di difendere la conoscenza del disegno veneziano, per mezzo di una serie di mostre corredate da cataloghi – editi da Neri Pozza – che ne ha garantito l’impegno della ricerca scientifica. Tali mostre non solo hanno presentato il fior fiore delle raccolte pubbliche e private europee e statunitensi ma hanno avuto anche carattere monografico, puntando sulle personalità del Pisanello, di Tiziano, del Pellegrini, del Canaletto, di Francesco Guardi, dello Zanetti, del Quarenghi e del Piranesi. L’interesse di questa mostra non consiste solo nella qualità degli esempi grafici esposti – per lo piú inediti – ma anche per l’eccezionalità di due gruppi di disegni presentati: quello di collezione privata proveniente da quella Talleyrand di Parigi, che costituisce un apice della grafica disegnativa di Giambattista Tiepolo e l’altro, non meno suggestivo, di Francesco Guardi presentato dal Royal Museum di Canterbury.

Disegni veneti della collezione Lugt

La Fondazione Custodia di Parigi ha concesso il prestito di 114 disegni di scuola veneta, che fanno parte dei tesori d’arte raccolti dal suo fondatore Frits Lugt, all’Istituto diStoria dell’arte della Fondazione Giorgio Cini. Dopo la mostra di disegni delle collezioni inglesi continua la tradizione delle esposizioni dedicate alla grafica veneta, iniziata da Giuseppe Fiocco nel 1955.
La Fondazione Custodia ha voluto inoltre fare un gesto di particolare amicizia verso la Fondazione Giorgio Cini, aggiungendo ai disegni un gruppo di una ventina di lettere autografe (da Tiziano al Canova) e il dipinto di Francesco Guardi rappresentante l’isola di San Giorgio Maggiore.

Come accenna Byam Shaw nella sua Introduzione, non mancano nella collezione grafica della Fondazione Custodia disegni di scuola italiana di primaria importanza: tra questi il gruppo di 114 fogli veneziani presentati alla Fondazione Cini. Di eccezionale importanza i dieci disegni di Stefano da Verona (il maggior numero esistente in una collezione), ai quali si aggiungono altri della cerchia e uno di Pisanello. I disegni di Stefano da Zevio indicano l’alto potenziale di stile di tale rappresentante del gotico internazionale nella sua accezione veronese.

Non mancano fogli di Andrea Mantegna, di Giovanni Bellini, di Vittore Carpaccio (ben tre) e di Alvise Vivarini, cioé i rappresentanti del Quattrocento veneziano: e del Cinquecento sono presenti esempi di Jacopo e Leandro Bassano, Jacopo e Domenico Tintoretto. È esposto anche lo «Sketchbook» tascabile, sulle cui 48 pagine Palma il giovane ha annotato schizzi d’ogni genere, tra l’altro ritratti anche di artisti contemporanei: un raro documento che comprova l’urgenza di esprimersi del pittore veneziano. Del tardomanierismo provinciale veneto pure notevole il gruppo di fogli di Alessandro Maganza. Particolarmente nutrita la schiera dei settecentisti per qualità e varietà di nomi: su tutti si impongono i dodici fogli di Giambattista Tiepolo, alcuni dei quali autentici capolavori. La mostra dei disegni veneti della Fondazione Custodia a San Giorgio Maggiore rende omaggio alla sensibilità del suo raccoglitore, che, come ha notato Denys Sutton, fu tra i primi ad evocare la parentela tra Amsterdam e Venezia. Questa stupenda raccolta di disegni ne è la testimonianza piú viva.

Canaletto. Dipinti, disegni, incisioni

Per la prima volta la Fondazione Giorgio Cini presenta una folta serie di dipinti di uno dei più grandi artisti di Venezia: Giovanni Antonio Canal detto il Canaletto (1697 -1768).

La mostra espone 41 dipinti di primissima scelta, collaudati senza incertezza dalla tradizione critica e quasi tutti provenienti da clienti o collezionisti del Settecento, per lo più inglesi, in contatto col Canaletto. Se si pone mente alle sempre più gravi difficoltà incontrate dagli organizzatori di mostre d’arte antica, la riunione di 41 dipinti del Canaletto all’Isola di San Giorgio acquista un valore eccezionale, dimostrando il credito che la Fondazione Giorgio Cini gode presso i paesi stranieri, soprattutto anglosassoni.

