Istituto Musica Comparata Archives - Pagina 9 di 16 - Fondazione Giorgio Cini

Polifonie ‘in viva voce’ 19 – Polifonie liturgiche e cerimoniali della Sardegna centrale

ore 16.00 — Seminario Polifonie liturgiche e cerimoniali della Sardegna centrale
con Maurizio Agamennone, Giovanni De Zorzi e Ignazio Macchiarella

ore 18.30 — Concerto Coro Su Cuncordu e’ su Rosariu
di Santu Lussurgiu (Oristano)

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Il progetto Polifonie “in viva voce” costituisce l’occasione più rilevante in Italia e in Europa per ascoltare e osservare le pratiche polifoniche fervidamente conservate in numerose tradizioni locali. Dal 1997 sono stati ospiti del programma veneziano cantori e strumentisti provenienti dalle grandi isole del Mediterraneo, dal Caucaso, dall’Europa orientale, dalla regione balcanica, dalla Cina meridionale e da diverse località della penisola italiana: è stato possibile, perciò, ascoltare polifonie maschili e femminili particolarmente esuberanti, complesse e multiformi, spesso divenute vivaci marcatori di mobili e irrequiete identità locali, pure riconosciute dai protocolli Unesco quali patrimoni immateriali dell’umanità. Ai cantori si sono affiancati i migliori specialisti d’area (studiosi, compositori, rilevatori), che hanno proposto la descrizione e analisi delle polifonie ospitate, secondo le più aggiornate procedure di valutazione (musicologia, antropologia, storia-culturale, studi di genere, studi culturali e post-coloniali, ecc.).

L’edizione 2015 è dedicata alle Polifonie liturgiche e cerimoniali della Sardegna centrale.

Nella “geografia musicale” della Sardegna quasi ogni paese ha la propria specializzazione. Santu Lussurgiu (duemilaseicento abitanti, sul massiccio del Montiferru, cinquecento metri sul livello del mare, una ventina di chilometri al nord ovest di Oristano), è senza dubbio il paese del cantu a cuncordu. Non è tanto una faccenda di esclusività (analoghe pratiche musicale si trovano quanto meno in un’altra dozzina di località nell’isola) ma di repertorio e di qualità dell’esecuzione.

La denominazione cantu a cuncordu, in generale, viene usata in opposizione a cantu a tenore, per intendere i repertori polifonici dell’isola d’argomento religioso. Le cose non stanno proprio così dal momento che a cuncordu si cantano anche testi profani (così come a tenore brani religiosi). In realtà, la distinzione riguarda, alla base, il modello musicale: il cantu a tenore è caratterizzato da una struttura musicale con una voce che guida l’esecuzione, canta il testo e viene accompagnata da tre voci intonanti sillabe non-sense, mentre nel cantu a cuncordu tutte e quattro le parti cantano il testo, non vi sono voci leader e l’esecuzione scaturisce da una intensa azione coordinata dei quattro cantori. Le parti, dunque, hanno (più o meno) la stessa rilevanza e interagiscono durante la performance, richiamando, mutatis mutandis, l’immagine del dialogare musicale di un quartetto d’archi.

Coro Su cuncordu ‘e su Rosariu
Il gruppo appartiene alla confraternita del Santo Rosario fondata nel 1605. Si tratta del sodalizio più partecipato che ha tra l’altro il compito di curare la paraliturgia de sa Chida Santa (la Settimana Santa). In quest’ambito, ogni anno il priore dà incarico ad un gruppo di esecutori di cantare per i diversi eventi rituali. Da ben trentanove anni, nonostante in paese vi siano decine e decine di cantori che ambiscono a tale compito, i diversi priori che si sono succeduti hanno costantemente scelto il quartetto formato da Giovanni Ardu – bassu, Mario Corona – contra, Roberto Iriu – cuntraltu e Antonio Migheli ‘oghe.

 

I seminari dell’IISMC: musiche (e musicologie) del XXI secolo – Micromusics and macromusics

Foto di Lynda Roti (2015). Nell’immagine il Lightbulb Ensemble mentre suona “Mikrokosma” (composizione di Wayne Vitale e Brian Baumbusch).

Micromusics and macromusics

Il tradizionale appuntamento di riflessione scientifica che caratterizza ogni anno, a fine gennaio, l’attività dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, dopo trent’anni, cambia nome:
I seminari dell’IISMC: musiche (e musicologie) del XXI secolo.

