I tamburi batá

1. I tamburi batá

 

I tamburi batá sono i principali strumenti rituali della Santería. Sono caratterizzati da un fusto a forma di clessidra asimmetrica, con un restringimento a circa due terzi della lunghezza, e aperture di diverso diametro coperte da due pelli: la più grande è detta enú e la piccola chachá.

 

I tamburi batá vengono suonati in ensemble (conjuntos) composti da tre strumenti di diverse dimensioni. Il più piccolo è denominato okónkolo, quello medio itótele e il più grande iyá. In prossimità delle pelli dell’iyá, vengono fissate due fasce di stoffa o cuoio, sulle quali sono cucite diverse decine di campanelle. Queste risuonano quando le membrane vengono colpite con una certa forza, o quando lo strumento viene deliberatamente scosso, come accade nei ritmi dedicati alla divinità del mare, Yemayá, in cui le campanelle evocano il suono delle onde.

 

Entrambe le membrane dei tamburi sono bordate da anelli di fibra vegetale e fissate tramite un sistema di tensione composto da tiras, cadeneta e fajas. Le tiras sono tiranti disposti a “W” che attraversano longitudinalmente il corpo dello strumento. La cadeneta si estende dal chachá verso l’enú seguendo un percorso a spirale che incrementa la tensione delle tiras. Le fajas, spesso realizzate in cuoio, avvolgono sia le tiras che la cadeneta, facendole aderire alla parte più stretta del corpo. Durante le cerimonie, i tamburi possono essere rivestiti con pelli o tessuti decorati con immagini riferite ai diversi orichas.

 

I tamburi batá utilizzati a fini rituali devono avere fusti ricavati da un unico tronco di legno e tiranti di cuoio o corda. Questi strumenti vengono costruiti da un numero limitato di artigiani altamente specializzati, che non solo devono possedere competenze tecniche nella lavorazione del legno e delle pelli, ma devono anche rispettare rigide norme religiose. Nel video si possono osservare le varie fasi della costruzione di un conjunto di tamburi batá realizzato da Lazaro Leiva Martínez, un artigiano di La Habana specializzato nella produzione di strumenti cerimoniali. Durante il suo racconto emerge come i saperi tecnici riguardanti la lavorazione dei materiali si intreccino con le credenze e le procedure rituali, mostrando chiaramente la natura sacra di questi strumenti.

 

Solo i tamburi batá che vengono costruiti nel rispetto rigoroso delle prescrizioni religiose possono essere consacrati. La cerimonia di consacrazione è un rituale segreto durante il quale, secondo le credenze dei praticanti, gli strumenti accolgono al loro interno l’oricha Aña. Da quel momento, gli strumenti non possono essere toccati né da donne né dagli omosessuali. Il loro utilizzo è riservato ai musicisti di sesso maschile che, attraverso un rituale altrettanto segreto, si consacrano alla divinità del tamburo per diventare membri della casta sacerdotale nota come Omo Aña, i figli di Aña.

 

Inoltre, per suonare i tamburi sacri durante il rituale del Toque de Santo, è fondamentale rispettare una serie di obblighi e osservare rigidi tabù. I tamburi di uno stesso conjunto non possono essere separati, non devono mai toccare il suolo e devono essere custoditi presso la casa del dueño del tambor (il proprietario) o di una persona di sua fiducia. I tamboreros devono astenersi dall’avere rapporti sessuali prima di suonare per un rituale. Come per gli altri orichas, Aña è una divinità che richiede cure particolari, tra cui preghiere, pulizie rituali con acqua di cocco e periodici sacrifici di animali.

 

Per diventare un suonatore professionale di tamburi batá è necessaria una formazione che richiede diversi anni. L’apprendimento avviene ancora oggi principalmente per tradizione orale, partecipando alle cerimonie e ascoltando gli altri musicisti, oppure affidandosi alla guida di un maestro esperto. Solitamente, il percorso inizia con il tamburo più piccolo, l’okónkolo, per poi passare al medio e al grande.

 

La tecnica esecutiva dei batá prevede che il suonatore, seduto, poggi lo strumento sulle proprie gambe e percuota la pelle maggiore con la mano destra e quella più piccola con la sinistra. Per evitare che il tamburo cada, una fascia posta alle estremità dello strumento viene fatta passare sotto le cosce del musicista. La pelle maggiore dell’iyá e dell’itótele può essere percossa con due diversi tocchi (golpes). Nel golpe abierto (colpo aperto) la mano si sollevano immediatamente dopo aver percosso la pelle lasciandola risuonare, mentre nel golpe tapado (colpo tappato) le dita restano poggiate sulla membrana smorzandone la vibrazione.