Convegni e seminari Archives - Pagina 22 di 49 - Fondazione Giorgio Cini

Vienna e il Vetro moderno 1900-1937

In concomitanza con la mostra Il Vetro degli Architetti. Vienna 1900-1937, il Centro Studi del Vetro coordina un importante convegno di studi dedicato alla produzione artistica vetraria a Vienna e a Venezia tra il 1900 e il 1937

È in programma per venerdì 6 maggio 2016 a partire dalle 9.30 alla Fondazione Giorgio Cini, sull’isola di San Giorgio a Venezia, il convegno internazionale dal titolo “Vienna e il vetro Moderno. 1900-1937”, coordinato dal Centro Studi del Vetro e promosso in concomitanza con la mostra Il Vetro degli Architetti. Vienna 1900-1937 LE STANZE DEL VETRO (fino al 31 luglio 2016).

Proprio in quegli anni, infatti, vengono dati un impulso decisivo e suggerimenti fondamentali nell’ambito dell’architettura e delle arti applicate per stimolare la creatività, la ricerca, la tecnologia Mitteleuropea e non solo.

Il simposio intende approfondire diverse tematiche relative al periodo preso in considerazione, tra cui il fenomeno della Secessione viennese come momento di sperimentazione di nuove sensibilità, linee di ricerca, temi e linguaggi nelle arti e nell’architettura; la nascita di nuovi laboratori di arti decorative quali le Wiener Werkstätte; l’organica relazione tra progettazione, artigianato e produzione industriale; il ruolo chiave svolto da importanti architetti, tra cui Josef Hoffmann e Adolf Loos.

I molteplici contributi ​del convegno​ analizzeranno inoltre​ i poliedrici e innovativi modi di concepire il vetro come materiale moderno nell’architettura viennese, l’esposizione di Colonia dedicata al Werkbund nel 1914 e infine l’utilizzo della tecnica ‘a lume’ a Venezia e Vienna.

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La città divisa

La città divisa: questo il titolo complessivo del seminario che, al solito in 5 mezze giornate, è dedicato ai fattori divisivi presenti, lungo i secoli, nelle vicende urbane, anche in quelle di Venezia, pur ammirata, sinché città stato, per il suo regime latore di pace sociale, ignaro di guelfi e ghibellini, di tumulti e ribellioni. In effetti se si considerano i fiorentini Ciompi, gli arsenalotti sembrano sin miti. E, in effetti, la Venezia capitale – qui riprodotta in un’immagine del 1528 -, ancorché segnata da forti differenze di classe, non conosce, lungo la sua storia, vistosi episodi, invece, altrove presenti, di lotta di classe. Né, a Venezia, la rivalità tra famiglie patrizie giungeranno mai alla contrapposizione esasperata, che turba l’intera Verona, dei Montecchi e dei Capuleti.

Ciò non toglie che, a Venezia, l’erezione, nel 1892, del monumento, di Emilio Marsili, a Sarpi abbia suscitato uno scontro tra clericali e laici analogo a quello bresciano di Arnaldo, appunto, da Brescia e a quello romano di Giordano Bruno. Fatto sta che la città, la civitas, frutto ed espressione della civilitas, se, sottintendendo pacifica convivenza, presupposti condivisi, concordia, di per sé accomuna, affratella unificata com’è dalle mura che la cingono è, nel contempo, sin dal suo nascere accompagnata da tensioni, da lacerazioni: Roma, la città per antonomasia nasce dal delitto, da Romolo che uccide Remo. Un conto l’agostiniana civitas Dei, un conto la città terrestre. Sempre inquieta l’antica Roma: patrizi contro plebei; nascita della Roma imperiale prevaricando su quella repubblicana.

Su questo e su altro il seminario discutente, a mo’ di prolungato dibattito a più voci, ora consonante ora dissonante, ora convergente, ora divergente.