Questa denominazione, che abbandona il termine etnomusicologia, intende misurarsi a tutto campo con le culture e le pratiche musicali contemporanee nella prospettiva comparativa propria dell’Istituto. L’ambizione è di interpretare gli attuali e complessi fenomeni della creatività musicale e della circolazione della musica su scala interculturale, allargando gli orizzonti di una disciplina, l’etnomusicologia, che si propone di studiare i processi musicali contemporanei a livello globale.

Quest’anno tema specifico del seminario sarà una rifl essione sui concetti di micromusic e macromusic in una prospettiva che metta a confronto pratiche musicali che si sviluppano attraverso specifiche microcomunità nelle società complesse (che possono essere legate a un luogo particolare, ma anche del tutto delocalizzate e agire sul web) e processi di globalizzazione sonora e musicale a livello transnazionale.

Al seminario parteciperanno autorevoli studiosi internazionali di etnomusicologia ma anche compositori e musicisti provenienti da diversi ambiti: tradizioni musicali asiatiche, musica contemporanea euro-americana, jazz, in un confronto volto a comprendere i complessi processi di sviluppo, trasformazione e incontro delle musiche di questo nuovo secolo.

Il seminario è aperto al pubblico.

 

Programma

Giovedì 28 gennaio 2016

  •   9.30 – 10.00 Giovanni Giurati (Università di Roma “La Sapienza”) Saluti introduttivi
  • 10.00 – 12.30 Mark Slobin (Wesleyan University) Micromusics on the move
  • 14.30 – 16.30 Serena Facci, Alessandro Cosentino, Vanna Crupi ( Università di Roma “Tor Vergata”) “E stasera vado anche dal Papa”. Microcoralità per la Settimana Santa nella Roma transculturale

 

Venerdì 29 gennaio 2016

  •   9.30 – 12.30 Wayne Vitale (compositore e ricercatore indipendente) The Lightbulb Ensemble: Strange Shades of Musical Light, seguito da una conversazione-intervista con Giovanni Giurati
  • 14.30 – 16.30 Thomas Porcello (Vassar University) Macrosound, Macrosonics: A Global Studio Aesthetics?

 

Sabato 30 gennaio 2016

  • 9.30 – 11.30 Maurizio Agamennone (Università di Firenze) e Giovanni De Zorzi (Università di Venezia Cà Foscari) Un probabile processo di micro-music? Il duduk come icona di “esotico” e “antico” nella recente musica per il cinema
  • 11.30 – 13.00 Discussione finale, coordinata da Francesco Giannattasio (Università di Roma “La Sapienza”)

Discussant: Giorgio Adamo (Università di Roma “Tor Vergata”)

 

Programma scaricabile:

Micromusics and Macromusics

 

Per ulteriori informazioni: musica.comparata@cini.it | t. 041 2710357

Ensemble Badakhshan – Tajikistan

CONCERTO DELL’ENSEMBLE BADAKHSHAN
Sabato 31 ottobre, ore 18.00
Isola di San Giorgio Maggiore
Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili.

Il concerto dell’Ensemble Badakhshan, unica data italiana del gruppo, è organizzato nell’ambito del Convegno internazionale di studi Musica, arte e spiritualità in Asia centrale.


Canti e danze dal Badakhshan (Tajikistan)
Nell’area sudorientale del Tajikistan, tra le altissime vette del Pamir, si sono sviluppate tradizioni locali di musica e di danza che presentano tratti arcaici molto singolari se considerati nel contesto dell’intera area centroasiatica; comunemente si ritiene che sia proprio l’aspra geografia del Badakhshan ad aver permesso la conservazione e la trasmissione della cultura musicale tradizionale e delle sue sorprendenti specificità.

La specificità del Badakhshan non è solo musicale: considerati comunemente come “i discendenti di Alessandro Magno”, la maggior parte degli abitanti del Badakhshan sono Sciiti Ismailiti e, quindi, a differenza dei musulmani sunniti che li attorniano, riconoscono come guida spirituale (imâm) sua altezza l’Aga Khan.