La mostra inoltre espone una scelta di ben 75 disegni (di cui 25 provenienti dalle Collezioni Reali di Windsor), che offrono la lettura di ogni aspetto dell’attività disegnativa del Canaletto (dallo «scaraboto» al disegno preparatorio, pronto ad essere tradotto a colori): tra l’altro Alessandro Bettagno è riuscito a riunire 9 dei 10 grandi fogli preparatori delle Feste Dogali. Inoltre sono presenti non solo tutte le incisioni del Canaletto scelte negli esemplari più freschi, ma nei diversi stati (primo, secondo, terzo e – talvolta – quarto).

Sono stati assicurati alla mostra due dipinti del Canaletto di collezione privata italiana già apparsi nella mostra del 1967, ma necessari per rendersi conto del senso dello spettacolo, raffiguranti il Ricevimento dell’ambasciatore imperiale conte di Bolagno e la Festa della Sensa.

Un esempio perspicuo della sensibilità canalettiana rivolta a captare lo spazio in un gioco serrato di valori pittorici, è la Veduta del Bacino di San Marco del Museo di Boston, certamente uno dei suoi capolavori in assoluto, raggiunto poco prima del 1740, in piena armonia con il momento più luminoso della pittura veneziana, dal Tiepolo al Piazzetta.

La serie delle acqueforti dedicate al console ed amico Joseph Smith, con il titolo significativo: Vedute, altre prese da i Luoghi altre ideate… (la cui esecuzione va dal 1740 al 1744 circa), si inserisce nello sviluppo artistico del Canaletto non come parentesi marginale, ma come un momento essenziale di alcuni problemi stilistici, che troveranno la loro piena realizzazione nei primi capolavori eseguiti nel soggiorno inglese.

La serie raggruppa fogli che evocano un itinerario che partendo dalla laguna, cioè da Marghera, passando per Mestre, risale il corso del Brenta fino a Padova, non solo inscenata nel cosmorama del Prà della Valle ma in una veduta che segna il passaggio tra la realtà dei luoghi e la fantasia del capriccio. Se il Portico con la lanterna, indubbiamente una delle prove più alte dell’arte incisoria del Canaletto, è una veduta di piena fantasia, l’acquaforte con la cosiddetta Casa del 1741, ricongiunta con la Casa del colonnato, è l’evocazione di una città, che se pur manca di precisi riferimenti topografici, è intrisa di atmosfera veneziana.

Alle quattro vedutine veneziane «prese dal vero», ne seguono altre pure di piccolo formato «ideate», tra le quali i quattro stupendi paesaggi di fantasia, che, tra l’altro, costituiscono una sorpresa nella sequenza delle incisioni per la libertà con la quale il Canaletto si sottrae all’impegno tecnico che aveva fino ad allora strutturato il suo linguaggio, qui sciolto in una rapidità di segno quasi provvisoria, rapidissima, stracciata.

Bettagno è riuscito a raddoppiare il numero delle vedute inglesi esposte alla mostra canadese del 1964 ed a quella di Palazzo Ducale del 1967, esponendo una serie di straordinari esempi di vedute e di paesaggi che il Canaletto ha dipinto in tale soggiorno: dal Ponte di Westminster di collezione privata inglese, dove l’impaginazione panoramica è ravvivata da un’emergenza di notazioni luminose che imprimono all’assieme una vibrazione intensissima, al non meno straordinario Ponte di Walton della Galleria di Dulwich, dove il curioso ponte di legno chiarissimo prende uno stacco irreale sulle tonalità grigio-brunacee calde dell’assieme.

Un’altra ghiotta attrattiva di questa mostra è la presenza delle quattro Vedute veneziane che il Canaletto dipinse per Sigismund Streit, oggi conservate negli Staatliche Museen di Berlino- Dahlem. La vigilia di S. Pietro di Castello e l’altra di S. Marta sono due notturni che costituiscono certamente due tra le più straordinarie esperienze luministiche tentate dal Canaletto in questo ultimo periodo della sua attività.

A sottolineare la fondamentale esperienza luministica canalettiana, Bettagno ha presentato alla mostra due Interni di San Marco delle Collezioni Reali di Windsor che possono considerarsi esempi della ricerca luministica canalettiana.  L’aver messo i’accento sulla ricerca «luministica» dell’ultimo Canaletto costituirà certamente un altro merito di questa mostra.

Gli affreschi nelle ville venete. Il Cinquecento

Venerdì 5 dicembre 2008, ore 17.00
sala del Piovego a Palazzo Ducale – Venezia

Interverranno:
Nadia  Qualarsa
Presidente Istituto Regionale Ville Venete

Giuseppe Pavanello
Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini,
Direttore scientifico del progetto

Elisabetta Saccomani
Università di Padova


Seguirà cocktail

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