Musiche nella Santería cubana

Introduzione

 

La Santería, nota anche come Regla de Ocha, è la più diffusa tra le religioni afrocubane. Viene praticata a Cuba e in altri paesi del mondo da alcuni milioni di fedeli ed è incentrata sul culto di un gruppo di divinità dette orichas. I credenti (santeros) celebrano riti finalizzati a invocare gli orichas tramite la declamazione di formule magico-religiose, l’intonazione di canti, l’esecuzione di musica strumentale e la danza.

 

Uno dei rituali più significativi della Santería è il Toque de santo, il cui scopo è incoraggiare la discesa di un oricha sulla terra. La musica e la danza sono elementi essenziali del rito grazie al loro potere di indurre nei partecipanti stati non ordinari di coscienza, che i credenti interpretano come la temporanea possessione del corpo da parte di un oricha.

 

La musica del Toque de santo è affidata ai tamburi batá, gli strumenti sacri della Santería. Questi tamburi vengono suonati in ensemble composti da tre strumenti di dimensioni diverse che eseguono intricate trame poliritmiche dedicate ai diversi orichas. I santeros attribuiscono grande importanza ai tamburi batá poiché credono che la loro musica stabilisca una comunicazione diretta tra gli esseri umani e il mondo sovrannaturale. In ragione dei suoi profondi significati religiosi e della complessità dei repertori, la musica rituale dei batá è considerata l’espressione più alta della cultura musicale afrocubana.

 

Le origini della Santería risalgono a un’epoca tragicamente segnata dalla tratta degli schiavi africani che, a partire dalla seconda metà del Settecento, vengono deportati a Cuba per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero. Il fenomeno raggiunse dimensioni tali che nel 1846 i discendenti africani arrivarono a costituire oltre il 40% della popolazione dell’isola. Molti di questi schiavi erano di origine yoruba, un gruppo etnico-linguistico insediato nell’attuale Nigeria, Benin e Togo. Questa migrazione forzata causò profondi mutamenti economici, demografici e culturali, oltre ad avere un impatto significativo sul piano sociale e religioso. La Santería emerse in questo contesto come risultato dell’incontro tra la religione yoruba delle popolazioni africane e il cattolicesimo portato dai conquistadores spagnoli.

 

La lingua parlata dagli yoruba a Cuba è nota come lucumí. Nel corso del tempo, il lucumí ha perso la sua funzione come lingua di comunicazione quotidiana tra gli afrodiscendenti, ma resta ancora oggi la lingua sacra della Santería, utilizzata per le preghiere e i canti dedicati agli orichas.

 

Il sistema religioso della Santería è incentrato sul concetto di aché, una forza invisibile, sacra e magica. L’aché può essere trasmessa da un essere sovrannaturale a una persona, e da questa ad altri individui. La sua distribuzione nel mondo naturale e sovrannaturale segue una gerarchia articolata su vari livelli. Al vertice di questa gerarchia si trova Olodumare, l’essere supremo, al quale i credenti non si rivolgono direttamente. Per Olodumare non vengono svolti riti, eretti altari o effettuati sacrifici.

 

Al secondo livello gerarchico si trovano gli orichas. Nella religione tradizionale degli yoruba, l’aché si concentra in nodi energetici associati alle forze della natura (vento, tuono) luoghi dal particolare valore simbolico (mare, monti, fiumi) e ruoli della vita sociale (padre, madre, re, guerriero). Tali forze furono personificate negli orichas.
Gli yoruba deportati a Cuba trovarono il modo per conciliare la loro religione politeista con il monoteismo del cristianesimo attraverso il culto dei santi cattolici. Ne derivò un sistema di credenze in cui i santeros riconoscono ad ogni oricha sia gli attributi della divinità yoruba (come specifici colori, oggetti, numeri, forze della natura, animali, erbe) sia di un santo cattolico specifico. Ad esempio, Orula viene identificato con San Francesco d’Assisi, Ogun con San Pietro, Ochun con la Vergine della Caridad del Cobre, Yemayá con Nostra Signora di Regla, e così via.

Un caso interessante è quello di Changó, l’oricha del fulmine, del fuoco, della passione amorosa e del vigore maschile. A questa divinità sono associati i colori rosso e bianco, i numeri sei e dodici, e alimenti come la banana e il mais. È raffigurato come un giovane muscoloso che impugna un’ascia bilama. Nella Santería, Changó è identificato con Santa Barbara, nota nella devozione popolare cattolica come la protettrice dal fuoco e dal fulmine. Di conseguenza, nell’altare dedicato a Changó, che ogni santero deve allestire nella propria abitazione, si può trovare sia una statua raffigurante un giovane muscoloso con un’ascia sia una Santa Barbara vestita di bianco e rosso.

 

Un gradino inferiore rispetto agli orichas si trovano gli antenati (egun). Nella concezione religiosa della Santería, anche se non vivono più sulla terra, gli egun continuano a far parte della famiglia e a interessarsi alla vita dei loro discendenti. I santeros invocano gli antenati attraverso riti e canti specifici; in loro onore allestiscono altari e sacrificano animali.

Ancora più in basso nella gerarchia ci sono gli esseri umani. Nonostante la loro natura soprannaturale, gli orichas dipendono dall’energia vitale che ricevono dai credenti attraverso la celebrazione dei riti. In cambio, gli orichas assicurano loro salute, ricchezza e una guida per affrontare le avversità della vita.

 

Infine, un certo quantitativo di aché si trova negli elementi naturali organici e inorganici, a cui i credenti attribuiscono poteri magici. Piante, erbe, semi e frutti vengono utilizzati per creare altari, simbolizzare la vita, nutrire gli orichas e consacrare oggetti animati e inanimati. Gli hierberos, operatori del sacro esperti nel selezionare e trattare le erbe, consigliano quali piante utilizzare nei rituali, preparano infusi curativi e altre essenze per scopi cerimoniali. Altrettanto importante è il regno animale. Il potere magico degli animali dipende dal loro legame con gli orichas. Ogni divinità è associata a determinati volatili o altri animali di piccole e medie dimensioni, e alcuni rituali richiedono il loro sacrificio per onorare e nutrire le divinità, allontanare influenze negative o ottenere benefici.