Più in particolare, i componenti dell’Ensemble Badakhshan vivono nel centro di Khorog, la capitale, con una popolazione di circa 40.000 residenti, nella quale essi operano come musicisti professionisti. Il loro repertorio comprende i maddoh, canti devozionali capaci di convogliare l’energia spirituale detta baraka; i falak, canti di lamento con un ridotto accompagnamento strumentale e, infine, i canti popolari tradizionali detti, appunto, khalqi.

Per gli abitanti della regione, musica e danza sono intimamente connesse: in questo senso Sahiba Davlatshaeva è insieme una grande danzatrice, capace di dispiegare il profondo simbolismo della danza del Pamir, e una delle migliori cantanti femminili. Aqnazar Alovatov, dal canto suo, è particolarmente noto per il canto delle liriche del poeta di lingua persiana Mowlâna Jalâl-ud-Dîn Rûmî (1207-1273), più famoso come santo patrono dei dervisci mevlevî, meglio noti in Occidente come “dervisci rotanti”, i cui versi sono amati da molte culture dell’area.

Badakhshan Ensemble

Aqnazar Alovatov, voce, liuto rubâb
Sahiba Davlatshaeva, voce e danza
Shodikhon Mabatkulov, tamburo a cornice daf
Mukhtor Muborakadamov, liuto setâr
Khushbakht Niyozov, tamburo a cornice daf 

Per maggiori informazioni: musica.comparata@cini.it | t. 041 27102357

 

 

Musica, arte e spiritualità in Asia centrale

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza un importante appuntamento internazionale in collaborazione con Aga Khan Music Initiative (AKMI); CNRS/CETOBAC, Parigi; Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali, Università Ca’ Foscari Venezia; School of Oriental and African Studies (SOAS, University of London).

L’area centroasiatica è stata nei millenni un crocevia di genti e culture segnato da due ceppi linguistici, quello indoeuropeo e quello turco, spesso associati a due stili di vita: quello nomade e quello sedentario.

Se oggi si tende a ridurre in senso geopolitico l’area centroasiatica, limitandola alle cinque repubbliche dell’ex Unione Sovietica (Kazakhstan, Kyrgyzstan, Uzbekistan, Tajikistan e Turkmenistan) va però sottolineato come dal punto di vista culturale l’area comprenda la regione autonoma dello Xinjiang cinese, l’Afghanistan, il Kashmir, l’Iran e l’Azerbaijan; in questa più ampia area culturale le relazioni tra arti, musica e spiritualità furono un tratto ricorrente che ai curatori è sembrato utile seguire: i testi cantati nelle tradizioni di musica classica (maqām), composti dai maggiori poeti di lingua persiana e turca chagatay, risuonano di allusioni e doppi sensi di natura spirituale; dalle riunioni di “ascolto” (samâ’) dei dervisci nascono repertori che influenzano la musica d’arte così come la danza secolare; specifici spazi architettonici vengono concepiti per simili incontri; la calligrafi a di versetti coranici (o di liriche d’arte) percorre le architetture come una musica silente; le miniature ritraggono spesso convivi con musica o strumenti musicali. Applicando l’approccio interculturale tipico dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, studiosi provenienti da tutto il mondo prenderanno in esame singoli casi di studio nei quali interagiscono arti, musica e spiritualità in area centroasiatica, e sembra notevole che questo avvenga proprio a Venezia, per secoli snodo delle vie carovaniere che partivano o arrivavano da quel mondo lontano ma assolutamente vicino. Il convegno è a cura di Anna Contadini, Giovanni De Zorzi, Rachel Harris, Alexandre Papas.

Scarica il programma del convegno.

Sabato 31 ottobre alle ore 18, il convegno si conclude con un concerto dell’Ensemble Badakhshan, proveniente dall’altopiano del Pamir, Tagjikistan. Ingresso libero fino ad esaurimento posti.

Per ulteriori informazioni: musica.comparata@cini.it | T. 041 2710357

II Rassegna di Etnomusicologia Visuale

La Rassegna di Etnomusicologia Visuale (seconda edizione), curata da Giovanni De Zorzi e Marco Lutzu, quest’anno avrà come tema le Musiche e Culture Spirituali in Area Caraibica.

Promossa dal Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dall’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, si terrà nei giorni 30 settembre e 1 ottobre alla Fondazione Giorgio Cini, a conclusione del Convegno del Comitato Italiano dell’International Council for Traditional Music (ICTM).