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Andrea Schiavone. Pittura, incisione, disegno nella Venezia del Cinquecento

Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana – Fondazione Giorgio Cini

 

Tra i protagonisti della pittura veneziana del Cinquecento, Andrea Meldolla detto lo Schiavone non ha ricevuto dalla critica moderna le stesse attenzioni riservate ad altri artisti di lui più celebri, quali Tiziano o Tintoretto. Nato a Zara agli inizi del Cinquecento, lo Schiavone si trasferì precocemente a Venezia dove ha lasciato testimonianze rilevanti della propria opera in chiese e sedi pubbliche, come la Libreria Sansoviniana. Fu probabilmente il più brillante incisore della Venezia del suo tempo. La sua figura viene oggi riproposta a un pubblico più vasto da una mostra monografica in corso presso il Museo Correr e da un Convegno internazionale di studio in programma dal 31 marzo al 2 aprile 2016, organizzato dalla Biblioteca Nazionale Marciana assieme all’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini. A questo Convegno, il primo dedicato all’artista, interverranno studiosi provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti. Sarà l’occasione per riconsiderare e approfondire ulteriormente aspetti tuttora incerti della biografia e dell’attività di questo maestro prolifico e impegnato su più fronti della produzione artistica: pittura, incisione, disegno.

Articolate in tre giornate, le quattro sessioni del Convegno vedranno avvicendarsi specialisti della materia che si confronteranno su questioni attributive, tecniche, diagnostiche, iconografiche, nonché relative alla fortuna di Schiavone nella letteratura artistica e nel collezionismo. Saranno toccati altresì temi riguardanti connoisseurship e ricezione in Italia e in Croazia, sua patria d’origine.

Il convegno è organizzato dalla Biblioteca Nazionale Marciana assieme all’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Giorgio Cini di Venezia

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Workshop Research-led Performance. The Guitar in the Work of Mauricio Kagel, Giacomo Manzoni and Fausto Romitelli

Juan Gris, Still Life with Guitar (1913).


WORKSHOP

RESEARCH-LED PERFORMANCE. THE GUITAR IN THE WORK OF MAURICIO KAGEL, GIACOMO MANZONI AND FAUSTO ROMITELLI

Dal 27 al 29 giugno 2016, il workshop – organizzato dall’Istituto per la Musica della Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con l’Orpheus Instituut di Gent (Belgio) – è rivolto a musicisti specializzati nella pratica della chitarra classica e elettrica. L’obiettivo principale è quello di favorire la collaborazione di compositori, musicologi e strumentisti per la realizzazione di esecuzioni che si fondino su uno studio approfondito delle strutture musicali, sulle fonti del processo compositivo e sulla documentazione delle esecuzioni storiche. Ciascuna delle tre giornate si articola in due sezioni: una dedicata alla genesi, agli aspetti estetici e alle strutture delle composizioni; l’altra alla pratica interpretativa. Luk Vaes affronta Tactil e Unter Strom di Mauricio Kagel; Elena Casoli analizza alcune delle composizioni per chitarra classica di Giacomo Manzoni e Fausto Romitelli; Giacomo Baldelli si concentra sul repertorio per chitarra elettrica, in particolare Trash TV Trance di Fausto Romitelli. Il titolo Research-led Performance si riferisce a un processo di reciproca integrazione delle discipline: da un lato la pratica esecutiva si consolida grazie alle acquisizioni della ricerca archivistica e dell’approfondimento teorico; dall’altro lato l’indagine scientifica si avvale dell’esperienza di esecuzione e ascolto per verificare, affinare o ridefinire il proprio percorso. Dalla congiunzione di queste attività si genera una modalità di ricerca nuova e dinamica.

Ciascuna delle tre giornate di studio si concluderà con un concerto, dove si esibiranno i docenti coinvolti nel Workshop: Luk Vaes; Elena Casoli e Giacomo Baldelli.

I tre concerti ad accesso gratuito, fino ad esaurimento posti previo ritiro dell’invito all’ingresso, avranno inizio alle ore 20:00.

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Venezia, città senza corte: chiesa, teatro e ridotto. Fonti musicali dei secoli XVI e XVII

Jacopo Palma il Giovane, Davide vincitore di Golia festeggiato dalle fanciulle di Gerusalemme (particolare), 1595, Venezia, chiesa di San Zaccaria, Cappella di sant’Atanasio.

 

Bando di partecipazione al seminario Venezia, città senza corte: chiesa, teatro e ridotto

Destinato a studenti e giovani ricercatori, il seminario si prefigge di stimolare la riflessione sulle strategie storico-metodologiche più appropriate all’esplorazione del contesto storico-musicale veneziano dell’epoca; inoltre mira a fornire gli strumenti e le informazioni di base per orientarsi all’interno dell’ingente patrimonio di fonti verbali e musicali conservato nelle biblioteche e negli archivi locali. Il seminario si articola in due momenti: una serie di lezioni mattutine e una serie di esercitazioni pomeridiane in significative sedi della città (Archivio di Stato, Archivio Storico del Patriarcato e Biblioteca Nazionale Marciana).