Nei Caraibi l’incontro-scontro tra culture differenti ha dato vita a una straordinaria varietà di pratiche religiose, frutto del sincretismo tra il cattolicesimo dei colonizzatori europei, i culti delle popolazioni africane deportate durante la tratta degli schiavi e, in alcuni casi, le espressioni religiose delle popolazioni native. Le singolari vicende storiche che hanno caratterizzato quest’area hanno favorito la nascita e lo sviluppo di una moltitudine di “culture spirituali” nelle quali la musica, anch’essa il risultato di complessi processi di sincretismo, si configura come un elemento centrale della pratica rituale qualificandone tempi e spazi.

La rassegna propone quattro documentari realizzati da etnomusicologi e cineasti che hanno rivolto la loro attenzione a diversi aspetti del rapporto tra musiche e culture spirituali in area caraibica.

Le proiezioni sono ad ingresso libero fino ad esaurimento posti.

PROGRAMMA

30 settembre ore 16.30

Santeros 
(2015)
di Marco Lutzu

Barbara et ses amis au pays du Candomblé (1997)
di Carmen Opipari e Sylvie Timbert
1 ottobre ore 16.30

Le Vaudou (1991)
di Isaac Isitan

In the Blood, in the Home, in the School, in the Street: Growing into Music in Cuba (2012)
di Geoffrey Baker

Scarica il programma dettagliato degli eventi.

Per informazioni:
musica.comparata@cini.it – Tel. 041 2710357

Comitato Italiano dell’International Council for Traditional Music (ICTM)

Convegno annuale del Comitato Italiano dell’International Council for Traditional Music (ICTM)
29-30 settembre
Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza alla Fondazione Giorgio Cini il 29 e 30 settembre l’incontro annuale del comitato italiano dell’International Council for Traditional Music (ICTM), l’organizzazione più rappresentativa a livello internazionale degli studiosi di etnomusicologia.

L’ICTM si articola in Comitati Nazionali e quello italiano organizza annualmente un incontro di studi al quale partecipano ricercatori provenienti da diverse istituzioni italiane per presentare le loro ricerche e lavori in corso. Si tratta di un importante momento di scambio e di confronto tra gli etnomusicologi italiani che non a caso quest’anno si svolge a Venezia essendo l’IISMC e la Fondazione Giorgio Cini uno dei punti di riferimento per questi studi in Italia. Durante l’incontro verranno presentati i lavori svolti in questi ultimi tempi sulla catalogazione e digitalizzazione degli archivi dell’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati.

Parte integrante dell’incontro sarà anche una performance di launeddas (triplo clarinetto sardo) e organetto diatonico con Vanni Masala e Andrea Pisu il 29 settembre alle ore 18.30.

A conclusione del convegno il pomeriggio del 30 settembre si apre inoltre la II Rassegna di Etnomusicologia Visuale organizzata in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari Venezia. La rassegna, dal titolo Musica e culture spirituali in area caraibica,  è a cura di Giovanni De Zorzi e Marco Lutzu.

E’ possibile accedere liberamente alle conferenze, alla performance musicale e alle proiezioni dei documentari fino ad esaurimento posti disponibili.

Scarica il programma dettagliato degli eventi.

PROGRAMMA

 

29 settembre ore 9:30-11:00 

Giovanni Giuriati, Guido Raschieri, Claudio Rizzoni, Simone Tarsitani
Alcune considerazioni sul lavoro di catalogazione e digitalizzazione degli Archivi dell’IISMC
Dina Staro
Affabulatori in musica: il ballo di tradizione contadina nella pratica urbana.

29 settembre ore 11:30- 13:00

Mauro Balma
Cogne. Valle d’Aosta 2014-15 Lou Tchot di rappéleur: Canti di “quelli che ricordano”
Oliver Gerlach
Alcune notizie metodologiche per una storia della musica a più parti

29 settembre ore 14:30 – 16:00

Vladimiro Cantaluppi
Laouto e  i rapporti culturali tra Venezia e Creta
Nicola Scaldaferri, Lorenzo Pisanello
‘Sacri monti’. Progetto per un documentario.
29 settembre ore 16:30 – 18:15

Paola Barzan
Un luogo d’incontro: i repertori polesani nella ricerca di Sergio Liberovici
Grazia Tuzi
Prime riflessioni sulla ricerca sulle musiche liturgiche e paraliturgiche della Comunità dell’America Latina
Marco Lutzu
Le launneddas negli ultimi decenni: nuovi usi, contesti e repertori
29 settembre ore 18:30