L’accesso alle lezioni mattutine sarà libero per tutti gli interessati, mentre il seminario nella sua completezza potrà essere frequentato da un massimo di 20 iscritti. Agli iscritti che ne faranno richiesta, la Fondazione Giorgio Cini metterà a disposizione, con apposito bando dieci borse di studio destinate a coprire le spese di soggiorno (vitto e alloggio) per l’intera durata del seminario.

Comitato scientifico: Rodolfo Baroncini (coordinatore), David Bryant, Paolo Cecchi, Luigi Collarile, Marco Di Pasquale.

Docenti: Claudio Annibaldi,Tim Carter, Mario Infelise, Paola Lanaro, Ellen Rosand, John Whenham

Scadenza domande: 9 maggio 2016

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Programma del seminario

Decoration of Performance Space: Meaning and Ideology

Dettaglio del soffitto del Teatro La Fenice di Venezia, prima dell’incendio del 1996

 

Il Centro Studi Teatro e Melodramma, in collaborazione con l’ICTM – International Council for Traditional Music diretto dal professor Zdravko Blažeković, anche responsabile del Research Centre for Music Iconography della City University di New York, organizza il XIII Convegno Internazionale dell’ICTM Study Group on Iconography of the Performing Arts, dedicato all’iconografia teatrale e musicale. Il Convegno affronta le problematiche relative allo studio della disciplina, con particolare riferimento alla documentazione iconografica riguardante la messa in scena nel teatro musicale.

Quando si parla di spettacolo musicale, si fa principalmente riferimento all’azione che si svolge sul palcoscenico, dinanzi agli occhi degli spettatori. Tuttavia l’architettura del teatro che ospita la messa in scena, le attitudini degli spettatori, il riflesso del potere politico che permea tanto lo spazio della scena quanto quello del pubblico, si presentano come elementi costitutivi dello spettacolo stesso, poiché vanno a integrare e completare l’esperienza dell’evento dal vivo. Il Convegno approfondirà gli aspetti scenografici e registici legati allo spettacolo musicale, la decorazione degli spazi in cui quest’ultimo ha luogo, l’auto-rappresentazione del pubblico che vi assiste e il contesto politico-ideologico di riferimento.

Programma del convegno

Per maggiori informazioni:
Centro Studi per la Ricerca Documentale sul Teatro e il Melodramma Europeo
email: teatromelodramma@cini.it
tel: 041 2710236

Il contributo di Lina Bo Bardi all’architettura teatrale e alla scenografia in Brasile

Il Teatro Oficina di São Paolo, progettato da Lina Bo Bardi e Edson Elito. Fondo del Laboratorio de Estudos do Espaço Teatral e Memória Urbana, 2011

Nell’ambito di un progetto di cooperazione tra Università di Padova e Universidade Federal do Estado do Rio de Janeiro (UNIRIO) – VI Missione Lavoro, il Centro Studi Teatro ospita una lezione dedicata all’architetto Lina Bo Bardi a cura della Professoressa Evelyn Furquim Werneck Lima, docente presso l’Universidade Federal do Estado do Rio de Janeiro – Laboratório de Estudos do Espaço Teatral e Memória Urbana.

La conferenza, intitolata Il contributo di Lina Bo Bardi all’architettura teatrale e alla scenografia in Brasile, prende in considerazione esempi di spazi scenici riadattati o restaurati e alcuni progetti di scenografie a cura dell’architetto, nonché la sua concezione marxista e l’importanza del suo lavoro per il teatro e per il patrimonio culturale in senso lato.

Nata a Roma nel 1914, Lina Bo Bardi si trasferisce in Brasile, al termine della guerra, con il marito Pietro Maria Bardi. A San Paolo e Salvador vive ed esercita la professione di architetto e docente universitaria; a partire dagli anni Settanta e fino agli anni Ottanta, il suo lavoro si confronta costantemente con progetti di scenografie per il teatro e il cinema.

Il Contributo di Lina Bo Bardi all’architettura teatrale e alla scenografia in Brasile, Sala Barbantini, ore 10.30
Centro Studi Teatro: teatromelodramma@gmail.com | +39 041 2710236

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Musica ottomana Bîrûn. I compositori greci nella musica ottomana

Beste di Zaharya Hanende in notazione bizantina nella raccolta Mousikon Apanthisma, Costantinopoli, Anatole, 1872. (Il testo greco recita: Der Fasli Xouseini. Beste tou Xanende Zacharia. Maxam Houseini, echos pl., Usul Tzember)

Dal 14 al 19 marzo 2016 l’Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati della Fondazione Giorgio Cini organizza la quinta edizione di Bîrûn, un ciclo di seminari di alta formazione in musica classica ottomana diretti dal Maestro Kudsi Erguner, rivolti a musicisti professionisti e semi professionisti.

La musica classica ottomana è basata sul sistema modale del maqâm ed è arricchita dagli apporti di compositori turchi, arabi, persiani, greci, ebrei e armeni i quali, tutti, operavano sui territori dell’impero. Considerare la musica classica ottomana una tradizione regionale o nazionale sarebbe, però, un errore poiché essa rappresenta un gusto ed una espressione condivisa di là dalle culture di provenienza, al pari della musica classica europea. L’estetica della musica ottomana, in particolare, è il risultato di influenze che vanno da Bisanzio, al Medio Oriente, all’Asia centrale, all’India.

Il seminario di quest’anno sarà dedicato ai compositori greci nella musica classica ottomana. Sei borsisti selezionati tramite bando internazionale e specializzati in diversi strumenti (ney, ûd, tanbûr, kanûn, kemençe, percussioni, voce) studieranno brani di musicisti quali Zaharya (m. 1740), Petros “Lampadarios” (ca. 1730-1778), Vasilaki Efendi (1845-1907), Corci, Nikolaki o Yorgi, che vissuti a cavallo tra XIX e XX secolo, composero nei vari generi e forme della musica classica ottomana.

Il seminario si concluderà con un concerto pubblico dell’ensemble Bîrûn, diretto da Kudsi Erguner. Bîrûn sarà preceduto anche quest’anno da un “Preludio a Bîrûn”, giornata di studi dal titolo Musica e cultura greca nel mondo ottomano, a cura di Giovanni De Zorzi, l’11 marzo, presso l’Università Cà Foscari di Venezia in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali.

Paolo Venini e la sua fornace

Venini, vasi in vetro a murrine ‘Dama’, 1954

 

Il Centro Studi del Vetro coordina un importante convegno di studi che avrà come protagonista la figura di Paolo Venini (1895-1959) nel suo importante ruolo di imprenditore illuminato e creativo.

Grande regista e direttore della sua azienda, colto e interessato sia ai fermenti artistici coevi sia alle esigenze del mercato internazionale, soprattutto nel corso degli anni Cinquanta, Paolo Venini interviene anche ideando egli stesso nuove serie di vetri, avvalendosi dell’ufficio tecnico della vetreria.

Già dalla metà degli anni Trenta ricorse a nuovi interpreti, come per esempio la ceramista svedese Tyra Lundgren nota per il suo divertente “bestiario”. Saranno poi oggetto d’analisi e confronto le opere realizzate nel Dopoguerra, frutto della collaborazione con l’architetto Gio Ponti; la produzione della seconda metà del XX secolo che vede la stretta collaborazione con il designer Piero Fornasetti, i pittori Riccardo Licata ed Eugène Berman.

Gli interventi inquadreranno anche il tema delle grandi esposizioni americane, quindi il rapporto con Ken Scott e Charles Lin Tissot.

Un ulteriore contributo sarà infine dedicato agli architetti Massimo Vignelli e Tobia Scarpa, che parteciparono alla vita di Venini in modo continuativo.

Ripercorrendo la storia della fornace muranese l’appuntamento metterà in luce una delle fondamentali intuizioni di Paolo Venini, che fu di abbinare la modernizzazione del catalogo aziendale attraverso nuove linee essenziali e raffinate pur esaltando le tradizioni tecnologiche ed artigianali.

I temi del simposio saranno ulteriormente indagati e ampliati in occasione della mostra Paolo Venini e la sua fornace, che verrà inaugurata sull’Isola di San Giorgio presso Le Stanze del Vetro nel prossimo autunno.