Performance di Vanni Masala (organetto diatonico) e Andrea Pisu (launeddas)

30 settembre ore 9:30 – 11:00

Renato Morelli
Dalla “donna frigida” alla “notte frigida” (di Natale) Nuove scoperte sulle Lodi a travestimento spirituale, dalla Controriforma alla tradizione orale contemporanea
Renato Morelli
Voci del sacro. Due generazioni di canto a cuncordu alla settimana santa di Cuglieri (2015)
Angelo Rusconi
Parodie del canto liturgico sull’arco alpino: alcuni esempi


30 settembre ore 11:30 – 13:00
Assemblea del Comitato


30 settembre 14:30 – 16:15 

Giuseppe Giordano
Pratiche musicali gregoriane fra tradizione scritta e orale. Alcuni esempi siciliani.
Maria Rizzuto
Il canto liturgico copto in Italia: tradizione innografica e innovazione linguistica a Roma
Ignazio Macchiarella
Di chi è Bella ciao?
Discussants: Fulvia Caruso, Paolo Vinati; Serena Facci.

Per maggiori informazioni:
musica.comparata@cini.it Tel. 041 2710357

Master-class con Shobana Jeyasingh. Dal bharata natyam alle tecniche della danza contemporanea

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza una master-class con Shobana Jeyasingh il 4 e 5 novembre alla Fondazione Giorgio Cini. Si tratta di un importante appuntamento, curato da Vito Di Bernardi, dedicato all’esplorazione dei nuovi linguaggi e contaminazioni tra le pratiche della danza tradizionale indiana e la danza contemporanea, che prosegue un percorso di ricerca già iniziato con Carolyn Carlson nel 2009.

Shobana Jeyasingh, nata a Chennay e residente a Londra dal 1981, è uno degli esponenti più autorevoli della scena coreografica inglese contemporanea. In quanto artista anglo-indiana, il suo lavoro è stato spesso accostato a quello di Akram Khan anche se le sue coreografie si pongono più sulla scia dell’ estetica post-classica di William Forsythe e del formalismo densamente strutturato e articolato di Wayne McGregor. Shobana Jeyasingh, formatasi in India come danzatrice professionista di Bharata Natyam, ha progressivamente trasformato la danza classica indiana in un’arte post-moderna, urbana, dinamica, sofisticata ma anche accessibile a un pubblico più vasto.

La master-class, per cui sono previsti incontri intensivi durante le due giornate, potrà avere un numero massimo di venti partecipanti ed è rivolta a danzatori professionisti o semi-professionisti attivi nella danza contemporanea. I partecipanti saranno selezionati tramite un bando di concorso che offre dieci borse di studio ai vincitori ed un contributo parziale ad altri dieci candidati.

La scadenza per la presentazione delle domande è il 15 settembre 2015.

SCARICA IL BANDO COMPLETO

 

 

 

Musica ottomana Bîrûn: I maftirîm e le opere degli ebrei sefarditi nella musica classica ottomana

Dal 13 al 18 aprile 2015, l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati organizza la quarta edizione di Bîrûn, un ciclo di seminari di alta formazione in musica classica ottomana, diretti da Kudsi Erguner e rivolti a musicisti professionisti e semi professionisti. Il termine Bîrûn fa riferimento a quella che un tempo era la Scuola per i musicisti di corte e con questo Seminario ci si propone di far diventare San Giorgio un centro di elaborazione culturale e riflessione sull’eredità musicale dell’Impero ottomano nel bacino mediterraneo. Per l’incontro di quest’anno il Maestro Erguner ha scelto come tema “I maftirîm e le opere degli ebrei sefarditi nella musica classica ottomana”.

Un gruppo internazionale di borsisti, scelti tramite un bando di concorso, specializzati in flauto ney, liuto a manico corto ‘ûd, liuto a manico lungo tanbûr, cetra su tavola kanûn, vielle kemençe o yayli tanbûr e percussioni (tamburi a cornice def o bendir; tamburo a calice zarb, timpani kudûm, voce maschile), approfondirà nel corso della settimana lo studio delle opere della tradizione spirituale dei maftirîm e di quelle risalenti a compositori ebrei quali Moshe Faro, vissuto nella seconda metà del XVIII secolo e attivo alla corte del sultano Mahmud I (1730-1754), o di un genio come İzak Fresco Romano (1745-1814), attivo alla corte di Selim III (1761-1808).