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Incontri in Fototeca: Ludovico Mucchi: conoscere i pittori attraverso i raggi X

Incontri in Fototeca
I Fondi Fotografici dell’Istituto di Storia dell’Arte

Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore, Sala del Soffitto
26 novembre ore 16:30

Gianluca Poldi
Ludovico Mucchi: conoscere i pittori attraverso i raggi X

Ludovico Mucchi (1904-1983), medico radiologo in forze presso l’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, dagli anni Sessanta inizia a occuparsi di applicazioni diagnostiche della radiografia su dipinti, contribuendo ad alcune interessanti mostre e dando vita ad alcune significative pubblicazioni, tra le quali ricordiamo Alla ricerca di Pietro Longhi. Storia di un’indagine radiografica (Milano 1970, con U. Tolomei), Capolavori d’Arte lombarda. I Leonardeschi ai raggi X (Milano 1972, con M. Garberi Precerutti), Radiografie di opere di Tiziano (in Arte Veneta, XXXI, 1977), Caratteri radiografici della pittura di Giorgione (Firenze 1978) e Nella profondità dei dipinti. La radiografia nell’indagine pittorica (Milano 1983, con A. Bertuzzi).

A fronte del fondamentale approccio sistematico che lo caratterizzava e che dovrebbe informare l’attività diagnostica quando essa sia intesa come strumento utile per la storia dell’arte, il senso del suo lavoro e il rigore del suo approccio, da lui stesso definito «metodo “morelliano” di studio semiotico comparativo», non sono stati ancora adeguatamente stimati. E non sono stati ancora rinvenuti i materiali radiografici da lui prodotti su opere dell’Ottocento e Novecento – Fontanesi, Casorati, Rosai, Carrà, Morandi, Tosi – pure oggetto dei suoi diversificati interessi.

Il fondo di radiografie conservato alla Fondazione Cini rappresenta uno straordinario nucleo per il Settecento veneziano, con oltre 170 opere esaminate di Bellotto, Canaletto, Guardi, Marieschi e Pietro Longhi, in collezioni italiane e straniere, pubbliche e private. Ad esso si aggiungono le radiografie dedicate a una cinquantina di dipinti rinascimentali, soprattutto di ambito veneto.

L’incontro si propone di riportare alla luce e alla discussione alcuni aspetti del lavoro di questo studioso misurandone l’interesse su alcune opere in particolare.

Seguirà aperitivo

Gianluca Poldi
Gianluca Poldi (Milano 1971) è laureato in fisica presso l’Università degli Studi di Milano, ha conseguito a Firenze il dottorato di ricerca in Scienza per la conservazione dei beni culturali e quindi a Bergamo un dottorato in discipline umanistiche (Teoria e analisi del testo). Ha tenuto corsi in varie sedi universitarie, ideato e diretto due Master universitari per lo studio e la conservazione di dipinti (Verona) e collaborato per alcuni anni con l’Università degli Studi di Milano. Ha fondato nel 2005 il Laboratorio di Analisi Non Invasive per opere d’arte Antica e Contemporanea dell’Università di Verona (LANIAC), quindi dal 2008 svolge la sua attività di ricerca presso l’Università di Bergamo occupandosi di analisi, specie non invasive ed eseguibili in situ, per l’esame di palinsesti e di opere policrome e grafiche su diversi supporti e di varia epoca. Dedica una particolare attenzione all’integrazione di diverse metodologie, non invasive e invasive, e al dialogo con figure di diversa formazione, scientifica e umanistica.

È stato consulente di progetti di ricerca finanziati dalla Regione Lombardia, di progetti nazionali e di ditte private in ambito diagnostico. Ha esaminato nei maggiori musei italiani ed europei alcune centinaia di opere di interesse storico e culturale, e coordinato e svolto progetti di studio sistematici su numerosi dipinti di Andrea Mantegna, Cosmé Tura, Antonello da Messina, Giovanni Bellini, Cima da Conegliano, Bernardo Zenale, Giorgione, Tiziano, Lorenzo Lotto, Giambattista Tiepolo, Giacomo Quarenghi, Emilio Longoni, Giovanni Segantini.

Consigliere dell’Associazione Italiana di Archeometria (AIAr) è autore di oltre ottanta pubblicazioni aventi per argomento la diagnostica applicata a beni di interesse culturale, tra saggi su libri, riviste internazionali e atti di congressi.