Sabato 18 aprile alle ore 18, il seminario si concluderà con un concerto aperto al pubblico (ingresso libero fino ad esaurimento posti) eseguito dai borsisti diretti da Kudsi Erguner. Scarica la locandina del concerto.

Inoltre, come da tradizione, il seminario sarà accompagnato da una giornata di studi dal titolo “Musica e cultura ebraica nel mondo ottomano“a cura di Giovanni De Zorzi e Piergabriele Mancuso organizzata  in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari Venezia. La giornata di studi si terrà a Ca’ Foscari mercoledì 15 aprile. Per maggiori informazioni, scarica il programma.

Concerto di musica coreana Ji Aeri (gayageum), Kim Woongsik (janggu)

Concerto di musica coreana
26 maggio, ore 19
Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia
Ingresso libero fino ad esaurimento posti

 

GAYAGEUM SANJO
ANCIENT VOICE, CONTEMPORARY DIALOGUE

 

Proseguendo nell’esplorazione delle tradizioni musicali coreane, con un’attenzione anche alla contemporaneità, l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati (IISMC) presenta a San Giorgio, nell’ambito di una collaborazione tra Fondazione Giorgio Cini, Università Ca’ Foscari Venezia, Arts Council Korea (ARKO) e King Sejong Institute Venice un concerto di musiche eseguite da Ji Aeri, virtuosa della cetra gayageum.

Ji Aeri, una delle più autorevoli interpreti di questo strumento in Corea, sarà accompagnata da Kim Woongsik al tamburo a clessidra janggu. I musicisti si esibiranno in un repertorio di musiche sia tradizionali che contemporanee composte per questo duo di strumenti che viene utilizzato nel repertorio denominato gayageum sanjo, una sorta di suite strumentale che ha avuto origine nel XIX secolo, nella quale si susseguono diverse sezioni melodiche e ritmiche. Ji Aeri ha studiato con i grandi Maestri di gayageum Lee Jae-Suk e Hwang Byung-Ki ed è stata membro del National Center for Korean Traditional Performing Arts (NCKTPA).

Per informazioni: musica.comparata@cini.it – T. +39 041 2710357

 

Concerto di musica indiana Pandit Vishwa Mohan Bhatt

Sala degli Arazzi, ore 19.00

L’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati, proseguendo lungo una direttrice di ricerca indirizzata con particolare interesse alla musica e alla danza indiana, a marzo del 2015 organizza un concerto con il grande virtuoso Pandit Vishwa Mohan Bhatt alla mohan veena, accompagnato da Krishna Mohan Bhatt al sitar e Nihar Metha alle tabla.

Pandit Vishwa Mohan Bhatt è un importante esponente della tradizione musicale indostana ed un affermato musicista a livello internazionale. Nato a Jaipur nel Rajasthan nel luglio 1952, ha ricevuto gran parte della sua educazione musicale da suo padre Manmohan Bhatt.Vishwa Mohan Bhatt è creatore e virtuoso di mohan veena, strumento che prende il nome da lui stesso e dal termine vina o veena, la denominazione generale in sanscrito per gli strumenti a corda: si tratta di uno strumento ibrido tra una chitarra classica spagnola e un sitar, che ricorda la chitarra slide occidentale ed è suonata pizzicando le corde con plettri e con una barretta di acciaio. Tuttavia, la fusione di melodia, bordone, corde che vibrano per simpatia e l’approccio microtonale alla melodia di Bhatt, collocano chiaramente questo strumento nel panorama musicale indiano. Vishwa Mohan Bhatt è un affermato musicista sia in India che all’estero. La sua maggiore notorietà gli deriva dall’album A Meeting by the River, realizzato in collaborazione con il chitarrista slide americano Ry Cooder, e che ha ricevuto un “Grammy award” come miglior album di world music nel 1994. Ha collaborato con molti artisti occidentali quali Taj Mahal, Béla Fleck, Jerry Douglas e ha conseguito prestigiosi riconoscimenti come il premio Padma Shri e quello della Sangeet Natak Academy.

 

Ingresso libero fino ad esaurimento posti